PAOLINO: va in morte cerebrale. Dona gli organi. Il consenso è stato estorto. inizia il processo.

Post n°2 pubblicato il 24 Febbraio 2011 da mancusilodovico
Foto di mancusilodovico

 PAOLINO.

 

Cap. 1

 

Quell’uomo enorme fermo davanti al cancello che continuava a premere sul pulsante del campanello la terrorizzava. Le era sembrato anche che armeggiasse con la serratura.

L’aveva già visto da qualche parte, forse passando in auto mentre rientrava, ma non l’aveva messo a fuoco, anche adesso nella scarsa luce della sera, dalla finestra riusciva a vederne solo i mastodontici contorni.

Era il terzo giorno di seguito che si presentava pochi minuti dopo che lei era tornata dal lavoro. Non aveva mai risposto fingendo di non essere in casa.

Suo figlio era nella sua camera davanti al computer, intento a manovrare il mouse, con le orecchie tappate dagli auricolari dell’iPod.

Suo marito sempre all’estero, cosa lo chiamava a fare? Non avrebbe potuto aiutarla.

Chiamare i carabinieri? E per cosa? Quel tipo poteva essere un fattorino deciso a consegnare la sua merce. Le venne in mente l’avvocato Marsia, a lui aveva confidato quasi tutto, le aveva raccomandato di non esporsi troppo, le sembrava che paventasse dei pericoli per lei, forse poteva capire e consigliarla.

<<Avvocato, sono la dottoressa Starferla, sono terrorizzata, un uomo enorme continua a bussare con insistenza al mio cancello da tre giorni, non lo conosco, cosa posso fare?>>.

Mentre telefonava all’avvocato Evelina, si rese conto di quanto strana sarebbe apparsa la sua richiesta.

Marsia era ancora in studio. Stava esaminando con Giordano, scritti su una lavagna, gli elementi essenziali che avevano selezionato del complesso caso di Paolino.

Fece segno a Giordano di ascoltare e aprì il viva voce.

<<Dottoressa Evelina ha fatto bene a telefonarmi. Non apra, se teme una minaccia. Continui a far finta di non essere in casa.>>

<<Se bussa ogni volta appena rientro, vuol dire che era appostato e mi ha visto!>>.

<<Se fosse malintenzionato l’avrebbe fermata per strada. Quanto tempo si trattiene da bussare prima di desistere?>>.

<<Anche mezz’ora. Poi resto tappata in casa e ho impedito anche a mio figlio di uscire. Non posso continuare così. Pensa che mi convenga chiamare i carabinieri?>>.

<<Se non c’è probabilità che qualcun altro apra involontariamente il suo cancello, aspetti. Se poi vede che sta cercando ancora di forzare la serratura chiami subito i carabinieri.

Conosco il suo indirizzo, le mando immediatamente un mio investigatore, il suo nome è Giordano Mensis, se l’uomo sarà ancora al cancello ci penserà lui a interrogarlo.

Verrò anch’io appena mi sarà possibile e ne discuteremo. Potrebbe essere un suo paziente in crisi, o qualche squilibrato al quale lei è stata consigliata come psichiatra e che cerca di farsi ricevere. Comunque non affronti da sola la cosa.>>

Giordano era già in piedi e pronto a partire. <<Ho capito tutto. – disse – Vado.>> Prese il foglietto con l’indirizzo che Ernesto gli porgeva e infilò la porta.

La strada era piuttosto stretta, da un lato una fila ininterrotta di auto parcheggiate, i lampioni accesi erano radi in parte oscurati dagli alberi lungo il marciapiede.

Prima di giungere al cancello di Evelina, i fari dell’auto di Giordano inquadrarono una figura massiccia che procedeva a passo lento.

Nella mente di Giordano si sovrappose la sagoma dell’uomo che accompagnava l’altro che per primo gli aveva sparato tra le gambe. Un brivido violento di odio lo sconvolse, portò involontariamente una mano all’inguine come per arginare il flusso di sangue che sprizzava dalla ferita.

Frenò d’impulso, lo stridore delle gomme dell’auto fece girare l’omaccione, che subito riprese ad allontanarsi velocemente.

Non c’era spazio per posteggiare, Giordano proseguì cercando un posto per invertire la marcia, intanto andava ritrovando la calma.

Alla fine della stradina una rotonda gli consentì di tornare indietro, rifece il percorso fino alla strada principale, ma dell’uomo che cercava non c'era più traccia.

