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Un blog creato da alexisdg10 il 01/02/2005

Arrancame la vida!

la realtà, i sogni, la politica, l'amore, la rabbia e l'allegria: la mia vita

 
 

 

AREA PERSONALE

 

       Soft Colors | Colores SuavesCOLORES EN AGUA

 

"Sólo los besos son más placenteros que las palabras" 

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FERMIAMO LA GUERRA

per tutte le infanzie rubate

per i legami strappati

per i fiori recisi

per le andate senza ritorno

per tutti i “progetti-uomo” mai realizzati

per tutte le ferite dell’abbandono

per tutto il freddo

per tutta la paura

per tutto l’odio

per tutta la fame

per tutto il non amore…

 

SOLO LIBERTÀ...E GIUSTIZIA

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ALDA MERINI

E tutti noi costretti dentro
le ombre del vino
non abbiamo parole nè potere
per invogliare altri avventori.
Siamo osti senza domande
riceviamo tutti
solo che abbiano un cuore.
Siamo poeti fatti di vesti pesanti
e intime calure di bosco,
siamo contadini che portano
la terra a Venere
siamo usurai pieni di croci
siamo conventi che non hanno sangue
siamo una fede senza profeti
ma siamo poeti.
Soli come le bestie
buttati per ogni fango
senza una casa libera
nè un sasso per sentimento

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gaza

Post n°837 pubblicato il 04 Luglio 2010 da alexisdg10

 
 
 

gaza

Post n°836 pubblicato il 04 Luglio 2010 da alexisdg10


 
 
 

tu

Post n°835 pubblicato il 04 Luglio 2010 da alexisdg10

 
 
 

wedding

Post n°834 pubblicato il 21 Giugno 2010 da alexisdg10

Quando mi sposerò con Davide sarà così. Con tutti gli amici. E farò pure la capriola. Certo l'amore mio in bianco proprio no!

 

 

 

 
 
 

il trucco

Post n°833 pubblicato il 16 Maggio 2010 da alexisdg10

Non ho mai avuto problemi a dichiararmi omosessuale, questo lo sanno tutti.Per me è sempre stato naturale dire la mia verità, sulle cose,  sui miei sentimenti e quindi su di me. Non avrei mai potuto mentire sulla mia vita e quindi nemmeno sulla mia sessualità.Tutti sanno che vivo da 14 anni con Davide, tutti, dal vicino di casa al macellaio del mio quartiere, dalla cassiera del supermercato al postino. Non ho mai sbandierato nulla – non c’è nulla in effetti da sbandierare-, ma non ho mai venduto una cosa per un’altra. Per me è naturale che sia così, non vedo possibile alternativa. Mi stupisce sempre chi camuffa la realtà e non tanto per una questione di etica, quanto per l’inutile spreco di energia a cui si sottopone. La gente che finge mi fa un po’ pena, in effetti, e non solo quando lo fa circa la propria sessualità. Mi fanno molta pena le donne rifatte, ad esempio. Qui nel Nord Est ce ne sono un sacco. La veneta della mia fanciullezza, quella donna bonaria, un po’ caciarona, la vera popolana, quella dalla parolaccia facile e a al contempo quella donna aperta, affettuosa e vera sta scomparendo rapidamente. Un vero peccato. Le peggiori sono quelle fra i quaranta e i cinquant’anni, quelle ricche, le nullafacenti per eccellenza. Ne conosco, mio malgrado, un paio. Sono quelle che vanno avanti a botulino e a liposuzione. E che quasi sempre coniugano male i congiuntivi. I peggiori di tutti però sono gli uomini. Parlo dei cinquantenni o dei sessantenni con velleità, come li chiamo io. Sono quei maschi orrendi, già un po’ attempati, con qualche acciacchetto que e là e che tuttavia si ostinano a vestire come diciottenni di lusso, firmati da capo a piedi ( Hogan, jeans Burberrry o Gucci, Rolex autentico al polso ), perennemente abbronzati, quelli col Suv o con il 3000 di gran marca sotto il culo, quelli che si atteggiano ad  ever green  ma di gran classe, perché non sia mai detto che la puttanella borghese e ricca ( nullafacente anche lei, si capisce) preposta al suo personalissimo sollazzo possa  anche lontanamente confondersi e prendere questi cinquantenni industrialotti dal portafoglio gonfio e dal pied a terre al mare per giovanotti qualunque , anche se, loro sì, i giovanotti, pieni di voglia e di vita e di sano vigore e di idee e di slanci autentici. Ed è per questo, in fondo, che questi maschi eterosessuali, e quindi prevedibili nei loro desideri e nei loro pensieri,  maschi da concorso, anche se raramente di pura razza, vestono capi firmatissimi e alla moda: per segnare il territorio, per  potersi riconoscere l’un altro in una ristrettissima cerchia di amici, per segnalare la loro presenza nel branco ( che la loro voglia sia  invece più o meno regolata dal Viagra o cose simili non ha la minima importanza ), per richiamare come pavoni sgraziati queste femmine in menopausa, femmine piene di botulino, quelle cretine che confondono ancora l’aggressività con l’assertività, quelle con la dieta e la carriera e le amiche e il circolo del bridge e il Rotary, quelle con la casa a Cortina e due mesi in estate in Costa Smeralda, quelle che più la menopausa avanza più si ritrovano a correre a quattro zampe dal chirurgo estetico, amico del cuore del compagno o dell’amante o del marito o talvolta di tutti e due. Mi sono sempre chiesto come si senta questo genere di persone,  che cosa passi loro per la testa  quando si ritrovano sole con se stesse, la sera, fosse anche solo per un nano secondo, quando sono davanti allo specchio e gli tocca di rimuovere fondotinta e belletto. Gente senza Dio, senza rispetto per niente e per nessuno, tutto sommato senza arte né parte, gente senza storia, dopo tutto, gente con una storia misera, piccola e insignificante.Gente che non prende mai posizione, gente ridicola, meschina e povera. Gente che mente in continuazione agli altri e a se stessa. Terribile.



