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Recherche Humaine.L'io e lo smarrimento del tu.

Post n°23 pubblicato il 18 Dicembre 2007 da con_fine_arte

All’interno del vecchio studio è quasi buio. Solo dalle fessure delle vecchie persiane di legno sconnesse provengono dei fasci di luce che rendono l’ambiente irreale. Si sente il rumore della pioggia squarciato di tanto in tanto da un tuono che segue il bagliore dei lampi. Uno di questi illumina un uomo sugli ottant’anni. È appena entrato nella stanza, dà le spalle alla porta ma una mano sembra ancora accompagnarne la chiusura. Quest’uomo è il nostro Artista e così lo chiameremo fino alla fine di questa piccola storia.

Resta fermo sull’uscio per un attimo che percepiamo lunghissimo. Il suo sguardo ci accompagna attraverso il tempo narrato dagli oggetti che popolano quel luogo. Dallo specchio si stacca un bozzetto di un autoritratto, un carboncino. È bianco e nero, come tutto intorno: l’Artista, lo studio, il vecchio tavolo di legno, lo specchio, il cavalletto, l’armadio. Il bianco e nero è il non colore dei ricordi.

Il bozzetto cade sul tavolo in mezzo ad altri disegni sparpagliati e silenziosi come le cose e le persone che evocano dal tempo.

Il ritmo è scandito dal monotono incedere di un vecchio proiettore che lascia scorrere le sue diapositive sulla parete bianca, in fondo.

Intorno è tutto un rincorrersi di oggetti, schizzi, pennelli, libri, bottiglie, carte... tutto un po’ ammucchiato, più o meno ordinatamente, un po’ sul tavolo, un po’ sugli scaffali della vecchia libreria, un po’ ovunque.

L’Artista si avvicina allo specchio e si guarda e ascolta fuori la pioggia che scende. Tutta la scena guarda se stessa e ne ascolta il rumore dell’acqua, quasi come fosse il sonoro delle stesse immagini dei dipinti che scorrono sulla parete, meccanicamente: sono volti, corpi nudi, autoritratti, persone incontrate e dipinte, tutto fermato per sempre.

All’improvviso le ante precarie del vecchio armadio gonfio di fogli, fotografie, ritagli di giornali, riviste d’arte ammucchiate alla meno peggio, cedono la chiusura al prorompere del suo antico contenuto che, senza più il riparo degli sportelli, viene vomitato sul pavimento dello studio. L’Artista cerca di risistemare quelle carte, quegli oggetti. Ma non è facile. Mentre rimette sugli scaffali le prime cose cadute, altre perdono l’equilibrio e rovinano nella stanza. È una gara che l’Artista non riesce mai a terminare del tutto vittoriosamente. Alla fine richiude l’armadio, ma vi si deve appoggiare con la schiena contro, per aiutare le ante a sopportare la pressione dei ricordi.

 

Oggi la ricerca dell’identità avviene dentro stanze simili a questa. Accumuliamo cose, esperienze, emozioni che ogni tanto riguardiamo, riviviamo, in cui ogni tanto cerchiamo delle risposte e che poi tentiamo di richiudere in quel vecchio armadio, inconscio che pulsa, che tenta di esplodere.

Più di tutti, l’intellettuale, l’artista contemporaneo spesso si rinchiude nel castello cartesiano del suo pensiero, della sua arte, tramutandolo in immagini che scandiscono la sua esistenza, come tappe di una ricerca senza tempo: la Recherche Humaine.

Ma non si esiste solo perche si pensa.

La grande macchina del mondo, e i poteri che la muovono, amano l’ideologia dell’individualismo, lo scioglimento delle relazioni. Sembra che per poter raggiungere i propri obbiettivi sia necessario emanciparsi dai legami, come per una globale operazione di marketing imposta da un occulto direttore. È lo smarrimento del Tu.

Narcisi chiusi dentro le loro stanze molti Artisti non sanno far altro che guardarsi allo specchio immobile dello stagno dell’Arte Contemporanea, allontanandosi sempre di più dal mondo, dalla gente. Si compiacciono dell’immagine di sé che restituiscono in un mediatico reality show assoggettato alle regole dell’auditel, dimenticando quelle dell’estetica, intesa non soltanto come apparenza, ma come caratteristica particolare dell’essere, dell’operare, del sentire.

Talvolta qualcuno riesce ad uscire da questa stanza, emancipandosi dall’individualismo radicale. È il Passeur che guarda ad una libertà più grande e che ci traghetta attraverso lo stagno verso la sponda della ragione comune, senza lasciarsi morire rinchiuso nella propria immagine, vittima della propria stessa ricerca. È l’io che si fa nomade per percorrere nuovi confini dell’essere.

Sarà solo grazie a questo Artista se l’Arte Contemporanea riuscirà ad uscire dall’autoreferenzialità e guardare a l’altro, per abbandonare il leit-motiv della sofferenza dell’uomo e del mondo, proponendone invece uno altro.

L’assolutizzazione del nostro orgoglio ci fa stare da una parte del limen, camminare sul confine significa andare incontro alla diversità, scavalcarlo è conoscere se stessi.

La ricerca di se stessi è libertà di incontrarsi. Arte come itinerario ideale verso l’altro da sé.

G.F.

