Ambarabà

Ma lascia andare

Creato da scorpione.scorpione il 08/02/2011

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Anch'io ero torinese, una volta.

Post n°50 pubblicato il 26 Maggio 2015 da scorpione.scorpione

Torino è una città bellissima nella quale a 16 anni ho preso il tram numero dieci cha da Barriera di Milano andava a Mirafiori.

Alla Fabbrica.

I binari del tram in Corso Vercelli erano due rette che sembravano toccarsi, all'orizzonte di Porta palazzo e del Balun.

Alle sei di mattina di una mattina d'inverno e le luci erano rossastre in mezzo alla nebbia.

Era il tempo in cui c'erano ancora le latterie e ci potevi entrare dentro a prendere un caffelatte col croissant (grasie, neh, madamin!)

Torino è la città violenta che ha mandato i suoi cellerini a malmenarmi quando in piazza facevo le manifestazioni. A vederlo in televisione sembra un film ma i manganelli erano duri.

Torino è la città pacata e colta, che mi ha annichilito con Pavese e aperto la mente con Calvino. E mia madre leggeva dietro di me, per capire i miei sproloqui di diciottenne inquieto.

Torino è la città severa che mi ha accolto, me, ferrarese della padania più piatta e mi ha fatto passare dalla fabbrica dai rimbombi ferrosi (ho ancora nel naso l'odore del ferro), alla scrivania di metri quadrati e biglietti in business class.

Torino è la città gentile che mi ha guardato stupita e ammirata quando da giovane padre sono andato a star da solo con un figlio piccino (era il mio tempo da eroe ma io non lo sapevo). E quando ha potuto mi ha dato una mano.

Torino è la città ingrata che mi ha scaricato, nel mezzo dei miei possenti quarant'anni. E le mie basette avevano i primi fili grigi.

Torino è la città rimbellita da lifting costosi nella quale faccio il turista, di tanto in tanto, nei caffè storici sulle cui poltrone ancora si vede il segno delle chiappe di Cavour.

E anche se mi apre i suoi ristoranti odorosi il sabato e mi offre i cioccolatini del caffè Torino, la domenica mattina, ormai vive la sua vita senza di me.

Ma ero anch'io torinese, una volta.

Torinese Olivetti, della sinistra sognante.

Non Fiat.

 
 
 

Oggi sono malato

Post n°49 pubblicato il 04 Maggio 2015 da scorpione.scorpione
 

Oggi sono malato e sono rimasto a casa.

Non avendo voglia di fare un cazzo, cazzeggio per i blog parodiando.

Ho trovato questo:

Ad occhi chiusi osservo fumi nascere dalla terra, avverto la presenza animata in quell'aria densa e le vedo avvolgersi in spire.
Si fondono, come due corpi lussuriosi e dal turbinio ne nasce uno più grande epiù forte, così forte che la sua nuova aura mi travolge.

Io non amo i poeti dilettanti e l'ho parodiato così:

Ad occhi chiusi osservo fumi nascere dalla cucina, avverto la presenza animata in quella pentolona di milioni di fagioli. Penso alle flatulenze nell'aria densa e le vedo avvolgersi in spire.
Si fondono, in un corpo lussurioso e dal turbinio ne nasce uno più grande,denso, più solido e forte, così forte che il suo nuovo lezzo mi travolge.

A mia discolpa dirò che ho la febbre a 42, il delirio mi fa sragionare.

Umff..il poeta dilettante ha cancellato la mia parodia dai commenti.

What sense of humor!

 
 
 

Uomini e donne

Post n°48 pubblicato il 21 Aprile 2015 da scorpione.scorpione

La verità è che non c'è e non ci può essere nessuna forma di amicizia, fra maschi e femmine.

Non c'è nessuna forma di stima reciproca fra uomini e donne, fatte salve le eccezioni in ambito famigliare e professionale: tutti pensiamo, dell'altro sesso, tutto il peggio possibile.

Anche nelle fasi di innamoramento acuto e profondo, che dal mio punto di vista è più vicino alla malattia mentale che al raziocinio, pur trovando meraviglioso l'oggetto momentaneamente destinatario della nostra libido, non cambiamo le nostre opinioni generali.

 
 
 

Che fortuna amici, che culo!

Post n°46 pubblicato il 19 Marzo 2015 da scorpione.scorpione

Noi che ci divertivamo anche facendo "Strega comanda color.".
Noi che le femmine ci obbligavano a giocare a "Regina reginella" e a "Campana".
Noi che facevamo "Palla Avvelenata".
Noi che giocavamo regolare a "Ruba Bandiera".
Noi che non mancava neanche "dire fare baciare lettera testamento".
Noi che ci sentivamo ricchi se avevamo "Parco Della Vittoria e Viale dei Giardini".
Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.
Noi che mettevamo le carte da gioco con le mollette sui raggi della bicicletta.
Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più figo.
Noi che "se ti faccio fare un giro con la bici nuova non devi cambiare le marce".
Noi che passavamo ore a cercare i buchi sulle camere d'aria mettendole in una bacinella.
Noi che ci sentivamo ingegneri quando riparavamo quei buchi col tip-top.
Noi che il Ciao si accendeva pedalando.
Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico in casa.
Noi che facevamo a gara a chi masticava più big babol contemporaneamente.
Noi che avevamo adottato gatti e cani randagi che non ci hanno mai attaccato nessuna malattia mortale anche se dopo averli accarezzati ci mettevamo le dita in bocca.
Noi che quando starnutivi, nessuno chiamava l'ambulanza.
Noi che i termometri li rompevamo, e le palline di mercurio giravano per tutta casa.
Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella..
Noi che se passavamo la palla al portiere coi piedi e lui la prendeva con le mani non era fallo.
Noi che giocavamo a "Indovina Chi?" anche se conoscevi tutti i personaggi a memoria.
Noi che giocavamo a Forza 4.
Noi che giocavamo a fiori frutta e città (e la città con la D era sempre Domodossola).
Noi che con le 500 lire di carta ci venivano 10 pacchetti di figurine.
Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l'album Panini.
Noi che ci spaccavamo i diti per giocare a Subbuteo.
Noi che avevamo il "nascondiglio segreto" con il "passaggio segreto".
Noi che giocavamo per ore a "Merda" con le carte.
Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la penna.
Noi che in TV guardavamo solo i cartoni animati.
Noi che avevamo i cartoni animati belli!!
Noi che litigavamo su chi fosse più forte tra Goldrake e Mazinga (Goldrake, ovvio..)
Noi che guardavamo "La Casa Nella Prateria" anche se metteva tristezza.
Noi che abbiamo raccontato 1.500 volte la barzelletta del fantasma formaggino.
Noi che alla messa ridevamo di continuo.
Noi che si andava a messa se no erano legnate.
Noi che si bigiava a messa.
Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.

