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e morti nell’indifferenza.

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Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 18/03/2015

 

DDL

Post n°3278 pubblicato il 18 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: DDL

Da "ScuolaOggi"


Il ddl sulla buona scuola: un passo avanti e due indietro.


di Antonio Valentino

Il ddl sulla buona scuola, licenziato dal CdM il 12 marzo scorso, si presta ovviamente a valutazioni differenti. Ci sono cose che convincono e importanti come:  la marcia indietro rispetto agli scatti di anzianità, la previsione dell’organico funzionale, misure potenzialmente efficaci come il Programma triennale dell’offerta formativa - con tutti i passaggi che ne conseguono -; e ancora: investimenti (anche se ancora timidi) per qualificare il servizio scuola che rappresentano una inversione di tendenza rispetto al passato…. Ci sono naturalmente cose discutibili, ma comunque degne di attenzione; e cose invece che creano irritazione e sconcerto, di cui si sarebbe fatto volentieri a meno.

Due questioni soprattutto in primo piano

Rispetto a queste ultime, il pensiero va in primo luogo alla questione dei docenti precari, al vistoso ridimensionamento - da 148.000 a 100.000 mila - delle assunzioni e anche al modo con cui, nel disegno governativo, si prevede di selezionare il personale da assumere.  Mi limito qui ad un solo interrogativo: va certamente bene il ddl su questioni importanti di rinnovamento generale del sistema. Ma, su questioni urgenti e drammatiche come quella della stabilizzazione dei precari che abbiano titoli sufficienti, perché non varare subito un decreto  ben calibrato sulle assunzioni, che in questo caso sarebbe  giustificatissimo?

Non convince neanche la previsione che  gli studenti, “a partire dal secondo anno dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado, possono svolgere periodi di formazione in azienda attraverso la stipulazione di contratti di apprendistato”.   Non penso che contratti di apprendistato per quindicenni in obbligo di istruzione siano cose di cui vantarsi per un paese che sta in Europa.

Ci sono anche altre questioni su cui ripensamenti appaiono necessari: come quelle dell’alternanza, ricondotta sostanzialmente allo stage, e dell’offerta formativa negli ultimi due segmenti del secondo ciclo. Ma se ne potrà discutere eventualmente in riflessioni successive.

L’interrogativo centrale: ma che scuola è?

Il punto che mi preme qui riprendere e sottolineare riguarda soprattutto il cambiamento di prospettiva operato dal ddl rispetto alle ipotesi del documento sulla buona scuola; ipotesi riprese e approfondite nei dibattiti, nella  consultazione e nelle elaborazioni di questi lunghi mesi.

Il documento sulla Buona Scuola ruotava sostanzialmente intorno alla figura dell’insegnante e cercava di affrontare la questione docente proponendo, anche se con qualche ingenuità, soluzioni talvolta opinabili, ma comunque degni di attenzione.

L’impressione che si ha invece di fronte a questa proposta governativa è che tutto ruoti intorno alla figura del DS.  Opzione certamente legittima, ma che non c’entra niente con la discussione fatta finora.  Se si aveva in mente il preside sindaco (?!), il preside allenatore di squadra (?!), perché ingolfarci in una discussione che ha fatto perdere tempo prezioso e ha impegnato non poche energie?

La domanda che si impone adesso mi sembra sia la seguente: questo - del ddl - è il tipo di proposta di cui ha bisogno la nostra scuola?

Al centro delle riflessioni del documento dello scorso settembre c’era – come si è detto - il nodo della figura docente:  come rilanciarne il ruolo , come riattivarne il protagonismo, come rimotivarla attraverso leve e meccanismi che ne migliorassero le competenze e ne differenziassero i ruoli. E questo, con l’obiettivo di rilanciare con forza il discorso sulla scuola.

Sottindeva praticamente un patto tra insegnanti e governo e società che, seppure con qualche  smagliatura, si ipotizzava comunque capace di  contrastare e superare l’attuale situazione di stallo  e di opacità complessiva del sistema, puntando sugli insegnanti.

