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E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 04/11/2014

 

Salute Docenti

Post n°3044 pubblicato il 04 Novembre 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "OrizzonteScuola"


Stato di salute docenti: non può essere diffuso in Internet


di Patrizia Del Pidio

Il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha vietato, in data 25 settembre 2014, la diffusione in internet di dati personali che rivelino lo stato di salute dei docenti.

Il provvedimento è stato preso nei confronti dell’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna e del Miur che hanno illecitamente diffuso dati sensibili idonei a rivelare lo stato di salute dei docenti.

Il tutto è nato dalla segnalazione di una docente, il 20 luglio 2014, che ha fatto presente la pubblicazione dei dati personali relativi alla sua disabilità sul sito dell’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna, raggiungibili tramite i motori di ricerca e facilmente consultabili da tutti. Da verifiche effettuate si è rilevato che alle graduatorie della scuola primaria era allegati anche  gli elenchi dei riservisti corredati dalla legenda che spiega dell’eventuale fruizione di benefici derivanti da gravi invalidità.

Le graduatorie, quindi, oltre ai dati identificativi dei docenti, riportano anche dati eccedenti che non sono pertinenti alla finalità delle pubblicazioni, come ad esempio codice fiscale, numero di figli a carico e, appunto, eventuali invalidità.

Per l’art. 4 comma 1 per diffusione dati personali si intende "il dare conoscenza dei dati personali a soggetti indeterminati, in qualunque forma, anche mediante la loro messa a disposizione o consultazione", la pubblicazione di dati eccedenti che danno comunicazione di informazioni non pertinenti ha causato una diffusione di dati sensibili che hanno rivelato lo stato di salute degli interessati andando a sfociare nella normativa per le “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”.

Lo stesso Miur, con la circolare del 7 marzo 2008 vietava la pubblicazione di dati sensibili nelle graduatorie di circolo e di istituto chiarendo che "non è consentita la pubblicazione, accanto ai dati strettamente necessari all'individuazione del candidato (nome, cognome, punteggio, e posizione in graduatoria) di ulteriori dati, come, ad esempio, il domicilio o il recapito telefonico poiché la conoscenza da parte di terzi dei dati in parola non è strettamente necessaria per raggiungere le finalità istituzionali sottese alla pubblicazione della graduatoria, né esistono nell'ordinamento specifiche norme che consentano la pubblicazione di dati comuni diversi da quelli necessari”.

Il provvedimento del Garante per la Protezione dei Dati Personali  prescrive, inoltre, di conformare la pubblicazione degli atti in internet con le disposizioni contenute nel Codice relative alla protezione dei dati personali rispettando il divieto i diffusione di dati idonei a rivelare lo stato di salute degli interessati.

 
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Docenti

Post n°3043 pubblicato il 04 Novembre 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: Docenti

Da "OrizzonteScuola"


Docenti neoassunti rischiano di fare sorveglianza a studenti che vanno al bagno. Meritocrazia Renzi, rovesciata


