Creato da Die972 il 17/07/2006

Corri Forrest Corri!

Mamma diceva sempre che dalle scarpe di una persona si capiscono tante cose, dove va, cosa fa, dove è stata.

 

 

Sono vivo! (ma mi sento in colpa)

Post n°78 pubblicato il 12 Novembre 2008 da Die972

Sono vivo e vegeto, scusate se sono scomparso dagli schermi ^^ Gli eventi hanno preso a girare a valanga, e forse non finisce qui. Tutto bene comunque, vi racconterò. Vi anticipo solo che mi sono trasferito a Gubbio, ho un bell'appartamento in un palazzo del '300, vivo solo, respiro aria pura, provo a parlare di cultura coi colleghi (che non capiscono) etc. etc.

Quanti di voi erano in attesa di notizie della traversata del Centro Italia? Avrete stretto amicizia col ragnetto che nel frattempo avrà tessuto la sua tela su di voi ^^

Beh che dire, è andata benissimo. Organizzativamente tutto come prospettato (raggiunta Siena in 9 giorni di cammino) ma dal punto di vista delle emozioni ben oltre le previsioni. Non saprei da dove iniziare a raccontare, anzi, a dire il vero io il Demiurgo e Panoramix coltiviamo l'idea di scrivere qualcosa da pubblicare. Vedremo.

Vi regalo semplicemente due immagini, come segno di amicizia che non si è dissolta nonostante questa mia un po' forzata latitanza dal Blog.

Ecco i nostri eroi! [immagine retorica - ufficiale]

Siamo sul monte Calvano, la "cima Coppi" della nostra Traversata (manca Federico, che aveva dovuto abbandonare due giorni prima).

Ecco il manipolo di sbandati! [immagine antiretorica, più vicina al vero]

Qui manca Panoramix, che ha scattato la foto.

Mi fermo qui. Spero di tornare presto.

Die

 
 
 

Quanta sabbia nei miei sandali

Post n°77 pubblicato il 19 Luglio 2008 da Die972

Ecco.. sono passati 2 anni precisi precisi da quando ho aperto questo blog. Ripensando a quei momenti mi vengono i brividi. Ero in stato confusionale, sperduto, come un pugile suonato che barcolla sotto i colpi ma - incredibilmente - non cade mai.
Quante ore sono trascorse, quante cose ho visto, quante persone ho conosciuto, quanta strada ho percorso. E quanta sabbia ho nei miei sandali, per dirla alla Paolo Conte, che mi tormenta i piedi mentre cammino eppure è ciò che resta di questo mio calcare le vie dell'esistenza.
Che se è vero che la tua assenza è sempre così presente, è anche vero che io oggi sono un uomo migliore.
Parto per la Grecia, rimarrò fino al 3 agosto. Vi auguro buone vacanze!
Die

 
 
 

L'attesa

Post n°76 pubblicato il 08 Luglio 2008 da Die972

Sarà un mattino di tarda estate. Sarà forse dalla sommità di un colle nella zona di Castelnuovo Berardenga che per la prima volta vedremo irrompere all'orizzonte il profilo netto e orgoglioso della Torre del Mangia. Allora la meta sarà lì a portata di mano, la gioia ma anche la malinconia di un viaggio che volge al termine si impossesseranno delle nostre menti.
Per ora è attesa.
Il gruppo c'è, ma forse qualcun'altro si aggiungerà. Io, il Demiurgo, Panoramix e il Venerabile Franchino. Non sono nomi inventati per l'occasione, ma nomi storici, che raccontano molto del tipo di persone che si sono coagulate per questa impresa.
Spero presto di raccontarvi qualcosa di loro.
Partiremo la mattina di ferragosto lasciandoci alle spalle le balneari battaglie di gavettoni per inoltrarci in quel microcosmo di borghi e boschi che è il cuore verde d'Italia.
Partiremo da un Ponte, il Ponte di Tiberio, dove il marecchia si tuffa nell'Adriatico, anche per simboleggiare idealmente due mari che si avvicinano e si toccano: il Tirreno e l'Adriatico. Si, perchè se è vero che giungeremo dopo quasi una decina di giorni in piazza del campo a Siena, è anche vero che questa vuole essere la prima traccia della traversata coast-to-coast Rimini-Populonia, che abbiamo già battezzato la Grande Classica dei 2 Mari.
Per ora il tempo ci consente di arrivare nella città del Palio (per inciso: grande Istrice!!!!!!), più avanti completeremo il lavoro...
Die

 
 
 

