C'era una volta un cane. Era un cane femmina con il nome da fricchettona. Aveva un'amica umana che la ospitava nella casa sua e del suo compagno. Fricchettoni entrambi. Spesso la sera il dirimpettaio suonava e lei scodinzolava tanto perché arrivava la carne vera. Quei due che abitavano con lei erano vegetariani. L'umana perché fricchettona, l'umano perché pigro e squattrinato. Così il cane femmina, quando sentiva suonare, con il nome da fricchettona s'avvicinava alla porta e, scodinzolando, tornava dentro con un bel bottino; a volte un osso, altre altro.
Il pomeriggio spesso lo passavano tutti insieme al parco. La fricchettona chiacchierava con professori universitari e alcoliste, il cane femmina (ma Aisha é troppo facile) correva e mordeva i cani pettinati, l'umano squattrinato andava a cercare di comprare il fumo da qualche fattone locale.
Il primo ad abbandonare il parco era proprio lui; con passo affrettato se col bottino in tasca, trascinandosi se senza. Il cane femmina con il nome da fricchettona se ne andava all'improvviso, quando si stancava. Prendeva la via di casa e, se era fortunata, si infilava nel portone dietro a qualche inquilino del palazzo, altrimenti aspettava lì davanti, sul marciapiede. Prima o poi la fricchettona tornava sempre con le chiavi del portone e con quelle di casa così anche il fricchettone poteva smetterla di rollare seduto sulla scala condominiale.
Io dico NO ai cani senza autonomia