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otto a mamma e otto a papà

Post n°2 pubblicato il 15 Novembre 2005 da Kosmic0

Otto a mamma e otto a papà

                

Gabriele era nato all’interno di una bella famiglia, almeno, agli occhi degli altri sembrava un gruppo familiare fortunato. Spesso veniva definito ‘figlio di papà’, in realtà, pur vivendo nell’agiatezza, dimostrava essere un ragazzino che non si era mai montato la testa. Aveva chiesto di frequentare le scuole statali e non quelle private perché non voleva abbandonare gli amici di cortile.

Un ragazzino intelligente e allegro, non sapeva cosa succedeva alle sue spalle e che i suoi genitori stavano decidendo di separarsi per incompatibilità di carattere.

Quando i genitori si separarono Gabriele aveva solo dieci anni, e visse nella maniera più triste questa separazione. La sua adorata mamma, la persona che amava di più, si era trasformata in una fiera e, non accontentandosi di togliere  economicamente il più possibile a suo padre, era riuscita ad allontanarlo completamente dal figlio,senza nemmeno chiedersi se al piccolo, invece, avrebbe fatto piacere continuare a vedere il suo “eroe”, il suo papà.

Oggi Gabriele è un uomo affermato, quando mi parla degli anni della sua adolescenza, i suoi occhi diventano tristi. Amava sua madre e non capiva perché gli faceva un danno così grande. Spesso si chiedeva come faceva quella donna, che lo aveva cullato e coccolato, a non rendersi conto che gli stava procurando un dolore atroce?

Gabriele è cresciuto senza il suo papà. A quel povero padre sommerso di false accuse e miseri giochi legali è stato negato di frequentare il bambino. Quel ragazzino però non ha dimenticato mai il suo papà, lo scorgeva in lontananza quando come un ladro il pover’uomo andava a vedere suo figlio all’uscita dalla scuola.

L’amore che Gabriele provava per  la mamma presto cominciò ad avere due facce: una era il sentimento che lega un figlio alla propria madre, l’altra faccia, invece, si colorava del rancore che sarebbe esploso più in là negli anni.

Compiuti diciott’anni  Gabriele fece la valigia e, prima di uscire di casa, disse a sua madre queste testuali parole: “ cara mamma, non discuto il fatto che tu e mio padre vi siate separati, non voglio nemmeno sapere se lui era un poco di buono. Per me era un padre affettuoso e mi hai fatto troppo male, ora, che posso, me ne vado e se otto anni sono stato lontano da mio padre, otto anni starò lontano da te.

Gabriele decise questo e lo fece, andò da suo padre che lo accolse a braccia aperte.

Oggi lo raccontano facilmente e quando si parla di bigenitorialità narra la sua storia in piena libertà. Conosco anche il padre e me ne parla apertamente, mentre la madre, che ho avuto modo di vedere, conserva, nello scrigno della sua coscienza, questo peccato.

Cos’ha ottenuto la mamma di Gabriele? Credo che il rancore del figlio non si assopirà mai! Ha goduto del mantenimento del suo ex marito e ha vietato a un essere umano di veder crescere il proprio figlio. Che tristezza!

Care signore che decidete per la vostra vita, per quella dei vostri ex e soprattutto per le vite dei vostri figli, commettete un crimine contro l’umanità. Dittatrici e ignoranti, crudeli e venali, vendicative ed egoiste, imparate dai vostri figli e da quelle donne che intelligentemente si rendono conto che un figlio è una persona a sé, quelle donne dotate di sensibilità che non infieriscono sui bambini privandoli del padre. Un figlio ha una mamma e ha un padre, domani vi ringrazierà di non avergli amputato una parte di cuore.

Cosmo de La Fuente

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Cuore di padre

Post n°1 pubblicato il 01 Novembre 2005 da Kosmic0

Il padre può essere un ottimo genitore, come mai, allora, nel 96% dei casi dopo una separazione l'uomo viene sempre penalizzato? Sapete quanti sono gli uomini che vivono la separazione dai propri figli a causa delle ripicche delle ex mogli? Circa 4 milioni.

La mamma è importantissima per un figlio, ma sicuramente lo è anche un padre. Molte le donne che mi hanno scritto per complimentarsi con me dopo aver letto il mio libro dal titolo "Ancora una volta ho perso il treno", edito dalla 'Marcovalerio edizioni di Torino', il mio nome

Cosmo de La Fuente.

