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Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

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Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 15/05/2015

 

Vademecum blocco scrutini

Post n°3487 pubblicato il 15 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "OrizzonteScuola"


COBAS pubblicano vademecum sul blocco degli scrutini. E' legittimo? Sì


di redazione

 

Anche i COBAS rispondono al Garante degli scioperi pubblicando un vademecum sul blocco degli scrutini, considerati da quest'ultimo illegittimi. Con delle FAQ i COBAS spiegano le modalità di attuazione del blocco.

Lo sciopero degli scrutini è illegittimo?

No. L’Accordo Nazionale del 1999 sui servizi pubblici essenziali relativo alla Disciplina dell’esercizio del diritto di sciopero nel settore scuola chiarisce quali sono i limiti degli scioperi e nell’art. 3, comma 3 del testo emanato dalla Commissione di Garanzia esplicitamente prevede:

lett. a)  – non saranno effettuati scioperi a tempo indeterminato;
lett. c)  – ciascuna azione di sciopero non può superare i due giorni consecutivi;
lett.  g) – gli scioperi  proclamati e  concomitanti con  le  giornate nelle quali è prevista  l’effettuazione degli  scrutini  finali non  devono differirne  la conclusione  nei  soli  casi in  cui  il  compimento dell’attività valutativa sia propedeutico allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione. Negli altri casi, i  predetti  scioperi  non  devono  comunque  comportare  un  differimento  delle  operazioni  di  scrutinio superiore a cinque giorni rispetto alla scadenza programmata della conclusione.

Lo  sciopero  indetto  dai  Cobas non  è  a  tempo  indeterminato,  non  supera  i  due  giorni  di indizione, non blocca le operazioni di scrutinio delle classi che svolgono gli esami conclusivi dei cicli  di  istruzione,non  comportano  un  differimento  superiore  ai  cinque  giorni  rispetto  alla conclusione prevista, pertanto è perfettamente legittimo.

Ci sono scrutini ed attività durante le quali non si può scioperare?

In base alla normativa vigente le classi e le attività da escludere dallo sciopero sono:
-le classi impegnate negli scrutini finali propedeutici allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione;
-le classi impegnate negli esami di qualifica nei Professionali e di licenza di maestro d’arte negli Istituti d’arte;
-le classi impegnate negli esami di licenza media.
-le attività relative agli esami di idoneità;

I Dirigenti possono decidere di effettuare gli scrutini finali prima del termine delle lezioni, fissato dal calendario regionale?

NO.  Il  comma  7  art.  192  del  DLgs  n°  297/1994  stabilisce  che  “al  termine  di  ciascun  trimestre  o quadrimestre ed al termine delle lezioni il consiglio di classe delibera i voti di profitto e di condotta degli alunni",  quindi  non  è possibile procedere ad  alcun  scrutinio  finale  prima  che  non siano  terminate  le lezioni.  Per  questo  motivo  è  importante  che  si  invii  ai  dirigenti  la  lettera  di  diffida  allegata  al vademecum.

Le classi terminali possono essere scrutinate prima della fine delle lezioni?

No.  L’art.  6  comma  1  del  DPR  n°  122/2009  prevede  che  “gli  alunni  che,  nello  scrutinio  finale, conseguono  una  votazione  non  inferiore  a  sei  decimi  in  ciascuna  disciplina    o  gruppo  di  discipline valutate con l’attribuzione di un unico voto secondo l’ordinamento vigente e un voto di comportamento non inferiore a sei decimi sono ammessi all’esame di Stato” e, come già precedentemente segnalato, il comma 7, art. 192 del DLgs n° 297/1994 stabilisce che “al termine di ciascun trimestre o quadrimestre ed al termine delle lezioni il consiglio di classe delibera i voti di profitto e di condotta degli alunni”, quindi non è possibile procedere ad alcun scrutinio finale prima che non siano terminate le lezioni.

Il preside può effettuare sostituzioni in caso di sciopero degli scrutini?

Il capo di istituto non può sostituire in nessun caso chi sciopera. Pertanto lo scrutinio è sospeso in quanto  non  sarebbe  rispettato  il  principio  del  cosiddetto  “Collegio  perfetto”,  cioè  la  necessità  del quorum  integrale  in  caso  di  collegi  con  funzioni  giudicatrici  (Nota  n°  717  del  14  maggio  1981  Uff. Decreti  delegati;  Nota  MPI  n.  598  del  16  aprile  1981;  Consiglio  di  Stato  –  VI  Sez.  –  n.  189  del  17 febbraio 1988).

Il dirigente può spostare lo scrutinio per aggirare lo sciopero?

Il  dirigente  non  può  spostare  lo  scrutinio  in  caso  di  sciopero.  Queste  date  dovrebbero,  peraltro, essere indicate nel Piano delle attività deliberato dal Collegio dei docenti (art. 28 comma 4 CCNL 2007) e quindi ogni modifica operata dal DS senza  l’approvazione del Collegio sarebbe illegittima. Nel caso in questione  poi  qualunque  modifica  della  data  tenderebbe  a  limitare  il  diritto  di  sciopero,  un comportamento  antisindacale  e  quindi sanzionabile  in  base  allo  Statuto  dei  lavoratori  (art 28  Legge
300/1970).

La trattenuta è oraria o è per l’intera giornata e quante persone devono scioperare per bloccare lo scrutinio delle singole classi?

