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SEI METRI E QUATTORDICI SOPRA IL CIELO

Post n°48 pubblicato il 21 Maggio 2008 da Il_casellante
 
Tag: Giulia

Per contare i cinesi sulla punta delle dita, bisognerebbe avere duecentosessantatré milioni di mani. I cinesi, tutti insieme, ne hanno oltre un miliardo, e nessuna riposa, inerme e improduttiva, dentro le tasche del paletot o nel palmo ozioso di un’altra mano. Coi limiti che si voglion trovare – e si posso piuttosto facilmente: il comunismo, sommato al capitalismo, produce crimini e  soprusi per conto di entrambi – resta il dato acquisito che i cinesi  sono un popolo di lavoratori. Giulia è convinta che ci sottometteranno. Molti popoli patiscono la fame: gli africani quasi per intero, gli iracheni, gli iraniani, i palestinesi, i campesinos e  le ragazzine anoressiche che vogliono diventare modelle. Giulia li compatisce tutti, ma i cinesi li teme. Anche i cinesi mangiano poco. Nessun regime genera benessere. Recentemente Giulia ha letto Orwell: mantenere il proletariato in uno stato continuo di bisogno è lo strumento principale attraverso il quale il Partito  sostiene il proprio potere sulle masse. Giulia mi dice: “Fatti un giro in Cina, e vedrai quanti sono un miliardo e trecento milioni di  cinesi: il più grande proletariato della storia!” In Cina non ci voglio andare. Giulia insiste: “Vacci, e sappimi dire se davvero mangiano tutti.” Come nel doppiofondo delle mercerie e dei ristoranti, Giulia pensa che in Cina esistano enormi masse di poveri stipate nel retrobottega. Gli involtini primavera e gli spaghetti di soia sono un diversivo per distogliere l’attenzione dal vero problema. Giulia mi avverte di stare in guardia. Il libero mercato è insufficiente a garantire la democrazia. Giulia sa che in Occidente ci sentiamo l’avanguardia del genere umano. Mi chiede: “Credi di essere libero, tu?’. Abbastanza. Mi chiede: “Perché?” Perché mangio tre volte al giorno, dormo otto ore per notte, leggo il Manifesto, e godo del diritto di pensarla come mi pare. Ma, soprattutto, me ne frego. Giulia mi accusa di essere un altro pesce che abbocca all’amo della spensieratezza, mentre il cielo precipita. Non ho capito. Mi rosicchio un’unghia. Giulia mi chiede se ho capito. Annuisco. Giulia prova a spiegarsi meglio. Io credo di essere libero perché penso di essere schierato dalla parte del più forte. Cioè del più ricco. Senza considerare che un sistema fondato sulla forza dei ricchi presuppone, intrinsecamente, la debolezza dei poveri. Adesso ho capito: è colpa mia.  Ma non condivido. Per questo Giulia ripete che io me ne frego: perché non mi sento responsabile. Provo a difendermi. A me, per esempio,  non piacciono le armi. Detesto tutto ciò che può far male, senza altro scopo. Con un coltello si affettano uomini, ma anche si sbucciano le mele; con un Suv si investono i pedoni, ma anche si viaggia per conoscere  il mondo. Qualunque oggetto d’uso comune è un’arma potenziale, ma serve ordinariamente per scopi pacifici. Le bombe e i fucili no. Sono armi in atto. Non mi piacevano neppure da piccolo. Niente soldatini di piombo, fortini del far-west o pistole ad acqua: io preferivo giocare con le automobiline. Più dei carri armati,  mi piacevano le ruspe. E da grande sognavo di fare il manovratore nella cabina di comando in cima alle gru meccaniche. Stando in alto, avrei fabbricato case e palazzi per tutti i poveri del mondo.  Giulia ride. Non capisco. Mi rosicchio il pollice. Ride di me e dei miei discorsi paradossali.  Giulia non vuole che io le dimostri di essere buono. Giulia sa che io lo sono. Era buono mio padre, un onesto lavoratore; era buona mia madre, donna devota; sono buono io, bonaccione. Anzi Giulia considera la bontà un mio difetto: io sono troppo buono. La bontà mi rende tranquillo. Troppo tranquillo, mentre i cinesi avanzano. Adesso rido anch’io del folle discorso di Giulia, e rinuncio a capire. Penso che io e Giulia dovremmo amarci subito, e mettere al mondo un figlio. Chiedo a Giulia se vuole sposarmi. Giulia smette subito di ridere. Si mordicchia l’unghia del pollice. Pensa anche lei, chissà a cosa. Forse alla petizione contro le Olimpiadi a Pechino, che stasera vorrebbe obbligarmi a firmare. Forse a Sergei Bubka che tenta  il nuovo primato mondiale di salto con l’asta. Si concentra. Oscilla su sé stesso due o tre volte. Poi si lancia nella rincorsa. L’asta si impunta, si incurva, e lo catapulta in aria. Bubka sorvola l’asticella. L’asticella vibra, dentro la testa di Giulia. E non cade. Il salto è valido. Sei metri e quattordici verso il cielo. Standing ovation nello stadio gremito. Giulia ha detto sì.

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Commenti al Post:
corina_vasile
corina_vasile il 21/05/08 alle 10:23 via WEB
grande casellante! complimenti per il racconto e per il SI di Giulia!
 
fela78
fela78 il 21/05/08 alle 21:46 via WEB
complimenti, è veramente un modo delizioso di raccontare il vostro si...
 
marla_singer1
marla_singer1 il 04/07/08 alle 09:51 via WEB
Giulia ha ragione,uomo fortunato per il Si! :")
 
21474
21474 il 14/07/08 alle 15:03 via WEB
Uh...che bello. allora ti sposi????
 
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