di Eleonora Fortunato

Un fiume in piena Marcella Raiola, del gruppo FaceBook “Precari Uniti contro i tagli”. Non ha mezzi termini, la meritocrazia proposta da renzi è “squallida e rovesciata” Lei è membro del gruppo Precari Uniti contro i Tagli. Quando, perché e dove è nato questo movimento? Quali obiettivi persegue? Chi ne fa parte? “Il Gruppo PRECARI UNITI CONTRO I TAGLI non è altro che la proiezione telematica, per così dire, di un insieme di coordinamenti locali di docenti precari di diverse regioni d’Italia divenuti “compagni di striscione” scendendo in piazza innumerevoli volte, a partire all’emanazione della Legge 133/2008 Gelmini. Come tutti ricorderanno, l’articolo 64 della Legge succitata sancì i famigerati tagli il cui ritiro è stato ed è in cima a tutte le nostre piattaforme di rivendicazione, perché basta un minimo di buonsenso per capire che la Scuola italiana non ha bisogno di riforme ma di risorse. La pagina web è nata nell’estate del 2011, in concomitanza con lo shock generato dall’indizione dell’inutile concorso “elettorale” del ministro Profumo, il cui fallimento è sotto gli occhi di tutti. Dopo 140.000 tagli alle cattedre, infatti, era chiaro che anche i vincitori della nuova selezione demagogica sarebbero rimasti nel limbo di una lunghissima e beffarda attesa… Moltissimi docenti con anni di esperienza alle spalle, indignati per quell’atto istituzionale tanto protervo quanto diffamatorio nei confronti dei precari “storici”, pluriabilitati e aventi titolo all’assunzione, si iscrissero al gruppo per aderire ad una petizione lanciata dagli amministratori, determinandone la nascita e, quindi, l’operatività. Da allora, Precari Uniti contro i Tagli si è caratterizzato e distinto per la trasparenza dei suoi intenti, per la chiarezza delle sue posizioni e richieste (assunzione immediata dei precari in Gae senza condizioni più o meno vessatorie, rifinanziamento della Scuola, abolizione riforma Fornero e pensionamento dei Quota ’96, canale unico di reclutamento per gli abilitati e di formazione gratuita per gli abilitandi, scorporo delle classi-pollaio, abrogazione della 449/’97, che condiziona le assunzioni al parere favorevole del Mef, “no” a nuovi concorsi spacca-categoria e “no” ai test Invalsi), per l’accoglienza e la discussione democratica di ogni apporto fornito dagli iscritti, ma, soprattutto, per il tentativo costante di mantenere alto il livello del confronto sul mestiere dell’insegnante e sulle sorti della Scuola italiana, attaccata da governi privi di mandato popolare interessati a neutralizzare ogni fucina di dissenso, e concupita da imprenditori, consorzi di banche e poteri finanziari che necessitano di manodopera semi-schiavile, superflessibile e priva di coscienza dei propri diritti. Crediamo, infatti, che occorra scardinare la logica del dívide et ímpera adottata dagli ultimi governi di “nominati”, ed evitare tamquam scopulum (come uno scoglio), per dirla con Cesare, i corporativismi e le guerre a colpi di ricorsi e rinfacci tra lavoratori che sono stati tutti artatamente precarizzati. La Scuola della Costituzione, laica, inclusiva, plurale, non è funzionale al nuovo ordine preteso dai poteri economico-finanziari, così come non lo è la Costituzione stessa, cui si sta mettendo mano illegittimamente (vedi l’introduzione del pareggio di bilancio). I docenti, della Scuola come dell’Università, devono denunciare coralmente questo disegno politico, spacciato per “ammodernamento”, mantenendo un alto profilo critico”. Quali sono i punti della proposta renziana che ritiene più lesivi dell’autonomia professionale dei docenti e del diritto dei ragazzi a ricevere un’istruzione di qualità? “Sicuramente la squallida e rovesciata “meritocrazia” che la proposta renziana, puerilmente basata su principi validi tutt’al più per quiz televisivi quali La Ruota della Fortuna, vorrebbe introdurre, e che serve a mascherare il taglio degli scatti di anzianità per tutti i docenti, restituendo, peraltro, a quelli più docili e zelanti, meno della metà di quanto avrebbero percepito con gli scatti, e soltanto dopo tre anni di lavoro extra! Più che dell’autonomia dei docenti - alla quale attentano, piuttosto, i test Invalsi, imposti dal decreto firmato dalla Giannini lo scorso 18 settembre come strumento di “autovalutazione” delle scuole, a dimostrazione che la consultazione aperta dal governo non è che una grandissima buffonata - il “merito” declinato renzianamente è lesivo della dignità e della deontologia, perché pretende di trasformare i prof. in burocrati arrembanti in guerra coi colleghi a colpi di piaggeria verso il dirigente-padrone (una cosa davvero ributtante!), laddove è indispensabile ci siano collaborazione e dialogo didattico e pedagogico. Questa concezione del “merito” snatura e perverte il mestiere dell’insegnante per due motivi: primo perché premia chi sta fuori dall’aula per supportare il preside nell’amministrazione e