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Un blog creato da alexisdg10 il 01/02/2005

Arrancame la vida!

la realtà, i sogni, la politica, l'amore, la rabbia e l'allegria: la mia vita

 
 

 

AREA PERSONALE

 

       Soft Colors | Colores SuavesCOLORES EN AGUA

 

"Sólo los besos son más placenteros que las palabras" 

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FERMIAMO LA GUERRA

per tutte le infanzie rubate

per i legami strappati

per i fiori recisi

per le andate senza ritorno

per tutti i “progetti-uomo” mai realizzati

per tutte le ferite dell’abbandono

per tutto il freddo

per tutta la paura

per tutto l’odio

per tutta la fame

per tutto il non amore…

 

SOLO LIBERTÀ...E GIUSTIZIA

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ALDA MERINI

E tutti noi costretti dentro
le ombre del vino
non abbiamo parole nè potere
per invogliare altri avventori.
Siamo osti senza domande
riceviamo tutti
solo che abbiano un cuore.
Siamo poeti fatti di vesti pesanti
e intime calure di bosco,
siamo contadini che portano
la terra a Venere
siamo usurai pieni di croci
siamo conventi che non hanno sangue
siamo una fede senza profeti
ma siamo poeti.
Soli come le bestie
buttati per ogni fango
senza una casa libera
nè un sasso per sentimento

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« giusto per sollevare un ...mistery »

Lia

Post n°823 pubblicato il 06 Marzo 2010 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

Mia piccola Lia,
Ti guardo ogni giorno e ogni giorno so che sei tu la mia vita. Tu sei la mia bambina. Anche se oggi compi 11 anni, e ti stanno crescendo, minuscoli,  i seni, sei sempre la mia bambina. Vedi, continuo a chiamarti piccola anche nel giorno del tuo compleanno, ora che ti stai facendo piano piano un’adolescente e t’ infastidisce, a volte, quando ti tratto come ti trattavo tanti anni fa. Proprio io che ho cercato di fare di te un essere libero e fiero, cado negli stessi errori che commettono gli altri e che tanto deprecavo un tempo. Dal mio seme non sono nati figli, per cui sei stata tu la figlia che non ho avuto, da sempre come mia figlia, la mia bambina. Tu. Sei nata che eri così piccola Lia, tanto piccola che i dottori dissero che difficilmente ce l’avresti fatta. Ma tu eri forte e tenace, degna figlia di una donna come tua madre, e in un paio di mesi hai recuperato il tempo e i chili che non ti erano stati donati. Eri senza capelli Lia, quando sei nata, e tutti noi eravamo attorno alla tua mamma che si era messa per l’occasione il suo rossetto scarlatto e si era truccata le guance, per non sembrare una malata, diceva, una di quelle donnette da due soldi che gridano di dolore e si disfano in suppliche proprio nel momento in cui si dovrebbe conservare lucidità e vigore. Eri così piccola e fragile che non ce la facevo a tenerti in braccio, tanta era la paura di farti  del male. Sei stata speciale da sempre Lia. Ancora oggi, quando ti osservo mentre giochi alle Signore con Lorenzo, quando cammini per la città con il tuo sguardo fiero e trasparente, quando t’infili nel nostro letto il sabato mattina e ti stringi a me e a Davide con il tuo corpo caldo che sa ancora di bambina piccola, io penso che tu sia speciale. Sei stata docile all’amore e aperta a tutti, Lia. Questo sì che l’hai appreso in fretta nei tuoi pochi anni. La tua sensibilità è ancora una scossa al cuore per me e ogni volta mi stupisco dei meccanismi che muovono il tuo cervello . E me ne rallegro sempre. Sei stata per me la rappresentazione di quello che tutti noi dovremmo essere. Hai imparato velocemente l’uguaglianza, la tolleranza, la condivisione. Il tuo altissimo senso della giustizia mi commuove ancora, ogni volta che ti pronunci con quel candore tuo puro sulle cose del mondo. Hai imparato in fretta che la vita non è competizione e l’amore non è una questione di merito. Alle volte ti sorprendo nel mio studio, sommersa dalle foto che ho scattato in questi anni, pensosa, assorta, immersa nei tuoi pensieri. Hai scoperto presto le cose del mondo e ne hai fatto un motivo d’orgoglio. L’orgoglio tuo personale che ti spinge ad abbracciare gli altri con una fiducia senza fine, con una devozione e un incanto non comuni. Non passa giorno che tu non mi chieda di Amina, di Rahim, di Ahmed, di tutti gli amici che non hai mai visto, ma che stanno accanto al tuo cuore come lo sono accanto al mio. Per te non c’è religione né pelle, non ci sono buoni o cattivi, né vincitori nè vinti. Un giorno qualcuno ti ha chiesto se non ti dispiacesse di non aver un padre. Ti dissero che un padre era necessario ad una bambina, che una madre da sola non poteva farcela, che senza un padre saresti venuta su strana, malata, infelice.  Te lo dissero con la tracotanza e la cattiveria di cui solo certi adulti sono capaci, con quell’allegra inconsapevolezza dettata da una certa morale e da una prospettiva di vita limitata e triste. Ci raccontasti tutto questo tornata a casa da scuola e ancora una volta ci sorprendesti con le tue parole piene di serenità e saggezza. La maestra ci confermò in seguito che tu ti eri alzata dal banco e, in piedi, avevi proclamato con voce ferma: “ Io ho un padre biologico, come tutti voi, ma non lo conosco e forse non lo conoscerò mai. Dite ai vostri genitori, visto che la mia vita sembra interessargli tanto, che ho una madre eccezionale, una nonna fantastica e due zii che mi amano da morire. Per cui, se lo volete proprio sapere, io di padri ne ho tre,  quello che mi ha fatto nascere, mio zio Alex e il suo compagno Davide. E questo è vero, che vi piaccia o meno.” Poi ti eri seduta tranquilla e avevi sorriso. In pochi giorni eri diventata una bambina di cui si parlava molto fra le madri oziose e nulla facenti della tua vecchia scuola di Torino. Quando ce ne andammo per spostarci a Treviso ti presentasti con le tue bambole cacciate in una serie infinita di borse e mi chiedesti di portarle a qualche bambina che avrei incontrato nel mio prossimo viaggio a Gaza o a Kabul. “ Io ci ho giocato abbastanza-dicesti-è ora che ci giochi qualcuno che di bambole non ne ha mai avuta una”.  Quando tornai dall’ospedale senza capelli rimanesti priva di parole per qualche giorno, poi, nell’orecchio di Davide, sussurrasti le tue paure. “ Se ne andrà come Paolino anche lo zio Alex?” E allora lui ti strinse con le sue braccia forti e ti spiegò che no, che io non ero così malato, che con un po’ di fortuna e con le medicine giuste mi sarei ripreso e che comunque non era quello il momento adatto per morire,  che mai e poi mai avremmo potuto lasciarti prima che fossi cresciuta e avessi imparato a camminare con le tue gambe, non prima che tu fossi diventata una donna e che per arrivare a questo ci sarebbe voluto ancora molto e molto tempo. Nel tuo sangue scorre quello di Lupo Grigio, quello di nonna Agnese, quello di  mia madre Ines, per questo sei fatta come sei: coriacea, forte, indomabile, ma allo stesso tempo aperta e gentile.