La funzione – comunque fondamentale - del DS era possibile leggerla dentro questo disegno complessivo.

Ora cambia completamente il sistema di gioco[1] e si prefigura un diverso modello di scuola. Diverso certamente dall’idea – a cui abbiamo lavorato in questi anni - in cui i docenti come attori comprimari potessero sentirsi al centro di una trama che, attraverso opportuni meccanismi, facesse emergere la centralità del lavorare insieme, del cooperare, del migliorarsi ricercando e sperimentando; e che rilanciasse le funzioni del coordinamento delle diverse articolazione del collegio (ridando senso ai consigli, ai comitati, alle commissioni) per garantire unitarietà di visione e di gestione. Assieme, ovviamente, alla funzione di regia, di guida e di garanzia della figura del DS, senza la quale uno “spettacolo” complesso ha scarse probabilità di riuscita.

Si pensi in proposito al meraviglioso e sempre attuale film di Fellini, Prova d’orchestra.

I rischi dietro scelte importanti

A questo punto, l’interrogativo: non si rischia - con questa idea di scuola e di dirigente che sembra venir fuori dal ddl -  di rafforzare la visione impiegatizia del lavoro docente (l’insegnante come impiegato e il DS come Amministratore delegato) e di riproporre l’idea brunettiana del DS essenzialmente come figura della filiera amministrativa-burocratica del sistema? È  solo un rischio?

Si ha infatti l’impressione che la visione di DS delineata nel Decreto legislativo che ne mette a fuoco il profilo (il D.L.vo165 del 2001), sia – in questo ddl - tirata piuttosto verso prospettive non del tutto coerenti con l’impianto previsto dalla legislazione sull’autonomia. E neanche con quanto lo stesso ddl prevede all’articolo 21 (in cui sembra si parli una lingua diversa.[2])

Su questo punto, proviamo a prendere in considerazione - del ddl - qualche passaggio più significativo.

Il DS diventa addirittura “responsabiledelle scelte didattiche, formative e della valorizzazione delle risorse umane e del merito dei docenti” (art. 7).

A parte gli interrogativi sulla responsabilità delle scelte didattiche e formative (che ne è a questo punto dell’autonomia didattica, organizzativa ecc.? Dove si colloca la responsabilità del docente?), il punto dell’individuazione  dei docenti “meritevoli” e dell’attribuzione del riconoscimento economico affidato unicamente alla responsabilità del DS[3],  è – domanda - più una leva o più un problema per il dirigente di una scuola? Soprattutto se i meritevoli si riducono – come sembra - a quattro/cinque per Istituto. [4]

E ancora: il DS sceglie, sempre da solo, il personale da assegnare ai posti dell’organico, attingendo da appositi albi territoriali, e può chiamare direttamete anche personale docente di ruolo già in servizio presso altra Istituzione scolastica.

Va certamente richiamato che, sempre nell’art. 7, si prevede che la scelta va fatta “con modalità rispettose dei principi e criteri definiti” (pubblicità dei criteri e degli incarichi conferiti e della relativa motivazione a fondamento della proposta). Ma ognuno avverte i rischi di varia natura (clientelismo, nepotismo, conformismo, “parrocchie”) insiti in un meccanismo affidato ad una sola persona.

Il CDM ha inteso comunque prevedere la sostituzione del DS:  “in caso di inerzia” (?).

Ma - ancora una domanda - perché, invece di fare previsioni di questo tipo (che non si sa che fine fanno), non si è inteso prendere in considerazione un modello organizzativo - emerso con forza nel dibattito dei mesi scorsi - in cui, su questioni delicate, la leadership (meglio forse sarebbe parlare in questo caso di governance interna) sia più partecipata? 

Nella bozza del decreto legge (poi affossato) che ha preceduto il ddl, si parla di nucleo interno di valutazione; in pratiche organizzative, più diffuse di quanto si pensa, si sperimenta l’équipe di direzione delle scuole o anche il middle management (collaboratori,  FS e/o coordinatori di dipartimento),  legittimati in vario modo anche dall’assenso del Collegio e dalla condivisiosne del CdI. Perché invece si è optato per una figura di “capo” che è più vicina ad un amministratore delegato che ad un leader organizzativo – educativo?