La trattenuta deriva dal tipo di sciopero a cui si aderisce. L’Accordo del 3/3/1999 (allegato) prevede ormai solo due modalità di sciopero: dell’intera giornata o  breve. È  poi precisato che  “la durata degli scioperi brevi  per le  attività funzionali  all’insegnamento deve  essere stabilita con  riferimento all’orario predeterminato in sede di programmazione” (art. 3 comma 3 lett. d) dell’Accordo).

In altri  termini, l’unica modalità possibile per scioperare durante gli scrutini è partecipare allo sciopero dell’intera giornata e, conseguentemente, a questo tipo di sciopero viene applicata la trattenuta.
La  sentenza n.  11386/2003 del  TAR Lazio,  Sezione  III  bis,  che  dà  ragione  ad  alcune  colleghe  e colleghi  del liceo  Montale  di  Roma  che hanno presentato ricorso – vincendolo – contro  la cosiddetta “ultrattività”  dello  sciopero,  è  riferita  ad  un  contenzioso  sorto  prima  della  Legge  n°  146/1990  e  dei successivi Accordi per la sua applicazione e, quindi, non può essere presa in considerazione.
Proponiamo e consigliamo di fare partecipare allo sciopero le/i colleghe/i che hanno il maggior numero di classi poiché  con una singola giornata di sciopero “bloccano”  gli scrutini di un rilevante numero di classi. Basta una/un singola/o scioperante per bloccare  gli scrutini poiché si tratta di Collegio perfetto che deve essere sempre costituito integralmente per poter deliberare.
Come  già  accennato  tutte/i  coloro  che sono d’accordo  sullo  sciopero  potranno/dovranno dividere  la trattenuta dello sciopero con le/i colleghe/i che hanno più classi e che si dichiareranno in sciopero.

Quali scuole possono avere la deroga sul calendario degli scrutini?

L’OM n° 74/2009 (come le precedenti OM sul calendario scolastico) prevede che “sessioni speciali di esami  di  qualifica  professionale  e  di  licenza  di  maestro  d’arte  possono  essere  effettuate  anche  nel corso  dell’anno  scolastico  …  L’individuazione  delle  date  nelle  quali  tenere  tali  sessioni  di  esami  è rimessa alle determinazioni organizzative delle singole istituzioni scolastiche, statali e paritarie“. Quindi solo nel caso degli esami di qualifica nei Professionali e di licenza di maestro d’arte negli Istituti d’arte (art. 28 e art.  30  OM  n° 90/2001) potrebbero  esserci degli anticipi  perché gli  esami “hanno  inizio nel giorno stabilito dai dirigenti scolastici, sentiti i collegi dei docenti“.

Quali attività si possono bloccare per le elementari e le medie?

Tutte  quelle eventualmente  ricadenti nei  giorni  di  proclamazione dello sciopero, tranne che  non  si tratti degli esami di terza media.

Nel caso degli scrutini, il dirigente, constatato lo sciopero anche di un solo componente del consiglio di classe, deve aggiornarlo massimo a cinque giorni dopo, ma è vero che se poi dovesse continuare a scioperare ancora qualcuno in questa seconda convocazione il DS può sostituirlo e rivolgersi al giudice per interruzione di pubblico servizio?

Le  modalità  di  effettuazione  dello  sciopero,  diventate  particolarmente  complesse  dopo l’emanazione  della  L.  n°  146/1990  (la  legge  “antiCobas”),  non  prevedono  assolutamente questo. Se la convocazione dello sciopero fosse ritenuta dalla Commissione di garanzia (non da chiunque, magari dal DS …) pregiudizievole “ai diritti della persona costituzionalmente tutelati di cui  all’articolo  1,  comma  1″della  L.  n°  146/1990  e  se  il  tentativo  di  conciliazione  tra  OS proclamante  e  Governo  non  dovesse  riuscire,  il  Presidente  del  Consiglio,  o  un  Ministro delegato, emana un’ordinanza con “le misure necessarie a prevenire il pregiudizio ai diritti della persona  costituzionalmente  tutelati  di  cui  all’articolo  1,  comma  1″ (art.  8  comma  1  L.  n° 146/1990 come modificato dalla L. n° 83/2000). Queste misure potrebbero anche prevedere la sostituzione degli scioperanti, ma “l’inosservanza da parte dei singoli prestatori di lavoro … delle disposizioni contenute nell’ordinanza …  è assoggettata alla sanzione amministrativa pecuniaria per ogni giorno di mancata ottemperanza, determinabile … da un minimo di lire 500.000 ad un massimo  di  lire  1.000.000″ (art.  9  comma  1  L.  n°  146/1990  come  modificato  dalla  L.  n° 83/2000). Per  completare il  quadro  bisogna  poi aggiungere  che “i  lavoratori che si astengono dal  lavoro  in violazione delle disposizioni  … o che … non prestino la  propria  consueta attività, sono  soggetti  a  sanzioni  disciplinari  proporzionate  alla  gravità  dell’infrazione,  con  esclusione delle misure estintive del rapporto o di quelle che comportino mutamenti definitivi dello stesso” (art. 4 comma 1 L. n° 146/1990 come modificato dalla L. n° 83/2000).