Dobbiamo unirci uomini e donne affinchè i figli del nostro tempo non debbano mai essere privati dell'amore della madre e nemmeno di quello del padre, anche se i genitori si dividono. Mi piacerebbe conoscere le vostre impressioni e se avete letto il mio libro fatemi sapere cosa ne pensate. La mia mail personale è

cosmo@cosmodelafuente.com

Vi allego un capitoletto del mio libro in modo che possiate riflettere su quanto ho detto. Tengo a precisare che sono convinto del fatto che ci siano anche molti padri indegni, ma non parlo di quelli, parlo invece dei tanti padri che amano i propri figli e che insieme a loro diventano vittime di questa società dai luoghi comuni.

Madre contro Padre

Alberto era ancora un ragazzone quando nacque sua figlia, aveva poco più di trent’anni, ma amava ancora giocare con la vita.
Si era sposato tre anni prima con Giuliana e, malgrado il loro rapporto non fosse idilliaco, tirava a campare.
Da fidanzati spesso Giuliana gli aveva detto che lei avrebbe voluto un marito collaboratore in casa e soprattutto con i figli perché non sopportava il tipo d’uomo che rimaneva seduto sul divano e non si occupava delle faccende di casa e della famiglia.
Alberto un po’ per questo, un po’ perché Giuliana soffriva di mal di schiena, ma soprattutto perché era letteralmente innamorato della sua bambina, si prestò volentieri a prestare il suo aiuto in casa.
Giuliana non allattò al seno la bambina, di notte si alzava Alberto per darle il latte, la cambiava e si comportava da bravo mammo. Tutto questo era utile per Giuliana perché oltre a seguire un corso di Estetista durante il giorno, presto cominciò a lavorare, il primo anno di vita di questa meravigliosa bambina, Alberto se lo fece praticamente da solo. Quando in America c’era qualche problema Giuliana partiva e stava almeno tre mesi lontana da casa.
Essendo titolare di un ristorantino Alberto aveva la possibilità di andare a lavorare dopo le 18,00 , portava con lui la bimba che rimaneva fino alle 20,00 ora in cui la mamma veniva a prendersela nervosamente, perché stanca, se la trascinava a casa infuriata perché la piccola voleva ancora il suo papà.
Giuliana, di origine italo americana, aveva nostalgia del suo paese e spesso nel nervosismo delle discussioni minacciava sia Alberto che Giselle (la figlia) di tornarsene dai suoi. La piccola poco per volta cominciò a far di suo padre l’unico punto fermo e sicuro della sua vita e quindi a cercarlo e ad avere bisogno di lui.
Questo non piaceva a Giuliana che non rinunciava a terrorizzare la piccola con le sue minacce di andar via.
Le sue lamentele e continue urla poco per volta distrussero il rapporto con Alberto e ben presto Giselle si rese conto che poteva contare molto di più di suo padre.
Quando Giuliana e Alberto decisero di separarsi un Giudice ‘donna’ che non sapeva minimamente come stavano le cose, decise che Giselle doveva restare con la madre. Cosa ne sapeva quel Giudice? Che scelta sbagliata per il solo luogo comune che i figli stanno bene con la madre e non con il padre. Che errore madornale da parte di un Giudice che dovrebbe pensare al bene di un bambino e non alla solita tiritera stupida che i figli sono proprietà della madre.
Ad Alberto non rimase che prendere sua figlia ed andarsene all’estero e la cosa sicuramente non era legale. Cosa doveva fare un padre, un cuore di padre, che sapeva benissimo che la bambina non viveva senza di lui ? Pur non approvando il gesto non posso condannarlo, almeno ora la bambina è contenta e la madre si è già risposata. D’altro canto era abituata a separarsi dalla bambina, cosa che Alberto non riusciva a fare .
Perché in Italia il padre deve essere sempre penalizzato? Chi l’ha detto che un uomo non può essere un ottimo genitore? Vorrei che qualcuno in politica si occupasse seriamente di questo problema, io sarei il primo a volerlo, non importa di quale partito ma è qualcosa di molto importante. Farebbe bene anche ad occuparsene il Vaticano dal momento che parliamo d’amore.
Che ci sia la parità anche in questo. Battiamoci e concludiamo!

Nel libro però parlo anche di una mamma disperata che invece ha subito il trattamento che solitamente viene riservato agli uomini e anche in questo caso se ne parla moltissimo

Un papà per nemico

Una papà per nemico (Cosmo de La Fuente)