 
 
 

cafè muller

Post n°832 pubblicato il 06 Maggio 2010 da alexisdg10

Ne avevo parlato anni fa, ma il concetto resta sempre lo stesso. Spesso non ci rendiamo neppure conto di chi scosta le sedie per non farci cadere.




 
 
 

nebbia

Post n°831 pubblicato il 05 Maggio 2010 da alexisdg10

Non so cosa sia questo periodo che sto attraversando adesso.Se sia nebbia. Se sia confusione o cosa sia. Se sia forse solo il lento e inesorabile trascorrere del tempo attraverso la mia vita, attraverso la vita di tutti. O forse è solo questa pioggia fredda che cade da giorni e che ha trasformato in poche ore una rigogliosa primavera in un autunno grigio, tristissimo e lento. Ed è in giornate come queste che indulgo in ricordi lontani ed inutili, ricordi di una vita precedente, lontani, in fondo, e inutili, dal momento che non mi servono a nulla, se non ad accarezzare ancora una volta il ragazzo e che ero e che a stento oggi riconosco essere stato. Tutta la vita così, a chiedere la luna, anche nei momenti in cui non c’era nessuna possibilità di averla fra le mani, graziosa luna pallida del più radioso plenilunio. Ed è in queste giornate che mi sento invadere da una stanchezza infinta, una stanchezza che non mi spiego, proprio adesso che la salute pare procedere bene e che il lavoro c’è ancora, come ci sono, solidi, affetti e famiglia. Di notte sogno la mia cagnetta Lea. Mi capita di sognarla quando sono inquieto o triste. Lei compare nei miei sogni,sfrega il suo muso color del miele contro la mia guancia e mi guarda con i suoi occhi dolcissimi. Questo mi basta per provare una sensazione di totale sollievo che dura fino a metà giornata. Come un contatto fisico fortissimo, come se lei fosse ancora qui, con me. L’ultima volta a Kabul ès tata dura, troppo dura perfino per me. Sono stanco delle stesse cose. Sonos tanco perché nulla cambia. E questo non lo reggo più. Perfino uno come me ha bisogno di avere qualche riscontro. Non fotografo quasi più, dicevo una di queste volte. Faccio molta fatica a scattare le foto, a mettere a fuoco, faccio molta fatica perfino a pensarla una fotografia. Tanti anni di guerra hanno deformato la mia visione delle cose. Mi pare di non saper fare altro che guardare la guerra ormai. E so perfettamente che non serve a nulla, purtroppo.Quando bevevo avevo questa identica visione delle cose, forse l’unica possibile di fronte al dolore umano. L’alcol mi sollevava dall’angoscia, era un potente anestetico. Oggi che non bevo più, nonostante l’orrore e la nausea fisica che provo al solo pensiero di farmi un bicchiere, so che quella era una scelta logica, l’unica possibile. L’unica possibile di fronte all’orrore. E l’orrore è tante cose. L’orrore è l’ingiustizia, i ricchi che calpestano i deboli, l’orrore sono i bambini che soffrono, che soffrono senza capire. L’orrore non è solo la guerra, l’orrore è la gente che non comprende, che non capisce, che fa finta di non capire. L’orrore è l’urlo senza fine dei poveri del pianeta, di coloro che sono sfruttati, usati, abusati. L’orrore è questa mancanza di amore e di solidarietà che pervade tutto e tutti come un gas malefico che s’insinua ovunque sottile. L’orrore sono gli anni che passano, i migliori anni della nostra vita, senza che si metta un punto fermo alle guerre, alle ingiustizie,alle infamie, al terrore, alla povertà e alla fame. Trent’anni a lavorare con la guerra senza aver percepito alcun cambiamento. Una bella frustrazione, devo dire.  Avrei fatto meglio ad immortalare matrimoni o prime comunioni. Vorrei saper suonare come Davide e sollevarmi la  vita. Tu si che hai costruito qualcosa attraverso le tue note.

