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Creato da cleo111 il 11/07/2012

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Franco Fedeli 2

Post n°15 pubblicato il 24 Luglio 2012 da cleo111
 

http://www.lavoroculturale.org/spip.php?article272

Sto scrivendo su Franco Fedeli, il motivo?

semplice , da giorni nn fa altro che parlare e scrivere ed mettere in onda tv , Diaz, G8 etc..etc...morte di detenuti, morte ingiusta di quasi detenuti, polizia che non fa il suo dovere , spacciatori buoni , persone  cattive .....il poliziotto uguagliato allo spacciatore , forse più cattio di uno spaccioatore , più irruento di un ragazzo che cammina per strada alla sera ...sopprusi, poliziotti che durante il G8 picchiano un medico ..... si vedrà poi in trasmissione l'ira del medico ....Ma cosa sta succedendo?

Qualcuno ha una spiegazione?

Vedo emarginazione, vedo e sento ingiustizia....da ambo le parti.

Non riesco a capire ...oppure io ho capito ma come tutti noi non lo vogliamo ammettere?  Ma cosa siamo diventati ....c'è solo crudeltà in mezzo a noi ... Ora voglio sapere e mi prometto di guardare non solo quello che i giornali ci rifilano... stralci di parole ...che ci fanno suscitare in noi solo rabbia e dolore ma ascolterò parole scritte di veri scrittori ..quelli ke hanno fatto la storia , leggerò scrittori che hanno scritto libri  mai pubblicati , leggerò Sciascia per l'ennesima volta ....Ammirando sempre e comunque FRANCO FEDELI.

 
 
 

Franco Fedeli da sbirro a tutore della legge 1

Post n°14 pubblicato il 24 Luglio 2012 da cleo111
 

http://www.lavoroculturale.org/spip.php?article272

La Diaz, Franco Fedeli e la polizia democratica. Storia di un fallimento (1)

“passare ad una linea più incisiva, con arresti, per cancellare l’immagine di una polizia rimasta inerte di fronte agli episodi di saccheggi e devastazione”. Dalla sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Genova, deposizione di Ansoino Andreassi vice capo della polizia e responsabile dell’ordine pubblico durante il G8, p.67.

Certamente Colucci era piuttosto condizionato dalla presenza dei vertici della polizia; capì che l’intervento era ben gradito, ma ritenendosi da parte di tutti che in effetti sussistessero i presupposti per disporlo, così venne deciso. Dalla sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Genova, p.91.

Gli ufficiali e gli agenti della polizia giudiziaria, che abbiano notizia, anche se per indizio, della esistenza, in qualsiasi locale pubblico o privato o in qualsiasi abitazione, di armi, munizioni o materie esplodenti, non denunciate o non consegnate o comunque abusivamente detenute, procedono immediatamente a perquisizione e sequestro. art. 41 R.D. 18 giugno 1931 n. 773 (TULPS): perquisizione ad iniziativa autonoma.

 

0- poliziotti e operai

Franco Fedeli era un giornalista che si occupava di polizia. Intorno alla metà degli anni settanta riuscì (cercherò in seguito di raccontare come) nella strana impresa di mettere insieme gruppi di poliziotti e operai metalmeccanici della FIOM, all’epoca protagonisti di scontri quasi quotidiani, che si riunivano di nascosto, come carbonari, nelle sezioni, nelle chiese, nelle case private. Parlavano del loro lavoro, del loro essere lavoratori, discutevano e si interrogavano sul ruolo della polizia in una democrazia costituzionale fondata sulla resistenza. Sulle strategie della repressione, sugli scontri, sui picchetti, sugli orari di lavoro. Spesso poliziotti e metalmeccanici si ritrovavano a parlare la stessa lingua, i dialetti del sud, e confrontavano e riconoscevano la biografia contadina delle rispettive famiglie. Alla fine degli anni settanta sui circa settantamila poliziotti presenti in Italia più della metà si sollevarono contro propri superiori perché volevano un sindacato. Un sindacato costituente che non fosse corporativo, che fosse legato strutturalmente alle organizzazioni dei lavoratori (l’allora federazione unitaria CGIL-CISL-UIL) e che avesse tre obiettivi principali: la smilitarizzazione del corpo e la sua defascistizzazione, la parificazione dei diritti degli altri lavoratori, escluso quello di sciopero, il riallacciamento alla società democratica contro le pratiche di governo che li aveva intesi e strutturati come corpi separati dello stato.

