Creato da carlazoboli il 18/03/2010

EMOZIONI dell' ANIMA

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NATURA AMATA

Post n°1 pubblicato il 18 Marzo 2010 da carlazoboli
 

“ N A T U R A   A M A T A ”

Per sua stessa definizione, quella che vien detta pittura di paesaggio per indicare una palese specificazione del più generico concetto di naturalismo evoca immediatamente e da sempre il rapporto diretto e stringente che si viene a creare tra l’uomo in questo caso particolare l’artista e la realtà che lo circonda, lo avvolge e si propone ai suoi sensi.

Una realtà che è somma di segni minuscoli o immensi: il verde vellutato dell’erba, la policromia dei fiori, lo sconfinato azzurro del cielo, la gamma bruna delle terre...il rigoglio della vita ed un orizzonte inafferrabile; l’erompente energia della primavera e la quieta malinconia dell’autunno; l’alba che si desta ed il tramonto che s’assopisce: metafora perfetta e struggente dell’esistenza umana dall’inizio alla fine.

Ed un rapporto che, come pochi altri, sa trasformare un gesto istintivo e tanto spesso distratto come il vedere quotidiano in un processo intellettuale (alto e profondo) dove si incrociano e s’armonizzano le sensazioni più epidermiche e la scelta (come conseguenza del discernimento razionale); lo stupore e l’urgere ansiogeno del racconto: ora fugace, spontaneo ed irriflesso quanto un’ impressione, ora frutto di lenta, assaporata, minuziosa meditazione iperrealista. Tra i modi ed i generi della comunicazione visiva credo sia fuor di dubbio che la rappresentazione del paesaggio sia intesa e sentita come un luogo espressivo prediletto dalla notte dei tempi(e della storia dell’arte).

Prediletto e perciò fatalmente consunto da infinite ripetizioni; svuotato di pathos; pigramente uguale a se stesso con piccole e trascurabili varianti formali. Un genere esausto sbrigativamente relegato - nonostante le sue illustri tradizioni nel ruolo marginale di ciò che appartiene al tempo andato?

Che dire di più di quanto possa, nella sua gelida, strabiliante (ma disumana) perfezione tecnologica, una fotocamera digitale capace di catturare ed organizzare alcuni milioni di colori?

A che servono oggi una tela di stoffa ed un pennello di pura setola animale?

Forse a niente, se non tutt’alpiù a baloccarsi con la poesia dell’immagine e ad armeggiare col rosso che ti scalda il cuore e l’azzurro che ti rasserena l’animo ed il profumo della trementina che sa d’antico.

Eppure...

Eppure, tra le affannose rincorse di una modernità bislacca che ha perso i sapori trasgressivi dell’avanguardia senza però ritrovare il filo d’Arianna che potrebbe almeno riannodare il passato, ogni tanto ci si imbatte in qualche romantico superstite, coraggioso quanto basta (cioè molto) ad affermare il suo amore per il paesaggio e per difendere contro ogni virtualità quell’impeto di emozioni che lo assale fin quasi a travolgerlo ogni qual volta se ne va in campagna a dipingere.

Carla Zoboli, per esempio, innamorata persa della natura. Esce all’aria aperta munita di tele che profumano di canapa, cavalletto e colori ad olio; inizia un dialogo muto ma appassionato col giallo del grano ed il grigio delle nuvole che giocano nel cielo blu. Col verde dei pioppi padani ed i covoni cilindrici che paiono pezzi di gigantesche colonne abbandonate nei campi.

Racconta con misura quanto sia affascinante ed appagante quel bellissimo gioco (far arte liberando e dando corpo a ciò che sgorga dal cuore) che accompagna da sempre l’umanità.

Ma Carla non s’accontenta della superficie del racconto, del brivido passeggero, dell’attimo smagliante...impavida e curiosa affronta il mistero luce-tempo-colore dipingendo ad ogni ora del giorno lo stesso scorcio di campagna “perchè ogni volta il mio stato d’animo è diverso ed è diversa la natura anche se dovrebbe essere sempre la stessa”.