Da ormai molti anni gli scrutini si fanno quasi ovunque con software informatico e si mandano voti ed assenze via internet tre giorni prima della data stabilita per gli scrutini delle singole classi. È obbligatorio fornire queste informazioni prima della seduta del Consiglio di classe?

No, anche se in molte scuole si opera così per comodità bisogna comunque ribadire che non esiste alcun obbligo di comunicare anticipatamente alcunché. Anzi, le proposte di voto – perché, ricordiamo anche questo, il voto del singolo insegnante è solo una
proposta mentre la valutazione è compito del “consiglio di classe con la sola presenza dei docenti” (art. 5  comma  7  DLgs  297/1994)  e  la  deliberazione  può  essere  anche  “a  maggioranza”  (artt.  2  e  3  per elementare  e  media,  artt.  4  e  6  per  il  superiore,  art.  7 per  la condotta del  Dpr 122/2009) – possono essere presentate  solo durante lo scrutinio non essendo prevista dalla normativa vigente nessun’altra modalità e quelle fatte ancora prima del termine delle lezioni sono assolutamente illegittime.

Riforma. Blocco degli scrutini, come funziona: si potranno rimandare fino a 5 giorni dalla scadenza programmata

Per bloccare gli scrutini, sciopero di un quarto d'ora ad insegnante

 

 
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DDL scuola

Post n°3486 pubblicato il 15 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Cliccare sul link

DIRETTA - Ddl Scuola, la Camera approva art.1. Giannini: "Piena attuazione all'autonomia"

 

Nostro commento:piena applicazione della dittatura...

 
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Scuola

Post n°3485 pubblicato il 15 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Scuola

Da “La Repubblica”


Scuola, appello sindacati a parlamentari: "In piazza con noi". Scrutini, garante: "Precettazione obbligata"


Il ministro Giannini: "Tema non è periferia per governo, ma centro della società". Mercoledì il voto finale alla Camera. Il presidente dell'Autorità di garanzia per gli scioperi: "Azioni illegittime danneggerebbero

ROMA - Il ddl scuola approda alla Camera. In base a quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo, le votazioni sul testo si terranno domani e da lunedì a mercoledì ad ora di pranzo, quando è prevista la votazione finale sul provvedimento. E i sindacati scrivono ai parlamentari, chiamandoli in piazza all'assemblea pubblica contro la riforma. Le sigle sindacali della scuola danno appuntamento a deputati e senatori per domani pomeriggio alle 16:30 in piazza del Pantheon. L'incontro sarà una sorta di 'microfono aperto' per dare voce alle ragioni contro il ddl in esame a Montecitorio. "Gentili deputati e senatori - si legge nella mail - le organizzazioni sindacali Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda Unams di Roma e del Lazio hanno promosso un'assemblea pubblica dal titolo "il mondo della scuola incontra i parlamentari di Camera e Senato" che si terrà il giorno 15 maggio con inizio alle ore 16.30 In piazza del Pantheon. Le nostre organizzazioni sarebbero liete di ricevere un contributo alla discussione da parte dei rappresentanti del vostro gruppo parlamentare", si legge nella missiva.

All'invito hanno risposto i parlamentari di Sel: "Quella proposta da Renzi sulla scuola è una riforma che porta il Paese indietro, la scuola pubblica subisce un colpo e gli insegnanti vengono relegati in un ruolo marginale. Il preside non sarà un prefetto o uno sceriffo, ma sarà un preside 'faraone' dal nome del sottosegretario che nel corso degli ultimi giorni ha bombardato di tweet la rete e offeso gli insegnanti della scuola repubblicana", ha affermato il capogruppo di Sel a Montecitorio, Arturo Scotto. Quello del governo - prosegue Scotto - è un testo autoritario, sbagliato e pasticciato che andrebbe immediatamente ritirato. Sinistra ecologia libertà ribadisce la richiesta di ritiro del provvedimento, l'emanazione di un decreto urgente sulle assunzioni dei precari e un nuovo testo riscritto col mondo reale della scuola. Quello che domani sarà in piazza al Pantheon a Roma. I parlamentari di Sel ci saranno".

LA RIFORMA DELLA SCUOLA: PRO E CONTRO

Al centro dell'agenda del governo. La scuola "non è periferia per il governo Renzi, ma è centro della società", ha sottolineato nel suo intervento in Aula, il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini. "Forse questo - ha aggiunto - ha scatenato il dibattito perché non si era abituati a ciò, se ne parlava tra addetti ai lavori. Ora, invece, è tema centrale della nostra riflessione". È ora, ha proseguito Giannini, di effettuare un'inversione di tendenza: "Dopo anni di tagli e di visione alla cieca" sulla scuola, "noi invertiamo la tendenza con un piano ambizioso". "Noi - ha ribadito il ministro - non siamo paladini dei precari, ma poniamo termine al precariato per far uscire la scuola da una terapia intensiva continua. La babele di graduatorie ha alimentato una gigantesca macchina di aspettative e di frustrazioni che è costata anche un patrimonio di risorse, sfioriamo il miliardo". Per il ministro, è arrivato il momento di riconquistare una normalità perduta: "Il nostro obiettivo è ricostruire la normalità che decenni di scelte mancate hanno fatto scomparire e cioè che chi lavora nella scuola sia scelto in base al fabbisogno e selezionato attraverso un concorso pubblico", ha spiegato, facendo un parallelismo con il Jobs Act con il quale, allo stesso modo si è deciso che la normalità del mondo del lavoro doveva tornare a essere il contratto a tempo indeterminato.

