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questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

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sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi di Settembre 2014

 

GOVERNO

Post n°2996 pubblicato il 27 Settembre 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: GOVERNO

Da “OrizzonteScuola”


Su merito e scatti stipendiali Governo getta la maschera: non ci saranno risorse aggiuntive. Ma i conti non tornano


Il Sottosegretario Toccafondi ha risposto ad una interpellanza parlamentare

Il Sottosegretario Toccafondi, oggi, ha risposto ad una interpellanza parlamentare avanzata dal Movimento 5 Stelle, primo firmatario Lugi Gallo sul nuovo sistema di scatti stipendiali presente nel documento "La Buona Scuola" che riformerà gli avanzamenti di carriera dei docenti. Docenti come i capponi di "Renzi"

L'interpellanza chiedeva chiarezza sulle risorse stanziate ed avanzava l'ipotesi che il nuovo sistema, in realtà, nascondeva dei tagli agli stipendi.

A rispondere, il Sottosegretario Toccafondi che ha così affermato "Il meccanismo di carriera proposto nella discussione  “La Buona Scuola” non comporta risparmi di spesa, dal momento che le risorse attualmente destinate agli scatti stipendiali per il personale docente verranno utilizzato per il nuovo sistema di progressione non più basato solo sull’anzianità di servizio ma anche sul merito, sulla valutazione e sulle competenze acquisite nel tempo."

Quindi niente risorse aggiuntive, come sapevamo già, avendo letto e riletto il Rapporto. Una certezza che, adesso, viene avvalorata direttamente dal Governo e che lascia perplessi dato che l'esecutivo ha sempre affermato di voler investire sulla valorizzazione della professione dei docenti anche attraverso la carriera. Investire vuol dire risorse aggiuntive, che a quanto che non ci saranno. Stesse risorse, quindi, ma distribuite diversamente, solo al 66% dei "meritevoli", togliendo al restante 34%, con inevitabile sgomitata che ricorda tanto la fine dei capponi di Renzo dei "Promessi sposi". Questo vuol dire impoverire la categoria, non certo valorizzarla.

Tanto più che, fa notare anche lo stesso On Gallo, in realtà i tagli ci sono, infatti  "non saranno attribuiti scatti negli anni 2015 -2018', con un risparmio complessivo per lo Stato di oltre un miliardo di euro".

Ma i conti non tornano ancora, il risparmio va ben oltre ed è stato ampiamente affrontato in questi esempi.

Riforma scuola. Merito secondo Renzi: tagli agli stipendi da 26 a 45 euro mese, 72 per i nuovi docenti. 88% utenti dice no

Riforma scuola e stipendi. Passaggio da vecchio a nuovo sistema scatti, c'è chi perderà 5mila euro

 
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MALATTIA

Post n°2995 pubblicato il 27 Settembre 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "OrizzonteScuola"


Malattia personale della scuola: quali assenze non prevedono la trattenuta "Brunetta"?


di Paolo Pizzo

Quando la scuola non deve inviare la visita fiscale? Utile guida per tutto il personale della scuola e in particolare per quello della Segreteria.

LE ASSENZE PER CUI NON SI PROCEDE ALLA DECURTAZIONE ECONOMICA

  • Assenze dovute ad infortuni sul lavoro riconosciuti dall’INAIL;
  • Assenze per malattia dovute a causa di servizio riconosciuta dal Comitato di Verifica per le cause di servizio;
  • Ricovero ospedaliero, in strutture pubbliche o private. Per “ricovero ospedaliero” si intende la degenza in ospedale per un periodo non inferiore alle 24 ore (comprensivo della notte). L’assenza su prognosi rilasciata da un Pronto Soccorso non è assimilabile al ricovero e pertanto sarà soggetta alle trattenute;
  • Ricovero domiciliare certificato dall’ASL o struttura sanitaria competente, purché sostitutivo del ricovero ospedaliero;
  • I day-hospital o Macroattività in regime ospedaliero;
  • Assenze dovute a gravi patologie che richiedono terapie salvavita: sono esclusi dalla decurtazione economica i giorni di ricovero ospedaliero, i day-hospital o Macroattività in regime ospedaliero, l’effettuazione delle terapie salvavita (inclusa la chemioterapia); i giorni di assenza dovuti alle conseguenze certificate delle terapie; i giorni di assenza per l’effettuazione delle periodiche visite specialistiche di controllo delle (certificate) gravi patologie (“accertamenti ambulatoriali”).
  • I periodi di assenza per convalescenza che seguono senza soluzione di continuità un ricovero o un intervento effettuato in regime di day-hospital o Macroattività in regime ospedaliero indipendentemente dalla loro durata per i quali è sufficiente una certificazione rilasciata anche dal medico curante pubblico o privato (la certificazione medica dovrà far discendere espressamente la prognosi dall´intervento subito in ospedale).