In Alto: Antonio Sgroi - Orfeo ed Euridice - Terracotta patinata - Grandezza al naturale - 1990

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Commenti al Post:
StefanoMarinetti
StefanoMarinetti il 19/12/07 alle 14:21 via WEB
Molto bella Orfeo ed Euridice di Sgroi, buona scelta! Efficace e d'effetto anche l'immagine usata nel testo, con l'artista simbolico raffigurato nel proprio laboratorio. Stefano
 
scrittocolpevole
scrittocolpevole il 20/12/07 alle 19:07 via WEB
Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo. A.
 
hunkapi_genova
hunkapi_genova il 22/12/07 alle 20:59 via WEB
da HUNKAPI, con l'augurio che questo Natale porti ,oltre ai doni, infinita felicità!
 
cuoredigabbiano
cuoredigabbiano il 23/12/07 alle 13:04 via WEB
Bello. La nostra anima è composta di tante stanze e in ognuna si trovano sempre porte da aprire... all'infinito. Non finiremo mai di conoscere l'altro Io e i ricordi si accumulano. Auguri di Buon Natale e di tanta serenità... con la speranza che quei ricordi siano sempre gioiosi.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 25/12/07 alle 22:49 via WEB
Auguri di un felice, sereno e splendido Natale dal blog Napoli Romantica...
 
TrinitaDeiMonti
TrinitaDeiMonti il 31/12/07 alle 12:01 via WEB
buon anno a tutti :-)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 03/01/08 alle 16:12 via WEB
Ci scusiamo con tutti i lettori se il blog non viene aggiornato, ma Libero ci ha bloccato il profilo senza alcuna spiegazione. Del resto è così che viene trattata la cultura in Italia e chi cerca di fare cultura 'indipendente', senza potenti appoggi politici e/o economici. Per chi volesse continuare a seguire le nostre iniziative può fare riferimento al nostro sito www.con-fine.com/rivista e iscriversi alla nostra newsletter settimanale per ricevere gli aggiornamenti, gli articoli e le nostizie direttamente nella propria casella postale. Ringraziamo tutti i nostri lettori e ci scusiamo per il disagio. La redazione.
 
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Anonimo il 31/01/08 alle 07:33 via WEB
Potete visitare il buono blog di con-fine all'indirizzo www.con-fine.com/blog. Vi aspettiamo... La Redazione di con-fine
 
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Anonimo il 23/03/08 alle 16:28 via WEB
Auguri per una serena e felice Pasqua...
Kemper Boyd
 
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Anonimo il 15/04/08 alle 00:39 via WEB
Visitateci al nostro nuovo indirizzo www.con-fine.com/blog
 
Performing
Performing il 31/07/08 alle 10:49 via WEB
On-line il trailer del video ‘l vento come fa ci tace Il video ‘l vento come fa ci tace è una performance di videodanza tratta dalla storia di Paolo e Francesca, raccontata da Dante nel canto V dell’Inferno. Girato al 31 piano di Palazzo Pirelli, sede della Regione Lombardia, essa è stata coreografata e danzata da Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, coppia artistica presente sulle scene da oltre quindici anni e tra i sodalizi creativi più stimati della danza contemporanea in Italia. Il video vede inoltre la partecipazione di Tommaso Monza, mentre la regia è di Marco Civinelli, produttore audiovisivo e videomaker. Il progetto nasce come trasposizione in danza di versi danteschi e prende spunto dall’esperienza formativa ed artistica sperimentata da artisti, docenti e allievi nella prima edizione della Summer School PerformingArts. Il video è uno dei risultati tangibili dell’innovativo progetto educativo Summer School PerformingArts, fortemente voluto dalla Direzione Generale Istruzione Formazione Lavoro della Regione Lombardia, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia. La sua intensità espressiva e contenutistica, unanimemente riconosciuta, è frutto dell’intensa sintonia e della produttiva sinergia tra ragazzi e docenti, che ha saputo tradurre in gesto artistico il significato profondo di un importante percorso che Regione Lombardia ha iniziato e sta tutt’ora portando avanti con decisione e convinzione. Esso si fonda sulla forte convinzione che le istituzioni, più che farsi carico direttamente del processo educativo e formativo degli individui, abbiano il compito fondamentale di fornire un sostegno concreto e attivo a maestri, genitori, insegnanti, testimoni, che, tutti insieme, concorrono a formare, umanamente prima ancora che scolasticamente, i ragazzi. Proprio per la sua capacità di testimoniare concretamente questo impegno, il video di Abbondanza-Bertoni è stato inserito tra le “Buone Prassi” di Regione Lombardia, ossia in quell’insieme di azioni e strumenti, integrati e innovativi, volti ad aumentare la competitività attraverso la filiera dell’economia della conoscenza: l’istruzione, la formazione e il lavoro. Il trailer del video è on-line su: www.art4.it/video.html www.performingarts.it ART4 ATI progetto comunicazione buone prassi FSE (decreto ARIFL Regione Lombardia n.963 del 21.12.2007)
 