I cardini della riforma. Il ministro ha ripercorso per sommi capi i cardini della riforma - merito, uguaglianza, valutazione, formazione costante - e ha sottolineato un "pregio: dietro l'etichetta 'buona scuola' (che il premier ha illustrato, punto per punto, in un video pubblicato ieri sul sito del governo) c'è una visione di un progetto educativo, che può essere condiviso o meno, ma c'è". La scuola - ha detto Giannini - "non è buona finché non è per tutti e ovunque. È ancora molto discontinua, diseguale, vittima di sofferenze. Perché possa essere buona per tutti va aperta, migliorata, impreziosita, resa libera e autonoma, europea e multiculturale. Dopo anni di tagli e cambiamenti senza visione, invertiamo questa tendenza con un piano ambizioso, che viene dalla politica, dall'amministrazione e dalla società e che ha bisogno di politica, amministrazione e società".

Test Invalsi. Il ministro è tornato anche sulle critiche al test Invalsi:  "Invalsi è uno strumento, non è la valutazione della scuola. È lo strumento per arrivare all'uguaglianza qualitativa. Peggio della valutazione è la non valutazione - spiega - e non ce lo possiamo più permettere. Questo  non significa fare una lista di bravi e di cattivi, ma individuare quali sono i punti di forza del lavoro dell'individuo e come trasformare i punti di debolezza in un miglioramento costante".

Blocco illegittimo. Intanto prosegue il dibattito sulle reazioni dei sindacati e sull'ipotesi un blocco degli scrutini.  "Allo stato, non c'è alcuna comunicazione ufficiale di uno sciopero finalizzato a bloccare gli scrutini, ma, anzi, assisto ad incoraggianti segnali di disponibilità e di dialogo sia da parte del governo, che da parte dei sindacati più responsabili", ha detto Roberto Alesse, presidente dell'Autorità di garanzia per gli scioperi. Questo, ha aggiunto, "è il tempo della responsabilità. È necessario trovare un punto di convergenza per evitare che le proteste assumano forme eclatanti, con azioni illegittime che danneggerebbero soprattutto gli studenti e le loro famiglie". "La concertazione resta, anche in questo caso, la via maestra per evitare strappi - ha aggiunto Alesse - che lacererebbero il tessuto sociale del paese. Noi faremo la nostra parte, assicurando il rispetto rigoroso della legge sul diritto di sciopero a tutela degli utenti". "Al riguardo - ha proseguito - spero davvero che il ricorso allo strumento della precettazione resti solo un'opzione teorica, perchè, in caso di blocco degli scrutini, sarebbe la via obbligata e doverosa per evitare la paralisi dei cicli conclusivi dei percorsi scolastici (esami di terza media, maturità, abilitazioni professionali)". 

 
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Dissidenti PD

Post n°3484 pubblicato il 15 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “La Repubblica”


E i dissidenti del Pd tornano in trincea “Se la riforma non cambia noi non la votiamo” Chiedono cambiamenti su tre punti: poteri del preside, finanziamento privato, precari da assorbire.

Annalisa Cuzzocrea

ROMA .

Chiedono cambiamenti su tre punti: poteri del preside, finanziamento privato, precari da assorbire. Promettono collaborazione ed emendamenti nel merito, tanto alla Camera quanto al Senato. Ma proprio sulla scuola, su uno degli argomenti più di sinistra che si possa immaginare, alcuni di loro (Fassina, D’Attorre) sono pronti allo strappo finale.

La minoranza pd si è riunita ieri per la prima volta dopo lo smacco dell’Italicum. Non erano tutti. Una parte, dopo il voto di fiducia sulla legge elettorale, sta prendendo altre strade. Ma c’erano, in sala Berlinguer alla Camera, una cinquantina di volti preoccupati. Perché tocca combattere di nuovo, e la sconfitta è troppo recente per capire com’è meglio farlo. Così, i leader di Area riformista e Sinistra dem Roberto Speranza e Gianni Cuperlo cercano di tenere viva l’idea di una battaglia che si può vincere. O che comunque, bisogna portare fino in fondo per tentare di cambiare una legge che non piace a nessuno di loro. È la stessa visione dell’ex premier Enrico Letta: «La riforma della scuola ha bisogno di gradualità, non di fretta — ha detto al salone del libro di Torino — se l’impegno di Renzi si applicasse anche a fare le cose perbene l’Italia se ne potrebbe giovare, ma nessuno glielo dice perché i politici sono condizionati dalla necessità di avere uno stipendio». E ancora: «Si è voluta fare una cosa molto di corsa, molto di fretta, senza rendersi conto che si toc- cano milioni di famiglie, bambini e insegnanti».