Un amore si spegne e una coppia si divide.
Dopo la separazione dal marito Damiano, ad Alba vengono affidati i due figli che per ragioni di privacy chiameremo Piero e Melissa.
Damiano, viene colto da sentimenti di vendetta, da subito non rispetta i patti e decide arbitrariamente di non collaborare finanziariamente al mantenimento dei figli e, senza alcun rispetto della loro vita piomba in casa quando vuole esercitando controlli e pressioni su Alba affinché non esca e non abbia contatti con amiche e parenti. Sfrutta al massimo il suo potere discriminatorio dicendo in giro che l’ex moglie è ‘pazza’. Dapprincipio si pensa ad un uomo deluso e disperato che altro non ha se non fare questi giochetti dettati dalla sua amarezza. In realtà Damiano spesso dimostra di essere un uomo violento e immaturo.
Alba comincia una vita costellata da problemi finanziari. Disperata, confusa e preoccupata per quello che i suoi figli stanno vivendo, perde il lavoro, è sul lastrico.
L’ex marito non si occupa dei figli e, successivamente, malgrado sia libero di vederli quando vuole, lo fa molto saltuariamente, sempre di meno. La situazione è critica e Alba, non potendo offrire nessun tipo di agiatezza ai bambini, fa violenza a sé stessa, nel loro interesse. E’ conscia del fatto che il padre dei suoi figli dispone di una bella casa e delle possibilità economiche per provvedere alle necessità dei ragazzi, chiede in via giudiziale la modifica delle condizioni di separazione in modo che i due minori vengano affidati al Comune con collocamento presso il padre. L’ex marito non accetta di buon grado l’invasione in casa da parte dei suoi cuccioli.
Contrariamente a quanto succede nella maggior parte delle coppie che si separano, questi due ex coniugi lottano affinché i figli vengano affidati all’altro. Ma Alba lo fa nella speranza che i suoi figli possano stare meglio e che si possa monitorare la qualità di vita dei due ragazzi.
Il Presidente del Tribunale nel 2003 affida i figli al padre assegnandogli anche la casa coniugale. Non importa a nessuno, che Alba sopravviva con uno stipendio d’indennità di mobilità pari a poco più di 500 Euro.
Damiano, pur vivendo in un’altra abitazione dove può accogliere i figli, chiede l’abbandono immediato della casa da parte di Alba e presto si presenta con l’ufficiale giudiziario per godersi la “cacciata” della sua ex.
La donna comincia a subire quello che vivono la maggior parte dei papà separati, quello che nessuna persona dovrebbe subire in caso di separazione. Non avendo dove andare e non potendosi permettere un albergo, come succede a tanti uomini, dorme in auto per circa una settimana.
Cosa importa alla nostra società di quale sia la fine di questo esercito di disperati, milioni di uomini e alcune centinaia di donne che non sanno dove battere la testa, infragiliti e impotenti di fronte all’amore per i propri figli. Vittime del sistema freddo e implacabile, che non è capace di valutare ogni persona per quello che è ma che si limita ad applicare regole generiche, come se tutti fossimo fatti con uno stampo. Alba a fatica riesce a vedere suo figlio, perché il padre, con mille scuse, non glielo permette, tipico atteggiamento vendicatorio di alcuni coniugi affidatari.
I bambini non reggono bene il clima di lotta che si è venuto a creare tra i genitori. Sono le vittime innocenti, come al solito, nei loro occhi si legge la tristezza e l’incertezza del futuro. Per Piero la scuola diventa troppo difficoltosa e sempre più spesso il suo vocabolario si arricchisce di parolacce. Ce l’ha col mondo e quel linguaggio si trasforma nella sua protesta contro tutti. Melissa dorme poco e di notte piange, ha notato che suo padre ce l’ha con lei, si dimostra freddo e distante. Damiano, d’altro canto, è nervoso, vive tutto questo come una punizione e si comporta in maniera aggressiva con Melissa. Arriva a picchiarla e a riempirla di calci dopo averla insultata. Non accetta che lei possa avere un suo pensiero e, ancor meno, che non provi odio per la propria madre. Un tentativo di plagio che nessuno nota. Alba non ne può più , si preoccupa seriamente per i figli, e, dopo l’ennesima violenza perpetuata sulla ragazza, presenta una denuncia. Alla fine il padre caccia di casa Melissa. Da quel momento Damiano non cercherà più la propria figlia, nemmeno per chiarire le incomprensioni o per tentare di ricucire il loro rapporto.
Quante volte abbiamo sentito queste cose? In questo caso è la mamma a vivere una storia senza senso. Chi decide che i propri figli debbano soffrire così non è un genitore che possa fregiarsi di essere chiamato ‘papà’ o ‘mamma’.
La mamma, disperata per le condizioni psicologiche in cui versano i figli, con l’aiuto di un avvocato chiede con urgenza un’istanza al Giudice, supplicando di riavere l’affidamento dei suoi figli. Valutando il comportamento dell’uomo e, venuto meno lo scopo dell’affidamento al padre, cioè quello di migliorare la qualità di vita dei minori, il Giudice, giustamente, riaffida i figli al Comune collocandoli presso la madre, demandando il monitoraggio della situazione ad un consulente esterno.
