Creato da dolcesettembre.1 il 19/10/2010
notizie choc, curiose,strane,assurde, incredibili, dall'Italia e dal mondo

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Alda Merini

E' necessario

che una donna

lasci un segno

della propria anima

ad un uomo...di sè,

perchè a fare l'amore

siamo brave tutte.

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Post n°3858 pubblicato il 28 Settembre 2020 da dolcesettembre.1

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COSì I SELFIE IDENTIFICANO LA NOSTRA PERSONALITà

Post n°3857 pubblicato il 25 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Attenzione ai selfie che pubblicate in Rete. Un nuovo sistema di intelligenza artificiale messo a punto alla Open University di Mosca è infatti capace di utilizzarli per identificare con grande precisione i tratti salienti della vostra personalità. Inquietante? Può darsi. Ma vediamo come funziona…

Il software è stato messo sviluppato dai ricercatori dell'ateneo moscovita e dagli esperti di BestFitMe, azienda specializzata nella ricerca e selezione del personale.

Di che selfie sei? Il team ha invitato 12.000 volontari a compilare un questionario e ha utilizzato le risposte per costruire un database dei tratti caratteriali. Gli stessi volontari hanno inoltre fornito 31.000 selfie che sono stati collegati alle caratteristiche personali identificate.

I programmatori hanno quindi utilizzato questo set di dati per addestrare un sistema di AI e insegnargli ad associare i tratti della personalità alle immagini.

Il risultato è impressionante: un software che a partire dall'analisi dei selfie di una persona ne ricostruisce le caratteristiche psicologiche.

Secondo i ricercatori, già oggi questa tecnologia identifica le caratteristiche di una persona molto meglio di come potrebbe fare un essere umano che ha appena conosciuto il soggetto in questione.

Il software potrebbe essere utilizzato dai siti di incontri per "abbinare" persone tra loro compatibili, ma anche da aziende di marketing per proporre prodotti e servizi tagliati su misura per ciascun consumatore.

https://www.focus.it/images/2020/06/09/l-intelligenza-artificiale-che-analizza-la-personalita-grazie-ai-selfie_w630.jpg

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C'OM'è CAMBIATO IL MODO DI ESPRIMERSI CON IL COVID-19

Post n°3856 pubblicato il 23 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

La Crusca, l'accademia che vigila sulla nostra lingua lancia un allarme: La pandemia ha sdoganato senza ragione troppi anglicismi e discutibili neologismi. Meglio dire"Lockdown"o"blocco"o"serrata"? Perchè"sanificare", dall'inglese sanification, e non semplicemente"disinfettare"? "dropet"o"gocciolina di saliva"?"Tracciamento dei contatti"o"contact tracing"?"Covid free"o"Libero dal covid"? Il Coronavirus parla(e ci fa parlare) una lingua fatta sopratutto di anglicismi. Ma si utilizzano pure espressioni belliche, come"zona rossa", comparsa in Francia durante la prima guerra mondiale per segnalare i territori del Nord-Est del Paese devastati dal conflitto con i tedeschi. E poi ci sono i termini scientifici come"fattore R0", che prima venivano pronunciati solo alle cene fra matematici, mentre ora trovano spazio nei discorsi di tutti i giorni della gente. Il rischio, avverte però la Crusca, è di farsi prendere troppo la mano. Sotto la lente degli esperti dell'accademia sono finiti numerosi neologismi in voga nell'era del Covid-19, tra cui"smartabile", da smart working, termine con cui si indicano le attività lavorative, nel pubblico e nel privato, che è possibile svolgere da casa. Altro esempio:"covidiota", colui che non rispetta le regole di igiene e di sicurezza, attraverso cui si punta a fermare il virus. Alcuni di questi neologismi, più o meno pronunciabili, verranno spazzati via dal tempo, o dal prossimo virus. Contro altri invece, non c'è vaccino, ed è probabile perciò che si solidifichino. Ci sono formule, figlie della pandemia, destinate ad eternizzarsi."Sanificazione" ci fa pensare all'essere sani, ma al suo posto potremmo anche usare la parola"decontaminazione". Prima, la parola"distanziamento" poteva alludere ad una forma emotiva di distacco, mentre adesso fotografa quel metro e mezzo di lontananza che fa da argine al contagio. Le"autocertificazioni" sono diventate durante il lockdown sinonimo di "lasciapassare". Abbiamo imparato cos'è un"paziente zero", una"curva epidemiologica", un"dispositivo di protezione individuale". E se un anno fa, di questi tempi, dicevamo"E' arrivata l'estate", ora invece diciamo"Siamo in fase 2".

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GOMITO O NON GOMITO?

Post n°3855 pubblicato il 21 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Insomma, non ci si può neppure salutare con il gomito. Lo decreta nientepopodimeno che  L'Oms,( l'Organizzazione Mondiale della Sanità). Il motivo è semplice:ci si avvicina fino a toccarsi, quindi, non viene rispettato il distanziamento sociale. Meglio mettersi una mano sul cuore, dicono gli espertoni di Ginevra. Per salutare le persone care, dicono gli altri. Ma una domanda sorge spontanea: e le prsone"non care" come le saluti? Con la mano altrove? L'idea di salutarsi come cavalieri medievali ci viene da ridere. Vabbè, ci si scherza sopra, che altro dobbiamo fare? Se si vuole evitare l'effetto Medioevo, non resta che salutarsi tristemente senza alcun contatto fisico. E la faccenda è imbarazzante. Si esclude per principio la procedura giapponese dell'inchino, che presuppone un minimo di allenamento per scongiurare il doloroso cozzo dei crani. Anche il saluto militare o altri gesti di infausta memoria con l'arto teso sembra da cassare. Di fatto, si resta lì, in piedi, più o meno immobili, con le braccia penzoloni, indecisi se fare la mossa oppure no. Poi, nonostante tutte le cautele e le regole di buon comportamento anti-Covid, c'è sempre qualcuno che ti tende le mano, come ai vecchi tempi, e tu gliela stringi sollevato, felice di tornare per un istante alla normalità. E c'è quello o quella che non vedi da un sacco di tempo, e non resisti a ragalare un abbraccio, a sfiorarsi le guance con un bacio, ad affermare perentoriamente che con questi semplici atti si è ancora vivi e sani. E' sbagliato? Sì, è sbagliato, lo sappiamo. Desideri di ribellione alla Babele di vincoli e precetti, alle direttive che si contraddicono l'un l'altra, all'ansia prescrittiva che si insinua anche nelle più minuscole cose della nostra quotidianità. Dagli alunni a scuola che non possono neppure passarsi la gomma da cancellare, e al banale saluto col gomito che da un giorno all'altro diventa vietato. D'accordo, non andiamo in luoghi affollati, portiamo la mascherina, laviamoci e disinfettiamoci le mani, ma almeno il saluto col gomito lasciatecelo!