 
 
 

8 x 1000

Post n°830 pubblicato il 21 Aprile 2010 da alexisdg10

 
 
 

Pericle

Post n°829 pubblicato il 16 Aprile 2010 da alexisdg10

noi ad Atene facciamo così

 
 
 

sostegno ad ogni costo

Post n°828 pubblicato il 14 Aprile 2010 da alexisdg10

 Firmate l'appello su www.emergency.it

 

e basta.

 
 
 

Post N° 827

Post n°827 pubblicato il 14 Aprile 2010 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

E come si fa, dunque, quando il cardinal Bertone, afferma a Santiago del Cile, che il poblema della pedofilia  non è il celibato, ma l'omosessualità? Non ho voglia neanche di parlarne. Speriamo che la Chiesa cattolica scompaia un giorno e per sempre. Magari per mano del suo stesso dio, che immagino sia sconvolto come lo sono tutte le persone con un minimo di cervello. Maledetti manipolatori!

 
 
 

tu sarai il mio scudiero

Post n°826 pubblicato il 07 Aprile 2010 da alexisdg10

ai miei amici e colleghi, per tutta la vita da Don Chisciotte trascorsa insieme.

 
 
 

Kubul

Post n°825 pubblicato il 03 Aprile 2010 da alexisdg10

Come sempre mi basterebbe una pasqua senza guerra.
 Senza volienza, senza odio, senza bombe, senza lacrime,
senza soprusi, senza urla di bambini, senza malattie,
senza odio, senza grida, senza dolore
.

 

 
 
 

mistery

Post n°824 pubblicato il 09 Marzo 2010 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

Eccerto, è logico. Doveva essere per forza così. Parlo delle liste del PDL e dei ragazzini che i preti di Ratisbona s’inchippettavano fra una cavatina e l’altra. Non che cambi un gran che, ma sta volta mi sarebbe piaciuto tanto ascoltare una spiegazione logica. Che so, qualcuno che comparisse in Tv e dicesse agli italiani: “ scusate, è vero, abbiamo presentato le liste in ritardo. Formigoni, con tutto il da fare che ha, se n’è scordato, o quella volta era a messa, si stava facendo un trans, snocciolava un rosario, mangiava risotto allo zafferano e ossibuchi con i suoi compari di Cl, pensava che gli uffici chiudessero un’ora dopo. Il fattorino incaricato alla consegna delle liste era ubriaco, non ha sentito la sveglia, ha bucato una gomma dello scooter. Coloro che erano preposti al controllo si sono sbagliati, hanno contato male, non sanno contare, dormivano, erano a sciare a Cortina. Il Santo Padre invece, in riferimento ai bambini che i preti cattolici stupravano in Germania, non ha trovato di meglio da dire  che il Vaticano non vuole intervenire direttamente sul caso del coro. Bravissimi, è così che si fa, infatti. E certa gente continua, nonostante tutto, a votare PDL e a definirsi cattolica. Incredibile. Ma come si può? Non basta l’evidenza? Evidentemente no.

