Creato da frattale58 il 06/04/2012

il vecchio prof

«Quando miro in cielo arder le stelle; Dico fra me pensando: A che tante facelle? Che fa l’aria infinita, e quel profondo Infinito seren? che vuol dir questa Solitudine immensa? ed io che sono?»

LETTERA A DANTE

 

AREA PERSONALE

 
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Allora quando il lavoro è finito

(e, magari, sembra averci ammazzati per non lasciar più spazio altro che per il sonno e magari neppure per quello);

quando ci si alza dai tavoli delle cene perché gli amici non bastano più;

quando non basta più nemmeno la figura della madre (con cui, magari s'è ingaggiata, scientemente o incoscientemente, una silenziosa lotta o intrico d'odio e d'amore)

e si resta lì, soli, prigionieri senza scampo, dentro la notte che è negra come il grembo da cui veniamo e come il nulla verso cui andiamo,

comincia a crescere dentro di noi un bisogno infinito e disperante di trovare un appoggio, un riscontro;

di trovare un "qualcuno"; quel "qualcuno" che ci illuda, fosse pure per un solo momento, del poter distruggere e annientare quella solitudine;

di poter ricomporre quell'unità

lacerata e perduta.


G.Testori

su L'Espresso 1975

 

LA GOCCIA

 

 

« La realtà e l'essenzialePer la nostra speranza »

Ciò che inferno non è

Post n°109 pubblicato il 22 Dicembre 2014 da frattale58

Ci sono due modi di affrontare l’inferno,

uno è farne talmente parte da non vederlo più,

l’altro richiede fatica e apprendimento continui,

e consiste nello scorgere chi e cosa nell’inferno,

non è inferno farlo durare e dargli spazio.

Come nei quadri di Caravaggio

in cui un fascio di luce,

la cui provenienza rimane sempre misteriosa,

investe la storia dell’uomo:

alcuni li risveglia dalla loro tenebra,

altri ci restano nella tenebra.

Dipende da come ciascuno si relaziona

a quella luce imprevista e improvvisa.

La luce squarcia l’inferno e illumina ciò che inferno non è.

Sta a ciascuno scegliere se farla durare e dargli spazio,

come fece Puglisi 21 anni fa, fino a morirne. 

 

 

E chiunque questo lo può fare, senza essere un eroe da mettere
su un piedistallo che lo rende inservibile nell’agire quotidiano, 

come quella signora che in un giorno di pioggia ho visto chinarsi
su una mendicante prostrata a terra e dirle, dandole tre mandarini:
“Questi non li dia ai cattivi, li mangi lei”.

Dipende tutto da cosa ci facciamo con gli occhi per strada,
se guardiamo solo il nostro schermo o se “a testa alta”
ci prendiamo la responsabilità di ciò che ci circonda.
La scelta è sempre tra ampliare, come questa signora, o diminuire,
come quell’insegnante che entrò in classe il primo giorno di scuola
e trovandosi davanti 30 ragazzi, senza neanche averli mai visti, disse:

“Siete troppi vi diminuiremo”.

D'Avenia su La Stampa, 21 dicembre 2014

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...per certa gente

è serio il problema dei soldi,

è serio il problema dei figli,

è serio il problema

dell'uomo e della donna,

è serio il problema della salute,

è serio il problema politico:

tutto è serio

eccetto la vita.

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Chiedete a un padre

se il miglior momento

non è quando i suoi figli

cominciano ad amarlo

come uomini,

lui stesso, come uomo,

liberamente,

gratuitamente....

quando i suoi figli

cominciano a diventare uomini

.... E lui stesso, lo trattano

come un uomo libero..

Peguy

 

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