È sui numeri, che vuole soffermarsi chi cerca di convincere il premier ad ascoltare: «A fare sciopero sono state 618mila persone », dice l’ex capogruppo Roberto Speranza. «Hanno rinunciato a un giorno di stipendio, a 70, 80, 90 euro. Davanti a questo, non puoi buttarla sulla burocrazia, sui sindacati. È una roba di popolo, una grande parte del nostro popolo che chiede una risposta». Le soluzioni le hanno messe in una ventina di emendamenti che toccano quattro punti fondamentali: «Il primo è il ruolo del preside — spiega sempre Speranza — in commissione si è già modificata la parte sulla stesura del piano di offerta formativa, su cui avranno voce in capitolo anche il collegio dei docenti e il consiglio d’istituto. Ma c’è ancora da cambiare la chiamata degli insegnanti, anche quella dev’essere più condivisa. Lo ha detto bene Carlo Galli: la filosofia di questa riforma fa male ai docenti perché un preside così forte ridurrà il loro spazio di autonomia. Quel che era rimasto ai professori italiani, mal pagati, senza un adeguato riconoscimento sociale, è una libertà di espressione ora in pericolo ». La parte su cui si lavora con più attenzione è quella della possibilità di donare il 5 per mille alla scuola dei propri figli: «La cosa grave è che questa norma non fa neanche riferimento a risorse aggiuntive — spiega Stefano Fassina — così, soldi del fondo riservato alla scuola vengono redistribuiti sulla base delle dichiarazioni dei redditi dei più ricchi». La conseguenza, a lungo andare, sono scuole migliori nelle zone più agiate e scuole povela re nelle periferie. «Non è una cosa che un partito di sinistra può permettere», si sfoga Speranza. Così, la prima modifica tentata sarà cancellare l’intero articolo. Mentre un secondo emendamento propone di ribaltare le percentuali: non più l’80 per cento alla scuola e il 20 al fondo di perequazione, ma il contrario. Infine, c’è la questione dei precari, con la richiesta di un percorso di entrata certo per chi resta fuori dalle 100mila assunzioni. E ci sono gli sgravi per le private: «Darli anche alle scuole secondarie significa incentivare i diplomifici, alla faccia della meritocrazia».

Ma che succede se il governo chiude la porta? Deputati come Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre hanno fatto capire di essere pronti a votare no alla riforma. Gli altri potrebbero non partecipare, o astenersi. Qualcuno ha anche proposto di votare sì con un documento che spieghi cosa va cambiato, sperando nelle modifiche al Senato. Ma è una linea poco chiara, che tutti vorrebbero evitare. Chi conosce Fassina pensa a un addio imminente: «Il voto finale è mercoledì, credo che dopo mollerà. Stefano è ormai convinto che sia impossibile far vivere un punto di vista di sinistra dentro questo Pd». La stessa voce comincia a girare su Alfredo D’Attorre, che sulla riforma è forse il più duro: «Renzi una volta ha detto che è giusto che ci siano università di serie A e di serie B. Ed è questo che sta mettendo in campo: una sorta di competizione darwiniana tra i diversi istituti che non credo sia compatibile con l’idea di scuola pubblica. Per come la vedo io, autonomia significa raggiungere obiettivi condivisi, non far aumentare le diseguaglianze».

 

 

 
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Dieci domande

Post n°3483 pubblicato il 15 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della Scuola”

 

Dieci domande a Renzi

Redazione


di Claudio Berretta

Le istanze vengono rivolte anche ai parlamentari e a tutti coloro che pensano che il progetto Renzi relativo alla scuola possa migliorare la situazione disastrosa in cui questa istituzione si trova dopo anni di deprivazioni di ogni tipo. Condividete l'articolo a tutti!

1) La ricerca in ambito internazionale dimostra che le scuole migliori sono quelle dove esiste un alto livello di collaborazione, ma allora perché si vuole creare una scuola competitiva dove le decisioni sono accentrate nelle mani del dirigente, dove non si prevedono momenti di progettazione e riflessione comune e dove un misero premio in denaro provocherà invidie e divisioni, senza peraltro garantire in alcun modo di premiare il vero merito e soprattutto senza incidere in alcun modo sulle situazioni di incapacità, di inidoneità al ruolo o di demotivazione, che danneggiano il percorso formativo degli allievi?

2) Perché non viene premiato il meritodi chi oggi tiene in piedi le scuole, con centinaia di ore di lavoro non pagato, semplicemente restituendo alle scuole i fondi per retribuire dignitosamente chi svolge ruoli di progettazione e coordinamento e chi è disponibile a condurre attività di laboratorio, di recupero, di potenziamento, di tutor, di insegnamento dell'italiano agli allievi stranieri, che in passato, prima dei devastanti tagli della ministra Gelmini, in alcune scuole erano determinanti per salvare tanti studenti dall'abbandono scolastico?

3) Perché si vogliono aumentare le discriminazioni tra settori agiati della popolazione e fasce deboli, finanziando sempre di più le scuole private (violando così l'art. 33 della Costituzione) e con il cinque per mille alle singole scuole? Dovrebbe infatti essere chiaro che una scuola in un quartiere ricco avrà più risorse di una in un quartiere povero, quando dovrebbe essere esattamente il contrario.

4) Perché non si prende in considerazione il fortissimorischio che le assunzioni dirette da parte dei dirigenti possano favorire fenomeni di clientelismo con assunzioni di parenti, amici e creazione di pacchetti elettorali?

5)Perché non si prende in considerazione l'alta probabilità che le assunzioni dirette da parte dei dirigenti possano limitare la libertà di insegnamento stabilita dalla Costituzione, rendendo i docenti totalmente sottomessi al volere dei dirigenti?

6) L'idea iniziale che una buona scuola non la fa un Governo, ma un Paese intero era decisamente condivisibile. Ma allora perché i risultati della consultazione on-line non sono stati pubblicati?