Noi che non avevamo il cellulare per andare a parlare in privato sul terrazzo.
Noi che i messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno.
Noi che non avevamo nemmeno il telefono fisso in casa.
Noi che si andava in cabina a telefonare.
Noi che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.
Noi che non era Natale se alla tv non vedevamo la pubblicità della Coca Cola con l'albero.
Noi che le palline di natale erano di vetro e si rompevano.
Noi che al nostro compleanno invitavamo tutti, ma proprio tutti, i nostri compagni di classe.
Noi che facevamo il gioco della bottiglia tutti seduti per terra.
Noi che alle feste stavamo sempre col manico di scopa in mano.
Noi che se guardavamo tutto il film delle 20:30 eravamo andati a dormire tardissimo.
Noi che guardavamo film dell'orrore anche se avevi paura.
Noi che giocavamo a calcio con le pigne.
Noi che le pigne ce le tiravamo pure.
Noi che suonavamo ai campanelli e poi scappavamo.
Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna e eravamo sempre sorridenti.
Noi che il bagno si poteva fare solo dopo le 4.
Noi che a scuola andavamo con cartelle da 2 quintali.
Noi che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta.
Noi che a scuola ci andavamo da soli, e tornavamo da soli.
Noi che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava 2.
Noi che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore.
Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google.
Noi che internet non esisteva.
Noi che però sappiamo a memoria "Zoff Gentile Cabrini Oriali Collovati Scirea Conti Tardelli Rossi Antognoni Graziani (allenatore Bearzot)".
Noi che "Disastro di Cernobyl" vuol dire che non potevamo bere il latte alla mattina.
Noi che compravamo le uova sfuse, e la pizza alta un dito, con la carta del pane che si impregnava d'olio.
Noi che non sapevamo cos'era la morale, solo che era sempre quella..fai merenda con Girella.
Noi che si poteva star fuori in bici il pomeriggio.
Noi che se andavi in strada non era così pericoloso.
Noi che però sapevamo che erano le 4 perchè stava per iniziare BIM BUM BAM.
Noi che sapevamo che ormai era pronta la cena perchè c'era Happy Days.
Noi che il primo novembre era "Tutti i santi", mica Halloween.

Che fortuna amici! Che culo!

 
 
 

e-mail ad una mancata cliente

Post n°45 pubblicato il 10 Novembre 2013 da scorpione.scorpione

 Le scrivo perché il nostro incontro mi ha lasciato una forte impressione della quale io stesso ho difficoltà a comprendere le ragioni.

Tutto il poco tempo che siamo rimasti insieme è stato coinvolgente per me, a partire dal momento in cui, con molta disinvoltura è salita sulla mia auto, è stata come una corrente che chiamare di simpatia è improprio: il suo sorriso era di allegra accoglienza, un richiamo di vicinanza, grande contrasto con la giornata scura.

Le confesso che la mia sensazione, specie quando la seguivo salendo i pochi gradini è stata di attrazione fisica.

Mi è piaciuto guardarla.

Nelle visite di quel tipo, non accetto mai nulla dai clienti, credo che sia sopratutto per mantenere la distanza che deve intercorrere fra due persone che si conoscono poco e che devono intrattenere rapporti d'affari, ma quando lei mi ha offerto il caffè ho percepito invece il desiderio di vicinanza: non so se anche suo, ma mio certamente.

Ho accettato perché mi piaceva l'idea che lei facesse qualcosa per me, il caffè era buono ma meno importante del fatto che lei si occupasse di me.

Per come io ho sentito, è accaduto tutto nei primi dieci, quindici minuti ed il culmine è stato quando tentava di accendere il gas sul fuoco che ha la termocoppia che non funziona, stavo alle sue spalle e percepivo fortissima la sua presenza fisica, mi è sembrato che quella parola ,“termocoppia”, che a lei probabilmente è del tutto sconosciuta, segnasse la differenza fra lei e me, fra il suo essere femminile e l'uomo accanto a lei.

La differenza che genera attrazione e ci rende complementari.

Mi rendo conto di non esprimere che pallidamente ciò che vorrei, non la conosco, perciò sono molto cauto e fatico un po' con le parole, se avessimo più confidenza sarei stato più esplicito e descriverei meglio e più intensamente ciò che ho sentito e desiderato, nell'ora nella quale siamo stati insieme.

Le le persone sono tutte diverse, tanto per farle un esempio, la signora che mi fa le pulizie in casa, nasconde,ogni volta che ricompare, una piastrella che riproduce una pittura pompeiana che a me sembra del tutto innocente e bella, nella semplicità e nella pulizia con la quale rappresenta un uomo e una donna impegnati in un atto d'amore, ma a lei, la Luisa, probabilmente sembra un'oscenità, per cui la copre continuamente con soprammobili. Eppure la si vede comunque poco, in cucina, sullo scaffale alto insieme ai libri di cucina.

Accanto ci sono anche due contenitori per sale e pepe che vengono da chissà quali confetti di chissà quale matrimonio, insieme formano un parallelepipedo ma sono incastrati l'uno nell'altro: il sale femmina ed il pepe maschio, questo invece non disturba affatto la Luisa.