Auspicabile certamente un “rafforzamento delle funzioni di gestione, di impulso e proposta”, come pure si prevede opportunamente nel citato art. 21 del ddl;  ma – come si è cercato di argomentare - il profilo previsto in tutti gli altri articoli in cui si parla di DS sembra muoversi in una direzione che porta ad un modello di scuola in cui non è facile ritrovarsi. Almeno per quanti non hanno mai fatto il tifo per il preside manager.

 
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Organico

Post n°3277 pubblicato il 18 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "La Tecnica della Scuola"


Riforma. Organico sarà solo dell'autonomia e completamente gestito dai dirigenti, anche per supplenze. Si determina su progettazione


di Paolo Damanti

A leggere e rileggere la bozza di riforma del DDL che la nostra redazione ha messo a disposizione del mondo della scuola, c'è sempre da scoprire nuove prospettive. Una di queste riguarda l'organico: scordatevi la distinzione tra diritto e fatto.

Innanzitutto, ricordiamo che quanto stiamo commentando riguarda una bozza pubblicata dalla nostra redazione. A quanto pare, ieri il Ministero ha chiuso le modifiche e siamo in attesa di un nuovo testo, sperando sia quello definitivo.

L'organico dell'autonomia

Nel testo a nostra disposizione, all'articolo 6 si istituisce l'organico dell'autonomia, composto dai posti comuni, da quelli di sostegno e da quelli per il potenziamento dell’offerta formativa (funzionali).

Come viene determinato?

L'organico è costituito in base al fabbisogno determinato da ciascuna scuola in base all'offerta formativa che si intende realizzare. L’organico dell’autonomia è determinato su base regionale, con cadenza triennale, da un decreto interministeriale (Miur-Mef-Funzione pubblica, sentite le Regioni). Il riparto della dotazione organica tra le Regioni è effettuato "sulla base del numero di classi, della presenza di aree interne, o a forte processo immigratorio o caratterizzate da elevati tassi di dispersione scolastica". Scompare, rispetto alla bozza di un precedente Decreto, l'incentivazione dell'occupazione femminile tra i criteri.

Come viene assegnato

Entro il mese di ottobre dell'anno scolastico precedente al triennio di riferimento le scuole elaborano un Piano triennale dell'offerta formativa per gli studenti, la formazione dei docenti e le risorse necessarie, e lo inviano all’USR. Per quest'anno, se la bozza sarà confermata, il piano dovrà essere presentato a maggio 2015. Il Piano triennale è elaborato dal Preside, sentito il collegio dei docenti, il consiglio d'istituto e gli attori economici, sociali e culturali del territorio.

Sarà l'USR a determinare l'accoglibilità del progetto, che lo trasmette al MIUR, che lo ri-valuta e assegna le risorse umane e finanziarie disponibili, alla luce delle quali le scuole, entro febbraio, ricalibrano il Piano.

Da chi viene gestito l'organico?

L'organico dell'autonomia sarà gestito interamente dal dirigente che potrà proporre le cattedre e i posti funzionali utilizzando gli albi provinciali. Inizialmente soltanto ai neoassunti (i docenti già in cattedra resteranno con il vecchio sistema, a meno che non si farà richiesta di mobilità), poi, gradualmente il sistema entrerà a regime e tutti i posti saranno gestiti dal dirigente. Secondo la bozza di Ddl, i posti dell’organico dell’autonomia sono attribuiti dai presidi al personale iscritto negli albi territoriali. Il dirigente scolastico effettua le sostituzioni dei docenti assenti per la copertura delle supplenze temporanee fino a dieci giorni con il personale della dotazione organica dell’autonomia, con il trattamento stipendiale del grado di istruzione della scuola in cui è impegnato, qualora superiore a quello già in godimento. Riforma. Governo approva DDL. Dirigenti decidono docenti: al via albi provinciali. Decidono anche riduzione alunniCome avverranno assunzioni a settembre 2015 tramite gli albi. Le scuole dovranno presentare piano organico entro maggio