7) Perché le mozioni dei collegi docenti di tante scuole che hanno fatto riunioni per esprimere il loro parere, come chiedeva il Governo, non sono state consideratee anzi gli insegnanti sono stati accolti da poliziotti in assetto antisommossa, quandovolevano solo avere un incontro con esponenti del Ministero per illustrare queste mozioni?

8) Perché una Legge di Iniziativa Popolare firmata da 100.000 cittadini non viene discussa in Parlamento e presa seriamente in considerazione?

 9) Perché si permette a membri del Governo senza specifiche competenze (non hanno mai lavorato nella scuola né hanno mai fatto studi in ambito pedagogico) di fare affermazioni scientificamente infondate e offensive, accusando gli insegnanti (cioè i professionisti del settore con competenze specifiche) di non capire?

 10) Affinché una scuola funzioni bene servono insegnanti, edifici, attrezzature e materiali. Perché non si restituiscono alla scuola le risorse necessarieper l'edilizia e l'acquisto di quanto necessario e non vengono immediatamente assunti i precari con un decreto urgente, rispettando le disposizioni della Corte Europea, invece di vincolare queste assunzioni all'approvazione della riforma della scuola che richiede tempi adeguati di riflessione e momenti di confronto? 

 

 
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Risposta a Renzi

Post n°3482 pubblicato il 15 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “Orizzonte Scuola”


La risposta a video/lettera di Renzi: ritiro del DDL Scuola


di redazione

  Anna Melina Docente di Discipline Giuridiche ed Economiche - Ill.mo Presidente del Governo, ho letto la Sua lettera, La ringrazio, ma mi permetta di dirLe, con tristezza, che le Sue pur autorevoli parole non sono quelle che mi sarei aspettata di sentire da un Capo di Governo aperto all’ascolto e al confronto con la classe docente che ha manifestato con civiltà e dolore opposizione al Suo DDL.

La Sua proposta di riforma ci lascia attoniti e, mi creda, l’abbiamo letta con attenzione e con il rispetto che si deve ad un atto normativo del Governo

Non so se riusciremo a trasmetterLe nella sua intensità la nostra delusione nei confronti di un Governo in cui ,all’inizio-solo all’inizio- avevamo riposto la nostra fiducia, quella fiducia che si deve ad un progetto politico che voleva essere riformatore.

Ill.mo Presidente, perché?

Perché questo attacco all’autonomia dei docenti, alla loro professionalità ,alla loro libertà?
Perché una riforma contraria alle più elementari norme di uno stato di diritto?
Ma crede davvero che gli insegnanti italiani meritino di essere giudicati da un Dirigente Scolastico e puniti o premiati, allontanati o scelti da lui?
Ma davvero crede che il loro curriculum, i loro sforzi, i loro titoli, la loro vita, le loro competenze meritino di essere giudicati dal Dirigente Scolastico di turno ? E sulla base di quali parametri?

Se fossero oggettivi la Sua riforma non avrebbe senso…ne deduciamo che la soggettività del Dirigente farà la differenza.

Poveri noi, Presidente, povera scuola.

Questi poteri, a memoria d’uomo, in uno stato democratico non dovrebbe averli nessuno, ma potrebbero trovare una sia pur riprovevole giustificazione in un’impresa privata in cui il datore di lavoro investa i “suoi capitali”, rischi i” suoi soldi” ed organizzi il lavoro dei “suoi dipendenti”.

Presidente, credevo di essere ancora una dipendente dello Stato, e, pensi un po’, addirittura non sapevo che mentre, ahimè, ero impegnata a correggere compiti, a spiegare ai miei alunni i principi del diritto, il senso dello Stato ( PENSI LA BEFFA, INSEGNO DIRITTO DA TANTISSIMI ANNI!), i Dirigenti Scolastici avevano comprato la scuola pubblica investendo i loro capitali e diventandone i padroni assoluti.

Speriamo che sia così perché se devono essere pagati con i soldi pubblici (DI TUTTI NOI) perché decidano delle nostre vite… la cosa un po’ mi sconvolge.

Certo, se deciderà di farlo e avrà i mezzi, il Parlamento con un atto d’imperio potrà distruggere la scuola pubblica ma finchè avremo una Costituzione ed una storia democratica da difendere, sapremo fare le nostre scelte per cercare e sostenere una nuova classe politica che sappia ascoltare e legiferare nel rispetto della gente.

E non si illuda…anche se sarà il Parlamento a varare il ddl (mi scusi, ma a chiamarla riforma …proprio non ci riesco più) questo provvedimento rappresenta il Suo volere e politicamente ne porterà tutto il peso.

Oggi Lei può ancora fare la differenza e recuperare quella fiducia che il mondo della scuola aveva riposto in Lei. Può scegliere di essere premier del popolo, di riconquistare i cuori e le speranze degli insegnanti. Può scegliere di ricreare la buona scuola (c’era già). RITIRI TUTTO IL DDL.

A proposito del PIL… ma pensa davvero che un punto in più possa, in questo momento in cui la classe docente rischia la sua stessa sopravvivenza di istituzione democratica, interessarci?

Presidente, faccia quello che vuole ma non ci offenda ulteriormente…abbiamo ben compreso il Suo piano della scuola, non perda il Suo preziosissimo tempo a spiegarci altro. La sorprenderemo, ma abbiamo capito subito…

Desidero però dirLe che grazie a Lei, oggi ho compreso un monito che mio nonno partigiano ripeteva sempre: “Piccirilla, ricorda, la democrazia va difesa ogni giorno e non bisogna mai abbassare la guardia e pensare di essere al sicuro”.