 
 
 

Lia

Post n°823 pubblicato il 06 Marzo 2010 da alexisdg10
Foto di alexisdg10

Mia piccola Lia,
Ti guardo ogni giorno e ogni giorno so che sei tu la mia vita. Tu sei la mia bambina. Anche se oggi compi 11 anni, e ti stanno crescendo, minuscoli,  i seni, sei sempre la mia bambina. Vedi, continuo a chiamarti piccola anche nel giorno del tuo compleanno, ora che ti stai facendo piano piano un’adolescente e t’ infastidisce, a volte, quando ti tratto come ti trattavo tanti anni fa. Proprio io che ho cercato di fare di te un essere libero e fiero, cado negli stessi errori che commettono gli altri e che tanto deprecavo un tempo. Dal mio seme non sono nati figli, per cui sei stata tu la figlia che non ho avuto, da sempre come mia figlia, la mia bambina. Tu. Sei nata che eri così piccola Lia, tanto piccola che i dottori dissero che difficilmente ce l’avresti fatta. Ma tu eri forte e tenace, degna figlia di una donna come tua madre, e in un paio di mesi hai recuperato il tempo e i chili che non ti erano stati donati. Eri senza capelli Lia, quando sei nata, e tutti noi eravamo attorno alla tua mamma che si era messa per l’occasione il suo rossetto scarlatto e si era truccata le guance, per non sembrare una malata, diceva, una di quelle donnette da due soldi che gridano di dolore e si disfano in suppliche proprio nel momento in cui si dovrebbe conservare lucidità e vigore. Eri così piccola e fragile che non ce la facevo a tenerti in braccio, tanta era la paura di farti  del male. Sei stata speciale da sempre Lia. Ancora oggi, quando ti osservo mentre giochi alle Signore con Lorenzo, quando cammini per la città con il tuo sguardo fiero e trasparente, quando t’infili nel nostro letto il sabato mattina e ti stringi a me e a Davide con il tuo corpo caldo che sa ancora di bambina piccola, io penso che tu sia speciale. Sei stata docile all’amore e aperta a tutti, Lia. Questo sì che l’hai appreso in fretta nei tuoi pochi anni. La tua sensibilità è ancora una scossa al cuore per me e ogni volta mi stupisco dei meccanismi che muovono il tuo cervello . E me ne rallegro sempre. Sei stata per me la rappresentazione di quello che tutti noi dovremmo essere. Hai imparato velocemente l’uguaglianza, la tolleranza, la condivisione. Il tuo altissimo senso della giustizia mi commuove ancora, ogni volta che ti pronunci con quel candore tuo puro sulle cose del mondo. Hai imparato in fretta che la vita non è competizione e l’amore non è una questione di merito. Alle volte ti sorprendo nel mio studio, sommersa dalle foto che ho scattato in questi anni, pensosa, assorta, immersa nei tuoi pensieri. Hai scoperto presto le cose del mondo e ne hai fatto un motivo d’orgoglio. L’orgoglio tuo personale che ti spinge ad abbracciare gli altri con una fiducia senza fine, con una devozione e un incanto non comuni. Non passa giorno che tu non mi chieda di Amina, di Rahim, di Ahmed, di tutti gli amici che non hai mai visto, ma che stanno accanto al tuo cuore come lo sono accanto al mio. Per te non c’è religione né pelle, non ci sono buoni o cattivi, né vincitori nè vinti. Un giorno qualcuno ti ha chiesto se non ti dispiacesse di non aver un padre. Ti dissero che un padre era necessario ad una bambina, che una madre da sola non poteva farcela, che senza un padre saresti venuta su strana, malata, infelice.  Te lo dissero con la tracotanza e la cattiveria di cui solo certi adulti sono capaci, con quell’allegra inconsapevolezza dettata da una certa morale e da una prospettiva di vita limitata e triste. Ci raccontasti tutto questo tornata a casa da scuola e ancora una volta ci sorprendesti con le tue parole piene di serenità e saggezza. La maestra ci confermò in seguito che tu ti eri alzata dal banco e, in piedi, avevi proclamato con voce ferma: “ Io ho un padre biologico, come tutti voi, ma non lo conosco e forse non lo conoscerò mai. Dite ai vostri genitori, visto che la mia vita sembra interessargli tanto, che ho una madre eccezionale, una nonna fantastica e due zii che mi amano da morire. Per cui, se lo volete proprio sapere, io di padri ne ho tre,  quello che mi ha fatto nascere, mio zio Alex e il suo compagno Davide. E questo è vero, che vi piaccia o meno.” Poi ti eri seduta tranquilla e avevi sorriso. In pochi giorni eri diventata una bambina di cui si parlava molto fra le madri oziose e nulla facenti della tua vecchia scuola di Torino. Quando ce ne andammo per spostarci a Treviso ti presentasti con le tue bambole cacciate in una serie infinita di borse e mi chiedesti di portarle a qualche bambina che avrei incontrato nel mio prossimo viaggio a Gaza o a Kabul. “ Io ci ho giocato abbastanza-dicesti-è ora che ci giochi qualcuno che di bambole non ne ha mai avuta una”.  Quando tornai dall’ospedale senza capelli rimanesti priva di parole per qualche giorno, poi, nell’orecchio di Davide, sussurrasti le tue paure. “ Se ne andrà come Paolino anche lo zio Alex?” E allora lui ti strinse con le sue braccia forti e ti spiegò che no, che io non ero così malato, che con un po’ di fortuna e con le medicine giuste mi sarei ripreso e che comunque non era quello il momento adatto per morire,  che mai e poi mai avremmo potuto lasciarti prima che fossi cresciuta e avessi imparato a camminare con le tue gambe, non prima che tu fossi diventata una donna e che per arrivare a questo ci sarebbe voluto ancora molto e molto tempo. Nel tuo sangue scorre quello di Lupo Grigio, quello di nonna Agnese, quello di  mia madre Ines, per questo sei fatta come sei: coriacea, forte, indomabile, ma allo stesso tempo aperta e gentile.