gestione pratica dell’istituto, svilendo il lavoro che si svolge in classe, quello, cioè, più prezioso e delicato; secondo perché il docente è un intellettuale che abilita al ragionamento critico anche riguardo al valore del denaro e all’ostentazione di quei beni di consumo trasformati in feticci del presunto benessere spesso realizzati con lo sfruttamento intensivo di operai e lavoratori maltrattati e privati di ogni tutela… Al buon docente non interessa guadagnare più del collega, ma guadagnarsi la stima degli alunni stimolando la loro intelligenza e la loro coscienza in modo disinteressato, nel rispetto di tutte le modalità e le tempistiche di apprendimento. Fermo restando che, ovviamente, gli stipendi dei docenti italiani dovrebbero essere adeguati alla media europea! Per quanto riguarda il diritto degli alunni a una didattica seria e qualificata, invece, le minacce che vengono dalla Buona Scuola di Renzi sono il demansionamento dei docenti, neoassunti e di ruolo, che verrebbero utilizzati spregiudicatamente per insegnare materie diverse da quelle in cui ciascuno è specializzato, al solo scopo di risparmiare sulle supplenze brevi; la mobilità selvaggia (i docenti verrebbero chiamati a spostarsi su un territorio non si sa quanto vasto nelle “reti di scuole” che ne richiederanno le prestazioni giornaliere, con tanti saluti alla continuità); la generalizzazione degli asfittici e contestati test Invalsi e, infine, lo sfruttamento derivante dagli stage obbligatori (200 ore) per gli studenti, introdotti col pretestuoso argomento della maggiore “utilità” di una formazione schiacciata sulle istanze volubili del mondo del lavoro e, quindi, finalizzata ad un impiego che, nella dei fatti, non sarà mai disponibile, o sarà sempre precario”. In uno dei suoi interventi su Facebook parla di ‘invalsizzazione’ forzata della scuola. Come si monitora, allora, il buon andamento del lavoro di un corpo docente? “Riformulerei la domanda: a che scopo, a partire dal ’97, cioè da quando è stata introdotta la cosiddetta “autonomia” (declinata solo in termini economici), e cioè da quando lo Stato ha deciso di trasformare l’istruzione in un servizio, da inalienabile diritto che era, si avverte tanto urgentemente l’esigenza di un monitoraggio dell’attività dei docenti, che è una delle più “esposte” a livello sociale, alla critica aperta da parte di famiglie, studenti e università? Perché non pare altrettanto vitale monitorare in modo così ossessivo e accanito altre categorie che pure operano in settori delicatissimi? Perché, poi, valutare e punire i docenti, metterli sotto minaccia costante di licenziamento, farli apparire e sentire costantemente sotto pressione, come se gli esiti dell’interazione didattica dipendessero solo ed esclusivamente dalla loro “bravura” (in cosa consisterebbe, poi, questa bravura, e chi ha titolo per stabilirlo?) e non, anche, dal contesto in cui operano e dal grado di reattività degli studenti? Che strumenti ha, e che grado di autorevolezza, il docente depauperato e precarizzato dei nostri giorni, agli occhi di studenti che l’autonomia ha reso “clienti” preziosissimi e non sanzionabili, anche in ragione del “contributo volontario” che essi versano? La valutazione-punizione dei docenti, propagandata come la panacea di tutti i mali (indotti) della Scuola immiserita, fa presa su una popolazione che ha il 47% di analfabeti di ritorno, abituata da una politica cialtrona a pensare che “con la cultura non si mangia”, ma è solo un mezzo per definanziare ulteriormente la Scuola e per neutralizzare libertà di insegnamento e pluralismo ideologico. Già sarebbe inaccettabile, costituzionalmente, un “controllo” esercitato sui contenuti della didattica; ancora più inaccettabile, però, è una pseudovalutazione fatta sulla base di uno strumento standardizzato quale l’Invalsi, buono solo a prosciugare le menti inducendole a pensare il meno possibile e tutt’altro che oggettivo, in quanto predisposto e sponsorizzato da potentati economici quali TREELLLE e Fondazione Agnelli. Quest’unico test, che ha anzitutto la finalità di indurre il docente a rimodulare la sua programmazione e a trasformarsi in un “addestratore”, secondo una logica meramente behavioristica, dovrebbe misurare simultaneamente la preparazione di alunni, docenti e scuole dislocati su territori diversissimi, con problemi e livelli di partenza differenti, per di più escludendo eugeneticamente i disabili… E’ più che evidente la volontà di arrivare alle charter schools all’americana, e, dunque, di liquidare definitivamente la Scuola pubblica!”