 
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ADESSO SUI SOCIAL TRIONFA LA BODY POSITIVITY

Post n°3854 pubblicato il 18 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Basta con le donne magre come stecchini. Finalmente vengono sdoganate le donne con le curve, che sono quelle vere. Curvy non significa grassa, ma si riferisce a tutte quelle donne che si sentono a loro agio con il proprio corpo. La strada è intrapresa a giudicare dai 18 milioni raggiunti dagli hashtag#bodypositive e #bodypositivity, che sono stati citati quest'estate su Instagram e riguardano l'accettazione di sè. Tutto, come molti fenomeni negli ultimi tempi, parte dai social, con una filosofia di fondo. Non siamo tutte taglia 40, toniche, con muscoli scolpiti e glutei di marmo. Non lo siamo a 20 anni tantomeno a 50. Una delle ultime a schierarsi dalla parte della "bellezza naturale"è stata la cantante Arisa, che ha postato un selfie in bikini."E' importante amare il proprio corpo e accettarlo in qualsiasi modo si presenti, non esiste un corpo giusto o un corpo sbagliato". Una decina di anni fa, anche le riviste di moda avevano dichiarato guerra alle anoressiche. Vogue Italia aveva dedicato una famosa copertina e un servizio fotografico dal titolo Belle Vere, in cui le modelle avevano posato in lingerie mostrando il loro corpo morbido e sexy. Oggi, Laura Brioschi, modella e imprenditrice, con il profilo lovecurvy da 500 mila follower, usa la formula "Le curve non sono un crimine"mostrando le sue rotondità. Non mancano le attrici. Vanessa Incontrada, da sempre non nasconde le sue curve, è diventato famoso il suo monologo in tv sull'imperfezione, come anche Kim Kardashian che non è proprio filiforme. Punta sull'ironia la modella Nyome Nicholas-Williams che ha prestato la sua immagine per marchi come Adidas e Dove. Perchè la bellezza femminile deve passare dall'unicità di ciascuna.

ARISA
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LAURA BRIOSCHI

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VANESSA INCONTRADA

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KIM KARDASHIAN

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NYOME NICHOLAS-WILLIAMS


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LE ORIGINI STORICHE DELLE DIVISE DELLE SQUADRE DI CALCIO DI SERIE A

Post n°3853 pubblicato il 16 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Le storie delle divise delle squadre di calcio celano spesso aneddoti curiosi e divertenti: c'è chi ha "copiato" dall'Inghilterra e chi ha imitato la Grecia olimpica, qualcuno addirittura si è ispirato ai Salesiani di Don Bosco. Ecco la storie delle maglie delle squadre della serie A, una per una.
< 1/14 > L'Inter e la matita Il 9 marzo 1908 un gruppo di soci del Milan decide di abbandonare il sodalizio e di fondare una nuova squadra, il Football Club Internazionale Milano: l’Inter. La scelta dei colori fu affidata a uno dei transfughi, Giorgio Muggiani, di mestiere illustratore e cartellonista. Questi, osservando una delle matite bicolori (metà rossa, metà blu) che erano sulla sua scrivania, decise che le maglie interiste sarebbero state... “contrarie” a quelle del Milan: così, al posto delle strisce rosse dei “cugini”, disegnò quelle azzurre. Che insieme a quelle nere, da allora, formano la divisa dell’Inter.



< 2/14 > La Juventus e la biancheria Vale anche per chi non è appassionato di calcio: dici Juventus e pensi subito alle strisce bianconere. Eppure la divisa originale (1897) era ben diversa. Le prime casacche erano rosa, perché per realizzarle fu impiegato il tessuto rimasto nel magazzino del padre di uno dei fondatori della squadra, che commerciava biancheria femminile. E forse per dare un tono più “maschile” al tutto, fu aggiunto un cravattino nero. Nel 1903, per rinnovare il look, si chiese aiuto a un socio inglese del club, residente a Nottingham: questi inviò una partita di maglie della locale squadra del Notts County e da allora le due squadre hanno divise uguali. Il rosa, invece, è rimasto come colore dominante per la maglia di riserva, ma solo in alcune stagioni. Nella stagione 2019/2020 il rosa compare anche nella prima maglia, in un inserto che separa il bianco e il nero disposti, quest'anno, in modo inconsueto.

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< 3/14 > Il Napoli e i Borbone Il club campano (fondato nel 1926) è frutto della fusione di due squadre: l’Internazionale (nata nel 1911), che giocava con maglie azzurre in onore dei Borbone e degli Angioini, e il Naples (attivo fin dal 1903), per il quale i fondatori avevano scelto strisce di colore celeste e azzurro, come il cielo e il mare che si potevano ammirare guardando il Golfo. Nonostante proprio il Naples, per ragioni d’età, sia da considerare la vera antenata del Napoli, per la scelta dei colori sociali ha prevalso l’azzurro dell’Internazionale che da allora, ininterrottamente (salvo qualche variazione sulla tonalità e sui motivi decorativi), caratterizza le divise del club partenopeo.