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Anonimo il 30/10/08 alle 11:18 via WEB
'l vento come fa ci tace nelle mediateche italiane In seguito alla pubblicazione on-line del trailer del“’l vento come fa ci tace” sui siti di video-sharing più consultati in rete, il video in versione integrale è disponibile nelle migliori biblioteche e mediateche. Pubblichiamo, qui di seguito, l’elenco delle biblio-mediateche nelle quali è possibile reperire il video: Accademia Santa Cecilia Auditorium Parco della Musica, Roma. l. go Luciano Berio, 3; lun-ven 11-17 PICO Palazzo dell’Innovazione e della Conoscenza, Napoli. via Terracina; lun-ven 11-18 Università degli Studi di Palermo Dipartimento Aglaia-Sezione Musica. via Divisi, 81-83; lun-ven 8.30-13.30, 14.30-17 Teatro Comunale di Ferrara, Ferrara. corso Martiri della Libertà, 5; lun-ven 9.30-13.30; su appuntamento tel. 0532-218311 Istituto di Ricerca per il Teatro Musicale, Roma via Francesco Tamagno, 65; lun-ven 9.30-17; su appuntamento tel. 06-6147277 Archivio Fotografico Mart, Rovereto. via della Terra, 53; lun-ven 8.40-12, 14.10-16 Mediateca Biblioteca Giovanni Macchia, Roma. corso Bettini, 43; lun-gio 9.30-18; ven 9:30-14 Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi, Roma. via Michelangelo Caetani, 32; lun, sab, 8.30-14; mar, mer, gio 8.30-17 Mediateca delle Marche, Ancona piazza del Plebiscito, 17; lun-ven 9-18 Civico Museo Teatrale Carlo Schmidl, Trieste. via Rossini, 4; lun, mer 9-16; mar, gio, ven 9-13 Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia, Bologna. via Galliera, 21; su appuntamento tel. 051/217612-13 Biblioteca Mediateca Gino Baratta, Mantova. corso Garibaldi, 88. Tutti i giorni 9-18.30, sabato pomeriggio e domenica esclusi Biblioteca Civica Sezione Multimediale, Settimo Torinese. piazza Alpini, 1; lun-sab 9-13 e dalle 15-18,45 Biblioteca Provinciale Pasquale Albino, Campobasso. via D'Amato; lun 8.30-13, 15.15-19.15; mar 8.30-13, 15.15-19.15; mer 8.30-13; gio 8.30-13, 15.15-19.15; ven 8.30-13,15.15-19.15; sab 8.30-13 Mediateca Enea, Roma. via Anguillarese, 301; lun-ven 8.45-15.45 Mediateca Provinciale Lecce via Gallipoli; lun-ven 9-13, 15.30-19.30 Biblioteca Giuseppe Guglielmi, Bologna via S. Stefano, 28; su appuntamento tel. 051/217612-13 Biblioteca Universitaria, Bologna. via Zamboni, 33; lun, mer, ven 8.45-13.45; mar, gio 8.45-18.45; sab 8.45-13.20 CSAC, Parma. via Palermo, 6; lun-gio 9-13, 15-17; ven 9-13 Mediateca Regionale Toscana. via San Gallo, 25; mar-ven 10-13, 14-17
 
