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Post N° 42

Post n°42 pubblicato il 30 Aprile 2008 da abele.2005
Foto di abele.2005

onte: L'ARENA (IL GIORNALE DI VERONA)

Omicidio di Valeggio. Nell’ordinanza di custodia il giudice attribuisce
all’indagato una personalità instabile e violenta

Tradito dalla fedeltà del cane

L’animale non ha reagito perché conosceva l’aggressore della
sua padrona


Per l’accusa l’avrebbe punita per averlo insultato in pubblico

provincia di Verona

A tradirlo è stata la fedeltà del cane nei confronti della sua padrona.
L’animale non avrebbe permesso a nessuno di aggredirla. A nessuno tranne
che al convivente, alle cui scene di violenza si era dovuto abituare. È
questo uno degli elementi che hanno portato il giudice, Enrico Sandrini, a firmare
l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Giampaolo Regazzini,
37 anni, il carpentiere di Valeggio indagato per l’omicidio della convivente,
Monica Da Boit; Regazzini è difeso dall’avvocato Maurizio Corticelli,
la famiglia di Monica si è invece costituita parte civile con l’avvocato
Guariente Guarienti. L’indagine del sostituto procuratore Paolo Sachar, condotta
dai carabinieri di Valeggio e Peschiera, ha preso avvio la mattina del 14 ottobre
quando i militari sono intervenuti nella villetta di via Mazzi 9.

All’interno c’erano già i medici di Verona emergenza e il padrone
di casa, Regazzini. L’uomo raccontò di aver chiamato i soccorsi dopo
aver scoperto, rientrando a casa, il corpo esanime della donna. La convivente,
Monica Da Boit, era stesa a terra, in corridoio; per lei non c’era più
nulla da fare. I sospetti su Regazzini furono immediati. Il cadavere presentava
infatti ematomi diffusi su capo, tronco e arti. L’autopsia confermerà
in seguito che il decesso è stato causato da percosse che hanno provocato
alcune fratture e la rottura della milza con un estesa emorragia interna. Monica
Da Boit, sottolinea il giudice, è stata sottoposta a un pestaggio violento,
accanito e feroce all’interno della stessa abitazione.

E l’assassino ha utilizzato per colpirla anche una bottiglia di birra piena,
che sarà ritrovata in casa avvolta in un sacchetto sporco di sangue, e
un posacenere. Il giudice Sandrini rileva come la donna da tempo era sottoposta
a maltrattamenti da parte del convivente, confermati anche alcuni conoscenti e
riscontrati dai carabinieri, intervenuti nell’abitazione di Valeggio soltanto
un mese prima perché chiamati da Monica. Ed è certo, aggiunge il
giudice, come nelle ore precedenti l’omicidio si verificò l’ennesimo
litigio tra Regazzini e la Da Boit; e fu quello, probabilmente, a scatenare la
successiva violenza. Teatro dell’episodio, un locale notturno del Mantovano
dove il carpentiere era arrivato la sera prima del delitto con un conoscente e
dove rimase fino alle quattro del mattino. Poco prima delle 2 Monica Da Boit lo
aveva raggiunto; i due avevano avuto un’accesa discussione nel parcheggio
del locale e le telecamere avevano immortalato l’uomo mentre prendeva a schiaffi
la compagna. Tornata a casa, Monica Da Boit telefonò in questura: era terrorizzata
perché temeva di essere picchiata di nuovo. Alle 6.39 del mattino successivo
la donna era ancora viva. Infatti, chiamò al telefonino l’amico per
chiedergli dove fosse il convivente. Dalle testimonianze emerge come Regazzini
tornò a casa non più tardi delle 7.45.

Ma la telefonata al 118 arriverà solo un’ora più tardi. In
quel lasso di tempo, continua il giudice, sarebbe avvenuto il pestaggio; altrimenti
quel ritardo sarebbe del tutto illogico. Poi Regazzini cercò di occultare
le tracce del reato, lavando i pavimenti e cambiandosi i vestiti, probabilmente
sporchi di sangue: infatti, all’arrivo dei militari, non indossava più
quelli che portava nel locale. Infine spostò il corpo della donna, dice
il giudice, con l’assurda intenzione di farle prendere un po’ d’aria.
L’omicidio non poteva essere commesso da un estraneo. Non solo, rileva il
giudice Sandrini, perché in casa non c’erano segni di scasso. Ma soprattutto
perché nell’appartamento c’era un grosso cane, un alano, che
era molto affezionato a Monica Da Boit e che l’avrebbe certamente difesa
in caso di aggressione da parte di uno sconosciuto; e che invece era abituato
alle manifestazioni di violenza di Regazzini. A carico dell’indagato, rileva
infine il giudice, vi è una serie di violenze domestiche sistematiche;
il pestaggio è stato scatenato dalla volontà di dare l’ennesima
lezione alla convivente che poco prima lo aveva insultato davanti a tutti facendogli
fare brutta figura.

Per tutti questi elementi il giudice ha rilevato che sussistono nei confronti
dell’indagato le esigenze cautelari in considerazione della personalità
pericolosamente instabile e violenta nonché del pericolo concreto che possa
ripetere condotte violente ai danni di altre persone. E trova conferma nella mancanza
di qualsiasi segno di ravvedimento e nell’indifferenza dimostrata verso la
Da Boit resa evidente dalla mancata partecipazione ai funerali della donna.

 
 
 
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