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< 4/14 > La Fiorentina e il fascino ungherese Oggi i suoi tifosi la chiamano affettuosamente “la viola”, per via del colore della maglia. Eppure agli esordi (1926) la Fiorentina aveva una maglia bianca e rossa (col giglio comunale sul petto) per mantenere vivo il ricordo del Club Sportivo Firenze (che aveva divise rosse) e della Palestra Ginnastica Libertas (maglia bianca) dalla cui fusione la squadra toscana era nata. Questo fino a quando, nel 1928, si giocò una partita contro l’Uijpest di Budapest: il presidente Luigi Ridolfi, folgorato dal viola delle divise avversarie, decise che, da quel momento, anche la Fiorentina avrebbe usato quel colore per distinguersi dalle altre squadre. Dal 1928 la maglia della Fiorentina è rimasta pressoché uguale, a parte qualche variante sui dettagli, come polsini, colletto ecc., che talvolta sono bianchi.

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< 5/14 > La Roma, l'oca e il bue La Roma nacque nel 1927 dalla fusione di tre squadre all’epoca già attive nella Capitale: Alba, Fortitudo e Roman Football Club. Proprio i colori di quest’ultima,tratti dallo stemma municipale, furono mantenuti per le divise della nuova squadra. Da allora la maglia restò pressochéinvariata (con l’eccezione di un modello usato negli anni Ottanta, che aveva stravaganti fasce giallo-arancione sulle spalle) e solo la “definizione” dei colori, dopo la caduta del fascismo, fu riveduta: il rosso porpora e ilgiallo oro, che evocavano i fasti di Roma imperiale, cedettero il passo ai più bonari “giallo becco d’oca” e “rosso sangue di bue”.

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< 6/14 > Sampdoria = Sampierdarenese + Andrea Doria Tra le squadre italiane nate da una fusione, la Sampdoria è quella che ha mantenuto più evidenti le tracce dei club “genitori”, Sampierdarenese e Andrea Doria. Nel nome, ma anche nella maglia, che dalla prima ha tratto il bianco e la fascia rossonera, mentre dalla seconda il blu e lo stemma di Genova con la croce di San Giorgio. L’originale divisa, da cui deriva il soprannome “blucerchiati” riservato a calciatori e tifosi del club, è stata eletta qualche anno fa “la più bella del mondo” in un sondaggio indetto dalla rivista Guerin Sportivo.


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< 7/14 > Il Milan, il fuoco e la paura “I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari”: così parlava la sera del 16 dicembre 1899 (il 13 secondo altre fonti), Herbert Kiplin, fondatore del Milan Cricket and Football Club, durante la presentazione della nascente squadra di calcio. La divisa prescelta, rimasta da allora inalterata o quasi, fu una camicia di seta a strisce con lo stemma di Milano sul petto. Quest’ultimo fu eliminato, negli Anni ’40, e poi reintrodotto: una prima volta nel 1999 per il centenario del club, poi per un paio di stagioni a partire dal 2014. Successivamente lo stemma comunale è tornato in soffitta per lasciare spazio a quello del club.


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< 8/14 > Il Genoa e l'Inghilterra È il 1893, un gruppo di inglesi trapiantati a Genova fonda la società sportiva Genoa Cricket and Athletic Club, che, qualche anno più tardi, inizia a praticare anche il football. All’inizio i giocatori usano le casacche bianche del team di cricket; poi, nel 1900, la prima “vera” maglia: a strisce bianche e azzurre, come quelle dello Sheffield Wednesday, tra i più importanti club dell’Inghilterra, culla del calcio. L’anno seguente, la scelta definitiva: dopo un referendum tra i soci, si adotta la maglia a quarti rosso granata e blu, forse per onorare i colori della bandiera britannica.

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< 9/14 > Il Torino e la brigata Savoia Nella prima partita della sua storia (dicembre 1906) il Torino sfoggiò la divisa a strisce nere e giallo oro del Football Club Torinese, la squadra con cui, qualche giorno prima, un gruppo di “separatisti” della Juventus aveva stretto un accordo per formare un nuovo club. I colori, che potevano ricordare gli Asburgo, nemici dei Savoia, furono abbandonati a favore del rosso granata che – secondo alcune fonti – fu scelto per ricordare la cravatta dei soldati di quella Brigata Savoia che, duecento anni prima (quando si chiamava ancora III Reggimento “Savoia Cavalleria”), aveva contribuito a liberare Torino dall'assedio franco-spagnolo. Secondo altre fonti il colore granata fu voluto da un dirigente di origine svizzera, per imitare la squadra elvetica del Servette.

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< 10/14 > La Lazio e la Grecia olimpica Prima ancora di dedicarsi anche al gioco del pallone, la Lazio era una “Società Podistica” (fondata nel 1900) i cui colori sociali, bianco e celeste, vennero scelti in omaggio alla bandiera della Grecia, Paese che appena 4 anni prima aveva ospitato la prima edizione delle Olimpiadi moderne. Nel 1901 nacque la squadra di calcio, che all’inizio adottò una semplice maglia bianca. La prima vera divisa arrivò l’anno dopo: una camicia di flanella a scacchi bianchi e celesti, cucita dai familiari degli stessi calciatori. Nel 1910 fu sostituita dalla tradizionale maglia celeste. A partire dagli anni Ottanta, e soltanto in alcune occasioni, la Lazio ha adottato la "maglia bandiera", caratterizzata dal logo di un'aquila (simbolo della società).


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< 11/14 > Atalanta, niente bianco Non tutti sanno che il nome completo della squadra che oggi rappresenta la città di Bergamo è Atalanta Bergamasca, questo perché il team nacque nel 1920 dall’unione di due club: l’Atalanta (che usava una maglia a strisce bianche e nere) e la Bergamasca (divisa a strisce biancazzurre). Gli effetti della fusione non si limitarono al nome adottato dalla nuova squadra, ma si estesero in qualche modo anche ai colori sociali: dalle divise delle squadre “genitrici”, infatti, fu eliminato il bianco e si conservarono il nero (dell'una) e l'azzurro (dell'altra) per dare vita alla tradizionale divisa a strisce nere e azzurre che da allora contraddistingue l'Atalanta.