Piccola Lia, oggi è il tuo compleanno e ti ho portato i fiori del mercato, quelli che ti piacciono tanto, le margherite gialle che vediamo quando al mercato ci andiamo insieme e che tu dici essere i più fiori del mondo perché i più semplici e ti arrabbi ogni volta perché la gente sceglie le orchidee o i gigli o le camelie e le tue margherite restano là, invendute nei loro alti vasi di plastica verde, ad aspettare che l’uomo dei fiori le riponga il pomeriggio nel suo furgoncino bianco, nella speranza di vederle a qualcuno il giorno dopo, se saranno ancora presentabili, le margherite che tu compreresti tutte e che la gente invece non vede neppure, presa com’è dall’esotico, dal rutilante, dall’artificiale, dal sontuoso e da tutto quello che è effimero e fittizio. Sono uscito presto stamane, sono andato al mercato e ti ho comprato tutte le margherite gialle che l’uomo dei fiori aveva nei vasi di plastica verde. E adesso sei qui, sommersa da queste corolle fragili e gialle, immersa in una gioia semplice e vera. E adesso sei qui, a  11 anni e in questo mondo. E non è questo il mondo che avevo progettato per te, non è questo il mondo che avevo sognato, non è questo il mondo che speravo di consegnare nelle tue mani. Perché, sai Lia,  prima o poi arriviamo tutti ad un punto in cui sospettiamo di essere stati crudelmente ingannati, incominciamo a capire che tutto è accaduto per niente,  incominciamo a sospettare di essere tutti  noi molto molto simili a dei cavalli impazziti, imbizzarriti, furenti, con la bocca schiumante, lanciati in una corsa senza fine. E non c’è nessuno che ci accolga al traguardo, nessuno che c’incoroni di lauro all’arrivo, nessuno che ci consegni un premio finale. E allora, in questa corsa finale che da molto tempo ho capito inevitabile, solo ci resta il piacere e il conforto di correre fianco a fianco, confusi i nostri respiri affannosi, confuse le nostre lacrime, il nostro sangue e il nostro sudore, fino all’ostacolo ultimo, uno steccato solo un poco più alto, e poi il cadere giù a piombo. E in questa corsa finale, Lia, in questa corsa ultima,mentre i miei anni passano e con essi i sogni e le illusioni e le speranze, io ti ricopro oggi di margherite gialle, un fiore semplice e banale, in fondo come la vita stessa. E non è questo quello che avevo progettato, non è questo ciò che avevo sognato per te-un mondo diverso e più buono, un mondo dove, come nel tuo, non esistessero vincitori né vinti, né re né servi né dei,  solo uomini fra gli altri uomini- non è questo ciò che avevo sperato, ma sono vivo e corro la mia corsa come me lo permettono le mie zampe ammaccate, senza nitrire, senza schiumare, senza cadere, senza inciampare, col miglior galoppo  che mi è possibile avere. Sono vivo Lia e vengo verso di te con le mie margherite gialle, nel giorno del tuo compleanno. Con tutto l’amore che posso.