Né s’accontenta della facilità con cui la sua mano, da tempo capace, guida i pennelli.

Di tanto in tanto decide di appartarsi nella quiete della sua casa accogliente e di riflettere disegnando: volti femminili dolci ed equilibrati ben composti - che sono, per acutezza d’introspezione sui soggetti, il contraltare ed il complemento dello slancio vitale che pervade i suoi fraseggi naturalistici.

Oppure aggredisce a mani nude la creta: la plasma con forza, la costringe, la trasforma in figure cariche di un’energia che rivela altre e diverse intenzioni. Il completamento di una personalità in rapida evoluzione ormai padrona di quel delicatissimo, sfaccettato meccanismo che rende (miracolosamente) visibile anche il trasalimento più nascosto.

Carlo Federico Teodoro

 

 
 
 

NATURA AMATA

Post n°2 pubblicato il 18 Marzo 2010 da carlazoboli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

NATURA AMATA

Post n°3 pubblicato il 18 Marzo 2010 da carlazoboli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

NATURA AMATA

Post n°4 pubblicato il 18 Marzo 2010 da carlazoboli







 
 
 

AMORE DELLA MATERNITA' E DISPERAZIONE

Post n°5 pubblicato il 18 Marzo 2010 da carlazoboli
Foto di carlazoboli

 

 

Opere scelte LA SCULTURA

Da alcuni anni Carla si è avvicinata alla scultura.

Non usa strumenti per modellare la creta e quello che esce dalle sue maniprende corpo spontaneamente, come in uno stato di trance.

“Quando mi accosto alla scultura” racconta “non so mai cosa voglio creare.

In quel preciso momento l’arte mi avvolge, facendomi da guida, in una ricerca che coinvolge tutto il mio spirito”.

Sono per lo più creature femminili senza volto, “perchè ogni donna può identificarsi in esse” viste in una luce particolare, che è quella dell’amore e della maternità.

E in quelle sculture vi è raffigurata tutta la drammaticità della vita, senza mai lasciare spazio alla disperazione, ma bensì alla speranza di una esistenza intensamente e nobilmente vissuta.

Attilio Desiderio - Il Resto del Carlino

 

 

 

 
 
 

AMORE DELLA MATERNITA’ E DISPERAZIONE

Post n°6 pubblicato il 18 Marzo 2010 da carlazoboli

 

 

 

 

 
 
 

AMORE DELLA MATERNITA’ E DISPERAZIONE

Post n°7 pubblicato il 18 Marzo 2010 da carlazoboli

 

 

 
 
 

NOTE BIOGRAFICHE


Carla Zoboli nasce a Bomporto in provincia di Modena nel 1946, un piccolo
paese dell’entroterra emiliano e vissuta sino all’età di 26 anni a Modena.

L’amore per l’arte la porta a frequentare per circa 8 anni lo studio del Prof.
Tino Pelloni noto pittore chiarista modenese.

Nell’anno 1972 si trasferisce a Soliera (MO) e in seguito per completare la
sua formazione tecnica pittorica si iscrive alla scuola tenuta dai Professori
Enrica Melotti e Alberto Cova e la frequenta per diversi anni.

Dopo diverse esperienze e tanto lavoro, dalle nature morte, ritratti, disegni
a sanguigna ecc. ... Ora soprattutto predilige lavorare all’aria aperta in
qualsiasi stagione e in diverse ore del giorno.

Carla Zoboli ha partecipato a numerose manifestazioni, estemporanee,
mostre collettive e personali nell’Emilia Romagna.

Hanno scritto di lei i seguenti giornali: Il Resto del Carlino, La Gazzetta di
Modena, La Voce e molti altri non meno importanti.

Da alcuni anni si è avvicinata alla scultura in creta; l’artista ama specificare
che non utilizza nessun strumento di modellazione, ma solo le sue mani e
la sua fantasia, sprigionando il sentimento, l’armonia e il movimento che in
quel preciso istante riesce a trasmettere alla creta.

 

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