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< 12/14 > Il Bologna e il collegio svizzero Nei primi anni del ’900 un gruppo di giovani appassionati bolognesi si riuniva nella locale Piazza d’Armi per praticare il gioco del calcio, disciplina che contava già un discreto numero di seguaci. Uno di loro, tale Arrigo Gradi, si presentava agli allenamenti indossando la bella casacca rossa e blu della squadra di calcio dell’Istituto che qualche anno prima aveva frequentato in Svizzera, il collegio Wiget di Rorschach. La maglia piacque al punto che, quando nel 1909 Gradi e compagni fondarono il Bologna Football Club, per la divisa adottarono gli stessi colori.


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< 13/14 > La SPAL e Don Bosco La squadra di calcio di Ferrara, il cui acronimo sta per Società Polisportiva Ars et Labor ha adottato fin dal principio i colori che la rappresentano ancora oggi, il bianco e l'azzurro. Questo si deve alla circostanza che la fondazione della squadra, nel 1907, avvenne per iniziativa di un sacerdote salesiano, Pietro Acerbis, che nella scelta dei colori sociali si ispirò a quelli dello stemma della congregazione fondata da Don Bosco. Inizialmente la divisa era completamente azzurra con le maniche bianche, successivamente sono comparse le attuali strisce, la cui larghezza è un po' variabile a seconda delle stagioni. Solo per una breve parentesi negli anni Quaranta, i calciatori della SPAL hanno indossato divise bianconere.


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< 14/14 > Tutte le altre: i colori municipali e... A determinare i “colori sociali” di un club non sono sempre il caso, l'origine geografica dei fondatori o il desiderio di distinguersi dai rivali. Molti dei club di Serie A, per i colori della divisa, fanno riferimento alle insegne municipali: è il caso del rossoblu del Cagliari, del bianconero dell'Udinese (al centro, in basso) e del gialloblu dell'Hellas Verona (in alto, seconda da sinistra) il bianco-azzurro del Brescia (in alto, terzo da sinistra). Le insegne comunali hanno ispirato anche il Parma (in basso a sinistra) che adotta una divisa bianca con una croce nera, simbolo presente anch'esso nello stemma cittadino (riservando i colori gialloblu dello stemma per la divisa di riserva). Per il Lecce (in alto a destra) il giallo e il rosso sono quelli dello stemma provinciale.Nessuna notizia, infine, sul Sassuolo: sull'origine dei suoi colori (nero e verde) nemmeno i dirigenti sono in grado di fare luce.


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SCUOLE O SANATORI?

Post n°3852 pubblicato il 11 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Il ritorno a scuola fra pochi giorni per la maggioranza delle Regioni si prospetta come un incubo per tutti gli italiani,o quasi. Tanto per cominciare, non si sa se le aule ci saranno, e dove, e come verranno organizzate, se con i famosi banchi a rotelle, i banchi singoli o i vecchi banchi a due posti segati a metà, seguendo l'idea creativa di qualche Preside-Falegname. Per ora sembra certo che gli alunni debbano entrare a scuola muniti di mascherina, solo quella usa e getta, certificate come dispositivi medici, perchè le misure di prevenzione anti-Covid disposte dal Ministero non ammettono le mascherine in tessuto, considerate meno sicure. Percorsi obbligati per entrare e per uscire dal plesso scolastico. Mascherina ora sì, ora no, ma sempre a portata di mano. Misurazione quotidiana della temperatura,a casa, ogni mattina, e se l'alunno/a ha 37,5 di febbre, niente scuola. Lavaggio delle mani più volte al giorno.Uso dei distributori di gel, distanziamento dai compagni anche durante la ricreazione. E poi le classi sfalsate, il lunedì in aula e il martedì a casa, la famigerata didattica a distanza che incombe. Il compagno positivo che potrebbe mandare in quarantena tutto il gruppo o addirittura la scuola intera se viene certificata come un focolaio. Ma è questa la vita che spetta ai nostri figli? Il Pedagogista Daniele Novara, sostiene"La scuola è stata commissariata dalla Sanità con un senso di angoscia che genere un eccesso di protocolli e procedure. Anche l'obbligo di far indossare alle educatrici degli asili-nido, tute, mascherine, visiere e guanti: un trauma per i piccoli. Impossibile fare scuola se non puoi fare nulla, ma così ledi i diritti dei bambini e la libertà di insegnamento. Dobbiamo riaprire scuole, non sanatori".



 
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SCOPERTO IL RESPONSABILE DELL'ODORE SGRADEVOLE DELLE ASCELLE

Post n°3851 pubblicato il 10 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Il responsabile dell'odore sgradevole delle ascelle è un enzima chiamato"Bo". Lo hanno scoperto i ricercatori dell'università di York. La loro ricerca accurata è stata pubblicata in questi giorni sulla rivista Scientific Report. L'acronimo dell'enzima Bo sta per "Body Odour". Indica l'odore sgradevole  che le ghiandole sudoripare delle ascelle sono in grado di produrre ed emanare. L'enzima Bo sopravvive a lungo sotto le ascelle. Ha la capacità di trasformare una molecola senza un odore particolare, in un composto dall'odore sgradevole. Già in passato, i ricercatori avevano individuato un gruppo di batteri facenti parte del microbiota naturale della nostra pelle. Questi batteri sono in grado di produrre dei composti organici chiamati Tioalcoli. Quest'ultimi sono costituiti prevalentemente da zolfo e sono i resonsabili della famigerata puzza. Una volta che viene rilasciato attraverso il sudore, questo composto è capace di mutare in un sottoprodotto di tipo tioacolico. E' proprio quest'ultimo che scatena l'odore pungente e acido sulle ascelle.


 
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Buon Martedi

Post n°3850 pubblicato il 08 Settembre 2020 da dolcesettembre.1

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MA LA TRANS CHE CENTRA?

