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DEL CASANOVA (trovato nel web)

Post n°418 pubblicato il 29 Settembre 2013 da argo_felix

 

Giacomo Casanova era un avventuriero veneziano nato nel 1725 da genitori che operavano entrambi nel campo dello spettacolo. Morì nel 1798 nel castello di Dux dove era stato assunto come bibliotecario del conte di Waldstein.

 Nel 1788 pubblicò a Praga un romanzo, l'"Icosameron" che trattava dell'esplorazione al centro della terra alla maniera di Campanella e Swift, e che forse ha ispirato Verne per il suo celebre romanzo. Questo ci fa capire subito che il soggetto è ingegnoso e versatile. Comunque la sua fama di letterato è legata a una serie di racconti autobiografici, successivamente pubblicati sotto il titolo di"Memorie".
La vita avventurosa di Casanova l'apprendiamo proprio dalla lettura di questo libro autobiografico, che ha tra i suoi pregi quello di fornirci un ritratto vivo di quell'epoca. Casanova visse nell'ambiente dei potenti della sua epoca pur non facendo parte della classe nobiliare. Per restare a galla dovette esporsi a rischi e più di una volta gli andò male. Conobbe la prigione dei Piombi di Venezia, di cui ci lascia il racconto di una carambolesca evasione, e per parte della sua vita dovette fuggire braccato da una città all'altra dell'Europa. Casanova rivestì molti ruoli nella sua vita; fu seminarista,ufficiale e musicista, ma soprattutto un gran seduttore di donne che lo protessero e ne assicurarono i periodi di fortuna. Certamente nel descrivere le sue avventure galanti egli si compiace (e forse talvolta dà spazio alla fantasia in qualche particolare) ma sostanzialmente ci racconta la verità. Per essere un vero dongiovanni occorrono doti di manipolatore ed affabulatore e di queste Giacomo non faceva difetto. Egli spesso mette l'accento sulla sua forte fede cristiana, ma dato che aveva già subito l'accusa (con relativa prigione) di essere un libertino, capiamo subito che tutto quello che egli dice e pensa, lo dice e lo pensa nella veste di geniale opportunista.
Volendo egli vincere nell'ambiente dei potenti riteneva machiavellicamente lecito ogni mezzo e si sarebbe fatto anche buddista pur di raggiungere uno scopo. Il suo eterno fuggire da città a città era sempre motivato dalla necessità di allontanarsi dalla donna abbandonata e andare verso quella da cui speravadi ricevere i favori. Siccome Giacomo imboniva, truffava e plagiava con le sue magie (la fama di mago era a livello continentale) egli doveva fuggire di volta in volta da Amsterdam a Stoccarda, da Colonia a Zurigo, da Ginevra a Genova, da Marsiglia a Roma, da Firenze a Berlino, da Parigi a Riga, da Varsavia a Pietroburgo, da Praga a Vienna, da Madrid a Barcellona.


Sempre alla corte di sovrani, di potenti e letterati egli frequenta Federico il Grande, che ne apprezza la bella presenza, e via via Voltaire, Rousseau,Benedetto XIV, Clemente X, Maria Teresa, Giuseppe II e via via seduce una folta schiera di donne con l'avvenenza e la duttilità di spirito, risultando affascinante a tutti quelli che incontra. Casanova era sicuramente un mistificatore e un imbroglione, ma in ogni cosa che diceva o faceva, sapeva infondere un'aura di mistero che non poteva che incuriosire. Egli è un megalomane che però si è adattato anche all'umiliante condizione di fare la spia e il delatore per la polizia e per l'inquisizione (di cui aveva patito sulla sua pelle i rigori). Egli, sicuramente libertino al fondo del suo animo,va dal capo dell'Inquisizione a sciorinare la lista delle persone che possiedono libri messi all'indice o trafficano in attività moralmente riprovevoli.
Segnala una "accademia del nudo femminile, nella quale sono ammessi perfino dei ragazzini di appena dodici o tredici anni". Segnala che in un palchetto del teatro "donne di malaffare e giovani debosciati commettonoquei tali delitti, che l'autorità, pur sopportandoli, desidera perlomeno che non vengano esibiti in pubblico".
Fu un triste declino per Casanova che muore dimenticato da tutti. Di lui si riparlò vent'anni dopo la sua morte in occasione della diffusione delle"Memorie". Dalla lettura di queste ultime veniamo a conoscenza delle gesta amatorie di inguaribile seduttore, a volte generoso, a volte cinico. Giacomo, per esempio, fu capace di cedere a un altro uomo un'amante in cambio del ritratto di un'amica. Fu capace di dare una moneta d'oro a un ragazzo perché gli consentisse di godere della sua fidanzata. Non facendosi alcun scrupolo di "fedeltà" approfittò dei favori più o meno simultanei di cinque sorelle verso le quali egli scrive sfacciatamente di provare "i sentimenti di un padre" (ci ricorda qualcosa?! Vedi dalla Bibbia - Lot e le sue figlie). Egli precisò che "il pensiero di andare a letto con loro non faceva altro che accrescere la mia tenerezza". Nonostante queste "storture", egli continuava a proclamarsi fervente cristiano e convinto sostenitore dei retti principi morali. Egli sostiene di essere stato la "vittima" innocente dei propri sensi e che quelli "sono stati peccati di gioventù". Egli, beninteso, non è un malvagio poiché cerca di fare quello che giudica un bene. Curail vaiolo di una ragazza con cui è stato a letto. Approfitta dell'ingenuità di una contadina ma poi (quasi a riparazione) le trova marito. Giacomo più d'una volta, per bontà o per convenienza, ha trovato marito alle sue amanti. Quando non riesce a trovare loro un marito, procura almeno un protettore munifico che faccia loro regali costosi. Casanova cede per un nonnulla alla tentazione e qualunque piccolo particolare lo eccita.