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ORTENSIO il 07/04/09 alle 16:00 via WEB
Relazione per la “ Biennale dell’Arte del ferro “ , Stia 30 Agosto – 2 Settembre 2007 a cura di Ortensio Mendicino PREFAZIONE Il ferro battuto è un ambito delle Arti Decorative. Gli Statuti dell’Arte hanno regolato lo svolgimento della professione per secoli, subito modifiche in relazione ai cambiamenti storici dei vari stati interregionali, presenti in Italia fino all’ unificazione. I manufatti presentano, nel corso del tempo, particolari architettonici nella struttura e nel sistema di decorazione: monofore, bifore, trifore, colonne, quadrilobi, archi; questi sono destinati al decoro degli spazi aperti degli edifici e ne seguono le linee costruttive ( stipiti ed archi degli ingressi, finestre ). Altri decorano le facciate o l’ interno dell’edificio ( maniglie, porta-panelli, porta-bandiere, campanelle, porta-ceri, alari, tavoli ). Le opere fanno parte della corrente artistica-stilistica e culturale del loro secolo; sono ideate ed eseguite dai fabbri anche su disegno fornito dal committente. Il passaggio da artigiana ad industriale della produzione della materia prima ( inizi 1800 ), l’incremento demografico, la costruzione di nuove abitazioni e le nuove correnti stilistiche-artistiche e culturali aumentano la domanda dei prodotti in ferro in Europa e in Italia con qualche anno di ritardo. Questi manufatti sono integrati da finiture prettamente industriali e da strutture ornamentali in ghisa. La ripresa della produzione fabbrile ha i suoi alti e bassi a secondo del territorio in cui operano gli artigiani; partecipano le botteghe di antica attività e moderne. Il fabbro, tra Ottocento e Novecento, lavora il ferro prodotto dall’industria, già squadrato, pronto al taglio e alla lavorazione; è un forte cambiamento rispetto al passato, perché i predecessori seguivano tutto il processo ( non sono stati recuperati documenti sulla netta separazione tra fonditori di minerali ferrosi e fabbri ), o quantomeno rifinivano il metallo acquistato in barre, masselli, piastre, strutture di fissaggio e attrezzi di lavoro. Il mestiere è in fase di declino lento ed inesorabile; contribuiscono a questo evento: complessità del lavoro, dispendio fisico, costi di produzione particolarmente elevati, scarse risorse economiche individuali per allestire o ristrutturare una bottega, assenza di spirito di iniziativa, concorrenza di mercato, particolari del manufatto ( cancello o ringhiera ) già prodotti in serie a livello industriale. L’ intervento parziale dell’industria definisce da una parte la riduzione del lavoro per l’esecuzione dell’opera e dall’ altra un minor costo per l’ acquirente; proviene dalla costante divisione del lavoro negli stabilimenti e dalla specializzazione aziendale dovuta al mercato; è una trasformazione del lavoro artigiano iniziata con la prima rivoluzione industriale, proseguita fino a nostri giorni con i componenti da assemblare. Le ragioni socio-economiche di questo declino sono da discutere in sedi appropriate. La tecnica di lavorazione Forgiare, (1) battere e tirare il ferro costituiscono il metodo di base per la produzione della materia prima e dei manufatti, già a partire dalla sua scoperta (metà del IV secolo a. C., presso egiziani e caldei), e chi produce il ferro esegue anche il prodotto. I minerali (ematite, pirite, ossidi ferrosi) e combustibile di legno sono riscaldati all’interno di fornaci. Il blumo è adagiato su supporto rigido, battuto, tirato con una pietra in antichità, poi a martello nei secoli successivi; perde scorie ed ossido di carbonio: le operazioni di riscaldamento e battitura sono reiterate diverse volte per abbassare la percentuale di carbonio ed ottenere ferro saldato malleabile. Questo metallo è trasformato lentamente in barre e lamiere di sezione e consistenza diversa. Il ferro diventa importante appena risultano evidenti le sue caratteristiche di duttilità, resistenza, durata. Il sistema produttivo rimane invariato per secoli, fatta eccezione per i nuovi utensili e attrezzi da lavoro; riprende vigore a partire dall’XI secolo e continua nel futuro: fornaci più capienti; mantici di insufflazione d’aria, mossi dall’energia dell’acqua; magli azionati sempre dalla forza motrice dell’acqua. La domanda di manufatti determina: i miglioramenti costanti per la fusione dei minerali; la ricerca di disegni e di tecniche decorative per le opere. Le tecniche decorative (ageminatura, niellatura, damaschinatura, godranatura, perlinatura, traforo) qualificano la superficie metallica. Manufatti semplici e complessi sono ordinati dai committenti, lavorati all’interno delle botteghe. Questi richiedono una grande capacità di specializzazione da parte dei fabbri. La conoscenza della tecnica lavorativa definisce, in modo generico, fabbro chi lavora il metallo, mentre la produzione determina la specializzazione del mestiere in fabbri, maniscalchi e armieri. Il rispettivo mestiere è ancora suddiviso in classe di lavoro: fabbri dediti all’arredo e ai serramenti; maniscalchi impegnati nelle ferrature dei cavalli e nei finimenti; armieri produttori di corazze, spade e coltelli, e armi da fuoco. Il procedimento artigianale inizia il suo lento declino nel Settecento, epoca della comparsa dei primi alto-forni e del carbone coke, e, in coincidenza, la prima rivoluzione industriale modifica gli schemi per acquisire la materia prima. Le differenze produttive dei due metodi sono evidenti durante l’analisi del metallo: quello artigianale è meno squadrato linearmente; il pre-industriale si presenta regolare nella sezione. Ciò definisce una linea di confine tra le due produzioni e segna il passaggio produttivo tra artigianale e industriale. Una quantità sempre maggiore di metallo è presente sul mercato a partire dalla fine del XVIII secolo, per soddisfare il fabbisogno dell’industria nascente e della produzione artigiana. Gran parte di questa produzione, adesso, proviene dall’industria, la quale ha sostituito il sistema fabbrile lentamente, rinnovandosi