Post n°3849 pubblicato il 03 Settembre 2020 da dolcesettembre.1
 

Sull'onda delle proteste «black lives matter», negli ultimi due mesi abbiamo assistito agli sfregi di Baltimora, Chicago, Boston, Richmond e altre città degli Usa. Con una semplificazione insensata, lo sdegno per l'ingiusta morte di George Floyd a Minneapolis è stato trasformato nella damnatio memoriae di Colombo, considerato non colui che scoprendo l'America ha modificato il corso della storia dando inizio all'era moderna, ma solo un colonizzatore e uno sterminatore di nativi americani. Quindi il grande marinaio oggi viene considerato da una frangia di cittadini statunitensi indegno di troneggiare in parchi o piazze del loro Paese e a Los Angeles, Seattle, San Francisco, Denver e Washington hanno addirittura abolito il Columbus Day.

 

La grottesca escalation ha ora spinto alcune amministrazioni locali a sostituire i monumenti del grande italiano, com'è accaduto a Elizabeth, nel New Jersey. Con una petizione sul web firmata da 166mila persone, infatti, verrà eretta per la prima volta negli Stati Uniti una statua in onore della transgender Marsha P. Johnson,(foto) che sorgerà vicino al municipio al posto di quella di Cristoforo Colombo, il quale secondo i firmatari «non è una figura da celebrare». L'annuncio è stato dato la scorsa settimana, poco dopo quello del governatore di New York Andrew Cuomo che il 24 agosto, in quello che sarebbe stato il 75esimo compleanno di Johnson, le ha dedicato un parco a Brooklyn: «Sono fiero di fare questo annuncio. New York è in debito con lei».

 

«Dovremmo commemorare Marsha P. Johnson per le cose incredibili che ha fatto nella sua vita e per l'ispirazione che è stata ed è per i membri della comunità Lgbtq in tutto il mondo, in particolare le donne trans nere», si legge nella petizione online. E così le viene dedicata una statua mentre i monumenti di figure storiche venivano deturpati, abbattuti o rimossi durante o in seguito alle proteste. «Questo è un momento davvero eccezionale per esaminare perché l'America celebra un passato pieno di colonizzatori, assassini e persone che hanno oppresso altre persone per decenni», ha spiegato in un'intervista alla Nbc Steven G. Fullwood, storico e co-fondatore del Nomadic Archivists Project. «E poi abbiamo qualcuno come Marsha; abbiamo l'opportunità di resettare e ripensare quello che pensiamo della libertà in questo paese».

 

Ognuno è libero di celebrare le icone che preferisce, ma demolire e rinnegare la storia è tutt'altra faccenda. Con la sostituzione della statua di Colombo a Elizabeth, come l'abbattimento di altri monumenti dedicati al grande navigatore o ad altri personaggi storici, stiamo assistendo a una manipolazione del passato, in cui gli eventi vengono semplificati, banalizzati e poi trasformati in una narrazione bislacca, in cui devono regnare i buoni mentre i presunti cattivi vanno cancellati dalla memoria. E così, seppure inizialmente spinta da desiderio di giustizia, questa massa di fanatici e finti buonisti si è lanciata nella profanazione di stature e cimiteri e ha trovato, purtroppo anche a casa nostra, solidarietà e sostegno per delle azioni che sono soltanto da condannare.

 

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LE BOLLE DI SAPONE DELLA DISCORDIA

Post n°3848 pubblicato il 31 Agosto 2020 da dolcesettembre.1
 

Un bimbo fa le bolle di sapone sul balcone della sua abitazione in via dei Velieri a Ostia. Nelle ultime settimane, anche a causa del lockdown, ne ha fatte di più. Ed è capitato che qualcuna finisse sul balcone della vicina di casa. Una cosa da poco, che in genere non infastidirebbe nessuno. Soprattutto considerando che il piccolo, di otto anni, è affetto da autismo. E le bolle di sapone sono uno dei pochi modi che la madre, che ha altri due figli ed è affetta da sclerosi multipla, ha per farlo stare bene e aiutarlo a distrarsi. Succede però che la vicina di casa non ami le bolle di sapone del piccolo e abbia ingaggiato un'insensata guerra contro di lei. Facendole prima scrivere dal suo avvocato e chiamando poi i vigili urbani.
La notizia è riportata da Il Messaggero, che ha raccolto la testimonianza della madre del bimbo autistico, sconvolta e umiliata per quanto accaduto. "Purtroppo – ha raccontato la donna – Brando durante l’emergenza Covid ha visto strapparsi via tutte le sue sicurezze: negozi chiusi, scuola e terapie assenti. Circostanze che lo hanno portato a essere ogni giorno sempre più triste, nonostante tutti i miei sacrifici nel trattenerlo. Così ho dovuto fargli fare più bolle di sapone del dovuto. La sua passione, le vede formarsi colorate e grandi e poi le segue con lo sguardo mentre volano via, lontano chissà per quali cieli. Molte, però, non vanno lontano ma cadono giù dalla condomina del piano terra".

La donna ha prima mandato una lettera alla madre di Brando tramite il suo avvocato, intimando di smetterla con le bolle di sapone. Poi ha chiamato i vigili urbani, chiedendo che fosse multata. La Polizia Locale, costretta a intervenire nel caso venga fatto un esposto, si è recata a casa della donna. A quanto appreso da Fanpage.it, una volta compresa la situazione i vigili sono andati via, senza ovviamente nessuna conseguenza per la donna e il suo bambino. "Mi sono sentita come se io e mio figlio fossimo dei criminali – conclude la donna, nella sua intervista a Il Messaggero – Lui ha sempre più bisogno di attenzioni e uno dei pochi modi per riuscire a distrarlo sono quelle bolle di sapone".




