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Creare una mappa

Post n°228 pubblicato il 02 Maggio 2011 da cs206
 

I problemi posti dalla coscienza, nonostante il grande impegno ad essa dedicato da filosofi e scienziati, nonostante le numerosissime scoperte effettuate in campo clinico e sperimentale, è ben lungi dall'essere risolt. Non appare troppo azzardato ipotizzare che il maggiore ostacolo alla comprensione della coscienza, viste le caratteristiche assolutamente peculiari di questo "fenomeno", non sia tanto costituito dalla incredibile complessità dell'organizzazione cerebrale, come tende a credere la maggioranza degli studiosi, quanto piuttosto dal fatto di voler raggiungere tale comprensione all'interno di un modello sorto e sviluppatosi studiando i "fenomeni naturalistici" cioè gli effetti della stessa. Un modello che potrebbe essere largamente inadeguato per render conto dei "fenomeni mentali", e in special modo della coscienza.
David Chalmers Sviluppando argomentazioni già utilizzate da autori come Ned Block, Saul Kripke, Thomas Nagel, Franck Jackson, afferma che l'esperienza cosciente è irriducibile ai fenomeni elettrochimici che hanno luogo nel cervello. Egli affronta il complesso argomento della coscienza distinguendo i problemi che emergono in problemi "facili" e nel problema "difficile" (hard problem).
 I problemi facili sono sostanzialmente riconducibili al funzionamento del cervello nella decodifica degli stimoli sensoriali e percettivi, nella elaborazione delle informazioni tese al controllo del comportamento, nei meccanismi dell'intelligenza e della memoria, nella capacità di produrre resoconti verbali, ecc.
 Il problema difficile consiste invece nel render conto della maniera con cui gli eventi nervosi che hanno luogo nei neuroni cerebrali diano origine alla nostra esperienza cosciente: perché, ad esempio, la compressione ritmica delle molecole d'aria si presenta a noi come suono e le oscllazioni di natura elettromagnetica di determinate lunghezze d'onda ci appaiono come luce e come colore?
Chalmers rileva che l'enorme proliferare di studi e di ricerche sul cervello e sui correlati neurali della coscienza non ha portato a sostanziali passi in avanti verso un'autentica comprensione di questa proprietà, assolutamente peculiare, della nostra mente. Ciò si spiega - secondo Chalmers - con il fatto che praticamente tutte le ricerche sono dirette ad affrontare aspetti di specifiche funzioni svolte dal cervello: esse si occupano quindi dei problemi "facili", trascurando quasi sempre il problema "difficile".
Anche se si riuscisse a capire come le varie funzioni vengono svolte dal cervello, e anche quali gruppi cerebrali si attivano per dar luogo a specifici stati coscienti, rimarrebbe comunque senza risposta la fondamentale domanda: come si giunge dai processi nervosi alle esperienze coscienti? 

Un modello è una rappresentazione di qualcosa, o in alcuni casi, può essere inteso come un tipo di mappa.
Le mappe sono utili, e noi verifichiamo la loro esattezza quando noi stessi attraversiamo il campo e confrontiamo la nostra esperienza in relazione alla mappa.
Allora possiamo confermare o modificare prima di condividere la mappa con qualcun altro.
E' stato affermato che ci sono tanti sentieri quanti sono gli individui, il che implica molte singole mappe.
Il principio della non mutabilità degli organismi, sosterrebbe l'idea che poiché gli esseri umani sono similmente strutturati, la loro esperienza sarà simile. Così, nonostante siamo unici e le nostre esperienze non sono sempre collaterali, la nostra direzione basica di evoluzione sarà la stessa e noi potremmo identificare esperienze nel processo di evoluzione che gli altri riconosceranno, e forse ne diverranno partecipi.


La coscienza (da con scio, conoscere) è, genericamente, la capacità
di rispondere agli stimoli e ai contatti e di riconoscere le vibrazioni.
Essa non riguarda solo l’essere umano ma anche, sia pure in forma embrionale,
il regno minerale, quello vegetale e quello animale.
L’uomo, oltre a possedere la qualità della discriminazione e della selezione,
specifica del regno minerale,
quella della sensazione del regno vegetale e
quella dell’istinto del regno animale,
possiede l’autocoscienza, la consapevolezza di essere un individuo
separato che fa esperienza attraverso i suoi corpi (fisico, emotivo, mentale).
Egli imita con sempre maggior abilità le qualità divine e
    la sua meta è quella di divenire un dio egli stesso.

L’essere umano, allo stadio di evoluzione attuale,
si identifica con il non-sé, con l’impermanente e l’irreale;
dopo aver attraversato il mondo dell’esperienza e del dolore,
egli desidererà infine spiritualità.
Solo pochi individui più avanzati si muovono oggi verso
lo stadio della coscienza di gruppo, sentendo in modo intuitivo
la vibrazione del grande Corpo di cui tutti siamo "atomi".
Una parte ancora ristretta dell’umanità lavora responsabilmente
al raggiungimento di una più ampia coscienza potenziando:
-la mente: con i metodi del discernimento, del distacco,
dello sviluppo intellettivo;
      -il cuore: con il potenziamento delle qualità della compassione,
del sacri-ficio, dell’amore universale.

Questi uomini imparano a distinguere tra
la Vita e la forma, tra il Reale e l’irreale, attraverso un itinerario di sviluppo liberamente scelto: sono coloro che, ad Oriente e ad Occidente, percorrono, su più alti giri della spirale evolutiva
rispetto all’uomo comune, il Sentiero...

 
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