Matteo Renzi ti spiega alla lavagna la riforma della scuola. "non può valere il principio nessuno mi può giudicare" Il video

 

 
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Posta per Renzi

Post n°3481 pubblicato il 15 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “Il Fatto Quotidiano”


La Buona scuola, c’è posta per Renzi. Lettera di risposta a quella inviata agli insegnanti dal premier

 

Alex Corlazzoli

Gentilissimo Presidente del Consiglio, oggi ho ricevuto la sua lettera. So bene che era una missiva a senso unico. Io so che non arriverò a lei: la sua è stata solo un’operazione di comunicazione. Eppure facciamo finta che lei faccia sul serio, che abbia intenzione di raccogliere le nostre osservazioni. Ho letto pagina per pagina la bozza iniziale della “Buona Scuola”, ho studiato il disegno di legge proposto alla settima Commissione ed ora ho visto uno ad uno gli emendamenti approvati e il testo che da stamattina esamineranno alla Camera.

Entriamo nel merito delle questioni senza fermarci alla demagogia che pure lei ha usato nella lettera e nel video dove ci spiega la riforma alla lavagna.

  • Lei vanta l’assunzione di oltre centomila precari. Sono il primo a darle ragione: non poteva certo dare un posto a tutti. Bene ha fatto ad azzerare le Graduatorie ad esaurimento ma oggi il problema è come lei assumerà non tanto quanti ne prenderà. Ci spiega perché l’Italia dovrà essere l’unico Paese in Europa ad avere una sola persona, il dirigente, a “proporre incarichi ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento” (art.7)?

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Non solo, se come scrive lei nella lettera che mi ha inviato ieri, “nessuno può essere licenziato dopo tre anni”, perché nel ddl avete specificato che “la proposta di incarico da parte del dirigente avrà durata triennale”?

Ancora: sempre lei scrive che il preside “non può chiamare la sua amica/o ma sceglie i vincitori di concorso”. Certamente, ma li individua tra centinaia di persone e tra queste centinaia vi sarà chi tenterà la strada della telefonatina.

Restiamo sul tema delle assunzioni: il suo piano straordinario prevede che vengano assunti nell’ambito della regione per il 50% i vincitori di concorso e per il restante 50% dei posti vacanti quelli delle Gae. Quelli che residuano saranno assunti nel limite dei posti rimasti eventualmente vacanti nell’organico dell’autonomia nazionale: questo significa che un docente di Mantova potrebbe finire a Palermo?

  • Parliamo di questa questione del “più soldi agli insegnanti” che ha scritto alla lavagna e nella lettera. Dire 40 milioni di euro può apparire tanto ma io ho il vizio di fare quattro conti. Gli insegnanti in Italia sono circa 721 mila. Ciò significa che avremo 55 euro a testa per la formazione: una cifra che non basta a pagare un’andata e ritorno a Roma per partecipare ad un corso di formazione (lasciando perdere il pernotto a carico nostro).

Lasciare che vi sia una caduta a pioggia di 500 euro che qualche insegnante potrebbe usare anche per andare a vedere al cinema “Cinquanta sfumature di grigio” (visto che non è specificato nulla all’art.10), forse è un po’ azzardato. Non sarebbe stato meglio se il governo avesse individuato gli ambiti di formazione necessaria investendo lì i 381,137 milioni di euro previsti per la card? Mi permetto di suggerire due ambiti: lo studio dell’inglese e la formazione digitale.

  • Veniamo al merito. Giusto, non possono andare a tutti i soldi destinati a questo obiettivo. Ma pensare che il Comitato di valutazione sia composto da due docenti scelti dal consiglio d’istituto e da genitori altrettanto individuati dal consiglio d’istituto fa pensare che lei non conosca come funzionano (male) gli organi collegiali. Forse non era corretto lasciare che gli insegnanti fossero democraticamente eletti dagli stessi e così i genitori?

Ma veniamo ai criteri per la valorizzazione del docente. Tra questi vi è una dicitura pericolosa: “Sulla base dei risultati ottenuti dal docente in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni”. Come si può misurare questo lavoro? Il docente che lavora in una classe dove ci sono  undici bambini su quindici con difficoltà diverse, sarà penalizzato? Oggi dobbiamo valorizzare quegli insegnanti che stanno in queste classi, nelle aule dove le competenze degli alunni sono scarse e non certo per demerito dei professori.