 
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MASSIMO BOLDI ORA FA IL COMPLOTTISTA

Post n°3847 pubblicato il 28 Agosto 2020 da dolcesettembre.1
 

L'attore Massimo Boldi, su Facebook si scaglia contro"i potenti del pianeta"che, secondo lui, vogliono terrorizzare il Mondo e  contro le mascherine da"Pecos Bill", con cui, secondo l'attore,"i potenti" vogliono tappare la bocca al popolo. Ecco l'imbarazzante testo integrale della "sparata".:"Stiamo vivendo un Mondo che NON va per niente bene. I potenti padroni del pianeta hanno dichiarato guerra a se stessi, non importa cos'è accaduto, non basta, vogliono terrorizzare il Mondo ancor di più mari, Monti, regioni, Stati. Il popolo ha paura, teme la fine di un Mondo a loro perfetto così come l'hanno conosciuto, non vogliono tapparsi la bocca con mascherine da "Pecos Bill". Forse è tempo che ritorni il Salvatore dei Mondi, sì, Lui, il supremo nostro Signore che si manifesti in qualsiasi forma atta a combattere la malasorte e l'indifferenza dei governi di ogni Stato, i padroni del Mondo, cacciandoli per sempre dal Paradiso Terrestre. Lo dico e lo ripeto. Ci vuole pazienza e coraggio, ma vinceremo ancora dopo 2000 anni". Boldi si è Celentanizzato? Chi sono i padroni del pianeta? Perchè Mario Monti? Dove sta il Paradiso Terrestre? Un fan gli ha risposto:"Cipollino, tranquillo, adesso restituisci il telefono alla badante. Prendi le pastiglie che ti ha consigliato il Geriatra, metti su un bel filmone dei tuoi e poi vedrai che tutto questo ti sembrerà solo un brutto sogno. Un abbraccio".


 
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QUANDO PER UN TATUAGGIO SI RISCHIA LA CARRIERA

Post n°3846 pubblicato il 21 Agosto 2020 da dolcesettembre.1
 

Il caso di Arianna Virgolino, 31 anni,(foto) Agente della Polizia Stradale, costretta a restituire il distintivo, la divisa e la pistola, da una sentenza del Consiglio di Stato che l'aveva condannata per un cuore con coroncina disegnato sul polso(poi rimosso), è l'ennesimo capitolo della guerra che le Forze Armate e di Pubblica Sicurezza combattono da tempo contro i tatuaggi. Arianna Virgolino aveva superato le preselezioni per l'ingresso il Polizia, piazzandosi ai primi posti tra 89 mila candidati. A quel punto, si era sottoposta ad alcune costose e dolorose applicazioni laser per la parziale cancellazione del tatuaggio, ma, durante le successive visite, un medico si era accorto della cicatrice e aveva decretato la sua esclusione dal concorso. La ragazza aveva fatto ricorso al Tar, il Tribunale Amministrativo,vincendo in primo grado. Il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza. Il riferimento normativo in materia è la direttiva emanata il 26 Luglio 2012 dallo Stato Maggiore della Difesa. Chi fa parte delle Forze Armate e dei Corpi di Polizia Giudiziaria, non può avere tatuaggi di qualunque genere sulle parti del corpo non coperte dall'uniforme estiva:braccia, polsi, mani, collo, volto. Consentiti quelli sul petto, spalle e gambe(ma non per la donna che indossa la gonna d'ordinanza). Sono proibiti, su qualsiasi parte del corpo, i tatuaggi dai contenuti osceni, con riferimenti sessuali, razzisti, di discriminazione religiosa e che possono portare discredito alle Istituzioni della Repubblica Italiana e delle Forze Armate. Tocca ai medici dei concorsi o ai comandanti di reparto sanzionare le violazioni.


 
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CON IL CORONAVIRUS L'ARTE DEL VETRO DI MURANO RISCHIA DI SPARIRE

Post n°3845 pubblicato il 14 Agosto 2020 da dolcesettembre.1
 

La pandemia di Covid-19 ha messo in ginocchio il turismo e molte attività in Italia. Tra queste ce n’è una, in particolare, che rischia di sparire dopo oltre mille anni: è l’arte del vetro di Murano.

A causa, prima, dell’acqua granda a Venezia e, poi, dell’emergenza Coronavirus, le vendite sono precipitate e molte botteghe hanno deciso di non riaprire, anche e soprattutto per gli alti costi di gestione impossibili da coprire al momento. Si pensi che, per tenere accesa una fornace, solo di gas si pagano 5 mila euro al mese.

In passato, l’arte del vetro di Murano, con le sue 6 mila fornaci, dava da mangiare a ben 10 mila famiglie. Negli anni novanta sono crollate a 1500. Ora ne restano 600. Almeno sulla carta sono 150 le aziende ancora in attività, ma quelle con forno proprio sono meno della metà.

Prima della pandemia di Coronavirus, il giro d’affari era pari a 140 milioni di euro lordi all’anno, ma ora il calo tocca l’85%. Secondo i vetrai, se entro 2 mesi gli ordini non ripartiranno, l’arte del vetro di Murano, dopo oltre mille anni, potrebbe davvero estinguersi.

Nel corso degli anni, oltre alle emergenze, dall’acqua granda al Covid-19, altri fattori hanno contribuito al declino dell’arte del vetro di Murano. Tra questi spiccano il cambio del gusto, il crollo della capacità di spesa, la concorrenza globale e la falsificazione. Molti oggetti spacciati come vetro di Murano, infatti, sarebbero in realtà di provenienza asiatica e est-europea, dove la produzione ha costi molto inferiori. I pezzi unici creati sull’isola di Murano, invece, costano migliaia di euro ma ormai lo scontrino medio delle botteghe si ferma a 16 euro.

L’arte del vetro di Murano è stata inserita recentemente tra le eccellenze italiane da riscoprire durante l’estate 2020. A giudicare dall’allarme lanciato dai vetrai, però, questo appello non è stato ancora accolto.