Piccola Lia, oggi è il tuo compleanno e ti ho portato i fiori del mercato, quelli che ti piacciono tanto, le margherite gialle che vediamo quando al mercato ci andiamo insieme e che tu dici essere i più fiori del mondo perché i più semplici e ti arrabbi ogni volta perché la gente sceglie le orchidee o i gigli o le camelie e le tue margherite restano là, invendute nei loro alti vasi di plastica verde, ad aspettare che l’uomo dei fiori le riponga il pomeriggio nel suo furgoncino bianco, nella speranza di vederle a qualcuno il giorno dopo, se saranno ancora presentabili, le margherite che tu compreresti tutte e che la gente invece non vede neppure, presa com’è dall’esotico, dal rutilante, dall’artificiale, dal sontuoso e da tutto quello che è effimero e fittizio. Sono uscito presto stamane, sono andato al mercato e ti ho comprato tutte le margherite gialle che l’uomo dei fiori aveva nei vasi di plastica verde. E adesso sei qui, sommersa da queste corolle fragili e gialle, immersa in una gioia semplice e vera. E adesso sei qui, a  11 anni e in questo mondo. E non è questo il mondo che avevo progettato per te, non è questo il mondo che avevo sognato, non è questo il mondo che speravo di consegnare nelle tue mani. Perché, sai Lia,  prima o poi arriviamo tutti ad un punto in cui sospettiamo di essere stati crudelmente ingannati, incominciamo a capire che tutto è accaduto per niente,  incominciamo a sospettare di essere tutti  noi molto molto simili a dei cavalli impazziti, imbizzarriti, furenti, con la bocca schiumante, lanciati in una corsa senza fine. E non c’è nessuno che ci accolga al traguardo, nessuno che c’incoroni di lauro all’arrivo, nessuno che ci consegni un premio finale. E allora, in questa corsa finale che da molto tempo ho capito inevitabile, solo ci resta il piacere e il conforto di correre fianco a fianco, confusi i nostri respiri affannosi, confuse le nostre lacrime, il nostro sangue e il nostro sudore, fino all’ostacolo ultimo, uno steccato solo un poco più alto, e poi il cadere giù a piombo. E in questa corsa finale, Lia, in questa corsa ultima,mentre i miei anni passano e con essi i sogni e le illusioni e le speranze, io ti ricopro oggi di margherite gialle, un fiore semplice e banale, in fondo come la vita stessa. E non è questo quello che avevo progettato, non è questo ciò che avevo sognato per te-un mondo diverso e più buono, un mondo dove, come nel tuo, non esistessero vincitori né vinti, né re né servi né dei,  solo uomini fra gli altri uomini- non è questo ciò che avevo sperato, ma sono vivo e corro la mia corsa come me lo permettono le mie zampe ammaccate, senza nitrire, senza schiumare, senza cadere, senza inciampare, col miglior galoppo  che mi è possibile avere. Sono vivo Lia e vengo verso di te con le mie margherite gialle, nel giorno del tuo compleanno. Con tutto l’amore che posso.