 
 
 

giusto per sollevare un po' la vita. Vecchie minchiatine

Post n°822 pubblicato il 04 Marzo 2010 da alexisdg10

1.Perché manca la domanda n.2?  eh??
3. Meglio il culatello o l'aragosta? Culatello, senza alcun dubbio, ma anche e soprattutto la mortadella
4. Dove andremo a finire? Sotto terra, prima o poi
5. Qual è il tuo blog preferito?  Diversi, non posso citarne uno solo
6. A che ora fai la cacca solitamente? La mattina
7. A che età il tuo primo bacio?  16 anni
8. Ti è piaciuto? Abbastanza, anche se non sapevo bene se inghiottire la saliva o meno
8bis. Come si chiamava la persona a cui l'hai dato? Vincenzo
9. Possiedi una sveglia? sì
9bis. A cosa servono le valvole termoioniche? Qualcosa che accresce la potenza di un segnale, ma non so come funzionino
10. Da piccolo eri uno sfigato? Un po’
11. E da ragazzino? anche
12. A che età pensi di morire? 90 e lucido
13. Credi che gli altri abbiano una buona considerazione di te? Penso di sì
14. Conosci la differenza fra un dagherrotipo e un oritteropo? Certo, l’ultimo è una specie di maiale
15. se sì, spiegala con parole tue: già detto
16. Ti sei mai innamorato di quella del primo banco? Mai, era una stronza, bacchettona e bruttissima. E poi era una ragazza
17. Sei gay? appunto
18. In caso di catastrofe, se potessi salvare due sole persone, chi sarebbero? Lia e Davide
19. Sei più ricco adesso o 5 anni fa? Uguale.
20. Ti ritieni una persona fortunata? sì
21. Ci sono ancora le mezze stagioni? Come direbbe Betulla, Signora mia, certo che no
22. E la 4 stagioni? Macchè, solo più le pizze
23. Sei razzista? Assolutamente no
24. Se sì, nei confronti di chi? nessuno
25. C'è qualcuno che ti odia? Non credo
26. Hai mai fatto sesso con una persona sposata (non fare il furbo, non valgono quelle sposate con te)? Sposato mai, fidanzato sì, mille anni fa
27. Hai mai visto il papa dal vero? certo che no, ci mancherebbe!
28. Ti piacciono i film western? Per niente
29. Bicicletta o passeggiata? bicicletta
30.
Beatles o Rolling stones? Rolling Stones
31. Genesis o Led Zeppelin?
Genesis. In realtà non mi piacciono poi troppo, ma ho dei gradevoli ricordi legati ai Genesis
32. Tatangelo o Ricchi e poveri? Posso sceglier un clistere d’olio bollente
33. La tua birra preferita? Non bevo nulla da 14 anni
34. Il prossimo oggetto inutile che acquisterai?  Un diffusore catalitico all’aroma arancia amara
35. Come si chiamano i tuoi nonni, vivi o morti che siano? Agnese, Oreste…ma che ti frega?
36. conosci i nomi dei tuoi bisnonni? no
37. Dove vorresti vivere? Non ha molta importanza. Per ora vivo dove ho scelto di farlo
38. Che tempo c'è?  Bello, per fortuna
39. Hai mai misurato il tuo Q.I.? sì
40. Se sei un uomo, quanto spesso metti la cravatta? mai
41. Dimenticavo: se sì alla 39, che punteggio hai ottenuto? Non ricordo
42. E che punteggio hai ottenuto imbrogliando? ?
43. Hai mai giocato a bandiera? Che cos’è?
44. Sei mai stato in un cinema all'aperto? Certo che sì
45. Hai mai provato il tabacco da fiuto? No, solo canne
47. In quante risposte hai raccontato balle? Nessuna, troppa fatica mentire

 
 