 
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SE ALLA POSTA DEL CUORE RISPONDE UN MITO

Post n°3844 pubblicato il 10 Agosto 2020 da dolcesettembre.1
 

Non importa che tu sia adolescente alle prese con le prime cotte, o 35enne single, oppure reduce da una separazione. Nella maggior parte dei casi, finchè non trovi ciò che per te rappresenta l'amore, ti sembra che manchi un pezzo. Romeo e Giulietta, da secoli, sono il simbolo dell'amore e dell'impegno a battersi per ottenerlo nonostante le ostilità. E da alcuni decenni il fenomeno delle lettere spedite o consegnate a mano a Verona, è aumentato esponenzialmente: alla protagonista della tragedia di Shakespeare ne vengono indirizzate a migliaia. Ma chi risponde a questi appelli? A Verona, in un vicolo del centro, c'è un piccolo ufficio(foto) che dà su una corte interna: è il Club di Giulietta. Le lettere provengono da tutto il Mondo:Stati Uniti, Spagna, Sudamerica, Russia, Germania, Italia, perfino dall'Australia e dal Vietnam. A inviarle, o a lasciarle in una cassetta nei pressi del Club di Giulietta sono per l'80% donne, che chiedono un consiglio o anche solo una parola di conforto. Ogni lettera o e-mail viene catalogata o presa in carico da una delle tante"segretarie di Giulietta(foto) che offrono il loro aiuto volontario al Club aperto a tutti."Riceviamo circa 10 mila messaggi all'anno", dice la responsabile."C'è chi non riesce a confidarsi con i propri cari e preferisce rivolgersi al mito di Giulietta. Noi siamo quì non per giudicare, bensì per ascoltare, infondere coraggio dove serve, ricordare che l'amore c'è ed esiste". L' archivio ormai conta quasi 300 mila lettere e bigliettini catalogati per anno. Il gruppo storico è formato da una trentina di segretarie. "Questo servizio è una sorta di terapia sia per chi scrive, sia per chi risponde". Aggiunge la responsabile. Basta non avere fretta: le lettere sono così tante che sono necessari alcuni mesi, Ma Giulietta si impegnerà a rispondere.

https://dilei.it/wp-content/uploads/sites/3/2020/01/le-segretarie-di-giulietta.jpg?w=786&strip=all&quality=90



 
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DOPO IL CORONAVIRUS GLI ITALIANI COMPRANO DI PIù ONLINE

Post n°3843 pubblicato il 07 Agosto 2020 da dolcesettembre.1
 

Sono oltre due milioni i nuovi consumatori italiani che da inizio anno si sono affidati alle piattaforme online per fare acquisti. Un boom clamoroso,registrato specialmente tra i mesi di Marzo e Aprile, nel periodo in cui è iniziata la quarantena, quando gli acquisti digitali sono cresciuti del 162,1%, e in cui il 77% delle aziende che possiedono uno store sul web ha dichiarato di aver acquisito nuovi clienti. Ma la carica dell'ecommerce è proseguita anche dopo le riaperture, riferisce la piattaforma Qaplà che ha elaborato i dati Istat con un più 68,5% a Maggio 2020 rispetto al Maggio 2019. E positivi sono anche i primi riscontri di Giugno a conferma che il trend avviato con il lockdown non è destinato ad affievolirsi in breve. Dell'exploit hanno sicuramente beneficiato le big company come Amazon e eBay, ma anche le piccole e medie aziende italiane che, grazie all'utilizzo di una piattaforma dedicata, hanno rinnovato il proprio legame di fiducia con la clientela e sono riuscite a limitare i danni economici causati dal virus. Prodotti per animali, farmacia, vino e bevande, bellezza e cosmetica, bricolage, sono i settori che hanno trainato e trainano le consegne a casa. Se da una parte il virus ha ridotto ulteriormente la mobilità, dall'altra, i dati evidenziano la grande capacità di adattarsi alle nuove tecnologie.



 
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LA 14ENNE CHE HA IN CASA 6 PITONI GIGANTI COME ANIMALI DOMESTICI

Post n°3842 pubblicato il 05 Agosto 2020 da dolcesettembre.1
 

Una 14enne indonesiana pare stia facendo particolare scalpore in lungo e in largo per il web grazie allo sfoggio di una compagnia molto particolare. Cosa farsene di gattini, cagnolini e soffici coniglietti quando si possono avere ben 6 pitoni come animali domestici? Dev’esserselo chiesto anche questa adolescente di nome Chalwa Ismah Kamal che vive a Purworejo, Giava Centrale. La nonchalance con la quale fa i compiti circondata da serpenti che potrebbero facilmente ingoiare un uomo in un sol boccone è forse un filino inquietante…

Con lei anche il fratello minore, affatto impressionato dalle gigantesche creature striscianti che occupano una buona fetta della casa. Secondo quanto riportato dalla ragazza stessa al sito locale Lampung77, i serpenti sarebbero vittime di numerosi stereotipi negativi. Chalwa vive con i suoi enormi amici striscianti da quando aveva solo 4 anni e la sua incolumità, a sentir parlare lei, non è mai stata in pericolo.

Le foto ed i video della giovanissima Chalwa mentre gioca con i pitoni, si fa il bagno e legge senza quasi notare la mole di carne oblunga che le occupa il letto intero, hanno presto fatto il giro del mondo cibernetico. La ragazza, che pare abbia aperto il suo profilo Instagram appena un mese fa, ha presto fatto il botto, impressionando utenti in tutto il mondo. Ora è una vera e propria star su TikTok, con oltre un milione di utenti impazienti di fagocitare nuovi contenuti pieni di pitoni.

https://www.commentimemorabili.it/wp-content/uploads/2020/07/pitoni-animali-domestici.png

 
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IL RECORD DEL 97ENNE CHE SI è LAUREATO IN STORIA

Post n°3841 pubblicato il 31 Luglio 2020 da dolcesettembre.1
 

A quasi 97 anni suonati, 96 e 10 mesi per la precisione, Giuseppe Paternò,(foto) ferroviere in pensione, ha realizzato uno dei sogni più grandi della sua vita: si è laureato in Storia all'Università di Palermo, segnando un vero e proprio record alla sua età. Con una tesi sui luoghi storici della sua città, come palazzo Steri sede del Rettorato universitario, il nonno siciliano è diventato uno studente modello e in soli tre anni è riuscito a portare a casa il risultato. Classe 1923,  ha conosciuto il fascismo, la guerra, la liberazione, il dopoguerra, gli anni della democrazia e delle lotte sociali. Essendo nato in una famiglia poco abbiente, ha sempre lavorato per aiutare i genitori, facendo il fattorino e il venditore di birra, prima di diplomarsi a 31 anni e di essere assunto dalle Ferrovie dello Stato. E' qui che ha trascorso quasi tutta la sua vita, prima di andare in pensione.

