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Religiosità

Post n°6 pubblicato il 23 Aprile 2010 da kainjoker

Nel I sec.d.C. il peggioramento climatico avvenuto nell'attuale groenland circa cinque secoli prima aveva definitivamente cambiato la distribuzione delle popolazioni in europa provocando lo spostamento dei germani verso il sud dell'europa e il loro progressivo stanziamento nelle areee dell'attuale Germania. A loro volta i Celti stanziati a sud degli Urali e intorno al Danubio, spinti dalle invasioni germaniche si erano spostati verso ovest arrivando fino all'attuale Francia.

Per la religiosità diffusa tra i popoli germanici
è immediatamente riconoscibile una derivazione molto precisa dal nucleo indo-europeo da cui i Germani si staccarono: Asi e Vani, le due grandi “famiglie divine”, ricordano da vicino gli Asura e i Deva indoiranici, mentre le Norme, le filatrici del destino umano, ricordano le Parche/Moire greco-romane. Curiosamente, proprio per questa radice comune, le divinità germaniche sono altamente assimilabili a quelle romane: Odino-Wotan, in quanto divinità che presiede al passaggio tra vita e morte e divinità della conoscenza, è, ad esempio, assimilabile a Hermes/Mercurio, mentre Thor è simile a Ares/Marte. Numerosi aspetti dei Vani sono ascrivibili al culto della Terra/Madre e della fecondità ed è innegabile che le popolazioni germaniche adorassero in prevalenza alcuni elementi naturali, soprattutto alberi e boschi. Caratteristica la figura dello Yggdrasil, l'albero sacro per eccellenza: la sospensione a questo frassino sacro faceva parte, secondo le scritture sacre, dell'iniziazione di Odino per acquisire il potere di leggere le rune e, tra l'altro, la similitudine tra albero sacro e Croce di Gesù fu usata dai missionari cristiani tra l'VIII e X secolo per convertire i popoli germanici in Europa centro-settentrionale. Anche un altro elemento della religiosità germanica, forse il più interessante e significativo di un sistema di pensiero tutt'altro che rozzo e semplicistico, si prestò grandemente alla conversione alla nuova religione del “Cristo bianco” per la sua somiglianza con l'Apocalisse di Giovanni : il Ragnarök, cioè quella apocalissi finale in cui, quasi a segnalare filosoficamente l'ineluttabilità della caducità di ogni cosa, gli Asi, in una battaglia campale, sarebbero caduti e tutto il mondo sarebbe stato inghiottito dal lupo Fenrir. Forse proprio queste analogie possono spiegare le ragioni della conversione, in definitiva piuttosto rapida, al cristianesimo di una popolazione che, fino a quel momento, come frutto estremo del concetto egualitario che la caratterizzava, non aveva mai avuto alcuna casta sacerdotale (anche se esistevano sciamani dotati di particolari poteri che permettevano loro di mediare tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti, intesi sia come entità divine che demoniache), né effigi religiose, né santuari, né luoghi sacri costruiti dall'uomo a differenza di quanto avveniva tra gli etruschi in Italia nella stessa epoca.

Anche la religiosità celtica era una religione fondata sulla fede nell'immortalità dell'anima che, al momento del trapasso, entrava nel corpo di un neonato, e sulla credenza che i Druidi (i sacerdoti) discendessero da un essere supremo.
Non esisteva l'ideale di perfezione o di peccato presso i Celtici. Per i Celti la morale significava semplicemente il rispetto delle tradizioni e dei costumi tribali.
Questa religione, come molte religioni antiche, aveva due aspetti: uno esoterico e uno popolare. Per quanto riguarda l'aspetto
esoterico come in tutte le religioni, il dio parla con i sacerdoti e i sacerdoti professano ciò che la divinità gli ha rivelato. Dal punto di vista popolare: la religiosità era costituita da una mitologia accessibile a tutti e da una serie di riti che avevano pian piano inglobato alcuni elementi arcaici risalenti al neolitico e provenienti da culti solari, tellurici e lunari. Anche per i Celti, a differenza degli Etruschi, la spiritualità non aveva luoghi specifici per la sua espressione costruiti dagli uomini.

 
Nello stesso periodo in parte dell'italia la religiosita' etrusca
si fondava sull'ideologia che la natura dipendesse strettamente dalle divinità e che perciò ogni fenomeno naturale fosse espressione della volontà divina.
Gli Dei erano visti come esseri superiori e misteriosi di cui l'uomo non aveva alcuna conoscenza, e non poteva fare altro che cercare di captarne le manifestazioni ed i desideri attraverso l'interpretazione di "segni", spesso costituiti da semplici fenomeni naturali, o cercare di carpirne i favori attraverso riti, sacrifici ed offerte votive.
Mentre per i greci le divinità vivevano in un loro mondo, ed erano in possesso di passioni e desideri umani, e per i romani il rapporto si risolveva con norme di carattere giuridico, o di scambi di "favori", il rapporto degli Etruschi con le divinità era assai diverso, quasi di sottomissione con gli Dei: essi vivevano nel cielo o nel sottosuolo ed era necessario capire i loro voleri dall'osservazione degli ostenta, dei segni che, tramite i sacerdoti aruspici ed auguri, davano indicazioni sul comportamento da tenersi.
La pratica religiosa, i riti, i sacrifici , assumevano quindi una grande importanza nella vita e nella cultura, e gli etruschi diventarono degli esperti nella divinazione e nell'interpretazione dei segni, tanto che gli haruspex (l'interpretazione delle viscere) fu accolta e mantenuta in grande considerazione per secoli dai romani.
I personaggi religiosi principali erano ovviamente i sacerdoti, divisi in collegi il cui nome indicava il settore di competenza (es. Haruspex , interpretazione delle viscere o Fulgitur interpretazione dei fulmini).
La disciplina della divinazione (che fosse delle viscere o dei fulmini) si basava sulla corrispondenza magica tra macrocosmo e microcosmo, ovvero tra mondo celeste e mondo terrestre. I due mondi si corrispondevano in un preciso e preordinato sistema, pertanto tutto ciò che accadeva nella volta celeste (divisa in zone corrispondenti alle dimore delle singole divinita') doveva avere una ripercussione sulla zona corrispondente nel mondo umano.
Un fegato, diviso in zone sulla stessa base esposta sopra, poteva quindi venire interpretato osservando le sue caratteristiche, irregolarità, imperfezioni o regolarità e tramite queste veniva tradotto il messaggio della divinità che presiedeva alla zona interessata.
Procedendo nella loro storia, nel corso del VII secolo a.C. iniziò per gli etruschi un processo di assimilazione delle proprie divinità originali all'Olimpo greco e al pantheon romano. Ma accadde anche che nuove divinita' di origine ellenica venissero integrate nel pantheon etrusco, con una modesta variazione del nome.
Questo comunque non modifico' il senso del divino e la specificità della religione etrusca.
 

 
 
 
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