costantemente. Il fabbro gestisce l’amministrazione finanziaria, l’acquisto della materia prima e il lavoro. Le antiche mansioni del garzone e dell’apprendista sono, forse, relegate al trasporto del metallo, del carbone, all’aiuto durante la lavorazione, all’accensione della fucina. Questi aiuti di bottega apprenderanno il mestiere con il trascorrere degli anni, fino a diventare i futuri fabbri; saranno a conoscenza delle tecniche di lavorazione e dei disegni da tramandare ad altri. La schematizzazione di questa attività è illustrata in alcune tavole dell’Encyclopédie. L’interno del laboratorio presenta diversi attrezzi di lavoro di grandezza differente:forgia, mantice, preselli a tenaglia, attizzatoi; incudine a doppio corno e mozza; martello a facce semisferiche, a faccia quadrata ed a penna a tronco di piramide; stozzi, ceselli; puntoni, scalpelli a taglio diverso; cesoia piccola, media e grande; lime piccole, medie e grandi; dime; tavoli rigidi da lavoro. Il deposito del combustibile e del metallo può essere ricavato all’esterno della bottega o all’interno. I fabbri modificano le figure geometriche per realizzare il prodotto; fanno riferimento costante a lettere dell’alfabeto come S e C, al repertorio fogliaceo e floreale. Faldistori, alari, candelabri, leggii, porta-bacile, cancelli, grate, ringhiere, roste, lanterne, campanelle presentano un confine labile tra la funzione decorativa e quella d’uso. L’artigiano esegue alcune operazioni preliminari prima di lavorare: accensione della fucina, scelta dei listelli da inserire tra i carboni ardenti. La mano o la tenaglia stringono la parte fredda della barra da riscaldare. Questa è collocata sull’incudine, tirata a colpi di martello fino a quando non raffredda. Il procedimento è ripetuto diverse volte. Le modanature sono elaborate a martello. Le figure piane, foglie, lische di pesce, denti di lupo e volute segnano il metallo in diversi settori; sono realizzati a martello e scalpello. Le serie a puntino sono impresse utilizzando martello e puntone. Le piastre sono battute a caldo entro coni figurati così il metallo segue il disegno dei putti, delle cartelle. I quadrilobi, i fregi, le volute ed i tralci sono traforati a freddo nelle lamine ritagliate. Quando il profilo del listello, o della lamina, corrisponde al disegno su carta le fasi di lavorazione sono concluse ed inizia la pulizia; lime e mole ripuliscono le “bave” del metallo e i segni del martello. Le tracce del martellamento sono lasciate anche come effetto decorativo. I singoli componenti del manufatto sono adagiati sul banco di lavoro orizzontale, molto robusto, forati se necessario, assemblati e fissati da chiodi ribattuti a caldo, da fasce e da occhielli avvolti all’estremità. L’utilizzo del processo di temperamento del metallo (raffreddamento immediato in acqua) permette di contrastare la formazione della ruggine; determina una durata più lunga del prodotto, una maggiore resistenza. Oli ed antiruggini sono cosparsi sulla superficie per conservare l’opera dalla corrosione. La nomenclatura reca sistemi decorativi: piedi modanati ed incisi, nodi bombati, bronzo fuso e rinettato, archi a tutto sesto ed a sesto trilobato, racemi ad S, zampe modanate ed incise, nodo a facce romboidali, sfera, piastre traforate a giorno, cilindri, parallelepipedi, colonne brillate, voluta a C, fiori a giglio in lamina, grappoli d’uva, melagrana in piastra, fiore a tulipano, quadripetali, foglie di acanto, quadrilobi. L’iconografia decorativa è ribadita senza variabili; attinge dal patrimonio conoscitivo. La qualità tecnica di questa produzione è generalmente valida. Le botteghe attive sono molte durante il secolo scorso; meritano uno studio più appropriato. Un’ indagine documentaria approfondita potrebbe risolvere il dilemma sollevato da A. Melani e G. Marangoni sull’attribuzione del disegno a: Francesco di Giorgio Martini (A. Melani: Decorazioni e industrie artistiche 1888, e L’arte dell’industria, 1906, pp. 392, 393 e G. Marangoni: Enciclopedia delle Arti decorative, 1925-28) del cancello, della Chiesa del palazzo dei Diavoli a Siena; Jacopo della Quercia (A. Melani 1888 e 1906 e G. Marangoni 1925-28) delle cancellate del Palazzo Pubblico di Siena. (1) Estratto da: O. Mendicino: Manifatture in ferro a Pisa e fuori Pisa, 2006. Dati tecnici 1) Seggio. XI secolo (2) L’estremità della barra è appiattita a martello. Il piede è ricavato da questo breve braccio. I nodi sono elaborati adoperando grosse ugnelle a testa semisferica. Gli archi di raccordo sono eseguiti poggiando il taglio dei listelli, sul corno dell’incudine. Il bordo superiore subisce i colpi del martello. Il trapano, o il robusto puntone realizzano i fori piccoli medi e grandi. I terminali delle rispettive barre sono riscaldati, infitti nei fori e ribattuti; il metallo occupa la cavità e si fissa. Le punte delle volute sono innestate nelle campane. Il bronzo è avvitato alle viti estreme. L’ampia superficie in cuoio raccorda le barre; può essere sovrapposta da cuscino. 2) Alare. XIV secolo Il braccio verticale è unito alla squadra, sostenuto da listelli sagomati. Il taglio delle estremità definisce i due segmenti profilati ad arco tudor, alzato da solido. Arco a sesto trilobato, a sesto moresco acuto, racemi, riccioli e volute a C sono i profili delle dime. I singoli pezzi sono fissati da chiodi, fasce lisce ed a doppia modanatura esterna. Il nodo a bocca di lupo è accuratamente intrecciato, di particolare fattura. L’estremità del listello è stretta dalla morsa e l’altra da tenaglia impugnata dal fabbro. L’effetto di rotazione imposta il profilo tortile. L’operazione è eseguita più volte. Le sfere sono congiunte come il bronzo. 