Qualcuno potrebbe considerare un insulto, sentirsi dire di essere sensuale, non so lei, ma sappia che non è un insulto, anzi...

Se sarà arrivata fin qui a leggere, la ringrazio e se avessi scritto qualcosa che la offende me ne scuso ma spero che lei voglia considerare ciò che le scrivo come un omaggio a lei come persona, per la sua mente che ha espresso il sorriso di accoglienza ed il corpo che mi è piaciuto guardare.

Probabilmente non ci incontreremo mai più ma mi sarebbe dispiaciuto non farle sapere che lunedì quattro Novembre un uomo ha provato un forte interesse per lei.

 
 
 

Finita la vacanza.

Post n°44 pubblicato il 31 Luglio 2012 da scorpione.scorpione

Un mese in vacanza!

Lunghe pagaiate in kayak fra scogli ed isolette, approdi su spiagge bianchissime e deserte.

Nuotate aeree su strapiombi marini brulicanti di pesci

Bicicletta al mattino e giornali e cornetti appena sfornati.

Lunghe dormite mai solo e non solo.

E’ finita la vacanza, nessun desiderio di tornare.

 
 
 

Amarsi al buio.

Post n°43 pubblicato il 07 Giugno 2012 da scorpione.scorpione
 

Può essere un’esperienza fantastica, l’incontro al buio.

Non c’è l’imbarazzo del primo incontro:

Oddio, magari non gli piaccio, orrore ho un brufolo sulla guancia, Dio mio, se lo facciamo alla pecorina si accorgerà di quella voglia di caffè che sulla chiappa sinistra.

Al buio, niente di tutto questo.

Al buio si percepisce solo il corpo, la voce ed i profumi, manca tutto ciò che può rendere preoccupante un primo incontro, la tensione c’è, ma è positiva.

E la trasgressione, incontrare una/o sconosciuto/a che non si è mai visto prima, se non magari in foto!

E c’è anche tutto il prima: messaggi, scambio di mail, chiacchierate investigative per capire chi si ha di fronte, poi il telefono, la voce, confessioni, informazioni, ognuno che mostra la parte migliore di sé e se non ci sono delusioni, via per successive e progressive conversazioni ed approfondimenti fino al fatidico quando e come.

Certo ci sono anche i rischi.

Lui potrebbe essere Jack lo Squartatore, nascosto dietro chiacchiere affascinanti potrebbe nascondersi un killer seriale che abborda le donne in quel modo per poi farne bistecche, anche se è difficile che per far questo scelga un’agreste agriturismo in un pomeriggio assolato dove peraltro lascia anche i documenti.

No, Jack lo Squartatore sceglierebbe preferibilmente un parcheggio fuori dell’autostrada, magari in una sera di nebbia.

Il rischio vero è invece di trovarsi a letto con qualcuno che fisicamente non ci piace, che ci ha mandato la foto dell’amica/o oppure quella di dieci anni fa.

Se invece si è entrambi onesti, non si punta ad un target diverso dal nostro e così fa l’altro, può essere un’esperienza fantastica.

Poi bisogna sperare che la parte più importante sia soddisfacente per entrambi, lo si può capire prima se lo sarà, dalle conversazioni, dai silenzi, dal tono della voce.

Lo si capisce sempre prima se qualcosa non va e non bisogna pensare di aver capito male, se il nostro sesto senso ci dice che c’è qualcosa di storto, meglio rinunciare. 

Io sono confusa, ho paura, sono felice, rivivo ogni istante come se fosse un film, ma non mi sembra di essere io la protagonista. Non che rispondi se non puoi. Serve quasi di più a me per riordinare le idee. Ma mi fa piacere condividere i pensieri con te. 

Così scriveva una delle tre donne che ho incontrato al buio per la prima volta.

L’ho fatto tre volte a distanza di molto tempo l’una dall’altra, forse non lo farò mai più, ma ho tre bellissimi ricordi.

Peccato che non potrò raccontarlo ai miei nipoti.

 
 
 

Ma che differenza c'è?

Post n°42 pubblicato il 06 Giugno 2012 da scorpione.scorpione

Poesia:

Prese una sedia dal bar

Lasciando la birra

La piantò in mezzo

Fra i due binari del tram

E sedette

A guardar se è vero che due rette

All’infinito di corso Vercelli

Alla fine si uniscono

 

Prosa:

Prese una sedia dal bar, lasciando la birra, la piantò in mezzo, fra i due binari del tram e sedette a guardar se è vero che due rette all’infinito di corso Vercelli, alla fine si uniscono.

 
 
 

Un bell'arnese

Post n°41 pubblicato il 01 Giugno 2012 da scorpione.scorpione

Francamente non avevo mai pensato che il mio cazzo potesse essere bello o brutto.

La prima volta che me lo sono sentito dire è stato da una donna di 39 anni che sfortunatamente (così vanno le cose delle vita), l'aveva misurato e valutato solo con la bocca.

Non ha osato dirmi “hai un bel cazzo”, mi ha detto solo: “è bello lui”.

Negli anni successivi mi è invece accaduto più volte di sentirmelo dire, ho pensato che forse le ragazze giovani non osano certi apprezzamenti.

Ho capito però che le donne hanno una speciale attenzione per l'estetica e le caratteristiche dell'attrezzo dei maschi e che spesso, di per sé solo, suscita specifiche emozioni.

Mi raccontava la mia donna che la prima volta che ha toccato il cazzo del suo primo ragazzo, benché coperto dalla stoffa dei pantaloni, il giorno dopo ha avuto la febbre a 39.

Ancora oggi, vedendomi nudo, metti caso, sotto la doccia, non manca di lanciare uno sguardo alla mia appendice magari tristemente penzolante.

E a letto, prima di dormire, spesso non manca di infilarmi una mano nel pigiama e mormorare “come siete fatti strani”, accarezzando quello che ho sentito chiamare anche “il pacco” (va detto che questi toccamenti spesso producono il loro effetto e che forse la manovra è calcolata).

