Creato da: grandedrago il 21/10/2004
Meravigliosa/ Luna, a notte fonda/ mi siede accanto.

***

A tarda sera

coi gusci

di noce disegnavamo

stelle più luminose.

La tv era spenta,

ma trasmetteva

un Sogno lieve,

una voce nella notte

che animava

i quadri,

le rose del lenzuolo

gonfio appena

d'un alito

di quiete.

 

Nel cassetto,

ieri, ho ritrovato

il tuo sguardo,

un piccolo

veliero,

questo guscio

nascosto

sopra un raggio

di vecchia Luna.

***

 

Scusa se ho

osato sognarti

ma la mia mente

sai, non m'appartiene più

 

come la barca

del pescatore

in tempesta

 

come il petalo

ghermito dal vento

all'Anemone

 

trasvola

i flutti

del sogno

estatico.

 

 

Carlo Bramanti

 

 

 

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Ho avuto in dono una porzione di cielo,
ci ho messo dentro i pensieri più neri
e ora aspetterò che diventino stelle.

 

***

 

Dimentica

il desiderio,

domande e risposte.

Dimentica

le persone e il mondo.

Sii l'attimo illuminato,

la rosa

che nessuno coglie.

 

 

Carlo Bramanti

 

 

 
« Uscendo da un sognoFaro Augusta »

Il silenzio a me caro, non posso lasciarti che quello

Post n°59 pubblicato il 08 Luglio 2014 da grandedrago
 

 

Il vecchio era lì, inginocchiato, a fissare il veliero impresso nella mattonella del bagno; lo spingeva con la mano come se lui stesso fosse parte del mare che sentiva nella sua testa. Era smunto, con pochi capelli bianchi e un pigiama a righe consumato. Gonfiava di continuo le guance, come Armstrong, e un po' lo invidiavo: non aveva certo bisogno di andare allo specchio ogni mattina per sapere cos'era lui in realtà. Era semplicemente l'onda, il vento, e avrebbe spinto quel veliero verso un'isola incontaminata dove tutte le anime inquiete che gli stavano attorno, compresa la mia, avrebbero trovato pace. Si, l'avrebbe fatto, lui ci avrebbe salvato tutti, così diceva. E poco importa se gli davano del matto.
"Salite sul veliero, venite con me", gridava, mentre una donna offriva caramelle al muro e un giovane mezzo nudo dirigeva un'orchestra di cicale inesistenti. Nel nostro spazio c'erano tutta la disperazione della vita e la gioia di non poterla più capire fino in fondo. C'era l'odore di alcol degli ospedali, la Madonna nel corridoio sudicio che guardava altrove. C’era l’ex equilibrista Luca, alias Mocio Vileda, che adesso, a settant’anni, cadeva e si spalmava a terra con disarmante regolarità. C’erano il sarto e la donna senz’ali. E poi c'era lei, l’Amore, lei, sopra e oltre ogni effimera cosa di questo mondo.

 

Dal libro "Il silenzio a me caro, non posso lasciarti che quello", Carlo Bramanti

www.ibs.it

carlobramanti@tin.it

 

 

 
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