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« Morire per un'otiteChe sapore ha la felicità? »

Quieto come un cimitero

Post n°444 pubblicato il 05 Giugno 2017 da Hanahr

Ieri pomeriggio ho deciso di fare una passeggiata in paese e di arrivare fino al cimitero.
Mi piacciono i cimiteri, non per uno strano gusto del macabro, ma trovo che siano molto tranquilli e rilassanti. Soprattutto ieri che era una giornata caldissima e soleggiata, ho trovato che passeggiare tra i porticati del cimitero fosse particolarmente piacevole.
In fin dei conti i cimiteri dovrebbero essere proprio un luogo di pace, l'ultimo ricovero delle nostre spoglie mortali, sono spesso abbelliti da piante, fiori, alberi, ogni tomba cerca di presentarsi al meglio, e anche nelle zone un po' più oscure e trascurate, si rivive comunque una certa serenità.
Sono atea, non credo a un qualcosa dopo la morte, forse è po' triste, ma un momento che è arrivata la nostra ora, finiamo tutti allo stesso modo. Come diceva Totò, la Morte è una livella, non importa se sei ricco, povero, magro, grasso, alto, basso, se sei credente o ateo, per tutti arriva quel momento, chi prima chi dopo.
Scorrendo tra le lapidi ho trovato persone morte giovani, altre morte anziane, e mi ha fatto comprendere quanto sia inutile dibattersi in certe preoccupazioni, una sorta di fatalità mi ha colto.
Non dico che non lotterei, al contrario, sono di natura combattiva e se dovesse mai sopraggiungere quel momento, sono sicura che combatterò con tutte le mie forze, nessuno vuole morire, e più si invecchia più si diventa attaccati alla vita. Tuttavia passeggiare in un cimitero ti rende evidente una certa ineluttabilità. Indubbiamente ci sono abitudini corrette che possono rinviare quel momento, ma se ad esempio attraversiamo suòlle strisce e una macchina ci investe, avrà importato poco se abbiamo mangiato abbastanza verdure e smesso di fumare.
Immaginiamo la Morte con un mantello nero e una falce in mano, magari con un'angosciante aspetto di scheletro, è la rappresentazione di un qualcosa di superiore a noi, di implacabile, tentiamo di esorcizzarla con le preghiere, assumendo strani intrugli, affidandoci agli astrologi, ai cartomanti, o alle più bislacche diete, la esorcizziamo ironizzando su di essa.
Ciò che c'è al di là, sempre ammesso che esista, può essere fonte di pace o di ansia.
E quindi comprendo bene la necessità di affidarsi a un qualcosa di più grande di noi, alla speranza che dopo quella parola FINE ci sia qualcos'altro, la tenue prospettiva di arrivare a una seconda vita, più giusta e pacifica, con angeli dalle bianche ali, canti melodiosi, una grande pace...
E' una prospettiva certo più appetibile di un buio eterno e incosciente, mentre il nostro corpo marcisce sotto terra.
La verità è che faremmo forse qualunque cosa pur di rimandare l'inevitabile, eppure, per quanto ci sforziamo, quando giunge quel momento, improvviso o atteso, sarà uguale per tutti, tutti finiremo dentro un piccolo loculo, o in una tomba a terra, sormontati da una lapide, magari da un mazzo di fiori finti e da un tenue cerino.
Per me per favore niente fiori finti però.

 
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