Una volta una ragazza mi ha chiesto “ma tu lo porti a destra o a sinistra?” oggi risponderei “lo porto dritto verso di te”, allora sono solo diventato rosso.

Ancora oggi mi accade di notare fugaci sguardi verso la mia patta, anche da donne incontrate per motivi lontanissimi da relazioni personali.

Io peraltro non manco di guardare le loro forme posteriori, perciò non c'è di che stupirsi.

Non finiscono mai le scoperte sull'altro sesso, malgrado la mia maturità, mi sorprendo.

Fuori è grigio, ma io ho la finestra spalancata e non fa freddo.

Sulla collina di fronte il verde è nuovo e sfolgorante.

E' un buon segno.

 
 
 

Family man

Post n°40 pubblicato il 29 Maggio 2012 da scorpione.scorpione

Non c'è contraddizione con il fatto che le donne mi piacciano tanto.

Sono cresciuto in una famiglia senza donne, mia madre a parte, ancora oggi per me le donne sono una sorta di mistero ed è sempre una sorta di magia, quando una di loro accetta di stabilire con me la meravigliosa intimità del sesso.

Mi prende una specie di emozione religiosa, nell'accarezzare fianchi rotondi e morbidi. Mi sento inebriato al penetrare il vertice delle loro cosce: io, che mi vedo pesante e grezzo, con il mio arnese che mi sembra sempre violento e brutale, dentro la grazia dei loro corpi, dentro tanta fragile bellezza.

Per questo mi piacciono tanto le donne.

Però sono anche un uomo responsabile e lo ero fin da ragazzo. 

Quando sono arrivato qui, molti anni fa, furibondo per come erano andate le cose, pensavo che mi sarei trovato subito una donna ed avrei fatto un figlio.

In fondo io ho sempre avuto una famiglia, prima di allora.

L'avevo a 24 anni quando mi sono sposato.

L'ho avuta a 28 dopo che mi sono separato, perché un bimbo di tre anni da portare all'asilo e poi a scuola, al quale preparare la cena (primo e secondo perché sennò non era una vera cena) e tutte le altre incombenze, è una famiglia.

Ragazzo padre con la nonna a trenta chilometri.

E poi Silvia, tra un aereo e l'altro, dormiva nel mio letto, poco presente, ma andava bene in quel tempo

L'ho avuta con H., che mi ha portato sua figlia perché fosse anche mia figlia e lo è diventata e siamo stati tanti anni assieme allevando i figli.

Mia madre e mio padre hanno fatto della nostra una famiglia molto unita, in nessun momento ho mai pensato che potesse essere diverso.

Certezza granitica.

Infatti così è sempre stato.

Io invece no, ho sposato la madre di mio figlio in tre mesi per scoprire dopo due anni che aveva problemi di testa (oggi saprei come affrontarli e ci sono anche i farmaci, allora era un ragazzo e non ho trovato le soluzioni).

Silvia non conta, il suo mestiere era viaggiare e dormiva poco nel mio letto.

La storia con H. è stata molto forte ma l'ho beccata a letto con mio fratello e mi ha fatto un mucchio di corna per tutto il tempo

(non si dovrebbe mai sposare le donne molto belle, sono in permanenza accerchiate da qualcuno che le vuole).

Quando sono emigrato qui pensavo che avrei fatto una nuova famiglia in poco tempo, ma la mia nuova ditta non mi sembrava mai pronta, rimandavo sempre i lavori alla casa e nessuna donna mi sembrava quella giusta (non bisognerebbe mai avere donne troppo belle, poi più nessuna ti sembra bella), io che ho sempre deciso d'impulso.

Perciò vivo solo da molti anni.

Non mi manca nulla, ora la mia casa è a posto, sempre in ordine grazie alla signora che viene due volte la settimana, so cucinare meglio della maggior parte delle donne e spesso qualcuno cena con me.

A volte vere feste con i nuovi amici di qui.

Ma non ho ancora trovato la donna alla quale chiedere se vuol dividere la casa con me e mi chiedo anche se sia più il tempo di fare un nuovo figlio.

 
 
 

Delle differenze fra maschi e femmine

Post n°39 pubblicato il 23 Maggio 2012 da scorpione.scorpione

Mi a cugina Gianna aveva la mia stessa età ed era perciò la mia compagna di giochi, non poteva essere mio fratello che era troppo piccolo e nemmeno la sua sorellina, ancora più piccola.

Quando è nata la Pè, la mia seconda cugina, me lo ricordo bene perché ci hanno chiuso fuori casa per quasi tutta la giornata con grandi raccomandazioni di stare buoni e non fare confusione e c’era un’atmosfera strana, cupa, come se stesse accadendo qualcosa di brutto o di pericoloso ed in casa, malgrado noi fossimo stati cacciati, erano entrati degli estranei.

Invece era nata la Pè, che sarebbe diventata una ragazzina bellissima e simpaticissima.

Non le è mai piaciuto che la chiamassimo Pè, ma ad essere onesto, io il suo vero nome non me lo ricordo.

Il tratto caratteristico fondamentale di mia cugina era che fosse una femmina.

Non che io mi rendessi ben conto di questa differenza, lei portava le gonnelline ed io i pantaloni, lei i capelli lunghi ed io corti e questo mi sembrava tutto.

Ma non era tutto, anche i comportamenti nei giochi erano diversi, è pur vero che giocavamo a tirarci i sassi e lei mi colpiva almeno tante volte quante la colpivo io, ma è anche vero che quando arrivava primavera ci portava, io e la Pè, a raccogliere viole sull’argine del canale, viole che raccoglieva in mazzolini e spargeva per tutta la casa, a mollo nei bicchieri.

Questo interesse per le viole mi sembrava un tratto caratteristico importante quanto le gonne ed i capelli lunghi. Per il resto, non c’erano molte differenze, anche la pipì, anche lei la faceva da in piedi, solo che teneva ne gambe molto più larghe di come facessi io. Ma gliel’ho visto fare una volta sola ed era voltata.