 

l'inferno

Post n°821 pubblicato il 27 Febbraio 2010 da alexisdg10

C’è un ragazzino all’inferno che mi segue da quando sono sceso dall’aereo. E’ sporco, coperto da uno straccio che non ha mai visto l’acqua, è scalzo. Ha uno sguardo duro, gli angoli della bocca piegati all’ingiù. “io tuo aiuto!, mi dice subito. Gli spiego che non ho bisogno di alcun aiuto. Si arrabbia, pesta i piedi per terra come un bimbo piccolo, avrà sì e no sedici anni. Mi segue da mattino a sera. “ Alcol? Colla? Crack?” Gli spiego che non ho bisogno di nulla. Una sera torna alle porte dell’albergo dove soggiorniamo con una ragazza, poco più che una bambina. “ Scopatela, è tua, costa 10 dollari” mi dice serio. Lo prendo per un braccio, lo strattono. Lui insiste. Lo alzo di peso e gli stampo un ceffone sul muso. Gli scende una lacrima. “ Prendi me, allora. Ti succhio il cazzo, me lo metti dentro tu o te lo metto io.”  Di notte il caldo umido è esasperante. Non riesco a chiudere occhio. La mattina è sempre lì, mi aspetta fuori. “ Mi chiamo Abel” mi dice un giorno. “ Abel ti porta la borsa, 1 dollaro al giorno, va bene?” Lo prendo per la collottola, lo trascino in una baracca là vicino dove servono caffè bollente. Abel chiede una coca cola. “ Allora stasera ti succhio il cazzo, va bene? Oppure lo succhi tu  a me. Abel sano, no AIDS, lui sano” Si gratta le pulci sulla testa mezza pelata. “Non voglio questo da te Abel, non voglio niente da te” gli spiego. “ Allora tu aiuti Abel, lo aiuti, va bene?” “Dove abiti” gli chiedo “ Lui si guarda attorno “ Vicino al tuo albergo, sul marciapiede. “ Dovresti farti una doccia” gli dico “ E poi? Domani di nuovo sporco” mi risponde. “ Io vengo con te domani e anche dopo” “ Non mi serve nessuno Abel” “ Io seguo te, tu fai foto, io seguo” “ Vado in certi posti che non sarebbero adatti a un ragazzino” Lui ride, non smette di ridere. “ Io vedo tutto, bombe, guerra, io no paura, tu paura, tanta. Io aiuto te per no paura”. Abel mi segue, la sera mi accompagna in albergo, mi saluta con una mano e mi dice “ tomorrow again”. Va avanti così per quindici giorni di fila. Una volta, nella solita baracca di fronte al mio caffè e alla sua coca cola gli chiedo: “ perché non vai a scuola Abel? Ce l’avete qui una scuola” Lui mi guarda strano. “ Soldi, no scuola, scuola non paga” Poi ride. Il giorno della mia partenza mi accompagna all’aeroporto. Ci fanno scendere dal pullman un km prima, per ragioni di sicurezza, dicono. Lui mi aiuta a trascinare la sacca. “ Tu torni, vero? Torni e ti porti via Abel, lo porti con te, lontano” Dal nulla esce fuori una ragazzina. E’ zoppa, ha i piedi che guardano in dentro, il viso deforme, gli occhi strabici, un sorriso ebete stampato sul volto, come una ferita. Mi tocca la mano. “ Mio nome Jasmina” Si trascina dietro di noi, con i suoi piedini storpi, arranca e mi tocca la mano. “ one dollar, please, give me one dollar!” Abel le molla uno schiaffone sul volto. Lei non fa una piega. “ Mendicante cattiva” mi spiega lui. “ Puttana, tu non guardare, non dare niente. La ragazzina continua il suo canto sgraziato “ one dollar, please, just one dollar!”
Metto le mani in tasca alla ricerca di un po’ di soldi. Abel mi strattona di colpo, mi guarda severo, mi tira da un lato “ tu soldi dai a me, non a bambina puttana!” “ One dollar, please, one dollar!!!!” Siamo all’ingresso dell’aeroporto. “Tu qui, tu  parti, io resto. Come back soon, take me away” mi dice Abel e e mi guarda  fisso “ one dollar, give me only one dollar!” Metto  nelle loro mani I soldi che mi restano. Li stringo per un attimo a me, gli tocco le testine rapate. “Come back soon!”.  Il poliziotto addetto al controllo mi esamina il biglietto, il passaporto, poi si accorge dei ragazzini che mi stanno dietro. In un attimo spinge me all’interno e con furia assesta un calcio ad Abel e a Jasmina che stramazzano a terra. Li colpisce ripetutamente, dalle loro bocche esce un lamento sordo. Il poliziotto allora caccia le sue mani nelle braghe di Abel, sotto le gonne di Jasmina e prende loro i soldi che gli avevo dato. “ You dogs” Go away!”. Allora piango senza sosta fino a Madrid. Senza speranze.

