Creato da carpediem56maestral0 il 23/09/2006

come le nuvole

le guardi e credi di poter parlare di loro, di aver catturato la loro essenza ed ecco che sono altro e ancora altro e non le puoi incasellare, descrivere e neppure toccare...

 

 

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Post n°614 pubblicato il 22 Settembre 2011 da carpediem56maestral0
 

    “Così piccola e fragile”

 

Ritenendo di essere sufficientemente al sicuro là dove si trovava, cominciò a sondare lo spazio attorno a lei.

C’era un piccolo verme che le strisciava accanto e lo prese. Non trovò nulla di interessante nella sua mente e lo uccise costringendolo a divorarsi.

Attese. La pazienza era una dote che non le difettava.

Dopo un po’ di tempo arrivò scodinzolando un grosso cane bianco e nero che l’annusò incuriosito scostando col naso le foglie rosse d’autunno posate su di lei. Se ne impadronì.

Lo fece correre a perdifiato per tutta la foresta, annusando e guardando e quando il cane fù esausto lo costrinse a correre ancora e ancora fino a che il cuore non gli scoppiò. Nel frattempo si era accorta di un grosso uccello nero posato su di un ramo e ne catturò la mente. Sebbene fosse più elementare di quella del cane, l’uccello aveva il vantaggio di volare e i suoi occhi acuti le consentirono di scorgere delle case appena fuori dal bosco.

Si trattava di un piccolo villaggio di linde casette bianche dai tetti rossi, con strade dritte ed ordinate e gente indaffarata  che non badava all’uccello nero che volava su di loro. In lontananza si intravedeva la cima aguzza di un campanile.

Davanti ad una delle case proprio sul limitare del bosco c’era un giovane uomo in tuta da lavoro chino sul prato. Scavava con una piccola paletta la terra nera e morbida e piantava dei bulbi che teneva in una carriola accanto a lui.

Fece schiantare il corvo contro un albero e prese la mente dell’uomo.

Finalmente qualcosa di davvero interessante.

Lo fece alzare e lo diresse dentro la casa. Una giovane donna, davanti al lavello della cucina, era intenta a pulire piatti e bicchieri. La radio trasmetteva musica da ballo e non c’era nessun altro. La donna disse: - Hai già finito col prato?-  Non rispose, ma si diresse verso la TV, l’accese e si sedette sulla poltrona. Prese il telecomando e iniziò un vertiginoso giro dei canali. Alle sue spalle la donna si lamentò: - Ehi, avevi promesso di finire di piantare le rose per stamattina! - E quando lui non rispose, lei gli toccò una spalla cercando di attirarne l’ attenzione.

Il contatto fù davvero spiacevole per cui fece alzare l’uomo e gli fece stringere le mani attorno alla gola bianca delle donna fino a quando lei smise di agitarsi. Poi si dedicò allo schermo.

Non si accorse che il sole era tramontato se non quando sentì bussare alla porta e andò ad aprire. Sulla soglia un uomo rosso di capelli, imponente, gli sorrise cordiale e disse:- Ciao Ugo, non ti sarai mica dimenticato? Oggi è il giorno in cui ti distruggerò al bowling.

Inclinò la testa di lato riflettendo su quella minaccia ma qualcosa nella mente di Ugo gli suggerì di ignorarla. Si fece da parte e fece entrare l’ospite che disse: - Non starai mica covando qualche forma di influenza? Mi sembri davvero strano - E lo guardò con occhi improvvisamente scrutatori. Non gli piacque quello sguardo per cui lo costrinse a sbattersi la testa contro il muro del salotto e rimase a guardarlo mentre la fronte iniziava a sanguinare. Dopo una decina di testate la carta da parati a fiorellini gialli era striata di rosso e c’erano grumi bordeaux.

Ritenne di poter lasciare che l’amico di Ugo si afflosciasse sul pavimento. Quella sera non ci sarebbe stato nessuno scontro epocale al bowling.

Uscita dalla casa,  attraversò le strade deserte fino ad arrivare ad un massiccio edificio nel centro cittadino che la mente dell’uomo chiamava “Biblioteca”. La trovò chiusa e forzò l’ingresso. Camminò illuminata dal chiarore della luna che entrava dalle grandi vetrate poste in alto della spaziosa sala di lettura e iniziò a sfogliare i libri che erano sugli scafali. Per leggere gli fù sufficiente il piccolo abajour che trovò su una scrivania.

Quando udì un rumore alle sue spalle, si girò e vide un uomo armato e con in mano una lampadina puntata direttamente verso i suoi occhi.

L’uomo ordinò perentorio: - Mani in alto!

Gli fece puntare la rivoltella contro la tempia destra e, mentre lo stupore allargava gli occhi azzurri dell’uomo, le sue dita, che non erano più sue, premettero il grilletto. Potè così dedicarsi nuovamente alla lettura.

Da quello che apprese capì di essere giunta in un mondo a lei congeniale, sufficientemente complesso da divertirla, ma assolutamente non in grado di fronteggiare le sue capacità.

Tranne naturalmente nello sfortunato caso che l’avessero trovata.

Era una creatura così fragile ed inerme: chiunque avrebbe potuto schiacciarla con un piede ed ucciderla in un istante.

Non volle soffermarsi su quella spiacevole eventualità e tornò a concentrarsi sull’itinerario che l’avrebbe portata alla capitale del paese, la dove l’aspettavano menti in grado di decidere le sorti di migliaia di esseri umani.

Uscendo si soffermò a guardare il riflesso del viso del suo ospite sul vetro della grande porta della biblioteca. Costrinse i muscoli facciali dell’uomo a sorridere.

 

                        

 
 
 
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