Col tempo però venimmo a sapere che c’erano altre differenze, fra di noi (non mi pare che avessimo mai giocato al dottore), dopo molto parlare decidemmo che avremmo scandagliato quel mistero che era per noi, l’introduzione del mio pisellino nella sua farfallina.

Doveva essere di sera, chissà perché, visto tutto il tempo che avevamo di giorno e tutti i posti adatti a nasconderci, sicché un giorno decidemmo che quella sera sarebbe stata la sera giusta.

Era d’estate e lei sarebbe uscita scavalcando la finestra, come facevo io quasi tutti i pomeriggi che i miei mi mettevano a letto, e l’avrei aspettata.

Me la rivedo ancora, in piedi sul davanzale, con la camicia da notte chiara ed un po’ svolazzante, le gambe leggermente divaricate per mantenere l’equilibrio, il viso serio, compunto, come chi sta prendendo una decisione importante.

Non è mai scesa, è rimasta un tempo lunghissimo sul davanzale, mi è sembrata un’eternità, poi si è voltata ed è rientrata, chiudendo la finestra.

 
 
 

Donne, zoccole e brave ragazze

Post n°38 pubblicato il 18 Maggio 2012 da scorpione.scorpione

Per la maggior parte della mia vita ne ho avuto paura e sono sempre stato cauto nell’avvicinarle, ho sempre temuto che un bacio diventasse una impegnativa promessa e peggio ancora una scopata, ma mi sono sempre piaciute pur considerandole pericolose.

Ho sempre considerato il darsi di una donna, come un’offerta preziosa, da cogliere con delicata attenzione ed alla quale attribuire un grande valore.

Le donne erano ed ancora sono, un profondo mistero per me, diverse e lontane, con una logica di ragionamento che per anni mi è stata completamente inintelligibile e con la quale ho convissuto un po’ meglio negli ultimi anni solo perché ho assunto un atteggiamento di “partecipato distacco” verso la logica femminile.

Ed anche perché un po’ l'ho capita, la logica femminile. Solo un po’.

Ma mi hanno sempre provocato emozione, le forme dei corpi femminili offerti a me, la prominenza delle tette, le curve dei fianchi, la pelle liscia, i capelli, delle donne.

Ed il triangolo. Il triangolo tra le cosce, ancora oggi, solo pensarci mi fa girare la testa.

Le donne hanno sempre percepito questo mio appassionato stupore per loro e la passione che era insieme per la donna presente e per tutte le donne.

Vedere una donna nuda di fronte a me ed offerta a me, in attesa delle mie mani, della mia lingua, della penetrazione e di rotolarsi con me nelle mille posizioni che la nostra fantasia ci avrebbe suggerito, mi dava la scossa.

E' sempre stato come se la nostra pelle sapesse da prima, cosa avremmo fatto insieme.

Anzi, di più, era come se fossimo in una bolla di consapevolezza che ci avvolgeva entrambi e che accomunava e confondeva le percezioni.

In ogni tempo, l’idea stessa che di lì a poco avrei avuto una donna nuda fra le mie mani mi provocava una immediata erezione.

Il solo salire le scale della soffitta dei miei incontri amorosi di gioventù (e di degli incontri dei miei molti altri amici), mi eccitava.

Non avevo bisogno di stimoli, né di vederle nude, mi bastava salire le scale.

Riflettendo, mi viene da pensare che questa “bolla” o atmosfera, fosse generata da me, che in qualche modo la mia mente proiettasse intorno lo spirito che ci coinvolgeva e ci suggeriva comportamenti, atteggiamenti e suscitava piacere.

Naturalmente anche la mia amica di sesso, P. con la quale ho condiviso confidenze e scopatine nelle sere nelle quali nessun'altro ci voleva, sentiva questo mio modo di essere e, benché si vantasse di comportamenti maschili, le piaceva.

Così, per lei sono diventato un grande amante o per dirla con lei, un grande scopatore, perciò mi faceva propaganda presso le sue compagne di università.

Mi rendo conto scrivendo che ho la tendenza a ricordare solo un cero tipo di donne: quelle che hanno avuto per il sesso ed i maschi, la stessa passione che ho sempre avuto io per le femmine.

Le compagne di P. erano tutte brave ragazze un po’ curiose, l’unica che mi va di ricordare è anche l’unica donna che mi ha lasciato: “saresti un buon partito, ma ho trovato uno che mi sposa” mi disse “a venticinque anni devo cominciare a pensarci”.

Era una brava ragazza e pensava che dopo i venticinque anni una donna cessa di essere ragazza e diventa zitella.

Non aveva un buon odore, malgrado docce e profumi.

Forse le brave ragazze non hanno un buon odore, le ragazze un po' zoccole si.

 
 
 

Quasi buio, come quasi totale assenza di luce

Post n°37 pubblicato il 16 Maggio 2012 da scorpione.scorpione

E' passato un anno da che ho avuto il mio ultimo incontro al buio.

Non che io abbia in continuazione incontri al buio, ne ho avuti tre, i primi due le avevo sollecitati io, l'ultimo no, una signora, poi rivelatasi una graziosa signora, leggendo il mio vecchio blog ormai cancellato, dove descrivevo uno di questi incontri, con un uso cauto e dolce delle parole, mi ha praticamente chiesto di ripetere l'esperienza con lei.

Ho accettato, sperando in bene ed ho avuto fortuna: è stato un bellissimo pomeriggio.

Anche per lei, che scriveva:

...ho ancora l'odore di noi addosso. quasi quasi non mi lavo e così tutti capiscono che ho passato un pomeriggio a letto con S.
Serse? Sergio? (io preferisco Serse, tanto so che non mi dai soddisfazione!)
Ripenso a quello che ho fatto e non ho il minimo rimorso; mi hai chiesto se mi sentivo puttana, no è stato troppo bello, sei un uomo dolcissimo ti sei preso cura di me in modo così gentile, se non stavo ferma è che quando tu ti riposavi eri dentro di me e al minimo movimento io provavo piacere.