Gestione delle supplenze

Sarà il dirigente a gestire le supplenze fino a 10 giorni, sarà lui ad assegnarle sulla base dell'organico a disposizione e anche a personale con abilitazione diversa da quella necessaria per la supplenze, ma con il titolo di studio corrispondente. La retribuzione, però, resta invariata. Se, ad esempio, una maestra della primaria viene chiamata a fare supplenza in una classe di scuola media del comprensivo, non potrà pretendere un aumento salariale. Una soluzione che fa molto discutere, soprattutto per quel che riguarda la continuità didattica e la qualità dell'insegnamento.

Ampliamento offerta formativa

Per quanto riguarda l'ampliamento dell'offerta formativa, anche essa determinerà l'organico. Il fabbisogno di posti è individuato anche in relazione al potenziamento:

  • delle competenze linguistiche (CLIL);

  • delle competenze matematico-Iogiche e scientifiche;

  • delle competenze nella musica e nell’arte;

  • delle competenze in materia di diritto e di economia;

  • della legalità e dell'ambiente, dei beni e delle attività culturali e dei beni paesaggistici;

  • dell’ alfabetizzazione all'arte;

  • delle discipline motorie (alimentazione, educazione fisica allo sport);

  • delle competenze digitali (pensiero computazionale, social network…);

  • delle iniziative contro la dispersione scolastica;

  • della valorizzazione della scuola come comunità;

  • per l’apertura pomeridiana delle scuole e la riduzione del numero di studenti per classe;

  • per incremento dell'alternanza scuola-lavoro;

  • per i percorsi formativi individualizzati;

  • per la valorizzazione del merito degli alunni e studenti;

  • per l’alfabetizzazione e il perfezionamento della lingua italiana per gli alunni stranieri.

Tutto sulla Buona scuola

 
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Bruxelles

Post n°3276 pubblicato il 18 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "La Tecnica della Scuola"


Altra bacchettata da Bruxelles: l’Italia la faccia finita coi tagli alla scuola!


Alessandro Giuliani


La Commissione Libertà civili e affari interni dell'Europarlamento chiede al nostro Paese di stoppare la lunga tradizione nel ridurre i finanziamenti: “è questa forse una delle ragioni degli scarsi risultati degli studenti italiani nei test internazionali”. Gli scarsi investimenti confermati dall’ultimo studio Eurydice: nessuno spende meno in Europa per l’istruzione pubblica e stipendi dei docenti al palo.

Ancora un monito all'Italia da parte dell’Ue. A mandarlo, stavolta, è Commissione Libertà civili e affari interni dell'Europarlamento: attraverso un rapporto sullo stato della Giustizia, la libertà e la sicurezza, l’organismo dell’Unione europea chiede infatti al nostro Paese di fare di più per migliorare il sistema giudiziario, pensionistico e scolastico.

Per quanto riguarda la scuola, il rapporto esorta l'Italia a non tagliare più i fondi alla formazione e ad investire di più sul suo capitale umano. "L'Italia - si legge nello studio - ha una lunga tradizione nel ridurre i finanziamenti alla scuola ed è questa forse una delle ragioni degli scarsi risultati degli studenti italiani nei test internazionali. L'Italia dovrebbe ribaltare questa tendenza, tenendo conto che l'istruzione è cruciale per essere competitivi nell'economia globale".

A tal proposito, vale la pena ricordare che alcuni giorni fa la Rete Eurydice, attraverso una ricerca europea commissionata proprio dalla Commissione Ue, ha ricordato che l’Italia è il Paese del vecchio Continente che spende meno di tutti per l’istruzione pubblica: a fronte di una media Ue del 10,84, da noi si investe nella scuola appena il 9,05% del totale. Con gli stipendi dei nostri insegnanti ridotti ai minimi termini.