SONO ESENTATI DAL RISPETTO DELLE FASCE ORARIE DI REPERIBILITÀ (DALLE ORE 9,00 ALLE ORE 13,00 E DALLE ORE 15,00 ALLE ORE 18,00):

I dipendenti che hanno patologie gravi che richiedono terapia salvavita: sono esclusi dalla visita di controllo i giorni di ricovero ospedaliero, i day-hospital o Macroattività in regime ospedaliero, l’effettuazione delle terapie salvavita (inclusa la chemioterapia); i giorni di assenza dovuti alle conseguenze certificate delle terapie; i giorni di assenza per l’effettuazione delle periodiche visite specialistiche/ambulatoriali di controllo delle (certificate) gravi patologie.

I dipendenti che hanno subito un infortunio sul lavoro, se riconosciuto con determinazione dell’INAIL;

I dipendenti che hanno malattie riconosciute dipendenti da causa di servizio, se almeno riconosciuta dal Comitato di Verifica per le cause di servizio;

I dipendenti per i quali è stata già effettuata la visita fiscale per il periodo di prognosi indicato nel certificato: la visita fiscale non può essere prevista per due volte per lo stesso evento morboso. Ogni prolungamento della malattia può prevedere una successiva visita medica di controllo;
I dipendenti che si assentano per malattia per sottoporsi a “visite specialistiche” (La richiesta di visita di controllo si configurerebbe come ingiustificato aggravio di spesa per l’amministrazione in quanto l’avvenuta visita sarà giustificata con la presentazione dell’attestato da parte del dipendente);

I dipendenti in degenza in ospedale superiore alle 24 ore o con certificazione di ricovero domiciliare o in strutture sanitarie competenti o ancora in regime di day hospital o Macroattività in regime ospedaliero, o che si rechino al pronto soccorso, o che a seguito di un infortunio, o che a seguito di un ricovero ospedaliero, qualora il periodo di riposo o di convalescenza sia stato ordinato dall’ospedale stesso (e non, successivamente, dal medico curante: in questo caso non risulta nessun legame ufficiale con il periodo di ricovero o con il precedente infortunio).

Pertanto, i periodi di convalescenza oltre a non essere soggetti a decurtazione economica (parere della Funzione Pubblica e nota del MEF) non devono essere soggetti a visita fiscale (ciò vale però solo nel caso in cui tale periodo sia ordinato dall’ospedale stesso).

Ci sembra ovvio questo concetto, anche se non vi è una specifica normativa che ne preveda l’esenzione per il Comparto Scuola, se consideriamo che la visita fiscale è effettuata dalla struttura sanitaria pubblica la quale, in questo caso, dovrebbe accertare lo stato di malattia certificato da altra struttura pubblica (ospedale).
In conclusione, in virtù anche di una riduzione di spesa, la visita fiscale può essere predisposta solo se il periodo di riposo o di convalescenza post ricovero sia certificato dal medico curante e non se predisposto direttamente dall’ente ospedaliero.

I dipendenti che hanno stati patologici sottesi o connessi alla situazione di invalidità “riconosciuta”.

Il D.M. 206/2009 si limita a prevedere, ai fini dell’esclusione del rispetto delle fasce di reperibilità, la presenza di “stati patologici sottesi o connessi alla situazione di invalidità riconosciuta”.

Pertanto:
La situazione di invalidità dev’essere riconosciuta da una struttura medica competente;
Non è richiesto, in quanto non specificato dalla norma, alcun grado minimo di invalidità ai fini dell’esenzione dal rispetto delle fasce di reperibilità;
La certificazione da parte del medico deve espressamente indicare che l’assenza è dovuta a stati patologici sottesi o connessi alla situazione di invalidità riconosciuta.

NOTA BENE

Come precisato dal Dipartimento della Funzione Pubblica con il Parere 15 marzo 2010, n. 12567, il dipendente pubblico esente dall’obbligo di reperibilità, in caso di assenza dal lavoro, può non ricevere la visita fiscale se ha trasmesso all’Amministrazione di appartenenza tutta la documentazione formale, consistente nella documentazione relativa alla causa di servizio, all’accertamento legale dell’invalidità, alla denuncia di infortunio e nel certificato di malattia che giustifica l’assenza dal servizio e che indica la causa di esenzione.
In caso contrario, anche se l’Amministrazione richiede l’accertamento fin dal primo giorno di malattia, nessuna sanzione è prevista per il dipendente esente da reperibilità che il medico dell’ASL non trova in casa.

