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Impressioni ed appunti attraverso scarpe diverse

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Messaggi di Gennaio 2017

corse e quasette

Post n°779 pubblicato il 27 Gennaio 2017 da feliperun

Se ricordate i tubolari di Alberto Juantorena o di Edwin Moses vorrà dire che vi ricordate quali calzini si usavano per correre! (E non siete così giovani come vorreste fare credere)

Si compravano al mercato o in merceria in blocchi da tre minimo, annastrati strettamente, la forma del piede la prendevano con l'uso ed in quel preciso istante iniziavano a cedere! Si consumavano, l'elastico si mollava inesorabile e passavano ad usi alternativi: da tutte le discipline sportive a tutte le pulizie domestiche.
Quei calzini si inzuppavano di sudore ed avevano cuciture spesse, ma erano buoni per tutti gli sport, o forse c'erano solo quelli.
Ora no! Ora la scienza è arrivata anche al calzino! un unico prezioso filo evita la benché minima cucitura. Intrecci di fibre miracolose scacciano i batteri, acqua, caldo, freddo e pure la puzza (che prima connotava le scarpe da tennis, nome unico per quasi tutte le scarpe sportive ad esclusione del calcio).
Spessori differenziati avvolgono con dolcezza e tenacia laddove serve di più, proteggono le parti che più sfregano, accarezzano le dita e massaggiano facilitando traspirazione e circolazione sanguigna. Quando la nazionale francese di calcio vinse mondiali ed europei a raffica pare ci fosse lo zampino del calzino, che avvolgeva con prodigiosa efficacia i polpacci milionari così da farli stancare poco e nulla in gara e poi recuperare a vista d'occhio tra una partita e la successiva. Quei calzettoni giunsero nel podismo, lontani parenti di quelli di Juantorena, si sono messi a disposizione di maratone e mezze. Stringono forte e pompano via la fatica così bene che guai a non metterli più se li hai provati, i tuoi polpacci ti ripagheranno a forza di crampacci!
Ma anche loro si consumano e si bucano, mal si acconciano al rammendo, e senza alcuna attitudine alle pulizie finiscono di filato nelle immondizie.

Alberto Juantorena

 
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Una giornata da Peppa Pig

Post n°778 pubblicato il 22 Gennaio 2017 da feliperun
 

cds corsa campestre mazzarino

Chi conosce il cartone animato Peppa Pig, avrà immediatamente idea di quale sia il passatempo preferito di Peppa (ma anche della sua famiglia e di tutti i personaggi della serie): “saltare nelle pozzanghere di fango”.

Questa attività, che tanto fa inorridire la maggior parte delle mamme italiche ed anche siciliane (quante volte avrete sentito il richiamo: “ non correre ché sudi!!!” Non correre, chè ti sporchi!!!”) è perfettamente quella che accade in una corsa campestre in un giorno baciato dalla pioggia!  Si tratta esattamente di saltare nel fango!

E non solo non ti rimbrotta nessuno, ma addirittura vieni incitato.

Già si sapeva che a Mazzarino i campionati regionali di società di corsa campestre sarebbero stati abbondantemente “peppa pig style” ed anzi si paventavano anche piogge torrenziali fin dalla notte, tanto che s’era sparsa la notizia che c’era la possibilità che venissero rimandati.

Ma al mattino il cielo era cupo e minaccioso, ma ben poche era le gocce cadute e così in parecchi ci ritrovammo al campo Sportivo di Mazzarino: un pezzetto di verde agricolo dedicato all’atletica con una pista azzurra e tribune con annessi spogliatoi bersagliati indegnamente dai vandali.

Il fettucciato in doppia lista disegnava impeccabili curve, rampe, dossi escludendo ogni dubbio sul percorso da intraprendere.

Il cielo era sempre cupo e il vento induceva tutti ad addossarsi alle pareti della tribuna in cerca di riparo.

Il rito dell’atletica fatto di spunte di nomi, di appelli, di piedi sulla linea di partenza, di spari dello starter, di piedi in azione, di equilibri instabili, di scivolate, di inseguimenti, di rincorse, di fatica, di giri e giri, di fango pastoso, di scrosci di pioggia, di raffiche di vento, di classifiche, di incitamenti, di congratulazioni e prese in giro, di arrivederci si è ripetuto per tutte le categorie da piccoli e piccole atlete fino a donne e uomini con svariate primavere.

Ma tutti indistintamente erano assolutamente deliziati dal saltare nelle pozzanghere di fango. Oink!!!

 
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il gioco delle sfere di ghiaccio

Post n°777 pubblicato il 18 Gennaio 2017 da feliperun
 
Tag: corsa, run

Piccole sfere di ghiaccio colpivano il volto, la fronte in particolare. I capelli sembravano proteggere dagli impatti, ma la fronte era scoperta e quelle piccole sfere gelide e dure arrivano a raffiche.

Alcune erano al suolo immobili, bianche, sembravano innocue.

Ma quel gruppo correva, compatto e ciarliero, malgrado il maltempo.
Le nuvole erano scure, al bordo della strada le cunette erano colme di acqua che scorreva.

Gli automobilisti li ignoravano, transitavano sulle pozzanghere spruzzandoli, e quelli rispondevano in borbottii che si confondevano coi tuoni.

Qualcuno dall’abitacolo riscaldato faceva gesti di approvazione sinceri o meno non è dato sapere.

Correvano in fila, alternandosi alla testa, o aprendosi a ventaglio nelle strade precluse alle auto.

La corsa in gruppo deve trasmette una strana gioia, un buon umore contagioso, ridevano e scherzavano, lo capì anche quello, in attesa che spiovesse sulla soglia del centro scommesse, avrebbe fatto meglio a correre con loro.

 
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