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VENEZIA 67 - BLACK SWAN

Post n°125 pubblicato il 01 Settembre 2010 da Heidegger79

Se avevo una sicurezza prima di vedere Black Swan, era la mancanza di certezze su questa pellicola. Fosse stata notevole, non mi sarei certo sorpreso, considerando quanto mi era piaciuto l'ultimo lavoro di Aronofsky, The Wrestler. Fosse stata orribile, mi sarei detto che con una storia del genere, il rischio di brutti scivoloni c'era. Insomma, le possibilità erano decisamente variegate. Black Swan non è certo un film perfetto, anzi è pieno di imperfezioni. Ma sono imperfezioni che non mi dispiacciono per niente, perché sono frutto dei rischi presi dal suo regista. Certo, di momenti che non funzionano ce ne sono diversi, ma non si scade mai completamente e a lungo nel ridicolo involontario (no, non è proprio il nuovo Showgirls, per fortuna).
Sarà facile dire che non si tratta di un film totalmente originale e che i modelli presi (Eva contro Eva su tutti) siano dei classici non facili con cui confrontarsi. Ma come capitava con
The Wrestler, a essere originale e soprattutto forte è il modo di raccontare questa storia. E' la credibilità nei minimi particolari a rendere Black Swan un film a cui attaccarsi e da difendere dalle critiche che arriveranno (a sentire certi "buuh" in sala, non saranno poche). Il modo in cui viene analizzata la routine dei ballerini è ammirevole, così come il coraggio nel mostrare il loro lato oscuro, fatto di corpi martoriati e di ferite continue non facili da osservare e che sconvolgono anche più di quelle di Mickey Rourke (anche perché il balletto, a differenza del wrestling, dovrebbe essere l'apoteosi della grazia). E poi, che dire dell'ottimo lavoro di regia di Aronofsky? Il fatto di seguire costantemente i suoi protagonisti e di rendere una sorta di balletto ogni scena è notevolissimo, con una camera a mano che non stanca mai ma ci fa vivere con i personaggi del film. Momenti supremi però sono quelli del balletto vero e proprio, all'inizio e alla fine, che sono assolutamente degni di essere paragonati al lavoro di Powell e Pressburger su Scarpette Rosse.
Ovviamente, Aronofsky conferma ancora una volta di essere un ottimo regista di attori. A meno che il film non venga massacrato, mi aspetto che la Portman venga nominata all'Oscar, perché la sua trasformazione è proprio incredibile e impressionante. E se la Kunis è al servizio della storia senza brillare troppo, le poche scene della Ryder sono da inserire nei momenti migliori della carriera di questa attrice. Anche Cassel, che ha una parte ingrata, se la cava benino e riesce a non strafare come temevo. Buona anche la prova di Barbara Hershey, capace di dar vita assieme alla Portman di momenti molto tesi.
Infine, per i grandi fan di Clint Mansell come me, il Maestro non delude neanche questa volta, riuscendo a utilizzare benissimo e in chiave moderna le musiche del Lago dei Cigni, aiutato da un ottimo lavoro sul sonoro. Peccato solo qualche scena volutamente eccessiva. Ma, come detto, meglio chi sbaglia perché osa di chi fa i compitini svogliati...

 
 
 
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