 “Eurydice, tra l’altro – ha commentato l’Anief -, abbatte un altro falso storico, quello che vorrebbe i nostri insegnanti dietro la cattedra per meno ore dei colleghi d’oltre confine. Dal rapporto si evince, infatti, che “gli insegnanti italiani sono tra quelli che trascorrono più ore in classe: la media Ue per un maestro elementare è di 19,6 ore settimanali, per un italiano sono 22, come gli irlandesi. Ci superano francesi (24), spagnoli e portoghesi (25). I maestri tedeschi restano a scuola meno: 20 ore a settimana. Come alle superiori: 18 ore per un italiano (e un tedesco) contro una media di 16,3. In Francia, sono 14”.

 
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Precari

Post n°3275 pubblicato il 18 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: PRECARI

Da "OrizzonteScuola"


Precari, 4mila in piazza. Il video con le motivazioni e le esperienze dei manifestanti


di Fulvia Subania

 

Giornata di protesta ieri a Roma contro "La Buona scuola" di Renzi. Docenti delle Graduatorie d'istituto che manifestano contro la loro esclusione dal piano di assunzione e docenti delle Graduatorie ad esaurimento che chiedono certezza nel ruolo.

Due distinti momenti, ieri a Roma contro la riforma della scuola. Alle 14,30 sit-in al parlamento organizzato da Mida a cui hanno aderito ADIDA, CONITP, ANIEF e sit-in dell'Anief (che per la giornata ha indetto uno sciopero nazionale) al MIUR cui ha partecipato il gruppo "Gae in ruolo non uno di meno".

Il video ripercorre la giornata, con le testimonianze e gli interventi dei politici.Sono intervenuti Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia) che ha preso un formale impegno per risolvere i problemi dei precari e ha invitato a dialogare con tutti i politici, e l'On Chimienti che ha chiesto di non chiudere le GaE e di coinvolgere anche i docenti delle Graduatorie d'istituto in un piano pluriennale e straordinario di assunzioni.

Il video (cliccare sul link)

Precari, 4mila in piazza. Il video con le motivazioni e le esperienze dei manifestanti | Orizzonte Scuola

 

 
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M5S

Post n°3274 pubblicato il 18 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: M5S

Da "OrizzonteScuola"


M5S: Noi con i docenti precari, mobilitazione sia permanente


di redazione

M5S Camera dei deputati - "Per impedire a Renzi di portare a compimento lo scempio della scuola pubblica italiana è necessaria una mobilitazione compatta e permanente.

Sigle e bandiere in questa battaglia non contano: serve la volontà di stare uniti per fermare a contrastare leballe sull'istruzione che il presidente del Consiglio lancia da mesi a telecamere unite. A questa battaglia, per i diritti del mondo dell'istruzione, noi siamo pronti"

Lo affermano i Parlamentari del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura.

"Oggi il mondo dei docenti precari è sceso in piazza davanti a Montecitorio per gridare la sua rabbia e la sua indignazione. Noi li abbiamo incontrati e siamo stati con loro per fargli sentire la nostra vicinanza, ascoltare le loro ragioni e condividere le misure che stiamo portando in Parlamento per migliorare la scuola. Questo provvedimento del Governo è lontano anni luce dalla nostra idea dell'istruzione e dai bisogni reali del comparto.

I nostri insegnanti, dopo anni di precariato, sacrifici, soldi investiti e passione per l'istruzione sono stati prima illusi con promesse e ora vengono scaricati. Per loro nessuna assunzione, nessuna certezza per il futuro: questa politica li sta costringendo a un eterno limbo. A tal proposito ricordiamo che la nostra proposta di legge a prima firma Silvia Chimienti prevede dal 2015 al 2020 l'assunzione dei 300 mila docenti in graduatoria ad esaurimento e abilitati delle graduatorie d'istituto.

Lo ribadiamo, per contrastare queste non-politiche sull'istruzione del Governo serve una forza d'urto in grado di riportare l'esecutivo a più miti consigli e a un serio tavolo di confronto"

 
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Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


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