“Era lui” si disse. Ripensò alla mano enorme che lo aveva spinto a terra dopo lo sparo e al viso flaccido sorridente che aveva biascicato “eccoti accontentato …” poi, ansimando si era chinato e raccolta la pistola che era sfuggita di mano a Giordano l’aveva accostata al suo inguine e sparato ancora un colpo “ora le palle per romperci i coglioni non le hai più … se campi … pensaci … la prossima volta il bersaglio sarà … la tua testa di cazzo … “.

Da allora non l’aveva più visto. Non aveva neanche avuto il tempo di cercarlo. Era riuscito a chiamare il 118 ed era svenuto, poi per mesi in giro per gli ospedali cercando di ritrovare un equilibrio fisico e psichico.

Bussò al cancello e fece cenni di saluto agitando un braccio, immaginando che Evelina avrebbe guardato da dietro i vetri della finestra. Sentì lo scatto dell’interfono. <<Sono Giordano Mensis – disse - fra poco giungerà anche l’avvocato Marsia, anzi vedo la sua auto che arriva.>>

Percorsero il breve viale che portava alla casa. <<L’ho visto, credo di conoscerlo, – disse Giordano – ma mi è sfuggito.>>

<<Chi pensi fosse? – Ernesto gli prese un braccio, sentì che tremava e si fermò a guardarlo – sembri sconvolto.

<<Uno della coppia che mi spararono tra le gambe. Se non fosse fuggito, l’avrei ucciso senza una parola, anzi l’avrei ferito, mi sarei fatto riconoscere, gli avrei accostato la pistola tra gli occhi, avrei aspettato un po’ che si pisciasse sotto per la paura e poi avrei sparato ancora. >>

<<Ti comprendo, ma so che non l’avresti fatto, se non ti avesse minacciato. Bisognerà capire perché era qui. Speriamo che la dottoressa ci dia qualche indizio.>>

Evelina li accolse come amici, era calma e sorridente come se nulla fosse successo. Li fece accomodare nel salotto e propose un tè dileguandosi in cucina.

<<Ci capisci niente? – Chiese Giordano. – Al telefono sembrava disperata.>>

<<Te l’avevo detto che è un po’ strana Cambia improvvisamente d’umore, non sai mai qual è quello vero, perciò prendi con le pinze quanto dice. E tu come stai?>>

<<Come la dottoressa, niente è successo, l’ira si sta sgonfiando.>>

Evelina rientrò con un vassoio di biscotti ancora caldi.<<Li ho appena sfornati - disse – il tè è quasi pronto, gradite anche un liquorino?>> Sorrise. Calzava pantaloni scuri attillati e un morbido golfino rosa, il viso incorniciato da lunghi capelli biondi.

Si diresse ancora in cucina senza aspettare risposta e ritornò reggendo un grosso vassoio con il tè che depose sul tavolino.

Sedette invitandoli a servirsi da soli.

<<Avete letto dell’uomo che è scomparso da alcuni giorni. – Disse come riprendendo un discorso che però non era stato fatto. - Era in soggiorno obbligato e non si è più presentato alla polizia per il controllo. La sua casa è risultata vuota e in ordine. Si pensa che si sia dato alla latitanza. 

Si chiamava Gringer, si ricorda avvocato che gliene ho parlato, che mi sembrava in combutta con la chirurga iugoslava del Centro Trapianti. “La gatta morta” Ivanka Ukmar >>

<<Essendo in soggiorno obbligato, - Marsia non capiva la divagazione di Evelina, ma cercò di darle corda – certamente non è uno stinco di santo, è possibile che si sia dato alla latitanza. Tuttavia negli ambienti mafiosi avvengono le cose più strane.>>

<<Lei ha detto che “si chiamava Gringer” come se pensasse che sia morto. – Intervenne Giordano. – E’ stato un lapsus o lo pensa davvero?>>.

Evelina non rispose direttamente.

<<Non so perché, ma la contemporaneità della scomparsa di Gringer e la presenza sinistra di quest’uomo che si accanisce sul campanello del mio cancello mi spaventa.

Ormai a dire il vero tutto mi spaventa. Intorno a me sento un clima di minacce. Mi hanno sottoposto a forme continue di pressione psicologica, a costanti atti di prepotenza, a sistematici tentativi di prevaricazione della mia persona e di lesione della mia immagine; mi sento accerchiata, attaccata, aggredita, emarginata, hanno calpestato la mia dignità. Mi hanno usata, spremuta come un limone.