3) Braccio porta-panello. XIV secolo Il listello perpendicolare reca differenti soluzioni di lavorazione: gradini modanati, girali, nodo ellittico e base circolare. Il braccio è fissato alla spessa lamina circolare. Barrette, tronco di cono capovolto, squadre e racemi sviluppano la base. Questi costituiscono il porta panello. Il pulpito di Nicolò Grosso è pregiato nell’elaborato di ogni singola parte: base esagonale, colonne scanalate, ringhierina, monofora, piccoli archetti a tutto sesto, base superiore e gigli. Cestelli e pentagoni recano varietà a giglio fiorentino, quadrifogli ritagliati, colonne tortili, foglie lanceolate e riccioli. Il supporto è sorretto dal secondario rinforzato da solido in ferro. Il sostegno secondario è in barra longitudinale a facce lavorate, a quadrilobi sbalzati. Il martello imposta le convessità dei lati obliqui del solido; sono incise ai margini. Il nastro avvolge il vertice del cono arcuato e capovolto. La spirale del vertice è profilata entro stampi come il racemo. Il filo di ferro avvolge il sottile tondino, poi, sfilata la barretta è disteso a molla. La squadra sostiene la mole conica; reca S sagomate, foglie ritagliate, satiro, cartella, balaustro, foglia a tulipano, spirale e molle. L’asse sostiene il porta-lampade più complesso in epoca tarda. 4) Cancello. XIV secolo Le bandelle sono inchiodate a rettangoli verticali, all’arco tudor, sostenute da arpioni infissi nel muro. Barre merlate dividono le aree; sono chiodate o congiunte da fasce. La croce greca ed il trifoglio sono traforate a seghetto. Lo schema a quadrilobo è costituito da quattro barrette piegate a C; gli estremi sono uniti a caldo e distesi a giglio fiorentino. Le campiture includono inoltre: cerchi, fiori a giglio, piano circolare verticale, girali, fiori, trifoglio, quadripetali, rombi, blasone, quadrilobi, volute e racemi. La serratura – più o meno particolare – oppure il chiavistello sono fissati ad uno dei settori del cancello. 5) Grata. XIV secolo Bracci brillati, lisci e solidi sostengono le figure geometriche divise ed ornate. Le foglie di tiglio sono ricavate dalla divaricazione delle barre, dopo diverse fasi lavorative Il tondino caldo è modanato, inciso a calice. Spessi listelli a sezione circolare sono assottigliati verso gli estremi; costituiscono le colonne a sostegno di altra decorazione. Il balaustro distingue il centro del tondino; distende il serto a foglie di acanto in rilievo. I capitelli delle colonne mostrano particolare ornato. Putti ed angeli sono in piastra formata stampo. Barra e foglie in piastra distinguono la cimasa arricchita da tralci sagomati. I caulicoli, sempre in listello, illeggiadriscono l’altro fastigio. I riccioli del caule sostengono il soldatino centrale, in lamina ritagliata. 6) Chiave. XIV o XV secolo La colonna in tondino è fissata a: semi-rettangoli, quadrati, racemi e tondi. Nodo circolare, cerchio, volute, dentellature, particolari foglie, cuori, tondi irregolari, ellissi, bocciolo di rosa, cartella, croce latina, girali, croce a forca, rettangolo in rilievo arcuato, triangolo rettangolo, terzo di cerchio, archi rampanti perlinati, sfera schiacciata, capitello ionico, tralci, teste di muflone foglie di acanto e riccioli modanati costituiscono alcuni processi decorativi sul cilindro. 7) Cardine. XIV o XV secolo La croce decussata è incisa particolarmente. La lamina frontale definisce il trapezio a lati frastagliati, arcuati e lineari; presenta: quarto di luna incisa, fronda in piastra, area rettangolare traforata, volute concave-convesse, croce di S. Andrea, calotte sbalzate, croce greca, cerchietti traforati. 8) Braccio porta-campanella. XIV o XV secolo La doppia squadra si profila ad estremi giustapposti. L’estremo inferiore è impiombato nel muro. Il terminale figura, in genere, una testa di drago. Martello, scalpelli e puntoni sono gli attrezzi adoperati. per la realizzazione. Il fabbro usa il martello, il puntone o il cono dell’incudine, per forare l’angolo retto. La campanella ha l’apice forato; è piegata a cerchio passante per il sostegno ed il terminale attraversa l’altro foro. Il tronco si presenta a spigoli smussati, tortile, inciso a rombi ed a croce latina. Gli anelli lavorati avvolgono lire e volute. Questi mostrano cubi incisi, bacche, nodi, racemi arcuati ed incavati, petali lanceolati, foglie di acanto in rilievo, fiori a tulipano, rosette, teste di muflone, quarto di tondo inciso, croce. 9) Braccio porta-bacile. XV secolo Le tre barre distaccate recano gli estremi fissati a caldo; figurano la croce a forca. Il bacile è in lamina ritagliata a cerchio e sbalzata. Curve e cubi determinano i terminali della croce; si presentano incisi ed a draghi. Il drago è ricavato sulla pagina frontale del solido, a martello, scalpello e puntone. L’arrotondamento degli spigoli del braccio verticale favorisce l’esecuzione del tronco di piramide; questa lavorazione è ribadita diverse volte, impiegata per trasformare la sezione esagonale in sfera e poi a sezione quadrata. Le foglie lanceolate sono ritagliate a cesoia, sbalzate e fissate da chiodi. Le piastre sono traforate a giorno, a blasone, a figura piana, mediante seghetti. 10) Braccio porta-cero. XV secolo La barra affusolata è infissa nella croce a forca, nel basamento, nella squadra e nel cerchio. La cima reca cilindri a base superiore a denti di lupo, foglie, parallelepipedo e ciotole in piastra ritagliata e sbalzata; può presentarsi conica a base a tesa. Il solido è capovolto. Le variabili del porta-cero poggiano su altre lamine il più delle volte. La figura piana è proposta nel tardo Ottocento. Croce greca e decussata determinano altri tipi di supporto. I rocchetti sono formati a stampo. Le sferette sono forate dal trapano e fissate da filo di ferro; costituiscono i chicchi d’uva. Più lamine ritagliate impostano i petali della rosa; sono assemblate. Una sola barra profila il quadripetalo. I bracci laterali ampliano il porta-cero, ed il complesso costituisce i candelabri. Le articolazioni dei bracci sono a bocciolo di rosa; terminano a fronda e a foglia di acanto. I lampadari in ferro, o sue leghe, o in altro metallo, sono sviluppo dei candelabri. La cartella racchiude il galeone dipinto. La base superiore è ritagliata a coda di rondine. Il basso cilindro sviluppa la corona. La coda presenta il vertice a cerchio, o a trifoglio. I sostegni circolari sono in barra sottile. Il taglio è liscio oppure a fila di merlo guelfo rovescio. 