A Mario

Post n°75 pubblicato il 19 Giugno 2008 da Die972

Era un anno fa, più o meno, quando lanciai (scherzosamente, ma neanche troppo) la sua candidatura a senatore a vita:
http://blog.libero.it/die/2920487.html

Purtroppo Mario Rigoni Stern ci ha lasciati, in silenzio, nel suo Altopiano, con lo stile e la discrezione di sempre.
Con lui se ne va un pezzo dell'Italia migliore. Con lui se ne va un maestro e un riferimento morale le cui tracce non perderò mai di vista.
Die

 
 
 

Pagine d'album: La Francigena (giorno 3)

Post n°74 pubblicato il 18 Giugno 2008 da Die972
 


27/4/2008 Il misticismo trionfa!
Qualcuno ha detto che camminare leviga anche i pensieri più spigolosi. La terra che passa sotto i tuoi piedi li rende meno acuti, meno pressanti, e quindi riesci a domarli con più leggerezza e particolarità. E' solo una questione di attrito. Ieri sera, nonostante le fresche attenzioni della giovin servente, io e il Demiurgo abbiamo parlato dell'esistenza di Dio e del nostro rapporto col sacro. D'accordo, il luogo, così carico di misticismo, aiutava parecchio. Peraltro dalla finestra della nostra camera old-style si godeva di una superba vista sulla basilica di Sant'Antimo illuminata, vista dall'abside. Però, insomma, non mi era mai capitato di affrontare quest'argomento col Demiurgo, e non a caso è successo nel corso di un cammino. Non a caso. Non sto certo a riassumere le nostre posizioni, dopo tutto non troppo dissimili, nei confronti del sacro e della Chiesa, però due cose le posso dire: 1) è stato un bel momento di confronto ad animo aperto, da ricordare. 2) Ratzinger ci sta sui coglioni a tutti e due.

Castelnuovo dell'Abate
Iniziamo la giornata che è presto, molto presto. Così presto che il titolare della locanda ancora dorme mentre noi lasciamo il nostro silenzioso rifugio (dopo aver pagato la sera prima, ovviamente). Il Demiurgo nel tardo pomeriggio avrà un matrimonio a Roma e secondo i nostri piani dovremo chiudere il cammino entro l'ora di pranzo a Bagno Vignoni, dove ci attendono F1, F2 e dove è parcheggiata la macchina del mio sventurato compagno, che nel giro di poche ore dovrà svestirsi dei panni di viandante per mettersi quelli da gala. Usciamo in cerca di un posto per la colazione. Troviamo un baretto aperto nel paesino, il classico bar-circolo dove i pochi abitanti del borgo si incontrano per scambiarsi quattro chiacchiere in accento toscano. Mi colpisce un angolo della parete, dove sono appese le fotografie di alcuni vecchi frequentatori del locale che ora non ci sono più, ma che gli amici del baretto evidentemente vogliono tener vivi nel ricordo tra un bianchino e un vermuth.

Le due torri
Salutiamo sant'Antimo con un'ultima stupenda vista sulla basilica accesa dalla luce gialla dell'alba. Si procede velocemente tra campi e casali, e ci stupiamo di avere un'andatura che il Garmin segnala vicina ai 7km orari. La strada scende decisa verso il torrente Asso, che superiamo sfruttando il ponte ferroviario facendo attenzione a non farci stirare da qualche treno in corsa. Sia io che il Demiurgo proviamo una sorta di nostalgia per quel che doveva essere spostarsi un tempo con il treno. Quel tratto di ferrovia, ora anonimo e sperduto in uno dei punti più selvaggi della valle, nasconde in realtà una vecchia fermata che riporta il nome del casale che abbiamo appena superato. Una volta dunque il treno fermava appositamente lì... e una volta quel casale non era silenzioso e semidiroccato come ora, ma doveva pullulare di gente, lavoro, vita, storie.
Risaliamo ora sull'altro versante della valle. La fatica si fa sentire e la velocità precipita intorno ai 4km orari. Raggiungiamo Ripa d'Orcia e rimaniamo senza fiato. La torre, come molte altre ora adibita a struttura ricettiva di classe, domina austera e imponente la stretta gola sottostante, dove l'Ombrone si intrufola come in un collo di bottiglia. Dall'altra parte vediamo distintamente il naturale pendant di Rocca d'Orcia. Insieme le due torri dovevano essere una barriera impenetrabile, e certamente chi passava di lì doveva fare i conti con la loro presenza e con la visibile potenza dello Stato senese. Le tolkeniane Minas Tirith e Misas Morgul ci fanno una sega a queste!