Poi, nel 2017 ha deciso, a 94 anni, di iscriversi al corso di studi storici all'Università di Palermo, diventando lo studente più anziano d'Italia, se non del mondo. Il suo percorso accademico è disseminato di tanti 30 e lode, la sua media è di 29,80, e ora si conclude in perfetta regola con i tempi della laurea triennale che arriva con la discussione di una tesi di cui è relatrice la professoressa Rossella Cancila. Festeggerà poi insieme ai due figli e ai quattro nipoti, essendo rimasto vedovo qualche anno fa. E non ha intenzione di fermarsi. Come ha fatto sapere al rettore Fabrizio Micari, ora penserà alla laurea specialistica: "Una media pazzesca, merita il massimo. Una freschezza mentale e una lucidità da portare come esempio ai giovani. Prova che studiare fa bene", ha commentato al Corriere della Sera. "Mi piacerebbe prendere un bel 110 e lode", aveva detto Giuseppe alla vigilia della seduta sempre al quotidiano di via Solferino, che ai giovani ha raccomandato: "Studiate, studiate, studiate".



 
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CON LA PAURA DEL CONTAGIO LE FERIE SONO PIù VICINE A CASA E PIù AL RISPARMIO

Post n°3840 pubblicato il 29 Luglio 2020 da dolcesettembre.1
 

Siamo nel pieno della stagione delle vacanze estive, che non sono come quelle degli scorsi anni. La pandemia di Coronavirus ha sconvolto le abitudini degli italiani. E non solo. Il primo risultato, purtroppo, è il crollo confermato di una delle più importanti risorse nazionali:il turismo. Secondo un'indagine demoscopica diffusa dall'Ansa nel mese di Giugno, il 49% degli italiani ha rinunciato alle vacanze estive per diversi e buoni motivi, come il timore di viaggiare nel 24'9% dei casi, e le difficoltà economiche nel 15,3%. Tra chi ha rinunciato completamente alle ferie c'è il 21,4% dei lavoratori autonomi. Tra i lavoratori dipendenti, la percentuale scende al 12,7%. Sono gli effetti del lockdown, delle saracinesche chiuse, della difficile ripartenza. Senza contare che tra i lavoratori dipendenti, sopratutto quelli in Cassa Integrazione, c'è il timore che dopo il 17 Agosto 2020, scaduta la moratoria, le aziende potrebbero riprendere a licenziare. In questo quadro è difficile per una famiglia pensare di programmare le vacanze in serenità. Quest'anno, quindi, gli italiani in vacanza saranno circa 30 milioni, 9 milioni in meno rispetto al 2019. Ma come saranno le loro ferie? Sicuramente più corte, malgrado la media nazionale del 2019 fosse già contenuta(11 giorni). All'insegna del possibile risparmio di almeno il 20% la spesa media della vacanza nel 2019 era di 883 euro pro-capite, quest'anno è prevista in calo a circa 736 euro. Poi c'è l'altra metà degli italiani che le loro vacanze le trascorreranno vicino a casa. Passeggiata col gelatino, uscite fuori porta di una sola giornata, magari grazie all'ospitalità di familiari e amici. Nelle grandi città e nei paesi che hanno tradizioni di Storia e di Cultura sarà possibile riscoprire le loro bellezze. Con tanto coraggio per affrontare un autunno banco di prova della tenuta del sistema Paese. Personalmente, quest'anno le mie ferie sono vicino a casa, parto di mattina presto e ritorno alla sera. E voi?


 
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GESTO DI GRANDE ALTRUISMO DI UN NEGOZIANTE

Post n°3839 pubblicato il 27 Luglio 2020 da dolcesettembre.1
 

Siamo in Messico, precisamente a Monterrey, nel capoluogo dello Stato del Nuevo León a nord-est. A soffrire tremendamente il caldo estivo non è solo la gente del posto, ma ovviamente anche gli animali. Questo cane randagio sta soffrendo l’afa della giornata, ma è costretto ad aggirarsi per strada ancora una volta. Non ha un punto di ristoro al fresco. Il proprietario di questo supermercato però compie un gesto di grande amore e solidarietà. Una piccolezza, certo, ma che ha fatto la differenza e forse, in quella circostanza, ha perfino salvato la vita all’animale.

Mentre il cane randagio vaga per strada sotto il sole cocente, il proprietario decide di “adottarlo” per un po’ nel suo negozio. L’ospite a quattro zampe trova sollievo tra le fila degli scaffali, nel locale refrigerato dall’aria condizionata e dal fresco. Disteso e stremato sul pavimento del supermercato, il cagnolone trova sollievo e riprende le forze, lasciando un’immagine bellissima al mondo del web. Forse il proprietario non avrà modo di adottare l’animale, ma salvarlo da una giornata difficile e rischiosa è stato un atto di grande generosità.


 

 

 
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Donna

Mentre urli alla tua donna

sappi che c'è un uomo

che dedidera parlarle all'orecchio.

Mentre la umili,

insulti,sminuisci,

sappi che c'è un uomo

che la corteggia

e le ricorda

che è una gran donna.

Mentre la violenti,

sappi che c'è un uomo

che desidera

fare l'amore con lei.

Mentre la fai piangere,

sappi che c'è un uomo

che le ruba sorrisi.

VIVA LE DONNE

MERAVIGLIE DELL'UNIVERSO!!   

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