Creato da Nekrophiliac il 21/02/2005

DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

 

« Messaggio #17Messaggio #19 »

Post N° 18

Post n°18 pubblicato il 21 Febbraio 2005 da Nekrophiliac
 
Foto di Nekrophiliac

SENTENCED: CRIMSON (1999)

Ho da poco appreso una tristissima notizia, ve ne riporto uno stralcio: “il titolo del nuovo album è The Funeral Album, e con questo disco i Sentenced sono arrivati alla fine del loro cammino. Questo sarà il nostro ultimo album. La decisione è unanime, ponderata e definitiva. Non ci saranno reunion, comeback, o qualsiasi altra triste esibizione in stile soap opera come quelle che vanno tanto di moda ultimamente. i Sentenced  riposeranno in pace”. Duro colpo. È allora doveroso ricordarli come meritano. All'alba del nuovo millennio i Sentenced producono il loro sesto capolavoro, Crimson, un completo successo in Finlandia dove scala tutte le classifiche ed un successo mondiale. Potenza e melodie accattivanti sono le loro parole d'ordine. La band è finalmente capace di esprimersi al pieno delle sue potenzialità e lo si vede nel songwriting: viene recuperata la rabbia degli esordi, per essere fusa col delicato gothic metal che rappresenta l’attuale sound della band, vengono introdotti elementi elettronici, voci filtrate, parti pianistiche e addirittura echi giunge. Considerato che il precedente Frozen (1998) non aveva fatto gridare al miracolo, specie alla luce dell'exploit di Down (1996), si poteva presumere che questo nuovo platter rappresentasse per i nostri finnici l'appuntamento da non mancare. E puntualmente così è stato. Cos'è Crimson allora? La domanda è spontanea quanto rischiosa. Crimson è un disco che prende l'heavy metal e lo melodicizza sino all'estremo, interpretandolo in una chiave apparentemente tutt'altro che 80’s, ma che fa trapelare una certa passione di questi per tali sonorità. Poi appare il grunge, sempre in veste di influenza secondaria, pronto a smussare le chitarre ed a privarle parzialmente di quelle impennate tipiche del metal classico. A condire il tutto, dosi incontenibili di tristezza, fattore che anzichè opprimerti sembra donar maggiore completezza al gusto melodico che pervade un po' tutta l'opera in questione. La prima traccia, Bleed In My Arms, è triste e cupa nonostante un davvero bel melodico ritornello. I riffs sono molto atmosferici e la storia si ripete anche con Home In Despair, che seppur iniziando un po’ in sordina, ha una suona linea ben decisa e segnata dalle ottime vocals di Ville Laihila, mentre l’assolo di chiusura è ben calibrato. Fragile, invece, inizia in maniera più incisiva, pur mantenendo una certa morbidezza e pulizia del suono. I riffs in sottofondo sono continui e preziosi sino a un solo gelante. La chitarra acustica apre No More Beating As One che poi prende tutt’altra piega, i suoni si fanno più duri e consistenti con il solito potente riff al centro della canzone. Sino a qui si è assistito a una tempesta di suoni, pieni e vuoti, soppesati da arrangiamenti minuziosi che si intersecano tra loro in un concentrato di esplosioni e chiaroscuri, nonché un songwriting di qualità notevole. Broken, la quinta traccia, è tutto quanto anticipato. Sublime. Killing Me Killing You è decisamente la canzone più bella dell’album: ritornello e ritmo trascinanti, melodia con tanto di piano, vocals tirate a lucido e riffs a tutto spiano.

In uno spazio molto dark/gothic nasce Dead Moon Rising per poi ripartire alla grande sino ad arrivare all’impeto del chorus. Niente da dire. La sequenza appena passata vale il prezzo del disco. L’ottava traccia, The River, è triste e malinconica, ma propone una melodia avvolgente che riesce a sedurre. Sulla sua scia ci si imbatte in One More Day, l’apice del disco. Le sperimentazioni sonore si convogliano in questa canzone che si compone praticamente di tre o addirittura quattro tempi differenti. With Bitterness And Joy, la decima traccia, è improntata sul classico stile Sentenced, riff e batteria iniziale, coro e atmosfera penetrante. L’ultima traccia è My Slowing Heart. Riff d’apertura ripetuto più volte, batteria, Ville Laihila e la sua splendida e cupa voce si schiudono in un convincente pre-chorus per arrivare poi al refrain e di lì a breve entrano in gioco anche altri strumenti, come ad esempio la chitarra acustica. Crimson (1999) è l'album della svolta, il primo prodotto esclusivamente dalla band stessa ed artefice della sua maturità artistica è, senza dubbio, Ville Laihila, che finalmente si scrolla di dosso le incertezze degli esordi e canta su tonalità ora calde e avvolgenti, ora aspre e nervose. Siamo ad un passo dalla perfezione, rimandando l’appuntamento con il capolavoro di un paio d’anni.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963