Avvocato io desidero collaborare ma pretendo di essere protetta. Come procedono le indagini?>>

<<La sua collaborazione mi ha chiarito molte cose. – L’avvocato Marsia era molto attento a misurare la parole. - Credo di avere ora un quadro generale della situazione abbastanza completo.

Una sua disponibilità a testimoniare quanto mi ha detto sarebbe decisiva per collegare gli avvenimenti tra processo a carico del professor Primolano riguardante la donazione di organi del bambino Paolino e quanto avviene nel Centro Trapianti Universitario.

Prima di decidere la sua testimonianza – la dottoressa aveva sussultato e Marsia decise di alleggerire la proposta – è indispensabile acquisire prove inequivocabili che la sostengano in modo che non abbia a temere smentite.>>

<<La scomparsa di Gringer – intervenne Mensis - e quella di un altro testimone importante nel processo di appello che si sta svolgendo a carico del professor Alessi sospettato di avere ucciso la moglie, sono un chiaro indice che il sistema di collusione delinquenziale riguardante i trapianti d’organo è in fibrillazione.>>

<<Sono d’accordo. – Disse Marsia – Erano molto tranquilli che i loro traffici e la loro posizione d’insospettabili, li tenesse al sicuro. Poi lei, dottoressa, si è posta di traverso, credevano di dominarla facilmente e quasi ci sono riusciti facendola precipitare nello sconforto. Poi la ribellione dei genitori di Paolino ha innescato una serie di avvenimenti che non si aspettavano.>>

La dottoressa Evelina ora stava seduta a braccia conserte e a capo chino come a volersi chiudere in se stessa, quasi estranea a quanto l’avvocato Marsia e l’investigatore Mensis andavano dicendo.

<<Volevano rapire mio figlio – disse all’improvviso con rabbia sollevando la testa e spalancando gli occhi con una luce di fuoco – questo non posso permetterlo, la giustizia colpisce prima o poi questi individui, anche se scompaiono.

- Alzò le braccia come presa da una visione, la bocca atteggiata in un ghigno a denti scoperti. - Nella festa celtica di Samhain-Halloween, "La Festa dei Morti", - continuò - cadono le barriere, gli spiriti dei morti escono dalla terra e vagano tra i vivi, i segreti di presente passato e futuro possono essere svelati.

Se gli uomini non riescono, sarà la vendetta di Dio a fare giustizia! Ed è grazie alla scintilla divina che gli eterni opposti, conscio e inconscio, ragione e intuizione, parte solare e parte lunare, Aquila e Serpente, si fondono e armano la mano che colpirà i reprobi.>>.

Ernesto e Giordano erano rimasti basiti. Quasi piangente al telefono, poi indifferente al loro arrivo, ora esaltata: Evelina appariva come una delle Gorgoni, Medusa, la Dea-Serpente, la dea che incarna la Morte, che a guardarla pietrifica.

Già Evelina aveva nuovamente cambiato atteggiamento.

<<Non avete intercettato l’uomo al cancello, - disse con calma –

cosa devo fare se torna?>>.

Mensis si scosse, riaggiustò il suo enorme ciuffo di capelli che lo rendeva così equivoco. <<Non sono riuscito a intercettarlo – disse – ma l’ho riconosciuto. E’ un elemento della mafia, pericoloso. Se bussa al suo cancello, lei è in pericolo. Mi apposterò nei pressi di questa abitazione. Lei mi telefoni quando rientra dal lavoro ed io di nascosto la scorterò.

Valuteremo se avvertire la polizia – disse rivolto all’avvocato – se si ripresenta.>>

Anche Marsia s’era ripreso. <<Cercherò di trovare ragioni sufficienti per farle assegnare una protezione da parte della Polizia, - disse, il suo aspetto curato e serio era rassicurante - ma credo che sarà necessario che lei fornisca loro almeno alcuni particolari della situazione che la mette in pericolo.

Di solito – aggiunse con circospezione sapendo quanto indecisa in merito era Evelina - è soltanto per proteggere testimoni importanti che può essere mobilitato un sistema di protezione. Non dimentico che lei è mia cliente, intanto sarà Giordano a proteggerla e lei avrà tempo di decidere la sua disponibilità a testimoniare.>>

 

 
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