Creato da cinciarella10 il 13/10/2014

L'ODORE DELLA NOTTE

… la notte, secondo l’ora, cambia odore …

 

 

« Poesia del Sudafrica“Siamo insegnanti, mica ... »

Il Ministro Padoan ha perso una ottima occasione per tacere

Post n°623 pubblicato il 24 Maggio 2015 da cinciarella10
 

 

 


Il governo della Corte 

Con i suoi com­menti sulla Corte costi­tu­zio­nale, il mini­stro Padoan ha perso una ottima occa­sione per tacere. E dire che ave­vamo pen­sato di lui che - rispetto ai suoi sboc­cati e can­te­rini col­le­ghi e col­le­ghe di governo - mostrasse un apprez­za­bile self restraint. Quasi uno sta­ti­sta.
Anzi­tutto, è asso­lu­ta­mente con­tra­rio alla cor­ret­tezza e al buon gusto isti­tu­zio­nale, che un espo­nente del governo cen­suri la Corte costi­tu­zio­nale, per qual­siasi motivo. Così come lo sarebbe se cen­su­rasse il Capo dello Stato.
Un governo ha un indi­rizzo poli­tico soste­nuto da una mag­gio­ranza. Parla per atti for­mali, per i quali può essere assog­get­tato a forme di respon­sa­bi­lità poli­tica, col­le­giale o indi­vi­duale.
La Corte è organo neu­trale e di garan­zia, sot­tratto per defi­ni­zione al cir­cuito poli­tico mag­gio­ri­ta­rio, e gene­ti­ca­mente con­trap­po­sto al legi­sla­tore. Esi­ste appunto per can­cel­lare dall'ordinamento le leggi per­ché lesive della Costi­tu­zione. Male farebbe a dire che il governo ha sba­gliato, al di fuori della stretta e for­male moti­va­zione giu­ri­dica della sen­tenza. Stesso riserbo si richiede al governo, che è chia­mato ad attuare le sen­tenze, non a cri­ti­carle.
Qui è esat­ta­mente il punto. Que­sto governo tende a dimen­ti­carsi della Costi­tu­zione, e in spe­cie a sep­pel­lire le sen­tenze della Corte nei cas­setti, tam­quam non essent. L'Italicum grida ven­detta. E ora si aggiun­gono le pen­sioni e - come in altra occa­sione avremo modo di vedere - la scuola. Sti­rac­chiando la verità oltre misura.
Padoan dice che la Corte avrebbe dovuto tener conto dell'impatto della sent. 70/2015 sui conti pub­blici. Ma non vede che in realtà l'ha fatto? Per il domani, la Corte ha lasciato spa­zio al legi­sla­tore per una modu­la­zione anche ampia dei trat­ta­menti pen­sio­ni­stici in ragione delle esi­genze di bilan­cio. Forse per­sino troppo ampia. Non poteva fare altret­tanto per ieri, dal momento che non può modu­lare ridut­ti­va­mente per il pas­sato gli effetti di una sen­tenza di acco­gli­mento in ragione delle con­di­zioni sog­get­tive dei desti­na­tari della norma.
Quando una legge scom­pare per­ché ille­git­tima, non è la Corte a deter­mi­narne le con­se­guenze, ma il regime giu­ri­dico delle sue pro­nunce. Per il pas­sato il man­cato ade­gua­mento a causa della norma dichia­rata inco­sti­tu­zio­nale non era per alcuni più o meno ille­git­timo che per altri. Era ille­git­timo e basta. Né il diritto di alcuni era più o meno diritto che quello di altri. Quindi per il pas­sato si recu­pera ciò che non era stato - ille­git­ti­ma­mente - cor­ri­spo­sto. Se non lo fa il legi­sla­tore par­ti­ranno ricorsi e lo faranno pro­ba­bil­mente i giu­dici. Per il futuro si detta una nuova e diversa disciplina.
L'esternazione di Padoan mostra di essere una giu­sti­fi­ca­zione per la man­cata osser­vanza della sen­tenza della Corte da parte del governo. Con l'aggravante che non solo si dice alla Corte quel che avrebbe dovuto deci­dere, ma si afferma anche la neces­sità di un "coor­di­na­mento". E che signi­fica, esat­ta­mente? Che la Corte avrebbe dovuto chie­dere il per­messo? Che era neces­sa­ria una pre­via intesa? Che al mini­stro dell'economia dovrebbe rico­no­scersi il potere di porre un tetto di spesa vin­co­lante per il giu­dice delle leggi?
In ogni caso, il con­cetto di coor­di­na­mento implica una co-decisione. Ed è qui che l'esternazione di Padoan assume un senso ogget­ti­va­mente inti­mi­da­to­rio. Padoan ha dato un buon esem­pio di come a Palazzo Chigi si intenda il gover­nare. L'esecutivo decide, e gli altri si acco­dano. Se non lo fanno, sono basto­nate media­ti­che, che vanno dallo sber­leffo, al rab­buffo, al cef­fone (s'intende, figu­rato). Il metodo l'abbiamo già visto, soprat­tutto nel per­corso delle riforme. È stato usato per­sino con i pre­si­denti delle assem­blee par­la­men­tari, con il par­la­mento tutto, con le mino­ranze interne, e in genere con ogni forma di dis­senso. Ora, espli­ci­ta­mente, con la Corte.
In realtà con le riforme in atto, dalla Costi­tu­zione alla legge elet­to­rale, dalla scuola alla Rai, e pro­ba­bil­mente anche - spe­riamo di no - con la scelta di ben tre giu­dici costi­tu­zio­nali, si vuole con­so­li­dare il trend. E' que­sta l'Italia che si pre­fi­gura.
Padoan ci ha defi­ni­ti­va­mente con­vinto. Il governo rimanga pure sulle pol­trone, se pro­prio vuole. Ma le sue riforme e per larga parte le sue poli­ti­che sono pro­prio da buttare.

