Creato da: giampi1966 il 13/03/2006
Questo blog si propone di promuovere la politica come servizio e la coerenza dei politici con gli obbiettivi programmatici. Troppo spesso l'agire del politico è distante anni luce dal suo programma e da ciò che professa. Per poter rinascere la politica deve sapersi imporre alle varie pressioni e deve guardare lontano.

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ELUCUBRAZIONI ESTIVE SULLA CONDIZIONE UMANA, COMUNISMO, SOLIDARIETA', IGNAZIO SILONE

Post n°577 pubblicato il 28 Luglio 2010 da giampi1966
 
Foto di giampi1966

E’ da parecchio tempo che sto elaborando delle riflessioni, mi sento pervaso da un’insofferenza di fondo, fino ad oggi non riuscivo però a trovare il filo di un ragionamento compiuto, un mal di pancia di sottofondo che provocava frequenti convulsiosi dolorose spesso vomitate attraverso i messaggi di questo blog.

A volta accade che alcune frasi, alcuni avvenimenti, ti costringano a fermarti per riflettere sui cosiddetti argomenti “cosmici” a riconsiderare le interrelazioni tra gli avvenimenti e i propri sentimenti, è quello che mi è accaduto a seguito del verificarsi di 3 eventi, susseguitesi a breve distanza temporale, apparentemente slegati tra di loro. L’evento scatenante è stato quello legato alle dichiarazioni di Tremonti e di altri componenti del Governo, il secondo evento è rappresentato dalla lettura di un libro, infine la sofferenza di una cara amica è il terzo evento che è servito a collegare il tutto e mi ha spinto a scrivere questo messaggio.

Sto per affrontare un argomento per me inconsueto, ho sempre evitato di affrontare i cosiddetti argomenti “cosmici” relativi alla natura umana, in questo senso sono sempre stato un sempliciotto, forse per paura di guardarmi dentro, forse perché non mi ritengo preparato ad affrontare gli argomenti legati ai sentimenti e alle grettezze della natura umana, ma ora mi tocca, grazie e per colpa dei 3 citati “eventi” ho capito che la politica non può essere separata dai comportamenti e dai sentimenti degli uomini, di tutti gli uomini, anche di quelli che a volte giustamente consideriamo indegni, meschini, opportunisti o ignoranti, non esiste la politica senza la sociologia e forse anche senza la psicologia, per interiorizzare questo concetto ci sono voluti anni, eppure avrei dovuto impararlo durante il mio corso di laurea in scienze politiche, dove giustamente queste discipline sono contemplate ma evidentemente sono duro di comprendonio.

Voi vi starete, a ragione,  chiedendo, tutto qui il turbamento interiore?, purtroppo non è così. Ma andiamo in ordine, durante la mia attività politica, sindacale e di blogger mi sono spesso dovuto scontrare con l’incoerenza politica e sindacale, l’opportunismo e con la mancanza di coraggio, tutto questi avvenimenti hanno avuto come marcato sfondo il crollo della sinistra e dell’ideologia, pensavo di poter spiegare questi comportamenti solamente con argomentazioni politiche e sindacali ma in fondo ho sempre sospettato e temuto che la cosa non fosse così semplice, a scatenare i latenti pensieri nefasti ci ha pensato Tremonti e compagnia bella quando ha dichiarato pubblicamente che in Italia la manovra “lacrime e sangue” è passata senza che ci fosse opposizione sociale, naturalmente la verità non è proprio quella descritta da Tremonti e dal Governo poiché la reazione c’è stata, ma non è stata portata a conoscenza dell’opinione pubblica, detto questo però va riconosciuto che la reazione è stata nettamente inferiore ai danni subiti, perché?

Certamente i partiti e i sindacati hanno gravi colpe, lo abbiamo sempre detto, ma mi sono reso conto che tali motivazioni non mi sembrano sufficienti a spiegare questo tipo di comportamenti passivi, stupiti, beceri, autolesionisti e codardi.