11) Porta. XV secolo Arco e rettangolo sono agganciati come i cancelli. La curvatura presenta: il rilievo rovescio a quadrifoglio; ceri incisi; rosette aggettanti; graticcio a rombi, a sezione romboidale; piastre ritagliate a croce greca. La calotta caratterizza il centro della croce. Quadripetali a rilievo rovescio, triplo trifoglio, foglie di acanto, fiori a tulipano inciso e modanato determinano la trama decorativa. 12) Braccio porta-bandiera. XV secolo La barra orizzontale definisce il sostegno sagomato entro stampi; è incisa di frequente. L’estremità dell’asse presenta il cilindro cavo in spessa lamina, a basi a scozia-toro. La base inferiore profila fila ad archi sesto moresco acuto, a semicerchio. Le robuste lamine serrano il solido. Un solido similare completa, in genere, il porta stendardo. Il braccio primario è congiunto al secondario. Due barre definiscono la croce di S. Antonio; sono fissate. La schiera a volute qualifica i margini del braccio verticale. Il graticcio inciso orna la barra orizzontale. Cartelle consistenti sono inchiodate alla croce a T. Il listello a sezione quadrata è verticale, martellato sugli spigoli; si trasforma in sezione ottagonale, in esagonale ed ancora in quadrata. La campana a facce rettangolari e la sfera terminale sono effetti della lavorazione del metallo. Solidi doppia squadra ed anelli sorreggono i sostegni secondari. Cerchi formati a stampo, modanature a scalare, ellissi in rilievo, ovuli aggettanti, file a merlo guelfo rovescio, campanelle e fiori a margherita in piastra decorano gli appoggi secondari. 13) Sperone. XVI secolo L’arco acuto mostra punte a figure geometriche pure traforate. File a voluta, denti di lupo, ellissi incise, cerchi concavi e convessi, orcio modanato ed inciso, foglie di tiglio, cubo, calotte, rombo e disco sottolineano lo sperone. La voluta ed il prolungamento sono incisi in profondità e l’incavo reca argento. 14) Staffa. XVI secolo Il quadrilatero è congiunto al breve tondino bombato, modanato. L’arco acuto ed il quasi cerchio terminano ad ellisse. La curvatura reca foglie di acanto ed ovoidi. Solidi e spicchi presentano: incisioni trasversali, rettangolo, lische di pesce incise, incavi particolari, foglie di acanto e volute. 15) Rosta. XVI secolo La barra orizzontale ed i tre semicerchi sono modanati all’esterno, a doppia modanatura esterna; anche lisci. La raggiera si alza dall’estradosso della prima cornice, è interrotta per ragioni ornamentali. Gli archi a tutto sesto collegano i raggi alla barra mediana; recano il rispettivo arco a sesto moresco. I grossi chiodi a rosetta fissano tondini brillati a questi. La barra di chiusura segue l’esterno della rosta ed il profilo dell’edificio; sono fissate. Le cornici propongono ornati reiterati. 16) Letto. XVII secolo I pilastri a basi incise sviluppano figure piane, costituite da sottili barre; sono congiunte da chiodi ribattuti, raccordate anche da listelli curvilinei. Le cime sorreggono piastre a melagrana traforata a spicchi. La cartella ovoidale, quadrifogli ed angeli in lamina aggettano dalla mezzeria della testiera. Il numero 3 valorizza le campiture laterali; è fissato da nastri lisci. La realizzazione del numero, dei girali delle volute e delle spirali è molto difficile, perché lo sforzo di profilatura è tutto sul taglio del listello. L’uso di eccessiva forza origina la “crepolina”, cioè la rottura della barretta. Altri campi recano ornati simili ai precedenti. Le cornici principali sono staccate da lunghi rettangoli ad area suddivisa. Fiori e foglie sono dipinti alle estremità delle barre. 17) Croce latina. XVII secolo I riccioli definiscono il basamento della croce. Racemi ad S e volute a C sono profilati come i precedenti. Le punte di freccia sono modanate. Le piccole teste d’uomo sono formate a stampo. Le sottili foglie si ritagliano a cesoia. Le diverse fasi operative elaborano Cristo. I raggi sono fissati da chiodi fissano i raggi agli angoli della croce. Gli ornati sono ribaditi su entrambi i bracci. 18) Ringhiera. XVII secolo Barre sono arcuate, a figura piana, lineari ed inclinate, staccate da listelli verticali. I listelli profilano foglie di tiglio, voluta a C, tralcio ad S; terminano a nodo ellittico, a trifoglio; arricchiscono le cornici. Le piastre figurano quadrifoglio, foglie lanceolate, stelle asimmetriche e fronde. 19) Bandella. XVII secolo Ellisse, punte di freccia e cilindro rastremato sottolineano l’arpione. Bossolo e caulicoli disegnano la bandella. 20) Braccio per servizio da camino. XIX secolo Spessi tondini ribattuti fissano squadre e racemi al braccio perpendicolare. L’asse si innesta su croce decussata o figura piana frastagliata e raggrinzata. 21) Attizzatoio. XIX secolo Il listello presenta l’estremo a piramide. L’altro è appena lavorato oppure a sezione ellissoidale; reca gole modanate. Leggere volute accostano l’apice superiore. 22) Paletta. XIX secolo La figura piana è in piastra inchiodata al terminale del listello il quale è analogo ai primi. 23) Raschiatoio. XIX secolo L’estremità del braccio imposta squadra. La barra è similare alle antecedenti. 24) Presello. XIX secolo Metà listello descrive il tre quarti di tondo, sviluppato ad angolo ottuso ornato da gola. Questo articola la linea terminata a squadra. 25) Tavolo. XX secolo Le sfere sviluppano alcune code di rondine raccordate da brevi listelli a C. Tondini brillati sono a raggio disuguale; collegano le barre; cadono a girale. 