Creato da Nekrophiliac il 21/02/2005

DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

 

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Post N° 65

Post n°65 pubblicato il 28 Settembre 2005 da Nekrophiliac
 
Foto di Nekrophiliac

STILL REMAINS: OF LOVE AND LUNACY (2005)

Una prima riflessione. Il 2005, che si avvia alla conclusione, rimarrà probabilmente negli annali per esser stato l’anno più prolifico per il filone chiamato metal-core. Numerose sono le band che si sono affermate o riaffermate, così come quelle nate in scia al successo che il genere continua a riscuotere. E gli Still Remains si collocano esattamente nel mezzo. Hanno pubblicato un EP lo scorso anno, If Love Was Born To Die (2004), mentre nello scorso maggio hanno rilasciato, accompagnato da una veste grafica tanto affascinante quanto inquietante, Of Love And Lunacy. Si fa fatica a crederlo, eppure tale disco è davvero opera di cinque ragazzi di Detroit, non di Goteborg. Già, perché in nessuno dei dodici brani che compongono il disco è percepibile anche solo lontanamente un minimo di influenza rock. C'è di più: Of Love And Lunacy (2005) è la chiara dimostrazione di come gli Still Remains abbiano seguito con attenzione la scena metal europea, cercando di avvicinarsi quanto più possibile allo stile che la contraddistingue. Il disco, infatti, oltre a sprigionare una carica sconvolgente data da potenti riffs di scuola metal e ad un growl di matrice death, riesce ad unire elementi hardcore e melodie. Senza ombra di dubbio, operazione non facile. Soprattutto per un gruppo inserito nel contesto statunitense, nel quale allontanarsi dallo "standard" è un rischio indicibile. Dietro al nome Still Remains, comunque, ci sono sei giovanissimi ragazzi statunitensi, con le idee chiare in merito al modo di creare la loro musica. Tutto ciò ha portato il gruppo a produrre un buon lavoro, riuscendo a trovare facilmente un contratto con la Roadrunner Records. Parte del merito deve essere attribuito anche al famoso e talentuoso Garth Richardson (in passato con gli immensi Rage Against The Machine), che ha prodotto questo lavoro, conferendo amabilmente un tocco di esperienza e qualità in più ad una band che ha, e spero di non essere il solo a sostenerlo, potenzialità indiscutibili. Il combo è formato da T.J. Miller alla voce, Jordan Whelan e Mike Church (anche back vocals) alle chitarre, A.J. Barrette alla batteria, Evan Willey al basso e Zack Roth alle tastiere. Il livello tecnico è inappuntabile, pur non sfoggiando exploit solistici rilevanti, originali nel riffing senza sconvolgere i canoni di un genere che difficilmente dimentica le proprie origini e si lascia andare a particolari innovazioni. Dodici le tracce mai piatte ove è possibile apprezzare una sapiente gestione delle atmosfere ed un intelligente studio delle metriche, grande velocità alternata a parti potenti e cadenzate per allontanarsi in situazioni melodiche propriamente inerenti al titolo dell'album. L’opener del disco è To Live And Die By Fire: ampie dosi di cantato growl, grossi riffs con aperture metal, un cantato più melodico durante il ritornello, dove si mette in luce anche il sound elettronico delle tastiere. La seconda energica traccia, The Worst Is Yet To Come, incattivisce da subito l'atmosfera brandendo una granitica venatura hardcore durante le strofe e, snodandosi successivamente, tramite un bridge ben cantato, ad un ritornello dalle sonorità più emo-core.

Spazio poi all’emozionante In Place Of Hope, che ha nel giro di chitarra la colonna portante del brano nel quale si interpone riccamente, ma senza tediare, l'accompagnamento della tastiera a conferire atmosfera al brano. Arriviamo così a White Walls (click), il primo singolo estratto da questo album, canzone caratterizzata dalla potenza dei riffs e del cantato, scortati da una sezione ritmica devastante, in particolare nella strofa, dove il doppio pedale della batteria detta legge. Interessante è, sicuramente, anche l'utilizzo della tastiera, che assume le “fattezze sonore” di un vero e proprio pianoforte in alcuni intermezzi. Nel complesso, accattivante. Bliss, invece, è un pezzo distruttivo, violento dall'inizio alla fine, pur modificandosi per intensità durante il corso della canzone; mentre con Cherished la costruzione del brano torna ad essere quella cara alla band, tuttavia, il brano perde un po' di intensità verso la metà. E’ pur sempre il disco d’esordio. In ogni caso, è un interludio di malinconico pianoforte, With What You Have, a sancire la conclusione della prima metà del disco. È il punto di svolta fra una parte iniziale più "muscolare" e veloce, e una seconda con sonorità marcatamente emo, che dà una sterzata netta al tono generale dell'album. Kelsey ne introduce tale siffatta seconda parte, confermando i buoni propositi del disco in questione, vale a dire, potenza delle distorsioni ben accompagnate da una batteria impegnata in continui cambi di ritmo e divagazioni. A seguire, Recovery si imposta come brano intenso e cadenzato, schiudendo nella sezione centrale una lunga parte melodica veramente piacevole, che tende ad inasprirsi successivamente, concludendosi in un finale oscuro. I Can Revive Him With My Own Hands è una canzone potente, impreziosita da piacevole tastiera e nel finale esplodono le urla che conducono direttamente a Stare And Wonder, canzone più lunga del solito, che ha nel ritornello, la parte più interessante e facilmente memorizzabile, quando poi l'ultimo minuto di canzone si rivela essere un outro melodico, sostenuto dal pianoforte. La chiusura del disco è affidata a Blossom The Witch, ultima gemma realizzata per confermare all'ascoltatore il fatto che gli Still Remains non scherzano, il crescendo conclusivo. Cosa aggiungere? Finalmente un gruppo metal-core differente! Degli Still Remains ne sentiremo parlare, perché promossi. A pieni voti.

 
 
 
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