 
 
 
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Questo blog è nato come  luogo di svago, come luogo di scambio di opinioni e  di idee, come luogo di confronto,  un posto dove ascoltare un pò di musica e leggere qualcosa . Magari, a volte, qualcosa di stimolante e persino d' interessante. 
E non necessariamente perchè lo scrivo io. 
Un luogo dove poter interagire liberamente. Tutti possono entrare, leggere e commentare purchè si esprima un 'opinione senza offendere chi la pensa diversamente. La libertà di ognuno di noi  cessa  nel momento in cui lede quella di un altro.  La maggior parte delle foto e degli scritti in questo blog  sono  miei, ma alcuni sono anche tratti dal web. Dove possibile sono citati gli autori e le fonti. Se  per disattenzione o perchè non disponibili,  accadesse  che in qualche modo qualcuno di sentisse leso, può tranquillamente scrivermi e la foto o il post verranno rimossi. In questo blog è lecito parlare di tutto. Ed è lecito dissentire. Come è pure  lecito e auspicabile costruire. Il dissenso è legittimo quando è finalizzato alla costruzione e non alla mera distruzione fine a se stessa. Nessun commento sarà mai rimosso o censurato.

 

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PER I VOSTRI VIAGGI CONSAPEVOLI

 Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
I bambini della luna fiutano e aggirano le loro capanne.
Verranno le iguane vive a mordere gli uomini che non sognano
e colui che fugge col cuore spezzato troverà alle cantonate
l'incredibile coccodrillo tranquillo sotto la tenera protesta degli astri. 
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
C'è un morto nel cimitero più lontano
che si lamenta da tre anni
perché ha un paesaggio secco nel ginocchio;
e il fanciullo che hanno seppellito stamane piangeva tanto
che fu necessario chiamare i cani per farlo tacere 
Non è sogno la vita. All'erta! All'erta! All'erta!
Precipitiamo dalle scale per mangiare la terra bagnata
o saliamo al margine della neve con il coro delle dalie morte.
Ma non c'è oblio né sonno:
carne viva. I baci legano le bocche
in un groviglio di vene recenti
e, a chi gli duole, il suo dolore gli dorrà senza tregua
e, chi teme la morte, se la porterà sulle spalle. 
 Un giorno
i cavalli vivranno nelle taverne
e le formiche infuriate
aggrediranno i cieli gialli che si rifugiano negli occhi delle vacche. 
Un altro giorno
vedremo la resurrezione delle farfalle dissecate
e andando in un paesaggio di spugne grigie e di navi mute
vedremo brillare il nostro anello e scaturire farfalle dalla nostra lingua.
All'erta! All'erta! All'erta!
Quelli macchiati ancora di fanghiglia e acquazzone,
quel ragazzo che piange perché non sa l'invenzione del ponte
o quel morto cui rimane soltanto la testa e una scarpa,
bisogna portarli al muro dove stanno in attesa iguane e serpenti,
dove aspetta la dentatura dell'orso,
dove aspetta la mano mummificata del bambino
e la pelle del cammello s'arriccia con un violento brivido azzurro. 
Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno chiude gli occhi,
frustatelo, figli miei, frustatelo!
Permanga un panorama di occhi aperti
e amare piaghe accese.
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Ve l'ho detto.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno nella notte ha troppo musco alle tempie,
aprite le botole affinché veda sotto la luna
i bicchieri falsi, il veleno e il teschio dei teatri.

Federico Garcia Lorca

 sul comodino ( ma anche per terra e sotto il letto)

 

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Locandina Il tè nel desertoimmagine 
 

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