26) Manifatture. Anno1420, primo quarto del XX secolo L’aquila è lavorata in massello e piastre, accuratamente. Il mortaio è in massello cilindrico, incavato al centro. Le basi e le impugnature sono pregiate. Il tabernacolo è impostato su parallelepipedo sovrastato da piramide. Le pagine includono meandri e fiori a giglio. Il cestello è sviluppato da solido. La base inferiore circoscrive la croce celtica. Iniziali e volute caratterizzano le facce. Archi a tutto sesto, ad estremi a pugno modanato, salgono dal braccio verticale. Gole e piramide caratterizzano l’asse. I bracci sostengono l’ovale in piastra arricchita da volute, racemi e caulicoli. Il segna-vento addossa la doppia croce. Le estremità sono ad orcio longitudinale. (2) Estratto da O. Mendicino: Manifatture in ferro a Pisa e fuori Pisa, 2006. Botteghe L’attività dei fabbri è relativamente approfondita in modo organico, cioè: tecnica di lavorazione, descrizione dell’ opera, documenti, disegni. L’ analisi storiografica sulle manifatture in ferro appunta lo sguardo verso i riferimenti storici, culturali e stilistici, per un arco temporale esteso dall’ XI al XX secolo. Il repertorio fotografico, quasi sempre, non è seguito dalla documentazione necessaria per una corretta identificazione; è indicativo per quanto riguarda l’origine territoriale, l’ ubicazione, la collezione privata, l’ archivio fotografico; lascia spazio per un’ampia ricerca delle fonti documentarie, con le molte attribuzioni, -da confermare- , da parte degli studiosi a partire dagli ultimi anni dell’ Ottocento e per quasi tutto il Novecento. L’esame delle tipologie è ancora agli inizi, come scarsi sono i documenti sulle botteghe produttrici che hanno eseguito il vasto patrimonio artistico giunto fino a noi. Le fonti informative riferiscono della bottega di N. Grosso ( Le Vite, Vasari ), G. Serafini ( opera autografa nelle Logge del Bigallo, Firenze sec. XVII ), Bizzaccheri ( 1710 inoltrato ), G. B. Malagoli ( 1720-1797 monografia ) e soprattutto di altre del Novecento: A. Mazzucotelli, A. Benetton, C. Rizzarda, U. Bellotto, ( monografie, partecipazioni alle Biennali di arte ed Esposizioni internazionali e nazionali ). La lista comprende ancora altri maestri d’arte, molto noti, che operano sul territorio nazionale: A Gerardi, A. Calligaris, I. Petrassi, Fratelli Matteucci, E. Cinelli, F. Maffettini, C. Tironi, C. Salvi, G. Bernotti, P. Franci, Zalaffi, Fratelli Contri; meriterebbero, insieme ai tanti altri di cui non si hanno notizie, una ricerca più appropriata da parte degli studiosi. L’ operatività fabbrile rimane documentata nel suo complesso da tutto il repertorio ancora in sito, escluse le perdite dovute alle guerre, movimenti di assestamento del territorio e alle rimozioni forzate ad opera delle ristrutturazioni edilizie. Tipologia Il ferro battuto (3) è un settore delle Arti Decorative, nonostante i dubbi sollevati dal labile confine della funzione d’uso, relativo alla Storia dell’Arte dei metalli. La classe è costituita rispettivamente da faldistorio, lume, porta-cero, alare, letto, cancello, bandella, porta, serratura, chiave ( v. dati tecnici ); altri studi possono approfondire gli ambiti del lavoro fabbrile, il quale è molto vasto. Questi manufatti hanno in comune, in genere, la geometria piana, le lettere C, S e V dell’ alfabeto, ornati fogliacei, spiraliformi e caulicoli e schemi decorativi incisi, modanati, godranati. Quadrati, rettangoli, cerchi e semicerchi e variabili dei medesimi definiscono la struttura dell’opera; sono alcune delle possibili decisioni per elaborare un manufatto semplice o complesso ( cancello, inferriata, porta, rosta ), fissato a supporti anche particolari. La dimensione dell’ opera rende necessaria la suddivisone dell’area in scomparti minori. I sistemi decorativi qualificano le barre e le ripartizioni; recano ornati ripetitivi anche nelle varianti. Altre opere prendono sviluppo da linee verticali oppure orizzontali, da cui sono articolati prolungamenti lineari o mistilinei ( porta-cero, porta-bandiera, porta-panello, porta-campanella, porta-bacile ). Il profilo finale della barra, spesso, è una modifica delle figure piane anche per queste opere di piccola dimensione, soprattutto il cerchio, o costituisce le lettere C ed S, la squadra. Il repertorio decorativo mostra alcuni disegni, tipo volatili predatori, sviluppati da massello in ferro, ed in barra propone graficamente rettili o fogliame, teste di muflone o di draghi particolari, colonnine lisce e scanalate, frutta. La grafica è di simile concezione, nonostante siano evidenti variabili ornamentali, per le diverse botteghe. Il recupero dei disegni antichi è difficile negli archivi o presso altre istituzioni; forse sono più reperibili quelli contemporanei e recenti (3) Estratto da O. Mendicino: Manifatture in ferro a Pisa e fuori Pisa, 2006, II edizione 2007. Catalogazione La catalogazione dei manufatti consente il recupero della memoria artistica dei fabbri e dei loro sistemi di lavorazione e la salvaguardia di quello che rimane. I Musei A. Benetton, C. Rizzarda, Comprensorio ex Ilva di Follonica, la Biennale di Arte fabbrile a Stia, l’Associazione dell’ Anello Europeo delle città del ferro ed altre iniziative simili fanno vivere ancora la tradizione fabbrile, con le opere e gli eventuali attrezzi da lavoro custoditi; evitano la diffusione del collezionismo che era particolarmente attivo nella metà del Novecento; facilitano la conoscenza di quest’arte agli utenti interessati. La Biennale d’Arte definisce la dimostrazione di un’attività lavorativa ancora viva nel territorio nazionale ed internazionale, e coinvolge organizzatori, l’ amministrazione cittadina e la stessa città, fabbri, studiosi, cultori in genere e semplici visitatori. Una maggiore attenzione è dovuta a tutte quelle opere presenti nei centri storici italiani, per: il lato conservativo ( controllo rigoroso da parte degli uffici preposti, degli edifici dei centri storici durante le fasi di ristrutturazione, per evitare distruzioni e dispersione di opere ); il turismo ( dare rilievo nelle guide turistiche a questi manufatti, per apprezzare il valore storico, artistico e culturale dell’ edificio integralmente ). L’ impulso al controllo rigido deve iniziare dalle Soprintendenze ai beni storici artistici e culturali e poi concludersi nelle amministrazioni. Questo patr
 
living_art
living_art il 28/06/13 alle 14:39 via WEB
grazie per il racconto e le belle parole cge hai scritto nel tuo ultimo post: è dal dialogo e dall'incontro che nasce il senso della vita
 
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