Quel progetto riuscito parzialmente con la legge 181 del 26 aprile 1981 che era iniziato con le riunioni carbonare prima solo fra poliziotti e poi anche fra poliziotti e operai,subì attacchi reazionari e fu succube di strategie del silenzio – dall’interno e dall’esterno della polizia – fin da subito. Ma la mobilitazione che produsse quella legge fu ancora più importante della legge stessa: produsse esperienze di resistenza in alcuni luoghi – commissariati, caserme, scuole di polizia, carceri – fino a quel momento presidi inattingibili del segreto, della gerarchia, dell’opacità pubblica.

Ciò che accadde alla scuola Diaz, esattamente vent’anni dopo non fu certo la prima ma forse la più esplicita prova di un fallimento. Eppure, forse, nella polizia ancora qualcosa, anche se debolmente, si muove.

Gli interventi che seguiranno a partire da oggi hanno come obiettivo quello di tentare uno sguardo storico su alcuni aspetti problematici relativi al rapporto fra polizia e società in Italia, alla luce del film di Vicari e di una frase riportata da Marcello Zinola in un suo libro importantissimo e pronunciata in senso autocritco da una poliziotta genovese riferendosi ai fatti del g8 2001:“ci siamo scoperti diversi da quello che credevamo”. [1]

1- il film, ovvero il suo contesto

Dopo undici anni dal G8 di Genova il cinema italiano prova ad interrogarsi su quello che le centinaia di telecamere delle televisioni locali, nazionali, internazionali, amatoriali e della controinformazione militante non hanno potuto documentare. I fatti accaduti all’interno delle scuole Diaz-Pertini e Pascoli e nella caserma genovese Bolzaneto fra la sera del 21 Luglio 2001 e la mattina del 22. Due interni fisicamente chiusi ma molto diversi tra loro. Una scuola, utilizzata come dormitorio dall’organizzazione del Genoa Social Forum (insieme alla Pascoli, centro logistico e di documentazione) e una caserma, la Genova-Bolzaneto a pochi chilometri dalla città, che era stata adibita a centro di identificazione dei fermati nel periodo del G8.

Il film di Vicari “Diaz. Don’t clean up this blood” prodotto da Fandango e uscito più di un messe fa nelle sale, prova ad entrare in quei luoghi chiusi servendosi delle testimonianze dirette dei presenti quella notte nella scuola genovese, ma soprattutto degli atti processuali e dei risultati dei lunghi interrogatori della magistratura e, infine, delle sentenze di primo e secondo grado che attendono di essere confermate o smentite dalla Cassazione a metà del giugno di quest’anno. Attraverso queste fonti il regista mette in scena l’essenziale raccordo fra le immagini di repertorio (l’entrata a “testuggine” dei poliziotti nella scuola e l’uscita in barella dei feriti) e quelle di ricostruzione finzionale (gli accadimenti interni alla scuola). Questo dialogo fra archivio e ricostruzione oltre a produrre un effetto di veridicità, di conferma reciproca delle immagini è, a mio parere, anche un indizio del posizionamento che intende assumere Vicari. La ricostruzione del passato infatti è per definizione incompleta, lacunosa e opaca, per questo la narrazione assume un’importante significato di integrazione e di possibilità. Ciò, sia chiaro, non perché il regno della possibilità e della narrazione (in questo caso filmica) siano agli antipodi da quello della prova, [2] del documento video inoppugnabile. Non deve ingannare l’uso che facciamo del termine finzione. La compresenza del ricostruito e del certo non hanno nel film di Vicari un intento conciliatorio (potrebbe essere accaduto come no), semmai un invito alla ricerca dubbiosa ma incessante della verità: un tentativo di decostruzione delle opacità e delle lacune presentate dall’archivio, dalle fonti a disposizione. Aggiungo che parte essenziale della ricostruzione non è solo affermare l’esistenza di opacità strutturali, date dalla natura limitata di ogni fonte ma anche smascherare i responsabili delle opacità volontarie.

 
 
 

Crack Sicilia

Post n°13 pubblicato il 21 Luglio 2012 da cleo111
 

Ho letto ieri e oggi su http://www.santalmassiaschienadritta.it/2012/07/crack-sicilia.html di Felice Cavallaro ‬- il Corriere della Sera .

in seguito leggo tramite un'altro sito: prima il nord.http://www.leganord.org/index.php/notizie/8798-il-nord-non-deve-pagare-i-debiti-della-sicilia.

