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questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

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sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 25/07/2014

 

Mobilità statali

Post n°2937 pubblicato il 25 Luglio 2014 da fabiana.giallosole
 

 

Da “Il Messaggero”


Mobilità degli statali, spuntano le eccezioni. Più peso ai sindacati


Il ministro della funzione pubblica, Marianna Madia, è pronta a dare parere favorevole all’emendamento per pensionare i 4 mila professori cosiddetti «quota 96»

IL PROVVEDIMENTO/1
ROMA Qualche limatura. Qualche concessione ai sindacati. Qualche salvagente lanciato qua e la. Per passare tra le forche caudine della Camera, il governo è stato costretto a cedere qualcosa della draconiana riforma della pubblica amministrazione. Sulla mobilità obbligatoria, per esempio. A cominciare dalle eccezioni inserite a favore delle lavoratrici con figli sotto i tre anni o per i lavoratori che hanno a carico portatori di handicap (quelli della nota legge 104), per i quali la mobilità, dopo il passaggio parlamentare, diventa "facoltativa". Ma soprattutto il governo ha dovuto cedere il passo e ammettere il coinvolgimento dei sindacati nelle procedure di mobilità obbligatoria. Le rappresentanze dei lavoratori saranno chiamate insieme alle amministrazioni a stabilire i criteri dei trasferimenti quando questi avverranno senza il consenso dei lavoratori. Un piccolo dietrofront rispetto alla negazione della concertazione che fino ad oggi è stata la cifra del governo Renzi. Anche i demansionamenti, le retrocessioni a compiti e stipendi inferiori per gli statali in esubero che vogliono mantenere il posto di lavoro, sono stati limati. Il downgrading, per usare un termine finanziario, potrà essere di un solo gradino. I nodi cruciali, quelli delle norme sul trattenimento in servizio, sul turn over, sul pensionamento dei magistrati, non sono stati ancora affrontati. Lo saranno oggi, ma alcuni punti fermi ci sono. Il ministro della funzione pubblica, Marianna Madia, è pronta a dare parere favorevole all’emendamento per pensionare i 4 mila professori cosiddetti «quota 96», quelli rimasti incastrati nelle maglie della Fornero per un errore tecnico e che entro la fine del prossimo mese, potrebbero andare finalmente in pensione. Come detto, per la strada, la riforma ha perso diversi pezzi che pure erano stati annunciati come altrettanti punti fermi. A cominciare, per esempio, dalle sedi distaccate dei Tar. 
TUTTI I CAMBIAMENTI
Delle otto che dovevano essere chiuse, un emendamento ne ha salvate cinque, tutte quelle presenti in Comuni dove c’è anche una Corte di appello. Per le altre tre la chiusura è rimandata al 2016. Anche gli avvocati di Stato possono tirare un sospiro di sollievo. L’azzeramento dei premi per le cause vinte si è trasformato in una riduzione del 50 per cento. I compensi incassati comunque, rientreranno nel tetto dei 240 mila euro che vale per tutti i dipendenti dello Stato. Mezza retromarcia anche sull’abolizione dei contributi alle Camere di commercio, la misura che avrebbe dovuto far risparmiare un miliardo di euro alle imprese. Un emendamento, sul quale c’è il parere positivo del relatore Emanuele Fiano e del governo, prevede che l’importo dovuto ogni anno dalle imprese venga ridotto del 35% nel 2015, del 40% nel 2016 e del 50% nel 2017. Il taglio viene così diluito in tre anni, rispetto alla versione originaria che stabiliva un dimezzamento secco. In realtà sulle Camere di commercio le norme continuano ad accavallarsi. Nella legge delega depositata in Senato viene di nuovo indicato un completo azzeramento del contributo, mentre un emendamento ad un altro decreto, il competitività, ha introdotto ulteriori criteri per il calcolo dei contributi. 
Si prevede cioè che «i diritti di segreteria dovuti alle camere di commercio, industria, artigianato ed agricoltura per il deposito dei bilanci presso il registro delle imprese devono tener conto delle spese sostenute dalle camere di commercio per la riscossione, la rendicontazione ed il versamento delle somme a favore dell’Organismo italiano di contabilità». Così facendo, in pratica, si consente alle Camere di utilizzare le spese di segreteria per andare bilanciare i tagli del decreto sulla Pa. Per ora, insomma, almeno per le Camere di commercio nulla cambia. 
Andrea Bassi

 

 
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Anticipo a 5 anni

Post n°2936 pubblicato il 25 Luglio 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "OrizzonteScuola"


Anticipo a 5 anni. Qual è l'età giusta per sedersi tra i banchi di scuola?