Massimo Villone - Il Manifesto
Sabato 23 Maggio 2015

 

CINCIARELLE



 

I POETI LAVORANO DI NOTTE



I poeti lavorano di notte
quando il tempo
non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

Alda Merini, da "Destinati a morire"

 

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DANZA DELLE STREGHE


Le streghe non si vedono,
ma le streghe ci sono
Nel buio si radunano,
in riva a fiumi e laghi
Corrono senza un frullo,
volano senza un suono
Non le sentono gli uomini,
non le vedono i maghi.

Le streghe sono magiche,
le streghe sono donne
Incendiano le tenebre
con le risa e la danza
Fanno ruotar mantelli,
le favolose gonne
Finché dura la notte,
finché ne hanno abbastanza.

E gli umani le cercano,
le vogliono vedere
Curiosi delle favole,
stupiti delle grida.
E furtivi si accostano,
chini nelle ombre nere
Tremanti di paura,
ubriachi di sfida.

Ma le streghe li sentono,
corrono sulle sponde
Sopra le acque fuggono,
gioiose equilibriste
E per gli umani restano
i cerchi delle onde
Come gonne che ridono:
"Le hai viste? Non le hai viste?"

Bruno Tognolini
da Melevisione
Il libro nero di Strega Salamandra
Giunti Junior Editore

 

BIANCA TRA LE FOGLIE

 

RIMA DELLA RABBIA GIUSTA



Tu dici che la rabbia
che ha ragione
È rabbia giusta
e si chiama indignazione
Guardi il telegiornale
Ti arrabbi contro
tutta quella gente
Ma poi cambi canale
e non fai niente
Io la mia rabbia giusta
Voglio tenerla in cuore
Io voglio coltivarla
come un fiore
Vedere come cresce
Cosa ne esce
Cosa fiorisce
quando arriva la stagione
Vedere se diventa
indignazione
E se diventa,
voglio tenerla tesa
Come un'offesa
Come una brace
che resta accesa in fondo
E non cambia canale
Cambia il mondo

Bruno Tognolini
da "Rime di Rabbia", Salani Editore

 

FILASTROCCA LIBERA




Libero, libera, liberi tutti
Libero l'albero e libero il seme
Liberi i belli di essere brutti
Le volpi furbe di essere sceme
Il fiume libero d'essere mare
Il mare libero dall'orizzonte
Libero il vento se vuole soffiare
Liberi noi di sentircelo in fronte
Libero tu di essere te
Libero io di essere me
Liberi i piccoli di essere grandi
Liberi i fiori di essere frutti
Libero, libera, liberi tutti

Bruno Tognolini,
da Rima rimani, Salani 2002

 

SCONGIURO CONTRO IL NAZISMO FUTURO




Gli abbiamo detto
che la rabbia non è bene
Bisogna vincerla,
bisogna fare pace
Ma che essere cattivi
poi conviene
Più si grida, più si offende
e più si piace
Gli abbiamo detto
che bisogna andare a scuola
E che la scuola com'è
non serve a niente
Gli abbiamo detto
che la legge è una sola
Ma che le scappatoie sono tante
Gli abbiamo detto
che tutto è intorno a loro
La vita è adesso,
basta allungar la mano
Gli abbiamo detto
che non c'è più lavoro
E quella mano
la allungheranno invano
Gli abbiamo detto
che se hai un capo griffato
Puoi baciare 
maschi e femmine a piacere
Gli abbiamo detto
che se non sei sposato
Ci son diritti
di cui non puoi godere
Gli abbiamo detto
che l'aria è avvelenata
Perché tutti
vanno in macchina al lavoro
Ma che la società sarà salvata
Se compreranno
macchine anche loro
Gli abbiamo detto tutto,
hanno capito tutto
Che il nostro mondo è splendido
Che il loro mondo è brutto
Bene: non c'è bisogno di indovini
Per sapere che arriverà il futuro
Speriamo 
che la rabbia dei bambini
Non ci presenti
un conto troppo duro

Bruno Tognolini
da "Rime di Rabbia", Salani Editore
 

I PIEDI
---------------------------------

 

Salgono i piedi per la salita, 
passo per passo finché è finita.
Scendono i piedi per la discesa,
giù verso il basso
che il passo non pesa. 
Piedi leggeri, passi pesanti, 
lungo i sentieri
che portano avanti. 
Passi di marcia rivoluzionaria: 
testa per terra, piedi per aria. 

Bruno Tognolini
da "Rimelandia" 
Il giardino delle filastrocche
Mondadori Newmedia

 

DANZA ARABA

 

JAZZ

 

TEATRO



"Il mio scopo non è insegnarvi a recitare, il mio scopo è aiutarvi a creare un uomo vivo da voi stessi. Il materiale per crearlo dovete prenderlo da voi stessi, dalle vostre memorie emotive, dalle esperienze da voi vissute nella realtà, dai vostri desideri e impulsi, da elementi interni analoghi alle emozioni, ai desideri e ai vari elementi del personaggio che impersonate ... Imparate ad amare l'arte in voi stessi e non voi stesse nell'arte."

Konstantin Sergeyevich
Stanislavskij

 

CINEMA

"Il cinema è composto da due cose: uno schermo e delle sedie. Il segreto sta nel riempirle entrambe." Roberto Benigni

 

GENERALE



Generale,
il tuo carro armato
è una macchina potente.
Spiana un bosco
e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
Ha bisogno di un carrista.

Generale,
il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d'una tempesta
e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
Ha bisogno di un meccanico.

Generale,
l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

Bertolt Brecht

 

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