. Veniamo alla stabilizzazione dei 150.000 precari delle Graduatorie a Esaurimento: a quali condizioni queste immissioni potranno essere un volano di cambiamento per la scuola? “L’assunzione dei 150.000 docenti potrà risollevare le sorti della Scuola se avverrà su cattedre vacanti ovvero rese disponibili dalla riduzione del numero degli alunni per classe, dal reintegro delle materie (latino, storia dell’arte, italiano, storia, laboratori varî) massacrate dai tagli ai quadri-orario effettuati al tempo dell’ineffabile Gelmini, dall’attivazione dell’ora alternativa all’insegnamento della religione cattolica (che per legge sarebbe obbligatoria!), dal pensionamento sacrosanto dei docenti Quota ’96 e dalla creazione di un organico di diritto ampio, non “funzionale”. In un recente articolo pubblicato su La Repubblica, il giornalista Salvo Intravaia si chiedeva (e mi è parso piuttosto possibilista) se i 148.000 docenti che Renzi ha promesso di assumere in “organico funzionale” (come se fosse un suo regalo e non un atto dovuto) dovranno fare pure sorveglianza agli studenti che vanno al bagno, visto che pare che la nuova legge di stabilità vieti ai presidi di chiamare bidelli supplenti, anche se questi si dovessero assentare per più di una settimana… E’ questo il modo di riaccreditare socialmente la professione docente?”. L’organico funzionale renderà sempre meno frequente anche il ricorso alle supplenze dalle graduatorie di istituto. Pensa che i docenti abilitati della II fascia, appunto, avrebbero dovuto ricevere tutele maggiori? E per quelli di III quali prospettive si augura? “Questo governo usa offensivamente e a sproposito la metafora sanitaria, quando parla di Scuola. I precari sono stati definiti “piaghe da smaltire”, mentre per i docenti di II e III fascia è stata inventata la “supplentite”. Io direi che un paese che ha al governo uno come Renzi è un paese malato di leaderite e ignorantite acuta, e che la Scuola, lungi dall’essere la malattia del paese, ne può costituire la cura. Abbiamo sempre contemplato, nelle nostre piattaforme - l’ultima delle quali presentata al Capo di Dipartimento L. Chiappetta lo scorso 11 aprile, in occasione dello “sciopero precario” - il rispetto dei diritti acquisiti da tutti quelli che hanno scelto di lavorare nella Scuola e che si sono abilitati o hanno intenzione di abilitarsi. Ultimamente, per stare alla mia esperienza territoriale, abbiamo invitato alle assemblee dei precari di Napoli docenti di II e III fascia e abbiamo ascoltato le loro storie: uomini e donne che entrano nelle aule da 3, 5, 8 anni, che chiedono di poter intraprendere il mestiere che a loro piace, avendo, però, delle ragionevoli prospettive, sia pure non a breve, di stabilizzazione... Una collega ci ha detto di aver lasciato l’attività di archeologa subacquea, molto remunerativa, peraltro, perché si era innamorata dell’insegnamento: ne sono rimasta molto colpita. I “precari dei precari”, cioè quelli di II e III fascia, sono molto più motivati degli altri docenti. Lasciarli fuori sarebbe un imperdonabile errore e una perdita enorme per il settore. Ho già detto altrove che sono contrarissima al concorso come formula di selezione dei docenti. Ribadisco la necessità di assumere chi si è abilitato con costi e sacrifici notevolissimi e di prevedere per gli abilitandi un percorso veramente significativo e formativo. Attualmente, per chi volesse fare l’insegnante non ci sono itinera stabiliti. Solo il vuoto e le metafore patetiche di governi che a buon diritto potrebbero essere definiti, essi sì, patologici”. C’è un qualche altro punto che le preme affrontare in questa intervista? Mi preme sottolineare che l’attacco alla Scuola non è isolato, ma si iscrive in una politica di brutale decontrattualizzazione del lavoro (Job’s act), di defunzionalizzazione del Sindacato e del Parlamento, di sostanziale polverizzazione dei Beni Comuni e di svendita di quel che resta dei beni ambientali e culturali (SbloccaItalia). Contrastare questo disegno di rifeudalizzazione del paese è un dovere di tutti quelli che hanno a cuore la Democrazia. Mi preme anche dire che “La Buona Scuola” renziana ha mutuato il suo titolo dalla L.I.P. (Legge di iniziativa popolare “Per una Buona Scuola della Repubblica”), un testo sottoscritto da centomila cittadini e presentato nel 2006, contenente le linee generali di un assetto del sistema-scuola conforme al dettame costituzionale, da poco riproposto all’attenzione del parlamento grazie agli sforzi dell’Associazione “Per la Scuola della Costituzione”. I Precari uniti contro i Tagli stanno sostenendo questo testo e invitano tutti a supportarlo come valida pars costruens dell’azione di protesta e validissima alternativa alla deprimente Scuola-azienda. Mi preme, infine, raccomandare ai docenti, precari e di ruolo, agli Ata, parimenti penalizzati dalle nuove ipotizzate norme di assunzione, e ai lavoratori tutti colpiti da una crisi che non vogliono far finire e che vogliono far pagare solo a noi, di scendere compattamente in piazza il giorno 14 novembre, per il previsto SCIOPERO SOCIALE. Ringrazio molto OS per l’attenzione prestatami e per lo spazio che ha riservato e riserva quotidianamente al non facile dibattito sulla Scuola, avendo particolare riguardo alla condizione dei precari.

