Creato da NeraAnima il 20/06/2013

Il Circo

Quando il giorno giunge e sentirai dentro di te che qualcuno ti osserva. Se ascolti attentamente quella piccola vibrazione come carezza improvvisa. Se nel voltarti nessuno incrocia il tuo sguardo. Allora capirai che ovunque sarai anche se non innanzi a me io sarò con te...

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Memoria

Post n°5 pubblicato il 05 Gennaio 2014 da NeraAnima
 

 

C'è silenzio nella notte, c'è odore di umido e polvere, c'è calma di zanne e artigli.

Qualche volta resto in quell'oscurità a guardare i miei pensieri che lottano fra di loro per venire avanti e presentarsi con un inchino innanzi ai miei occhi rossi di stanchezza, senza ritegno alcuno, senza la minima premura per il mio cervello che non vuole mai arrestarsi.

Li guardo dal basso del mio trono e mi chiedo perchè vogliano per forza farsi vivi, una domanda a cui è inutile rispondere poiché non li arresterebbe.

Sorrido immaginandomi a prendermi a schiaffi con loro per mandarli via e tornare a guardare il quasi nero del quasi vuoto che mi sta intorno.

Poi mi perdo e ritrovo una fessura in quel pozzo che è dentro di me e una scala sotto il miotrono.

Quei gradini... potrei descriverli uno ad uno, ogni singola crepa o nodo nel legno.

Ogni volta che il piede si poggia su quelle assi, (“sempre più in basso, sempre più giù”), il suono che producono sembra una palla demolitrice che colpisce un muro troppo duro e robusto.

Gira, gira e continua verso il basso, (“conosci la strada non puoi dimenticarla”), dove anni di ricordi e sensazioni si riproducono come polpi protetti dalla loro madre, finchè anch'essa non muore per lasciare spazio alla sua legione di figli.

Era da tempo che non visitavo questo luogo, che non sentivo il corrimano sotto le dita, (“ascolta ciò che pensi e pensa ciò che ascolti, cantavi una volta”), che non odoravo la muffa mista paura e allegria, l'odore incessante della lussuria e del silenzio.

Silenzio […] una parola che ormai non esiste più nella mia testa.

Vorrei smetterla di perdermi per dare spazio a ciò che nascondo, anche se non trapela mai ciò che è davvero, (“ma ci sono e sono tuo come tu sei mio”), ma in fondo è da sempre che lo faccio o almeno da che i miei ricordi possono arrivare.

Scendo senza fermarmi, senza che passo abbia incertezza, so dove mettere i piedi, so dove non posso scivolare, conosco ogni mattone gelido e viscido di questo pozzo, (“lo abbiamo costruito insieme, giostra e muro, tendone e oscurità”).

Meglio che continui a scendere, ormai mi ha sentito e starà già preparando il tè, la panca sarà sempre tra le due lapidi, le lanterne fioche e sporche sempre accese ad illuminare l'entrata chiusa con il lucchetto.

La chiave? Dove l'ho messa? (“non serve lo sai, ci sei dentro, quella ti serve per uscire”).

Un soffio d'anima e che il Lupo Vi protegga

 
 
 
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