Epilogo
Ormai i miei piedi vanno a fuoco per le vesciche, e in discesa il Demiurgo se ne accorge dai miei soffocati lamenti. Ma Bagno Vignoni è vicina e la raggiungiamo in un clima di leggero dispiacere per l'immanente abbandono dell'impresa, ma anche di euforia per un ciclo di cammini che ci si spalanca davanti, ad iniziare dalla prossima estate.
Bagno Vignoni è stacolma di turisti e di bancarelle e noi non siamo pronti a questo. Come schivi aristocratici in calzoncini e scarponi scattiamo giusto qualche foto davanti alla piazza-vasca termale, rintracciamo F1 e F2, e con loro ci rifugiamo lontani dal caos in una trattoria. Il Demiurgo parte per l'Urbe con la testa proiettata al noioso ricevimento del pomeriggio. Ma ha gli occhi che gli brillano, e io lo conosco: entro stasera aprirà non so quale carta topografica sul letto e inizierà a fantasticare sulla prossima avventura.



Lungo la Francigena # 3 Sant'Antimo-Bagno Vignoni at EveryTrailMap created by EveryTrail:Share GPS tracks

 
 
 

Pagine d'album: La Francigena (giorno 2)

Post n°73 pubblicato il 16 Maggio 2008 da Die972
 


26/4/2008 C'è del Pulp a Buonconvento
Chiedetelo al farmacista di Buonconvento se abbiamo strafatto. Quando è venuto a tirar su la saracinesca eravamo seduti lì fuori ad aspettarlo con gli zaini a terra e dei bei problemi di vesciche ai piedi. I problemi maggiori ai mignoli, per entrambi. Razzia di compeed e truce spettacolo in mezzo alla strada con me e il Demiurgo a improvvisare interventi chirurgici e operazioni preventive. C’è qualcosa di pulp in questo nostro armeggiare con brandelli di pelle. Giuro, ho visto un vecchietto seduto vicino a noi alzarsi e cambiare posto. Ma l’animo è sereno e il morale alto, il dolore ai piedi passerà cammin facendo, ne siamo certi. L’accoglienza all’affittacamere è stata perfetta, tanto che mi è sinceramente dispiaciuto doverlo lasciare così velocemente. Ma è la maledizione del viandante: mai affezionarsi troppo ai luoghi!
Si lascia Buonconvento e ci si butta subito su e giù per colline e boschetti spettacolari. Primi incontri: una signora distinta a cavallo, che ci saluta, e una coppia di americani, anche loro diretti a piedi a Montalcino, che ci chiedono con insistenza la strada per la chiesa di san’Antonio.
Superato Bibbiano dirigiamo verso sud, entriamo in una tenuta vinicola (sbagliando strada) ma la carta e il Garmin ci dicono di scendere lo stesso in quella direzione, e infatti guadagnamo velocemente attraverso i campi il passaggio della ferrovia Siena-Grosseto.

Diffidate di sant’Anna, dei nuovi contadini e dei frati dell’Abbadia
Da quel momento il percorso assume sempre più un retrogusto frustrante. Vediamo lì davanti a noi, più o meno a ore 10, il colle di Montalcino, ma la strada sembra disinteressarsi di questo, accidenti a lei, anzi, sembra portarci sempre più a destra, e a destra ancora, e la sensazione è che stiamo facendo un giro luuuuungo lungo solo perché c’è un unico ponte sull’Ombrone da attraversare, che si trova troppo a ovest rispetto alla direzione ottimale. L’unica soluzione sarebbe improvvisare una variante sfruttando il ponte ferroviario e inoltrarci ai bordi di un fosso per raggiungere, dopo uno strappo in salita fuori sentiero, l’Abbadia Ardenga. Ma facciamo buon viso a cattivo gioco e proseguiamo lungo la strada che tutte le guide consigliano, anche se l’Abbadia appare proprio sopra di noi… anche se ci si prospetta un immenso giro dell’oca. A peggiorare la situazione scopriamo con sconcerto che la Tenuta Agricola Sant’Anna ha chiuso la strada interpoderale che secondo i programmi dovevamo percorrere, trasformandola in una lunga strada cigliata di cipressi ad uso privato. Stiamo avvertendo distintamente, man mano che percorriamo le campagne, che sempre più tenute e casali stanno passando dalla proprietà dei contadini di una volta, forti e generosi, che il terreno lo lavoravano con sudore e che erano abituati a una sorta di complice collaborazione con i vicini, ai nuovi proprietari di città, ricchi ed egoisti, che si sentono aristocratici illuminati dediti all’otium campestre, ma in realtà sono beceri ignoranti che puntano solo a far soldi a palate con loro Brunello di Montalcino del cazzo, magari anche adulterato, e mettono lucchetti a pitt-bull ovunque purchè la gente giri lontano. Ricordatevi bene: Tenuta Sant’Anna. Se trovate un’etichetta del genere BOICOTTATELA!
Scusate lo sfogo.
Riprendiamo il nostro – a questo punto ancora più lungo – giro dell’oca, e raggiungiamo l’Abbadia Ardenga dopo un bel pezzo di strada percorso tenendo l’abitato di Montalcino alle nostre spalle (!!). Si tratta si un magnifico edificio romanico-lombardo del XI sec. (ora adibito ad agriturismo), i cui frati erano diventati talmente potenti che nel ‘400 Papa Pio II se la fece sotto e decise di sopprimerla in fretta e furia. Spezzo una lancia a favore del Piccolomini, quei frati non dovevano essere troppo simpatici se nel 1313 somministrarono un’ostia avvelenata all’Imperatore Arrigo VII, colpevole di aver chiesto loro ospitalità lungo il suo viaggio francigeno verso Roma.