 
 
 

Liberia

Post n°820 pubblicato il 06 Febbraio 2010 da alexisdg10

 
 
 

Ciad- Gennaio 2010

Post n°819 pubblicato il 01 Febbraio 2010 da alexisdg10

 
 
 

Ciad-Gennaio 2010

Post n°818 pubblicato il 01 Febbraio 2010 da alexisdg10

 
 
 
 
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REGOLE DEL BLOG

Questo blog è nato come  luogo di svago, come luogo di scambio di opinioni e  di idee, come luogo di confronto,  un posto dove ascoltare un pò di musica e leggere qualcosa . Magari, a volte, qualcosa di stimolante e persino d' interessante. 
E non necessariamente perchè lo scrivo io. 
Un luogo dove poter interagire liberamente. Tutti possono entrare, leggere e commentare purchè si esprima un 'opinione senza offendere chi la pensa diversamente. La libertà di ognuno di noi  cessa  nel momento in cui lede quella di un altro.  La maggior parte delle foto e degli scritti in questo blog  sono  miei, ma alcuni sono anche tratti dal web. Dove possibile sono citati gli autori e le fonti. Se  per disattenzione o perchè non disponibili,  accadesse  che in qualche modo qualcuno di sentisse leso, può tranquillamente scrivermi e la foto o il post verranno rimossi. In questo blog è lecito parlare di tutto. Ed è lecito dissentire. Come è pure  lecito e auspicabile costruire. Il dissenso è legittimo quando è finalizzato alla costruzione e non alla mera distruzione fine a se stessa. Nessun commento sarà mai rimosso o censurato.

 

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PER I VOSTRI VIAGGI CONSAPEVOLI

 Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
I bambini della luna fiutano e aggirano le loro capanne.
Verranno le iguane vive a mordere gli uomini che non sognano
e colui che fugge col cuore spezzato troverà alle cantonate
l'incredibile coccodrillo tranquillo sotto la tenera protesta degli astri. 
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
C'è un morto nel cimitero più lontano
che si lamenta da tre anni
perché ha un paesaggio secco nel ginocchio;
e il fanciullo che hanno seppellito stamane piangeva tanto
che fu necessario chiamare i cani per farlo tacere 
Non è sogno la vita. All'erta! All'erta! All'erta!
Precipitiamo dalle scale per mangiare la terra bagnata
o saliamo al margine della neve con il coro delle dalie morte.
Ma non c'è oblio né sonno:
carne viva. I baci legano le bocche
in un groviglio di vene recenti
e, a chi gli duole, il suo dolore gli dorrà senza tregua
e, chi teme la morte, se la porterà sulle spalle. 
 Un giorno
i cavalli vivranno nelle taverne
e le formiche infuriate
aggrediranno i cieli gialli che si rifugiano negli occhi delle vacche. 
Un altro giorno
vedremo la resurrezione delle farfalle dissecate
e andando in un paesaggio di spugne grigie e di navi mute
vedremo brillare il nostro anello e scaturire farfalle dalla nostra lingua.
All'erta! All'erta! All'erta!
Quelli macchiati ancora di fanghiglia e acquazzone,
quel ragazzo che piange perché non sa l'invenzione del ponte
o quel morto cui rimane soltanto la testa e una scarpa,
bisogna portarli al muro dove stanno in attesa iguane e serpenti,
dove aspetta la dentatura dell'orso,
dove aspetta la mano mummificata del bambino
e la pelle del cammello s'arriccia con un violento brivido azzurro. 
Non dorme nessuno nel cielo. Nessuno, nessuno.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno chiude gli occhi,
frustatelo, figli miei, frustatelo!
Permanga un panorama di occhi aperti
e amare piaghe accese.
Non dorme nessuno nel mondo. Nessuno, nessuno.
Ve l'ho detto.
Non dorme nessuno.
Ma se qualcuno nella notte ha troppo musco alle tempie,
aprite le botole affinché veda sotto la luna
i bicchieri falsi, il veleno e il teschio dei teatri.

Federico Garcia Lorca

 sul comodino ( ma anche per terra e sotto il letto)

 

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