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DARK REALMS V2

So, I've decided to take my work back underground. To stop it falling into the wrong hands.

 

Messaggi del 31/03/2007

Post N° 93

Post n°93 pubblicato il 31 Marzo 2007 da Nekrophiliac
 
Foto di Nekrophiliac

BOARDS OF CANADA: TRANS CANADA HIGHWAY (2006) 

Il suono ai confini del suono. Dai Chemical Brothers ai Boards Of Canada: Michael Sandison e Marcus Eoin Sandison, per davvero fratelli, giungono, con elettronico furore, da Edimburgo, Scozia, e già da più di dieci anni producono ottima musica, estatica e ammaliante, divenuta ormai un marchio di fabbrica, spesso imitata, mai effettivamente eguagliata. I Boards Of Canada, musicalmente parlando, nascono e crescono, in quanto, familiare duo circondato dagli strumenti dei genitori e da due registratori, intorno alla metà degli anni ’80 del secolo scorso, auto-producendo i propri lavori su rudimentali musicassette d’altri tempi – registrando uno strumento su una cassetta, poi ascoltando questa mentre suonavano un altro strumento, ovviamente con l’altro registratore che registrava il tutto – e in seguito, sotto forma di gruppo allargato a terzi, compiendo la giusta gavetta e la consueta trafila nel mondo underground, sviluppando quel loro tipico gusto per un suono indefinito, comunque caldo, pieno zeppo di disturbi e fruscii analogici vari. Al di là di ben sette releases, di cui solo l'ultima in ordine cronologico è reperibile, cioè Twoism (1995), sotto Music70, label fondata dagli stessi Michael e Marcus Eoin, il passaggio prima a Skam, pubblicando l’EP High Scores (1996) e poi definitivamente all’etichetta “di tendenza”, Warp Records – che annovera Aphex Twin, Autechre, Nightmare On Wax e Squarepusher tra gli artisti del suo catalogo – segna inevitabilmente il lancio dei Boards Of Canada sul mercato, consacrandoli oggi come uno dei nomi più importanti in ambito di elettronica. A quel punto, ed è storia abbastanza recente, il mondo si accorge di loro e dei successivi capolavori Music Has The Right To Children (1998) e Geogaddi (2002). Al termine di una lunga pausa triennale, è pubblicato The Campfire Headphase (2005), in parte sperimentale, supportato da accordi di chitarra suonati in studio e non campionati, che, forse, ha un po’ deluso l’attesa. Il duo scozzese mai domo, oltretutto devoto alla new wave più elettronica, evidentemente, ha deciso di proiettare i propri intenti in chiave cinematica con un nuovo EP, deviando il corso del loro suono per l’ennesima volta. La sensazione è stata comune a molti: i Boards Of Canada, con il recente e penultimo lavoro, avessero non solo depauperato in parte le felici intuizioni e la vena creativa che da sempre li ha contraddistinti in positivo, ma anche inseguito – senza successo – nuove potenziali sonorità. Invece, Trans Canada Highway li riconduce su percorsi a loro molto più congeniali, attraverso un’elettronica dal forte impatto ambientale e un’attitudine che richiama quella di molte band post-rock. The Campfire Headphase (2005) li aveva visti adottare un mood più introspettivo, se possibile, rispetto ad una antecedente discografia quantomeno vivace, Trans Canada Highway non segue del tutto la stessa “autostrada” stilistica, e, a conti fatti, risulta essere ancora un disco “strumentale”, nel senso letterario del termine, considerato che in taluni tratti emerge perfino la sinfonia.