Si ricorda inoltre che per tutte le assenze sopra elencate si deve rendere necessaria la conoscenza della diagnosi all’Amministrazione all’atto dell’emissione della certificazione, se si vuole fruire dei benefici previsti dalle legge e quindi del trattamento giuridico/economico più favorevole nonché, in questo caso, dell’esenzione della visita fiscale.

Le assenze per malattia: quante? Tutele diverse tra personale di ruolo e precario

 
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MATURITA'

Post n°2994 pubblicato il 27 Settembre 2014 da fabiana.giallosole

Da "Il Corriere della sera"


Maturità senza prof esterni, fine di un’era


Piano per risparmiare un miliardo. Tagli anche agli atenei, la protesta dei rettori

Una spending review sull’Istruzione da quarantadue voci e un miliardo di euro, di cui 400 milioni di sacrifici chiesti all’Università e alla ricerca. Una riduzione di oltre ottomila unità tra il personale tecnico-amministrativo degli istituti. E nuove commissioni alla Maturità. Il tutto con l’obiettivo di fornire al governo un’indicazione su dove si può tagliare. E di contribuire, nel 2015, all’assunzione di oltre 148 mila docenti precari. Sono questi alcuni dei punti principali del documento che il dicastero dell’Istruzione ha consegnato a quello dell’Economia nell’ambito del processo di risparmio. Un lungo elenco di «razionalizzazioni», «azzeramenti» e richieste.
Una delle novità più rilevanti è che dalla prossima Maturità dalle commissioni spariranno i membri esterni. Al loro posto subentrano gli insegnanti interni. Soltanto il presidente della commissione arriverà da un altro istituto. Una decisione che porterà a risparmiare alcune decine di milioni di euro se è vero che nel 2013 la sessione è costata circa 163 milioni. Ogni commissario esterno comporta un costo di 900 euro (escluse le spese di trasferta), quello interno di 400.
Oltre ai tagli possibili il Miur ha inviato alcune misure da inserire in legge di Stabilità che se da un lato puntano a mettere in atto il piano del governo sull’istruzione (la «Buona Scuola»), dall’altro cercano di allontanare la scure da 170 milioni sui finanziamenti agli atenei prevista dall’ex ministro Giulio Tremonti, rimandata con la Finanziaria 2014, ma che potrebbe essere attuata nel 2015. Se le cose non dovessero andare bene, infatti, al settore accademico potrebbe essere chiesto quindi di contribuire con 570 milioni: 400 nell’ambito della spending review più i 170 previsti dall’ex capo dell’Economia.
Cifre provvisorie che provocano la reazione di Stefano Paleari, il presidente della Conferenza dei rettori. Il professore si dice «infuriato per gli ulteriori sacrifici solo perché vogliono risolvere un problema di precari nella scuola». Per questo chiede di «smettere di parlare di “spending review”: quella vera serve a trasferire le risorse dove sono più produttive. Qui si tratta di tagli e basta». E ancora: «È dal 2008 che riduciamo i costi — lamenta il docente —. Se le riduzioni resteranno allora le conseguenze politiche potrebbero essere imprevedibili. Intanto non ci chiedano più di competere con gli atenei stranieri: come facciamo senza soldi e con meno ricercatori?».
Dal ministero dell’Istruzione provano a rassicurare. «La coperta è corta, bisogna intervenire su tutti i settori, anche sul personale che fa capo direttamente al Miur», ragionano. Ma precisano anche che oltre ai risparmi hanno chiesto al governo un miliardo di euro per dare il via alla «Buona Scuola», altri 130 milioni per la digitalizzazione, la rete Wi-Fi e i laboratori, 170 milioni per coprire i tagli stabiliti da Tremonti «e ulteriori finanziamenti per le borse di studio». Ricordano, poi, «che le cose possono cambiare fino all’ultimo minuto». Insomma: non è detta l’ultima parola. Non ancora.
Leonard Berberi

 

 

 
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ANCHE I PROF DEVONO MANGIARE

Post n°2993 pubblicato il 18 Settembre 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "La Tecnica della Scuola"


Anche i prof devono mangiare



Quella docente sta diventando ogni giorno di più una vera e propria questione sociale.
Mestiere pagato male e poco attraente per i giovani.

Sembrerà strano ma anche i professori devono mangiare per potere svolgere la loro attività con decoro e dignità. Un’attività mentale, quella che svolgono gli insegnanti italiani, sottostimata e socialmente non pienamente considerata. D’altronde la professione dell’insegnamento in Italia non è attraente, non è appagante e soprattutto è mal pagata. Infatti moltissimi giovani studenti italiani non sceglierebbero mai di fare l’insegnante, a causa di un’evidente e crescente situazione di disagio e demotivazione dei docenti.
Una condizione professionale quella dei docenti italiani di piena insoddisfazione, con livelli di retribuzione stipendiale non adeguati.