 
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Supplenti

Post n°3042 pubblicato il 04 Novembre 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della Scuola”


A spasso 4 mila supplenti È l'effetto del taglio agli esoneri


Le misure sui collaboratori dei presidi e le associazioni

 

Antimo Di Geronimo

Dal prossimo anno scolastico, 4mila supplenti annuali rimarranno senza lavoro. È l'effetto di una disposizione contenuta nel disegno di legge di stabilità, che cancella gli esoneri dei collaboratori dei dirigenti e altri esoneri che vengono concessi in favore di enti e associazioni. È prevista anche la cancellazione dei comandi presso altre amministrazioni. Ma le stime degli effetti sull'occupazione di quest'ulteriore misura non sono stati resi noti. I dati sono contenuti nel dossier preparato dal servizio studio della camera. Dunque, dal prossimo 1° settembre i dirigenti scolastici non potranno più attribuire l'esonero o il semiesonero dall'insegnamento ai docenti collaboratori o fiduciari di plesso. Attualmente i docenti che hanno l'esonero sono 1.122 e gli insegnanti che fruiscono del semiesonero 3015. Ciò vuol dire che, dal prossimo anno, il governo prevede di tagliare oltre 3600 posti di lavoro, solo per effetto di questa misura.

Gli esoneri, infatti, vengono coperti con supplenze fino al 30 giugno. Niente esoneri: niente supplenze. Meno esoneri significa anche meno probabilità di ottenere utilizzazioni e assegnazioni provvisorie. Perché le disponibilità che derivano dagli esoneri, prima di essere poste nel calderone delle supplenze annuali, sono utilizzate per la lotteria della mobilità annuale. Stando a quanto si legge nelle schede illustrative del disegno di legge AC 2679-bis, il taglio si giustificherebbe «in considerazione dell'attuazione dell'organico dell'autonomia». Che però non dovrebbe comportare incrementi del numero dei docenti in organico. Perché il limite massimo fissato dalla legge, ad esito dei tagli operati negli anni scorsi, resta tassativo. E anche questo è un dato incontrovertibile messo nero su bianco nel dossier del servizio studi del dipartimento del bilancio della camera.

Altri tagli sono previsti anche in riferimento alla figura del coordinatore di educazione fisica. Figura, questa, che è prevista oggi in tutti gli uffici periferici e che dal 1° settembre sarà presente solo presso gli uffici scolastici regionali. Sempre secondo quanto si legge nel dossier della camera, attualmente gli esoneri sono 118: 18 presso gli uffici regionali e 90 presso gli ex provveditorati agli studi. Un'ulteriore riduzione degli spazi per i docenti precari dovrebbe verificarsi per effetto della cessazione dei comandi. Il disegno di legge di stabilità prevede infatti che dal 1° settembre prossimo non sarà più possibile disporre comandi, esoneri e simili presso pubbliche amministrazioni, autorità indipendenti, enti, associazioni e fondazioni. Il divieto riguarda anche i 100 esoneri che vengono disposti in favore delle associazioni per la cura dei tossicodipendenti e i 50 esoneri in favore delle associazioni professionali. Ma sulla quantificazione, dei comandi presso le altre amministrazioni il dossier parlamentare tace