La consulente opera in maniera strana, esige le risposte che piacciono a lei e, come spesso accade, assume un atteggiamento duro e molto astioso nei confronti del genitore controllato. La CTU, malgrado Melissa abbia più volte espresso il proprio disagio nel vivere col padre, ritiene che lei debba stare con lui. “Prontuario” alla mano liquida la questione ritenendo che tale comportamento sia soltanto un sistema educativo scelto dal genitore. Ma non si è detto in molte occasioni che è estremamente dannoso esercitare una violenza fisica e psicologica per educare? Insomma, nei metodi educativi è previsto anche quello d’insultare e prendere a calci i figli per poi metterli alla porta?
Morale della favola: Piero, nove anni, viene affidato al padre e a Melissa, sedici anni, che non ascolta ragioni, viene concesso di stabilirsi provvisoriamente dalla madre a condizione che la stessa aiuti la figlia ad accettare il rapporto con il padre.
Il piccolo matura un atteggiamento sempre più aggressivo, sembra più grande della sua età, soffre d’insonnia e la “bestemmia” diventa il suo linguaggio, numerosi tic s’impadroniscono del suo volto di bambino, perdendo l’allegria e la spensieratezza tipiche della sua età.
La ragazza disperata scrive al Giudice chiedendo di non essere più affidata al padre . Malgrado ciò viene modificata nuovamente l’ordinanza e dispone che la ragazza torni a vivere dal padre. Motivazione di tale ordinanza: - La mamma non si è adoperata per costruire un rapporto padre-figlia e la ragazza parla così perché plagiata dalla madre.
Ora, appurato che tutto corrisponda a verità, e non ho motivo di credere il contrario, stabilito che il padre abbia effettivamente le possibilità economiche per provvedere ai figli , consci del fatto che anche se la storia non fosse reale, in ogni caso potrebbero esistere migliaia di vicende simili a questa, , cosa si fa? : -Niente! - E le stelle stanno a guardare.
Non importa a nessuno cosa provino questi ragazzini, nemmeno si tiene conto che un uomo sia stato condannato in sede penale per lesioni fisiche nei confronti della moglie dimostrando la sua indole violenta.
Quest’individuo compie atti tipici dettati dalla rabbia, come alcune donne assetate di vendetta post divorzio. Arriva a prendere a calci l’auto della ex coniuge con i figli a bordo. Se vogliamo essere coerenti è giusto che si parli anche del comportamento di un uomo di questo tipo, proprio perché facendo questo isoleremo la parte ‘cattiva’ del meraviglioso universo paterno. Vogliamo che il mondo sappia che il padre è un’importante figura nella crescita dei figli e proprio come additiamo quelle mamme sconsiderate dobbiamo anche farlo per quei padri indegni. Tutto questo dimostra ancora una volta che il Sistema è fragile, che le istituzioni possono anche sbagliare e che raramente vengono prese in considerazione le necessità vere dei minori: amore e sicurezza. Voglio dire, provato che i figli non sono stati plagiati, bisognerebbe ascoltarli.
Ancora una volta ci sono errori di valutazione e leggerezze imperdonabili. Non si può costringere un figlio a stare con un padre accusato di maltrattamenti “accertati”.
Padri e madri uniti nell’interesse dei bambini. Penso che non debba accettare che a pagarne le conseguenze siano i minori. Nessun padre e nessuna madre deve assistere alla violenza, anche se solo psicologica, sui propri figli. Nessun uomo e nessuna donna deve arrivare a dormire in strada perché non importa a nessuno se quel genitore ha i mezzi di sostentamento e le possibilità di vivere decorosamente.
Ma chi siamo, dove viviamo? Quante Alba ci sono? Aiutiamo tutti questi ragazzi, perché un giorno possano dire: - ci sono padri e padri-; ci sono madri e madri -affinché non cadano anche loro nel luogo comune che vede il padre come la figura meno sensibile della famiglia.
Questo tipo di padri sono i veri nemici delle nostre associazioni pro padri separati, sono loro, con il loro atteggiamento, a contribuire a gettare fango sulla figura del “papà”.
Tuteliamo il padre quando è degno, ma isoliamolo, come il virus dell’influenza, quando dimostra di non essere tale. Perché noi amiamo i nostri figli, proprio come li amano le madri! Noi padri abbiamo il dovere di dissociarci da quanti, con il loro comportamento, dimostrano di essere padri a cui non importa nulla del diritto alla bigenitorialità dei minori, esattamente alcune donne fanno.
Alba ha lo stesso diritto del padre di stare con i suoi figli e di vederli crescere.
Scritto da Cosmo de La Fuente
I nomi dei protagonisti sono di fantasia. Per interagire può scrivere alla email di Cosmo de La Fuente
cosmo@cosmodelafuente.com 


Fatemi sapere e confrontiamoci.

 
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