  • All’articolo 5 sull’innovazione digitale e didattica, il ddl cita il potenziamento degli strumenti didattici, la formazione dei docenti, il potenziamento delle infrastrutture di rete e molto altro. Per fare tutto ciò destina per il 2015, 90 milioni di euro e dal 2016 trenta milioni. In tutto tra 2015 e 2016 sono 120 milioni. Anche qui vale la pena fare due calcoli, prendendo la cifra e dividendola per il numero di istituzioni scolastiche: ne esce circa 14 mila euro ad istituzione, 2800 per plesso. E’ sicuro che si riesce a fare tutto ciò che ha previsto con queste cifre?
  • Affrontiamo la questione scuole paritarie. Come mai nel primo testo era prevista la detraibilità delle spese solo per l’infanzia e il primo ciclo di istruzione e ora spunta anche la riga “nonché la scuola superiore di secondo grado”?
  • Lei si è tenuto con l’articolo 21 ben tredici deleghe per fare decreti legislativi, entro un anno e mezzo dall’entrata in vigore della Legge, su materie di non poco conto: non sarebbe stato più onesto presentare al Parlamento alcune delle Leggi che sono già nel cassetto vedi il tema diversamente abili e organi collegiali?
  • Nel ddl non c’è una riga sugli Ata, che fine hanno fatto? O forse non li considera all’interno del sistema di istruzione?
  • Forse dovrebbe poi spiegare non a me e tantomeno ai sindacati ma agli italiani perché non ne vuole sapere di scorporare le assunzioni e lasciare che si riapra un serio dibattito su tutto il resto del disegno di legge.

Aspetto le sue risposte, certo che non arriveranno mai. Ma anche questo servirà quando andrò a votare.

Intanto, buon lavoro

 
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Prof

Post n°3480 pubblicato il 15 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
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Da “Il Corriere della sera”


I prof ai parlamentari «Venite in piazza contro la riforma»


Richiamo del garante sul blocco degli scrutini Allo studio 4.200 assunzioni in più già dal 2015

ROMA La battaglia continua. In Aula è appena cominciata. Fuori va avanti spedita. E non ci sono videolezioni, mail o garanti che tengano, «la Buona Scuola non s’ha da fare». Il disegno di legge 2994 che riforma la Scuola italiana ieri è arrivato nell’aula di Montecitorio dove è iniziata la discussione. Oggi cominceranno le votazioni sugli emendamenti, 1.600 quelli depositati, e per le 13 di mercoledì 20 maggio dovrebbe arrivare il voto finale. La protesta di sindacati, prof e studenti non accenna però a diminuire. Anzi. Oggi pomeriggio le strutture regionali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Fgu-Gilda Unams e Snals Confsal invitano i parlamentari al Pantheon a Roma per un’assemblea pubblica sulla riforma: «La vera Scuola si fonda su democrazia, stabilizzazioni, collegialità e contrattazione, riformiamola insieme». Sel ci sarà, così come i 5 Stelle, ma anche la minoranza pd, come Stefano Fassina che annuncia «battaglia in Aula con i nostri emendamenti», e Alfredo D’Attorre: «Voglio dare un segnale di presenza e ascolto». E l’ex premier Enrico Letta sottolinea: «Riforma fatta troppo in fretta, ci vuole più gradualità e condivisione».
Ma Cgil, Cisl, Uil, Fnals, Gilda e Cobas non mollano sul blocco degli scrutini minacciato dopo l’incontro con il governo, anche se con sfumature diverse, e nonostante un altolà del Garante degli scioperi Roberto Alesse che ieri ha sottolineato: «Noi faremo la nostra parte, assicurando il rispetto rigoroso della legge sul diritto di sciopero a tutela degli utenti, ma spero davvero che il ricorso allo strumento della precettazione resti solo un’opzione teorica, perché, in caso di blocco degli scrutini, sarebbe la via obbligata e doverosa per evitare la paralisi dei cicli conclusivi dei percorsi scolastici».
La Uil Scuola, con Massimo Di Menna, ricorda però che «gli scrutini non ci impediscono di fare sciopero» e che «la legge permette un loro spostamento non oltre i 5 giorni per le classi senza esami e obbliga a farli il giorno prima per le terze medie e l’ultimo anno di superiori». E aggiunge: «Continuiamo ad essere in attesa di risposte chiare e concrete da parte del governo cui abbiamo fin dall’inizio chiesto un incontro serio».
Il videomessaggio di Matteo Renzi non ha rasserenato gli animi, «cose così amplificano l’irritazione». Domenico Pantaleo (Flc Cgil) lo accusa di descrivere un «piano Scuola immaginario: per le sue bugie dovrebbe stare dietro alla lavagna». Francesco Scrima (Cisl) chiede che «il confronto non si trasformi in un prendere o lasciare». E da lunedì, in piazza Montecitorio, i sindacati saranno in una specie di «speaker’s corner» per spiegare i no al ddl.
Dall’Aula potrebbero arrivare comunque ancora delle novità. Un emendamento pd chiede di anticipare al 2015 l’assunzione dei 4.200 idonei al concorso 2012. L’unico limite restano le coperture che sta studiando la commissione Bilancio. Modifiche in arrivo anche per il 5X1000 ad hoc per le scuole: «Stiamo studiando come migliorare le coperture — spiega Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pd —, perché non fagocitino la raccolta fondi al Terzo settore». Tanti gli emendamenti sul 5X1000, da chi vuole eliminarlo del tutto a chi pensa ad un fondo diverso per le scuole più disagiate. Fassina nota però che «per i primi 2 anni quei 50 milioni di euro del fondo sono stati presi da un pezzo di risorse del bilancio della Scuola: inaccettabile, quell’articolo 17 va soppresso». E sottolinea: «Se non passano alcune modifiche, voto no alla Buona Scuola». Anche i 5 Stelle annunciano battaglia con 246 emendamenti e tornano in Aula dopo l’abbandono della commissione Cultura. La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ribadisce: «La Scuola diventerà buona fino in fondo quando lo diventerà per tutti».
Claudia Voltattorni

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

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