Dovremmo stabilire se io sono stretta per la carenza di sesso o sei tu che  mi riempi tutta; la seconda ipotesi è la più valida anche in bocca non ci stava.

(ci stava, ci stava, oh se ci stava...)

(Ho anche pensato: meglio con me dato che non le accadrà nulla di male, con altri potrebbe cacciarsi nei guai).

Tutti noi abbiamo delle fantasie, la mia fantasia era quella di incontrare una donna della quale non sapevo né il nome né il viso, non dirle nulla di me, né chiederle nulla della sua vita.

Volevo che la comunicazione in quell'incontro fosse solo fisica, anche se non può essere perché il corpo trasmette emozioni e sensazioni.

Volevo che fossimo come gli ultimi due esseri rimasti sulla terra, senza passato né futuro, né memoria né progetto, con una storia limitata a noi due nel buio della stanza, con una conoscenza solo tattile e non visiva, limitata al corpo ed alla voce.

Come se fossimo nati quel pomeriggio in quell'albergo e non avessimo altro futuro che il ricordo.

Non volevo sapere che aveva marito e figli, non mi interessava il suo lavoro né cosa fosse la sua vita.

Volevo fare sesso con la donna fisica, reale, tangibile fra le mie mani e completata dalla mia e dalla sua fantasia.

Lei invece non ha voluto.

Lei voleva conoscere l'uomo e la sua vita.

Però è stato bello.

Allo scadere dell'anno mi piacerebbe incontrarla nuovamente.

Un revival o l'amante da una volta l'anno?

E che fantasia sarà, dato che di lei so più di quanto non vorrei?

So persino il nome.

Lei vorrebbe...

 
 
 

Noi meccanici

Post n°36 pubblicato il 14 Maggio 2012 da scorpione.scorpione

Noi che i libri abbiamo cominciato a conoscerli acquistandoli a rate dall'Einaudi e prima di leggerli li abbiamo sempre soppesati per capire quanta fatica ci stava dentro e quanta ce ne sarebbe toccata.

E per leggerli, qualche volta ci toccava avere il dizionario accanto, perché non siamo nati in famiglie dove fin dalla nascita si ascoltava un vasto vocabolario, magari plurilingue.

Noi che al nostro vocabolario abbiamo aggiunto ogni nuova parola con la fatica ed il sudore di chi non capisce alla prima lettura e, consapevole dei propri limiti, torna indietro e rilegge.

Le nostre mamme sono vecchine che spesso stanno sole, ma, essendo mamme di meccanici, hanno la tessera della biblioteca e leggono fino a notte fonda, rinverdendo le fatiche della gioventù, quando, giovani mamme di apprendisti meccanici, leggevano di nascosto i libri che alimentavano le inquietudini dei loro figli.

Noi che leggendo “welthanschaung”, la prima volta, siamo stati presi dal panico, finché non abbiamo capito che poteva anche solo essere la definizione di un particolare modo di interpretare forma, consistenza e armonia delle cosce della figlia della nostra vicina di pianerottolo.

Perciò, noi meccanici, abituati alla ruote dentate ed agli alberi a camme, non siamo molto romantici e se ci capita fra le mani un romanzo di Susanna Tamaro, lo conserviamo con cura perché ha su di noi lo stesso effetto della Dolce Euchessina, che a volte può mancarci.

Siamo invece affascinati dalle rutilanti invenzioni di Günter Grass e del suo tamburino, da Elsa Morante, perdonando le sue ingenuità quando cerca di entrare nella mente di Arturo, non sapendo che lei, femmina, non ce la può fare, amiamo la gioiosa ironia di Joseph Roth ed abbracciamo, un po' tristi Elias Canetti, quando racconta del suo mondo perduto.

Noi meccanici, quando capitiamo in certe riunioni di intellettuali, gente abituata a praticare libri, ci sentiamo sempre un po' intimiditi.

Noi meccanici eravamo comunisti ed avevamo un sogno che ora, come dice Giorgio Gaber, si è rattrappito.

Noi meccanici, insieme agli intellettuali che praticano libri ed alle ragazze che sempre cercano il grande amore, lo vorremmo ricomporre, quel sogno.

 
 
 

Delle asprezze della scuola

Post n°34 pubblicato il 13 Maggio 2012 da scorpione.scorpione

La prima elementare l’ho fatta a Jolanda di Savoia.

Si intenda, la prima volta la prima elementare, perché la prima volta che ho fatto la prima elementare, sono stato bocciato.

Non so quanti fossero i ragazzini bocciati in prima elementare in quegli anni, oggi sembra che non sia più frequente, e forse nemmeno allora.

Non è che fosse proprio una prima, perché in una sola classe si riunivano la prima, la seconda e la terza elementare, il che la dice lunga, negli anni del baby-boom, su quale fosse la densità della popolazione in quelle zone di recente bonifica.

Non fui bocciato per asineria, fui invece bocciato per la troppa vita che scorreva nelle mie vene: saltavo sull’ultimo banco, e percorrevo l’intera classe su tutti i banchi contigui, senza rispetto per i confini fra le classi prima, seconda e terza, alzavo la mano e rispondevo alle domande che la maestra faceva ai ragazzi delle classi più avanti, ero irrefrenabile e perciò sono stato bocciato.

Ero abituato a scorazzare tra il fiume ed i campi, ad arrampicarmi sugli alberi, a costruire archi e frecce e spade di legno, barchine di legno da provare in Po, tutto il giorno senza un attimo di requie, da solo o con mia cugina, come si poteva pensare di tenermi fermo in un banco per ore!

La seconda volta della mia prima elementare è stata invece nel paese di ……………….

Qui la scuola era una cosa più seria: c’era e c’è ancora, un grande edificio a tre piani con la scritta in caratteri romaneggianti: SCVOLA ELEMENTARE MASCHILE da un lato dell’edificio e SCVOLA ELEMENTARE FEMMINILE sull’altro lato.