 
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Assunzioni

Post n°3041 pubblicato il 04 Novembre 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "ItaliaOggi"

Assunzioni solo per il turn over Nessun aumento di organico con il piano del governo. La lettura del Servizio Studi della camera: scorporare anche i posti delle esternalizzazioni

Carlo Forte

Sono 148.100 i docenti che il governo conta di assumere dal 1° settembre 2015. Ma siccome le nuove assunzioni non potranno comportare alcun incremento dell'organico degli insegnanti, le immissioni in ruolo, per il momento, non potranno fare altro che coprire il turn over. E dunque, nella migliore delle ipotesi, dal 1° settembre prossimo non potranno essere disposte più di 50mila assunzioni a tempo indeterminato. È quanto si evince dalle schede di lettura predisposte dal servizio studi della camera, ad uso dei parlamentari che stanno esaminando in questi giorni il disegno di legge di stabilità.

Il provvedimento, infatti, è stata calendarizzato in commissione istruzione a Montecitorio per il prossimo 6 giugno (AC 26979-bis).

Il piano di assunzioni è stato ipotizzato dal governo (attualmente non risulta che sia stato formalizzato in alcuna bozza di provvedimento) «in modo da poter disporre di un team di docenti che possa garantire le supplenze e il tempo pieno». Per fare fronte alle assunzioni, sempre secondo il dossier del servizio studi, «la relazione tecnica stima la necessità, per il 2015, di 1 miliardo di euro - relativi ai primi quattro mesi dell'anno scolastico 2015-2016 - e, dal 2016, la necessità di 3 miliardi». Il fabbisogno, però, potrebbe risultare inferiore, perché l'esecutivo conta di recuperare 300 milioni di euro dal blocco delle supplenze brevi. Dal 2016 in poi le graduatorie a esaurimento dovrebbero cessare di esistere e il reclutamento nella scuola dovrebbe avvenire solo per concorso. Il condizionale è d'obbligo perché, sebbene l'intenzione del governo sembrerebbe quella di assumere tutti i 150mila docenti dal 1° settembre 2015, tale intendimento si scontra con il limite della impossibilità di ampliare gli organici.

Scorrendo le schede illustrative, infatti, si scopre che gli organici dell'autonomia e di rete devono essere costituiti nei limiti previsti dall'art. 64 del decreto legge 112/2008 (convertito con legge 133/2008), sulla base dei posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilità per almeno un triennio sulla singola scuola, sulle reti di scuole e sugli ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno, fatte salve le esigenze di rimodulazione annuale». Ok per le assunzioni, dunque, ma a patto che il numero dei docenti alla fine sia sempre quello: nemmeno un insegnante in più rispetto ad oggi. E a fugare ogni dubbio ci pensa sempre il dossier della camera quando dice che: «Deve, in ogni caso, rimanere fermo il disposto dell'art. 19, comma 7, del decreto legge 98/2011 (convertito con legge 111/2011), in base al quale, a decorrere dall'anno scolastico 2012/2013, le dotazioni organiche del personale docente, educativo ed Ata della scuola non devono superare la consistenza delle relative dotazioni organiche determinata nell'anno scolastico 2011/2012, e deve essere fatto salvo l'accantonamento in presenza di esternalizzazione dei servizi per i posti Ata anche per gli anni 2012 e successivi».

Non solo dunque non bisogna andare oltre il numero massimo di docenti e non docenti attualmente in essere, ma bisognerà anche sottrarre da questo numero i posti dei lavoratori appartenenti al personale Ata il cui lavoro viene attualmente svolto da personale esterno.

La precisazione contenuta nel dossier sgombra il campo dagli equivoci della prima ora: i tagli agli organici operati negli ultimi anni continueranno a dispiegare effetti sotto forma di limite massimo inderogabile al numero complessivo delle unità lavorative. Pertanto, ad ogni nuova assunzione dovrà necessariamente corrispondere un previo pensionamento. D'altra parte a questo tendono le azioni legali poste in campo dai precari. La reiterazione dei contratti a termine , infatti, è illegittima solo nella misura in cui le supplenza vengano disposte su posti vacanti. Se i posti vengono riempiti, a mano a mano che i titolari vanno in pensione, la necessità della supplenze viene meno. E con essa la necessità di reiterarle.

