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« Assisi, fede e laicità a...La scuola: ocse e riforma »

Hypazia

Post n°70 pubblicato il 12 Settembre 2010 da maurizio.mgr
 
Tag: Ipazia

Ipazia (greco Ὑπατία, latino Hypatia; Alessandria d'Egitto, circa 355 – marzo 415 o 416) è stata una matematica, astronoma e filosofa ellenista. Come per altri pensatori dell'antichità, di lei non ci è pervenuta nessuna opera, se non il titolo. Morì in tarda età, linciata da una gruppo di fanatici cristiani attorno al 415.

La fama moderna e contemporanea di Ipazia, sembra essere dovuta in prevalenza sia alle circostanze della sua tragica morte, sia alla proiezione simbolica che la sua vicenda ha suscitato e suscita: essa è diventata un’icona degli ideali di tolleranza, di rispetto, di rifiuto di ogni ideologia pervasiva.


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Il film Agora


Nell'anno 2009 è uscito un film spagnolo avente come principale protagonista Ipazia. La pellicola si chiama Ágora (Agora nella distribuzione italiana), per la regia di Alejandro Amenábar. L'intento perseguito dal regista con questa pellicola, è quello di mettere in guardia le società contemporanee dal pericolo sempre ricorrente del settarismo fanatico, che genera mostri di intolleranza e sopraffazione.

Occorre vigilanza e senso del discernimento perchè "L'Anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall'eccessivo amor di Dio o della verità, come l'eretico nasce dal santo e l'indemoniato dal veggente" ("Il nome della rosa"). Per il regista Amenábar l'antidoto al fanatismo, vale a dire alla deriva etica assolutista che arriva alla distruzione della ragione,  si può ottenere attraverso il lume della riflessione scientifica: "Voi non dubitate di quello in cui credete: non potete. Io devo", dice Ipazia nel film ai suoi discepoli cristiani che le chiedono di convertirsi. Nella sceneggiatura del film, si accenna inoltre ad un orizzonte esistenziale verso il quale la filosofa astronoma intende affidarsi: "Credo nella filosofia",  afferma. Risulta interessante a questo punto citare la lezione metodologica di Sinesio di Cirene appartenente alla scuola di Ipazia (lezione contraddetta purtroppo nell'atteggiamento del Sinesio cinematografico), presente in una lettera indirizzata al fratello nel 410: «Non mi stancherò mai di ripetere che il saggio non deve forzare le opinioni degli altri, né lasciarsi forzare nelle proprie».

Secondo il Prof. Umberto Eco,  la pellicola Agora presenta, accanto a diversi meriti, anche  "alcuni vistosi anacronismi"  e lo studioso sembra essere d'accordo con l'opinione della Prof.ssa Silvia Ronchey, secondo la quale il profilo e il sacrificio di Ipazia, "nel film sono accattivanti ma troppo semplificati, fino ad essere tacciabili di quello stesso ideologismo [in questo caso, anticristiano] di cui la figura dell'antica filosofa dovrebbe essere la negazione".
Trascurando, per esempio,  tutta la complessa e plurale elaborazione teologica e filosofica che,  anche nel IV e V secolo, comporterà un ripensamento della tradizione, anche grazie alle diversecontroversie cristologiche e trinitarie.

Il cristianesimo del IV secolo era una realtà molto intricata e fluida: c'erano per esempio notevoli conflitti e divisioni interne tra nestoriani, ariani e altre sette.  Questo stato delle cose non è lontanamente paragonabile alla situazione della Chiesa uscita dalla Riforma o Controriforma Cattolica e al notevole rafforzamento organizzativo e pastorale, posto al servizio delle deliberazioni assunte dal Concilio di Trento. Ragion per cui rappresenta una forzatura astratta e semplificatoria, il tentativo di "incasellare" la  figura di Ipazia,  come  se fosse una antesignana di Galileo Galilei in versione femminile.  In altri termini, nel IV secolo ad Alessandria non ci troviamo di fronte una ecclesia che ha in dote un solido e unitario pensiero magisteriale.

Inoltre occorre essere consapevoli che nell'antichità, l'astronomia era un campo inseparabile, per esempio, da quello dell'astrologia. Se poi aggiungiamo che la filosofia neoplatonica assumeva i connotati anche di una dottrina esoterica, è molto probabile che l'insegnamento di  Ipazia,  abbia avuto anche questa componente misterica e teurgica, riservata ai discepoli prediletti. Quindi ci troviamo lontani anni luce dal personaggio e dal contesto storico galileiano.