Non è che ricordi molto della scuola elementare di ………………., so però che la maestra, che mi ha avuto fra i suoi allievi per soli due anni, mi considerava intelligente.

Anni dopo, portavo già una barba nerissima e già ero emigrato in Piemonte, nel negozio di cartoleria che aveva con la sorella, mi ha riconosciuto dallo sguardo.

 
 
 

Forse non lo sai ma pure questo è amor.....

Post n°33 pubblicato il 10 Maggio 2012 da scorpione.scorpione

Correva un dicembre di anni fa, gironzolando annoiato, trovo un nik che si qualifica come

Justine.

Dopo qualche scambio di battute le ho scritto qualcosa che suonava più o meno così:

Ti porterò via con la mia nave, tutta vele e cannoni, all'imbrunire di un giorno pieno di vento.

La mia nave e la mia spada saranno ai tuoi piedi, se vorrai essere la mia

schiava e regina.

Schiava e regina.

Questa fu la cifra che segnò il nostro rapporto.

Qualche giorno dopo ci incontrammo nella sua città, non molto lontana dalla mia.

Venne con giubbetto jeans e pelliccia, sopra un golfino rosso scollato che mostrava le tette (povere donne, quanto freddo!).

Ci eravamo già visti in fotografia, nessuno dei due aveva fatto il furbo e ci siamo piaciuti.

Siamo andati in un bar per fare la prima conoscenza e chissà perché ho ordinato un succo di pomodoro condito. Prima volta da anni.

Questa cosa l'ha mandata in solluchero (và a capire le donne!).

Poi in centro, in un piccolo ristorante adatto al momento.

Fin da subito è iniziato il gioco della dominanza.

Io la corteggiavo con mica tanto velata sensualità.

Lei si arrotolava su se stessa come una gatta.

"Mi sento priva di volontà"

"non ci serve la tua volontà, basta la mia"

Quando si è protesa troppo verso di me le ho detto: "togli le tette dal piatto".

Al momento dei cantucci e vin santo, mi sono alzato, sono andato dietro la sua seggiola e le ho fatto toccare con mano quanto lei già mi interessasse.

Non saprei come descrivere la sua faccia sbalordita e lusingata.

Era un gioioso duetto, preludio a ciò che sarebbe venuto poi.

Il caffè, siamo andati a prenderlo a casa sua e, prima ancora che la caffettiera borbottasse, sapevo che il vertice delle sue cosce grondava e ne avevo l'odore sulle dita.

L'ho presa lì, rovesciata sul piano della cucina.

Le ho ordinato di versare il caffè nelle tazze mentre la prendevo.

Non mi ha obbedito.

Avrebbe imparato poi, ad obbedire.

Poi nel suo letto, ho bevuto il caffè mentre lei si prodigava in una volonterosa fellazio.

"Brava" le sussurravo, "ancora, così, più in fondo..." sorseggiando il caffè.

Le piaceva che le dicessi brava.

Più tardi, quando mi capitò di prenderla un po’ più brutalmente, da dietro,lei si voltò e fra i capelli neri che le coprivano il viso sconvolto, mi disse "si, così, più forte".

Non so come fu che mi trovai fra le mani la cintura.

E' una cintura di cuoio morbido e spesso, va bene per i jeans. Non la uso più ma la conservo.

La frustai, tre o quattro volte.

Lunghe pause fra uno schiocco e l'altro.

Ogni volta più forte.

Bisogna immaginare di essere in quella situazione, eccitati, in piena erezione e dentro la donna con la quale si fa sesso, per capire la sensazione che provoca una frustata schioccata sulle natiche nude della compagna di giochi.

Lo schiocco della frustata lo sentivo nel sangue.

Ghiacciato.

Era come se tutta la pelle di tutto il mio corpo sentisse, vedesse, annusasse.

Mi sentivo il cuore in gola.

E la frustata ghiacciata come un'onda, nelle vene.

La mattina dopo mi ha detto

"non ce n'è come i cinquantenni".

E' iniziato un gioco di legami e manette che è durato due anni, spegnendosi piano.

Le piaceva raccontare il nostro modo di fare sesso ai suoi amici, tanto che per il mio compleanno un suo amico omosessuale mi regalò i quattro libri di Pedro Juan Gutierrez, scrittore cubano al quale, secondo lui, somigliavo (credo di si, Pedro mi somiglia).

Una volta che tardò a rispondere al telefono la sentii giustificarsi:

"sai, mi ha voluto sui suoi pantaloni!", con il suo sorriso furbetto.

Ho ancora una sua foto al museo del sesso di Barcellona. Lei davanti ad un sostegno arcuato, sul quale era legato un manichino femminile in posizione da essere penetrata da chiunque in qualunque modo.

E lei la indica con il solito sorriso furbetto...

 
 
 

Non avevamo l'automobile

Post n°32 pubblicato il 07 Maggio 2012 da scorpione.scorpione

A scuola andavamo in bicicletta, mia cugina Gianna ed io,

sia col la bella che con la brutta stagione,

lungo i tre chilometri che costeggiavano il Po di Volano.

Il fiume era alto sugli argini, calmo e pieno.

In un giorno di neve i nostri genitori ci stavano aspettando,

fuori di casa, per vederci arrivare:

“sembravate due mosche nel latte”

disse poi mio zio.

Era la mia seconda volta in prima elementare.

 
 
 

Ogni anno a Novembre

Post n°31 pubblicato il 03 Maggio 2012 da scorpione.scorpione

Ogni anno a Novembre si ammazzava il maiale.

Mio padre comprava il più piccolo e malandato perché costava meno e poi lo si ingrassava amorevolmente per tutto l'anno.

Erano felici i maiali a casa nostra, avevano il porcile il fondo all'orto, fangoso quanto basta per la bestia e nei giorni del mio compleanno lo si ammazzava.