"Ella portava una larga crinolina e nessuna sottana: mi bastò per farmi crollare". D'altra parte, alla minima richiesta di impegno egli fugge immediatamente, come se considerasse innaturale per il piacere erotico l'idea di poter mettere sia pur piccole radici. Egli crede che il piacere sia "il godimento attuale dei sensi: una soddisfazione completa, che gli si accorda riguardo a tutto quello che essi preparano; e quando i sensi esauriti chiedono il riposo sia per riprendere fiato sia per potersi ricostituire, il piacere si trasferisce nell'immaginazione: ci si compiace di riflettere sul piacere che ci ha procurato quell'appagamento".
Gregorio Maranon, nel saggio dedicato al tipo di dongiovannismo incarnato da Casanova, sostiene che egli non esprime virilità, bensì sensualità, che si esprime con una continua commistione del piano affettivo con quello sessuale,tipico nella donna. L'idiosincrasia verso qualsiasi forma di "fedeltà" è dovuta a un vuoto affettivo da colmare e che determina l'inquietudine errabonda propria di Giacomo. Egli era alla ricerca di una realizzazione narcisistica che si sostanziava in un ideale estetico che solo la bellezza del corpo femminile poteva incarnare. Dunque Casanova, checché egli possa pensare di se stesso, non sa che farsene dello "spirito" ed è unicamente interessato al corpo con annessi e connessi, con i suoi apparati,con i suoi monili. Ciò spiega tra l'altro la sua passione per i gioielli. Di sé diceva con molta compiacenza: "Vivevo con un lusso straordinario. Avevo anelli, tabacchiere, catene d'orologio incrostate di pietre preziose, una croce di diamanti e di rubini appesa a un nastro di seta scarlatta". Nella sua sostanziale onestà, confessava: "Mi rendo conto, senza arrossire, che io amo me stesso più di quanto nessuno mi abbia mai amato". Fisicamente Giacomo era di taglia gigantesca, che poteva corrispondere, se vogliamo, alt ipo morfologico dell'eunuco. Per Maranon l'esibizionismo con cui racconta le sue gesta amorose, è un chiaro segno di deficienza sessuale.
Su questo personalmente non concordo visto il rimpianto di più di una donna per non averlo più disponibile. Peraltro Maranon ha ragione quando lo giudica sterile, altrimenti, visti gli scarsi strumenti contraccettivi dell'epoca e il numero stratosferico selle sue avventure, una parte significativa degli europeidi oggi dovrebbero annoverarlo tra i propri antenati. D'altra parte Casanova odiava i bambini e l'idea di disseminare di marmocchi il suo intricato itinerario lo avrebbe fatto certamente inorridire.
Egli, focalmente, viveva la donna e nessun altra perpetuazione verso il futuro. Dice Havelock Ellis di Casanova: "Cercava il piacere attraverso il piacere e non si curava della disposizione delle donne che amava. Un uomo di maggiore statura morale non avrebbe potuto amare tante donne, un uomo di stoffa più volgare non sarebbe riuscito a renderle tanto felici".

 

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