 
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Sciopero generale

Post n°3040 pubblicato il 04 Novembre 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “Italia oggi” Tira aria di sciopero generale La scuola e il pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil in piazza insieme sabato prossimo. Contro il blocco del contratto. Le assunzioni non bastano

Alessandra Ricciardi

Il clima diventa di ora in ora più pesante. Quella ventata di ottimismo che c'è stata nella scuola all'annuncio delle 150 mila assunzioni, il più grande piano di stabilizzazione di precari pubblici fatto in un solo anno, si è ormai dispersa sotto i colpi di una contrapposizione sempre più dura ed ultimativa tra governo e sindacato sulle riforme in corso e la crisi economica che continua a mordere. E se sul Jobs act la Cgil va avanti da sola con lo sciopero contro il premier Matteo Renzi, con Cisl e Uil che per ora dicono no a una protesta a carattere politico, sulla scuola e il pubblico impiego la Triplice si è già riunita.

Le prove generali di quello che a breve potrebbe diventare il primo sciopero generale delle categorie si avranno sabato prossimo, quando Cgil, Cisl e Uil di tutti i settori pubblici, circa 3 milioni di lavoratori, scenderanno in piazza a Roma per manifestare contro il blocco del contratto e i tagli della legge di stabilità. La scorsa settimana sono state oltre 300 mila le firme a sostegno dello sblocco del contratto raccolte dai sindacati della scuola nel comparto e consegnate alla presidenza del consiglio dei ministri. Un assaggio di quello che potrà accadere sabato quando la manifestazione sarà la prima cartina al tornasole delle forze in campo.

«Se ci saranno gli estremi, se il governo continuerà a negare il dialogo, la strada non potrà che portare allo sciopero», dice Massimo Di Menna, numero uno della Uil scuola, «ma non ci fermeremo ad una singola azione, la mobilitazione sarà lunga. Non si può parlare di valorizzazione della scuola e poi ignorare i diritti di chi vi lavora. E non è solo una questione economica». Francesco Scrima, segretario Cisl scuola e coordinatore dei settori del pubblico impiego del sindacato di via Po, ragiona: «I servizi pubblici sono una voce della spesa dello stato, ma anche il bene più prezioso per la comunità, non è credibile che in una manovra da 36 miliardi non ci siano le risorse per i contratti di chi vi lavora». E lancia alcuni dati: dal 2010, anno in cui è stato introdotto il blocco della contrattazione, fino al 2013 la voce di spesa è scesa di 8 miliardi, i dipendenti pubblici hanno perso dai 2.800 ai 5.600 euro annui. E sono 310 mila i posti di lavoro pubblici cancellati. Eppure la spesa pubblica è in continua crescita. «Rivendichiamo più giustizia sociale e meno chiacchiere. Qui non è in gioco solo il futuro dei lavoratori, ma quello dell'intero Paese», rimarca Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil, «senza il rinnovo dei contratti non ci può essere buona scuola, buona università, buona ricerca».

Ieri è giunta ai sindacati la convocazione del ministro dell'istruzione, Stefania Giannini, per il 12 novembre. Nell'incontro, però, non si parlerà di contratto ma della Buona scuola. Il programma di riforma del governo è al centro di una consultazione che terminerà il 15 novembre e che finora è stata condotta on line (88 mila i partecipanti, di cui in 60 mila hanno compilato i questionari predisposti dal Miur) e con incontri a tappeto sul territorio (150mila i partecipanti) escludendo proprio le sigle sindacali. Anche la Buonascuola, con le sue 150mila immissioni in ruolo, è dossier caldo, visto che tutti i sindacati contestano per esempio il nuovo sistema di carriera, che darà aumenti al 66% dei docenti e non prima del 2019, e i tagli al personale Ata.

 

 

 

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


 Serena, solare settimana a tutti voi, piena di energia e di voglia di lottare ancora insieme...

FabianaGiallosoleq

 

 

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