I docenti delle scuole pubbliche sono pagati meno di un operario specializzato, meno di un impiegato alle poste o in banca, dato veramente poco onorevole per una società che vuole restare competitiva. Cosa bisognerebbe fare per cambiare quella che potremmo definire una vera e propria “questione classe docente”? Bisognerebbe costruire un sistema scolastico che ponga cura e attenzione al ruolo del docente, riabilitandolo dal punto di vista sociale ed economico. Sarebbe questa la mossa giusta per fare ripartire la scuola. Un  insegnante motivato, ben retribuito e che abbia la considerazione sociale dovuta, è il presupposto necessario per innalzare il livello della qualità dell’insegnamento.
In buona sostanza bisogna rendere attraente il ruolo dell’insegnamento, renderlo appagante e soprattutto conveniente dal punto di vista economico ma anche da quello dell’autorevolezza sociale. Non è pensabile che il contratto della scuola, in cui in un grande calderone ci stanno anche gli insegnanti è fermo al 2007 e scaduto dal 2010. Gli stipendi bloccati da oltre 7 anni, già erano scarsamente adeguati alla funzione svolta e ai carichi di lavoro sostenuti, ed invece che sbloccarli e rivalutarli, si vuole procedere a bloccarli nuovamente. Gli insegnati italiani dicono basta e fanno sapere che: “anche i prof devono mangiare!”.

D’altronde anche le competenze dell’insegnante, che non sono di facile formazione e sono anche ben articolate, hanno il loro prezzo che una società seria e giusta deve pagare. Fare il docente non è semplice, perché si deve possedere un bagaglio di competenze notevole, che costa fatica, formazione, aggiornamento, studio permanente, quindi è giusto che tutto questo venga riconosciuto con un giusto stipendio. Il rischio che il contratto scuola sia ancora bloccato per tutto il 2015 e che gli scatti di progressione carriera fino a tutto il 2018, oltre ad essere molto concreto, renderebbe il lavoro dell’insegnante ancora più marginale aggravando ancora di più una questione, che già adesso è allarmante.
Il governo Renzi invece di risolvere quella che è ormai diventata un’emergenza salariale degli insegnanti, tende ad aggravarla ancora di più. Infatti oltre ai blocchi su citati, si tenta un’operazione funambolica di maggiorazione dei carichi di lavoro a parità di stipendio, introducendo meccanismi di crediti didattici, formativi e professionali in cambio di maggiore attività lavorativa. Questi crediti potrebbero servire, ma solo dopo al 2018 ad ottenere un piccolo premio di aumento stipendiale. Un aumento che si aggirerebbe intorno alle 60 euro ogni tre anni.

Gli insegnanti fanno notare che lo stipendio attuale di un prof della scuola italiana, non consente di arrivare a fine mese rispettando tutti  i bisogni personali e delle proprie famiglie. Forse sarebbe il caso di trovare le risorse per rinnovare i contratti pubblici, tagliando i mille sprechi, che ancora esistono nella politica, e combattendo seriamente i fenomeni di corruzione ed evasione fiscale.

 
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RIFORMA SCUOLA

Post n°2992 pubblicato il 18 Settembre 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "OrizzonteScuola"


Riforma scuola. Cobas: assumere tutti i supplenti. Come "recuperare cattedre"


I Precari Cobas lanciano alcune proposte per il "recupero di cattedre", che permetterebbe di gestire al meglio il piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato proposto nella Buona Scuola.

Non è infatti un mistero che all'assunzione di 150mila insegnanti si potrà arrivare attraverso la costituzione di un organico funzionale, dalle caratteristiche ancora non ben definite. Posti disponibili per 50.000 ma si potranno assumere 150.000 docenti con l'organico funzionale. Leggi tutto

I Cobas lanciano alcune proposte per una piattaforma unitaria, che prevedono il recupero di cattedre attraverso alcuni accorgimenti

1) istituzione di una cattedra di "ora alternativa alla religione cattolica" (25.000 cattedre)

2) definizione del ruolo dell'insegnante di sostegno: un insegnante di sostegno assegnato alla classe in presenza di DSA e invece un insegnante di sostegno per ogni alunno certificato con legge 104 (100.00 cattedre)

3) limitare il numero di alunni per classe a 20 (27.000 cattedre)

Ricadute positive attese dalla proposta COBAS

a) migliorare la qualità dell'insegnamento

b) ricompattare il frammentato fronte dei precari

c) guadagnare l'appoggio dei docenti di ruolo, nella prospettiva di un miglioramento della qualità della vita scolastica

Premessa necessaria a ciò: ripristino delle "graduatorie permanenti" con ingresso di tutti gli insegnanti abilitati, indipendentemente dal percorso formativo.

 

 

 

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

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