Ci penso comincio a sragionare ma per fortuna parto per il mare, al lido prendo un libro in prestito, siccome voglio farmi del male scelgo Ignazio Silone “Fontamara”, sin dalle prime pagine mi sono sentito rapito dal libro, coincidenza vuole che toccasse proprio quelle corde e agitasse quei pensieri che stavo maturando da tempo e che le parole di Tremonti mi hanno fatto risalire su per l’esofago lasciandomi l’amaro in bocca e il tarlo nel cervello. Fontamara parla dei cafoni (lavoratori delle terra) abruzzesi dal dopoguerra all’avvento del fascismo, è un libro crudo, descrive la miseria dei contadini e del meridione del tempo, ma descrive anche le miserie morali dei ricchi, dei potenti, della chiesa ma anche degli stessi cafoni, ed è questo il punto, anche nella miseria più nera prevale l’egoismo di chi è leggermente privilegiato, la lotta per la sopravvivenza propria ma soprattutto della famiglia predomina su ogni altra considerazione, questo blocca in partenza ogni lotta, perfino Bernardo Viola, l’unico cafone che ha osato alzare la testa (inascoltato per anni dai propri compaesani, tranne dai più giovani) di fronte al desiderio smodato di avere un pezzettino di terra e di mettere su famiglia è disposto a dimenticare gli ideali, si risveglia solamente quando capisce di aver perso l’amata (morta) e il lavoro, così anche i Fontamaresi si ribellano (ma non tutti acquistano coscienza) solo quando a causa dello scippo dell’acqua sono ormai ridotti alla fame e solo dopo una serie lunghissima di altre gravi vessazioni perpetuate dai nobili, dai notabili, dai gerarchi e dagli squadristi fascisti (ad esempio la violenza sessuale su molte donne del paese).

Ma anche in fontamara, come nella realtà, esistono degli sprazzi di luce, che nonostante la nera cappa fascista riescono a creare una breccia. Gli intellettuali e i lavoratori che si ostinano a parlare con i cafoni nonostate la loro inscalpipile apatia, ma anche cafoni come Bernardo (e altri) che alla fine si fa uccidere in prigione dai fascisti, i giovani di Bernardo che lo seguono nonostante tutto. L’uomo ha sempre di fronte a se un bivio, ma può succedere (anche se raramente) che scelga il sentiero irto e pericoloso che però porta in alto dove l’aria è più pura.

Che fare dunque, “che fare?” è il titolo del giornale che i cafoni di fontamara sono riusciti a scrivere prima di subire la violenta repressione del regime fascista, che fare, noi cafoni del 2000, cafoni legati alle nostre piccole cose, cafoni con le nostre famiglie da preservare ad ogni costo, contro ogni morale ed ideale, cafoni del 2000 privi delle virtù e della saggezza millenaria dei vecchi cafoni, è vero in fondo stiamo molto meglio rispetto ai contadini del periodo, tuttavia l’arroganza del potere sta diventando sempre più opprimente e l’ingiustizia economico/sociale è sempre più marcata, ma noi spostiamo i nostri comodi culi.

Forse ciò che manca sono le personalità disposte a rischiare, ad andare in galera per un ideale, disposte a predicare nel deserto per anni rischiando di essere marginalizzate.

Il mestiere del vivere è faticoso, i cafoni erano costretti a vivere una vita piena di ingiustizie, malattie, privazioni, ma in fondo siamo esseri umani, questo concetto Silone ce lo aveva ben presente, lo ha dimostrato con il suo coerente comportamento e la sua militanza nel partito comunista (arrestato ed espulso da vari paesi ed infine pure dal partito) e lo ha descritto nei suoi libri, la coerenza lo hanno portato a scontrarsi con il suo stesso partito (ormai filo staliniano) per difendere la tolleranza, l’umanità, la possibilità di criticare e di sbagliare, in fondo siamo semplici cafoni, in fondo gli eventi della vita, come vedere un’amica che sta soffrendo, ci segnano e ci indicano le priorità che gli animi sensibili non possono evitare.

Le disordinate e forse sconclusionate elucubrazioni di questo messaggio non hanno lo scopo di ingenerare un sentimento di rassegnazione, tutt’altro, spero solo che nelle lotte politiche e sindacali, così come nella formazione di un partito venga adeguatamente valutata la componente umana, vengano considerate adeguatamente le miserie e le grandezze dell’animo umano, spero che ognuno di noi faccia una costante autocritica e induca le organizzazioni di sinistra a non pontificare un singolo uomo ma nello stesso tempo a valorizzare quei pochi uomini coraggiosi disposti a sacrificarsi.

La solidarietà tra compagni è l’unico modo per arginare il capitalismo, la coerenza politica è per me importantissima (come ho più volte sostenuto), tuttavia il dissenso è il sale della democrazia e deve prevalere sempre la comprensione e la tolleranza umana, su queste basi auspico la nostra riappacificazione che ormai non è più procrastinabile.

CHI LOTTA PUO' PERDERE

CHI NON LOTTA HA GIA' PERSO

Ernesto Che Guevara

 
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