E’ altresì artificioso mettere in tensione le scienze filosofiche con  il pensiero della Chiesa alessandrina: quest’ultima,  realtà plurale rappresentata prima da Teofilo e poi da Cirillo, dirigeva la sua azione pastorale non contro l'insegnamento filosofico pagano,  ma nei riguardi delle eresie cristiane da un lato e del paganesimo popolare rituale dall'altro. Se poi si aggiunge che l'imperatore Costantino aveva a suo tempo introdotto l'istituto dell'episcopalis audientia, in forza del quale i vescovi cominciarono ad avere un peculiare ruolo giuridico nell'ambito delle controversie sociali, il quadro comincia a completarsi.  Da qui la complessità dell’azione di Cirillo: la lotta contro  gli eretici come i novazianisti o katharoi, la distruzione degli idoli nei templi pagani, il confronto-scontro con i Giudei,  il rapporto con la Polis e il potere politico in un'epoca di conflittuale transizione,  il ruolo dei parabalani. Quest'ultimi, oltre a svolgere opere di assistenza, è diffusa opinione tra gli studiosi che costituissero una sorta di servizio d'ordine del vescovo. 

La descrizione della causa scatenante l'omicidio nella fonte tardiva di Damascio, vale a dire l'invidia che prova il vescovo Cirillo quando si imbatte casualmente nella folla dei seguaci di Ipazia,  appare una rappresentazione ed esemplificazione aneddotica con tratti leggendari: improbabile che il vescovo della città non fosse già a conoscenza della fama e del seguito che aveva la filosofa e scienziata.

Damascio a questo proposito afferma che "la città la amava e la venerava (prosekynei) grandemente" (Suda, "Hypatia", Y 166,8 Adler); mentre Socrate Scolastico parla di lei  in questi termini: "tutti la rispettavano profondamente e ne erano impressionati" ( Hist. Eccl. VII,15,10).  Ma, allora, come mai Ipazia è stata uccisa ingiustamente e in modo così crudele?

Per definire il contesto di questo atto di terrorismo, gli storici hanno spesso parlato di «dramma»: questo termine sta ad indicare un genere letterario tipico dell’antica drammaturgia classica, che aveva dei compiti ben assegnati con dei personaggi fissi: un genere perciò solo apparentemente  neutrale, oggettivo e cronachistico. In questo "dramma" Cirillo (potere ecclesiastico),  Oreste (potere statale) e i Giudei (il coro) hanno dei ruoli schematicamente determinati.

Come è noto, i cittadini greci partecipavano alle rappresentazioni del genere letterario del "dramma",  in modo tale  che essi potessero  essere debitamente coinvolti, così da raggiungere  una adeguata presa di coscienza purificatrice della realtà, che era chiamata da Aristotele Catarsi.  In quest'ambito va valutato ciò che afferma lo storico romano d'Oriente Socrate Scolastico, il quale rende manifesto il punto di vista catartico delle Chiese cristiane non monofisite: “Questa vicenda  portò non poco sdegno contro Cirillo e contro la Chiesa di Alessandria: infatti nulla può essere più estraneo ai seguaci degli (insegnamenti) di Cristo che uccisioni, lotte e cose del genere.”

  Conclusione

In una fase di transizione storica ricca di incognite, conflitti e gelosie, molto probabilmente Ipazia divenne capro espiatorio di una male ispirata e poco acculturata frangia estremista, come il gruppo dei parabalani.

Non fu estranea in questa vicenda anche il rilevante ruolo pubblico che ella ricopriva, compresa quella di sacerdotessa della Sophia. Ipazia «...si presentava in modo saggio davanti ai capi della città e non si vergognava di stare in mezzo agli uomini perché a causa della sua straordinaria sapienza tutti la rispettavano profondamente...» (Socrate Scolastico).

Questa sua proiezione nell'agorà, questa sua libera esposizione politica e comunicativa, costituiva una sorprendente discontinuità con le antiche leggi scritte e non scritte che riguardavano il ruolo della donna nelle sedi pubbliche.

Ipazia non fu uccisa per le sue idee, ma per il suo ruolo che di fatto ricopriva nella polis: il cristianesimo non avversava infatti il neoplatonismo. Contatti tra la filosofia pagana e il cristianesimo erano frequenti e Plotino era uno degli autori con i quali la filosofia cristiana dialogava di più.

Maurizio Maugeri

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