Di seguito ho copiato e incollato alcune frasi scritte all'interno dell'articolo.

Avviso a Monti e Napolitano: non pensate di far pagare ancora una volta al Nord i debiti folli della Sicilia. Il Nord ha già dato, ora basta».

La nuova pagina sarà un ulteriore strumento di crescita e di dibattito per tutti colori che credono nei nostri ideali e ne condividono il programma politico.

Io da Italiana mi Vergogno , mi vergogno perchè ci vogliono dividere, mi vergogno che certi italiani si facciano i denti d'oro sul popolo italiano, mi vergogno perchè stanno mandando a fanculo secoli di storia, secoli di repressioni e di guerre , fatte da noi popolo italiano in nome  di chi?

Non di certo in nome di qualcuno o qualcosa ma solo in nome di un unico pensiero  Unire l'Italia  e il popolo italiano!!!

 
 
 

parte 2

Post n°12 pubblicato il 15 Luglio 2012 da cleo111
 
Foto di cleo111

da quella sera non lo vidi più....ma questo si sapeva.

Oggi mentre stavo camminando con il mio cagnolino , all'interno del parco pubblico, dopo aver sentito un mio carissimo amico, mentre chiudevo la chiamata , ho sentito una voce ....stella ? stella?!? ? mi sn girata anche se nn è il mio nome ma l'unico che mi ha sempre chiamato così  era lui F, Ho guardato socchiuso gli occhi era lui d'infatti.

Non so il motivo ma tutte e due eravamo in lacrime abbiamo fatto una breve passeggiata , lui era qui per fare un servizio x un'altra emittente , mi ha parlato del più e del meno ....per non farmi ulteriore autodolore ...gli ho detto che dovevo andare ( in realtàsarei voluta rimanere lì , ferma , in quell'istante ..) , mentre ci davamo i consueti 3 baci lui mi ha sussurrato all'orecchio: quella fragola non lo più scordata ....

 

 
 
 

č stao solo un arrivederci....

Post n°11 pubblicato il 15 Luglio 2012 da cleo111
Foto di cleo111

Buon giorno a me e a tutte e tutti ke conosco quissù!

Ora sono al lavoro, con un po' d tristezza e malinconia...tutto per un ragazzo che conobbi 6 anni fa.

Forse , a mio dire, meglio che spieghi un po'. Io non ho sempre lavorato nell'emittente televisiva dove sono ora ...ma durante questi 6 anni ho lavorato per altre emittemti. E fu proprio in una di queste emittenti ke conobbi un ragazzo... ... lo kiamerò F.

Luio era ed è bellissimo , in tutto il suo splendore di solito ci incrociavamo nei corridoi ma sempre di fretta; un giorno decisi di fare un giro a Bo e lo incontrai ..prendemmo un caffè .... e la storia si ripetè per più volte . Nessuno dei due disse mai i suoi sentimenti all'altro  ( non so il motivo).

Un giorno di poki mesi fa mi telefonò....lessi il suo nome ...aprii il cell risposi; incredula..si era lui...F.

Mi kiedeva come stavo , cosa stavo facendo , se mi ero loaureata ...si ...solite cose ; verso la fine della chiamata mi kiese: stasera cosa fai?

Io risposi: nulla

andiamo fuori a cena? " chiese F e io ...felicissima risposi di sì.

ci incontrammo in un paese San giovanni in persiceto andammo a bere qualcosa in una osteria antica elui iniziò a raccontarmi la sua storia. Vero è che tra noi vi era sempre qualcuno che ci guardava e si chiedeva cosa c facessimo lì .....lui che ora lavora in Rai e io cmq nel mio piccolino conosciuta in emittenti locali   della zona.

per me quella sera è stata una favola...lui ke raccontava, io che annuivo e quando arrivò il dolce ...lui mi imbocco la fragola con il mascarpone ..in quell'attimo mi disse non sai quante volte avrei voluto...... farlo con te !

sapevo benissimo che quella sera sarebbe stata l'aultima volta che l'avrei visto e quella fragola era veramente amara, amaro era quel senso che avevo dentro.

 

 
 
 
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