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di Mariella Gerardi - Qual è l'età giusta per sedersi tra i banchi di scuola? Questa domanda ha riaperto ultimamente un forte dibattito tra chi propende per l'anticipo, ossia l'iscrizione in prima elementare a poco più di cinque anni, e coloro che, al contrario, sono per l'attesa, cioè l'iscrizione anche oltre i sei anni. 

E' interessante osservare i differenti modelli presenti nelle altre Nazioni. In Inghilterra, ad esempio, l'obbligo scolastico comincia a cinque anni e i bambini possono essere iscritti anticipatamente anche a quattro anni. In Svezia e in Finlandia, invece, la situazione è paradossalmente opposta: i bambini entrano in classe a sette anni. E in Italia? 

In Italia, dove l'obbligo scolastico comincia a sei anni e si dà ai bambini la possibilità di sedersi tra i banchi anche qualche mese prima di averli compiuti, non ci si accontenta... «Tutti alla primaria a cinque anni». Questa la nuova proposta con cui il ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini sta continuando ad esternare le sue idee per infoltire l'agenda della riforma scolastica. L'idea è quella di «ridurre a due anni il percorso della scuola dell'infanzia, rendendone obbligatorio l'ultimo, e far iniziare la scuola primaria a cinque anni». Idea, chissà se il ministro ne è consapevole, che non è nuova, ma che risale alla fine degli anni Novanta, quando l'allora ministro Luigi Berlinguer, dopo un'attenta analisi della questione, giunse alla conclusione che tale ipotesi era difficile da realizzare per tutta una serie di importanti motivi. Riproponendo quest'idea oggi, non si fa altro che riaprire un focoso dibattito sui pro e i contro che essa porterebbe con sé. 

Uno dei motivi che renderebbe difficile la sua realizzazione è che, volendo rendere obbligatorio l'ultimo anno della scuola dell'infanzia, ci si troverebbe costretti ad aprire nuove sedi, con il conseguente impiego di risorse oggi non disponibili. Riducendo il percorso a due anni, inoltre, ci sarebbero anche numerosi esuberi di organico, il che andrebbe ad aggravare una situazione già tanto complessa. E poi si porrebbe anche il problema di quei bambini che hanno già iniziato la scuola primaria a sei anni. Come si farebbe per metterli al passo con chi comincerà a cinque anni? Magari recuperando due anni in uno? Ci si troverebbe, insomma, di fronte a numerosi problemi pratici. Questo il concreto motivo per cui una coerente riforma del sistema scolastico avrebbe bisogno di tempi lunghi e non di “ideucce” lanciate qua e là, tra un'intervista e l'altra... 

Il problema principale, però, a nostro avviso, riguarderebbe il bambino, la persona in crescita, che si trova nella fase più delicata della sua vita. Secondo Piaget, la cui influenza sugli studi di psicologia dell'età evolutiva è stata ed è tuttora importante, «il bambino attraversa una serie di fasi evolutive e ogni fase ha una sua strutturazione che la rende qualitativamente, e non solo quantitativamente, diversa da quella precedente». Queste fasi vanno rispettate. I tempi del bambino vanno rispettati. A cinque anni il bambino è ancora fragile e ancora teso tutto verso il gioco. Impara, sbaglia e cresce giocando. Il gioco «è un momento fondamentale per lo sviluppo emotivo e intellettivo del bambino stesso, un passaggio indispensabile prima di arrivare sui banchi».

Come lo si può immaginare, ad appena cinque anni, seduto, fermo e composto tra i banchi di scuola? Come si può accettare di vederlo dietro alla scrivania di casa a svolgere estenuanti compiti assegnati dalla maestra? Potrebbe essere una violenza che finirebbe con il segnarlo profondamente, con il rischio di creare in lui forti stress emotivi. Sì, è vero, esistono le eccezioni, ovvero quei bambini già pronti a frequentare la scuola primaria a cinque anni, ma sono poche. 

Secondo Anna Oliviero Ferraris, psicologa e docente all'Università La Sapienza di Roma, «i bambini imparano in modi e tempi diversi. Molti di loro non sono pronti, hanno tempi di attenzione limitati e imparano facendo cose e muovendosi: tutte attività inesistenti nella scuola elementare». Se proprio, alla fine, si dovesse decidere per il cambiamento, il programma del primo e del secondo anno della scuola primaria dovrebbe essere molto simile a quello della scuola dell'infanzia. Si dovrebbe puntare su attività manuali, sulla musica, sui giochi all'aperto, sul disegno. E poi... non dovrebbe essere dimenticato il lato affettivo. I bambini a quest'età hanno bisogno del contatto fisico, di coccole e di abbracci. Una maestra rigida, in cattedra, non serve a nessuno. La maestra si fa con il cuore...

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


 Serena, solare settimana a tutti voi, piena di energia e di voglia di lottare ancora insieme...

FabianaGiallosoleq

 

 

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