Erano sempre giornate grigie e scure, quelle dell'ammazzamento, nuvole basse e pioggerellina o nebbia, era il tempo prima della neve.

A volte il poveretto scappava, non si lasciava colpire dalla lama nel cuore e correva per tutta l'aia inseguito dagli uomini.

I maiali non sono bestie veloci.

Poi era la volta della rasatura, veniva messo in una vasca di legno tronco-conica, l'acqua sul fuoco accanto per averla sempre calda e rasato con spatole taglienti.

La sera campeggiava immenso nel corridoio, appeso a testa in giù per scolare il sangue, bianco nella cotenna e nero dentro, squarciato dall'alto in basso.

Inquietante per me bambino.

Faceva impressione che la mattina era vivo.

Ma il giorno dopo si facevano i salami, la ziona ed i prosciutti, la cucina era calda ed il fuoco ardeva forte, mio zio macellaio dilettante e mio padre, squartavano, affettavano e tritavano, aiutati dalle donne.

La sera venivano amici e parenti e mio padre, che aveva una voce da grande tenore, cantava le romanze.

Non ricordo chi suonasse la fisarmonica, ma mio zio suonava il mandolino.

E si mangiava, tutto quello che non si poteva conservare, si mangiava.

Che festa.

A pensarci ora, chissà com'era felice mia madre in quelle sere, aveva poco più di vent'anni e tutti avevano meno di trent'anni.

Poi arrivava un nuovo maialino smunto, mia madre racconta ancora di quello che pareva non dovesse sopravvivere invece diventò un gigante di non so più quale enorme peso.

Carne per tutto l'anno.

Se credessi in dio direi che dio sa quanto ne avessimo bisogno, nella bassa ferrarese, in quegli anni di nebbia freddo e disoccupazione.

 
 
 

Immagini.

Post n°30 pubblicato il 02 Maggio 2012 da scorpione.scorpione

Sai che eri buffo, tutto nudo, con i miei slip sul dito?
E' l'ultima immagine che ho di te.
Bacio.

 
 
 

Copiato in giro per i blog, applicate piccole modifiche ed un aggiornamento finale

Post n°29 pubblicato il 30 Aprile 2012 da scorpione.scorpione

SOCIALISMO:
Hai 2 mucche.
Il tuo vicino ti aiuta ad occupartene e tu dividi il latte con lui.

COMUNISMO:
Hai 2 mucche.
Il governo te le prende e ti fornisce il latte secondo i tuoi bisogni. Ti fornisce anche una moglie (Tommaso Campanella: proprietà comune dei beni e delle donne).

FASCISMO:
Hai 2 mucche
Il governo te le prende e ti vende il latte. Ti fa anche lo sconto sa hai moglie e molti figli. Il gerarca locale ti tromba la moglie.

NAZISMO:
Hai 2 mucche.
Il governo prende la vacca bianca ed uccide quella nera. Le SS ti violentano la moglie.

DITTATURA:
Hai 2 mucche.
La polizia te le confisca e ti fucila. Tua moglie va a battere sui viali.

FEUDALESIMO:
Hai 2 mucche.
Il feudatario prende metà del latte e si tromba tua moglie.

DEMOCRAZIA:
Hai 2 mucche.
Si vota per decidere a chi spetta il latte. Il vicino si tromba tua moglie

DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA:
Hai 2 mucche.
Si vota per chi eleggerà la persona che deciderà a chi spetta il latte. Non si tromberà tua moglie perchè va con i trans.

ANARCHIA:
Hai 2 mucche.
Lasci che si organizzino in autogestione. E tutti si trombano le mogli di tutti.

CAPITALISMO:
Hai 2 mucche
Ne vendi una per comprare un toro ed avere dei vitelli con cui iniziare
un allevamento. Con i primi guadagni ti prendi un'amante e tua moglie la metti a mungere.

CAPITALISMO SELVAGGIO:
Hai 2 mucche.
Fai macellare la prima ed obblighi la seconda a produrre tanto latte
come 4 mucche.
Alla fine licenzi l'operaio che se ne occupava accusandolo di aver
lasciato morire la vacca di sfinimento. E ti trombi sua moglie in cambio di una ciotola di riso.

BERLUSCONISMO:
Hai 2 mucche.
Ne vendi 3 alla tua Società quotata in borsa, utilizzando lettere di
credito aperte da tuo fratello sulla tua banca. Poi fai uno scambio
delle lettere di credito, con una partecipazione in una Società
soggetta ad offerta pubblica e nell'operazione guadagni 4 mucche
beneficiando anche di un abbattimento fiscale per il possesso di 5
mucche. I diritti sulla produzione del latte di 6 mucche vengono
trasferiti da un intermediario panamense sul conto di una Società con
sede alle Isole Cayman, posseduta clandestinamente da un azionista che
rivende alla tua Società i diritti sulla produzione del latte di 7 mucche.
Nei libri contabili di questa Società figurano 8 ruminanti con
l'opzione d'acquisto per un ulteriore animale. Nel frattempo hai
abbattuto le 2 mucche perché sporcano e puzzano. Quando stanno per
beccarti, diventi Presidente del Consiglio.
E apri un harem.

 

GOVERNO MONTI

Hai due mucche 

Vendi per quattro soldi pascoli e stalla perché non ce la fai a pagare l’IMU.

Le vacche le macelli e ne metti i quarti in freezer per garantirti cibo finché passi la crisi, ma non ce la fai a pagare la bolletta elettrica rincarata e ti va tutto a male.

In un ultimo tentativo di salvarti giochi gli ultimi dieci euro alla slot machine del tabaccaio e li perdi.

Intanto tua figlia ha conosciuto un tesoriere di partito, gli lustra la porsche di giorno e si fa scopare la notte

Torni alla tua casa pignorata da Equitalia e ti impicchi alla ringhiera del balcone.

Tua moglie va battere sui viali, ma finisce in ospedale per una rissa fra casalinghe/prostitute come lei, per l’occupazione del marciapiedi.

Tanto non c’erano clienti.

 
 
 
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