La frontiera scomparsa. Trans Canada Highway si accoda alla già nutrita discografia dei Boards Of Canada sette mesi dopo il full-length The Campfire Headphase (2005), eppure bisogna tornare a Geogaddi (2002) per poter schematizzare la successione ininterrotta di concetti che ne contrassegna alcune delle rappresentazioni mentali di fondo: all'epoca, invero, con il sostegno del presidente della Warp, Steve Beckett, il duo progettò e realizzò tale disco, in modo che avesse una durata pari ad esatti 66 minuti e 6 secondi. Una presa in giro per gli ascoltatori che temevano la presenza del Maligno. A siffatta durata seguiva il numero 23 delle tracce presenti, presupposto logico che prevede che 2\3 equivalga, ovviamente, a 0,666. Un ulteriore scherzo era conferito dalla versione giapponese dello stesso Geogaddi (2002), la cui bonus track From One Source All Things Depend, conteneva samples di bambini che discutevano su chi\cosa fosse realmente Dio. Trans Canada Highway, EP di 6 pezzi, è stato, suo malgrado, pubblicato il 6 maggio 2006, anche se la data prefissata per l'uscita era originariamente il 06/06/06. Tuttavia, al di là della singolarità dei numeri e della curiosità della cabala – architettata dal duo – accompagnate da un buffo quanto innocuo messaggio subliminale, maggiormente consistente appare il legame sotteso fra The Campfire Headphase (2005) e, appunto, Trans Canada Highway. Perché simil titolo? L’intero EP è un concept sul viaggio di mezz’ora, in autostrada per le vaste terre canadesi, esattamente da St. John’s a Victoria. In apertura, dunque, maggiormente in rilievo è posta una estesa laguna di inesplorati suoni, generatrice di acquosi mulinelli fluttuanti, a più orbite. Vero e proprio vortice liquido, a una manciata di istanti da un tuffo al cuore. Dayvan Cowboy, in versione rimaneggiata rispetto quella presente su The Campfire Headphase (2005), è la classica traccia che fa gridare al miracolo: un’esplosione di feedback smembrati nella ionosfera che si trasforma in una lenta panoramica su un brullo panorama.

Il videoclip “in caduta libera”, il primo in assoluto della carriera dei Boards Of Canada, è stato diretto da Melissa Olson, assistente cinematografica canadese, che ha selezionato plastiche immagini di skydive che coniugano perfettamente l’offerta sonora che nel corso degli anni hanno destabilizzato i due fratelli: vocazione disorganica dell'elettronica per niente nobile e, piuttosto, tesa all'introspettiva ambient; strutture dei brani più convenzionali e supporto di strumenti veri – in questo caso chitarre acustiche filtrate. Dayvan Cowboy prevale senza dubbio sulle seguenti cinque tracce qui proposte, tanto per il particolarissimo effetto di "rielaborazione in chiave sintetica" di peculiarità principalmente rock quali artefatte distorsioni, così come per l'accentuato tasso melodico, che rende piacevolmente scorrevoli i restanti venti e più minuti di algide ed espanse atmosfere in piena forma Boards Of Canada, tra “cinematografici” echi e psicotici avvitamenti. Trans Canada Highway presenta, al di là del fortunato brano Dayvan Cowboy in ben due versioni, una quaterna di brani deputati a connotare molteplici e susseguenti short-cuts di umori ambientali. Una levigata e minuziosamente lavorata Left Side Drive è in odor di classico da ben altra collocazione, non da EP. Heared From The Telegraph Lines e Under The Coke Sign finiscono per esser due gracchianti interludi da paesaggi erbosi sintetici, e infine la frammentata ed eterea Skyliner riporta l’ascoltatore alle dense sonorità di Sixtyniner con fondi pulsazioni di fibrose percussioni. A seguito dei curati remix realizzati per Beck e cLOUDDEAD, quest’ultimo, sotto le spoglie di Odd Nosdam, ricambia il favore: la sua versione di Davyan Cowboy, nove glaciali minuti di durata, mette in risalto una sorta di mantra centrale, a colpi di ritmiche hip-hop. Originale, diametralmente diversa rispetto le altre. Il ritorno dei Boards Of Canada e del loro “melting pot” sonoro così si chiude. In bellezza.

 
 
 

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