Di Illuminati e di meno Illuminati
Le sorprese non mancano, come quando vediamo spuntare dal profilo di un campo di grano alcune creature mostruose che si stagliano contro il cielo azzurro. Curiosiamo nel casale annesso e scopriamo che i proprietari hanno piazzato in giro delle targhe di bronzo contenenti alcune poesie. Ne cito una:
“Il prossimo passo, forse un’occasione di svolta.
L’occasione per dire di si, o forse di no.
Un giorno come nessun altro,
uno spicchio di sole che ti colpisce il viso.
Una mattina che sembra mandata dall’oroscopo.
Qualcuno dall’altra parte di un abisso,
che tende una mano.
Il progetto di una nuova vita.
Quaranta alberi da piantare.
Un viaggio all’indietro.
Un biglietto spedito.
Una fontana da costruire.
Una nuotata con i delfini.
Un regalo da offrire.
Uno specchio che riflette un’altra era.
Un cuore di vetro blu sotto il tuo cuscino.
Che cosa senti avvicinarsi a te,
mentre sposti le foglie delle viti
ed attraversi questo luogo?”

Frances Mayes

Io e il Demiurgo, che certe cose le apprezziamo, ce ne andiamo non senza emozione dopo aver ribattezzato il luogo: la Tenuta degli Illuminati. Da cosa nasce cosa, si finisce per parlare di politica. Buttando nel cesso il suo proverbiale essere politically-correct, il Demiurgo si inoltra in un intricato discorso para-leghista sulla necessità di istituire tre grandi Stati federati: La Padania, l’Etruria e il Regno delle quattro mafie. Sgrano gli occhi e capisco che la stanchezza e il sole stanno picchiando forte. Eppure sulla carta dovrei essere io il bergamasco / leghista. Vorrebbe abolire le provincie, io credo sia meglio di no, altrimenti i piccoli comuni dovranno contrattare direttamente con le Regioni, il che non è facile. Raggiungiamo un compromesso storico, che ci riallinea sulle stesse posizioni: teniamoci le Provincie, ma aboliamo le Regioni e istituiamo queste cazzo di tre macroregioni così siamo tutti contenti. Procediamo, e in cuor mio confido che questa sciagurata deriva destrorsa venga spazzata via dal previsto pranzo a Montalcino.

Montalcino sferracavalli e sfamaviandanti
Finalmente attacchiamo la salita per Montalcino, dove pranzeremo. Scopriamo con sconcerto che la via che punta dritto per dritto la sommità di Montalcino si chiama “strada sferracavalli”. Ci viene il torcicollo a guardarla risalire il colle. Prendiamo il coraggio a due mani e la imbocchiamo. Scopro con grande soddisfazione che le lunghissime leve del Demiurgo, che gli consentono passi lunghi e distesi in pianura e dunque una velocità tendenzialmente maggiore della mia, nelle salite ripide si rivelano di grande impiccio, mentre io prendo la salita a morsi. Lo vedo arrancare ma almeno non parla più di Etruria etc etc. In breve siamo in città, ci bagnamo alla prima fontanella e parte la scorribanda al villaggio. Troviamo un’ottima locanda dove mangiamo da Dio e beviamo ancora meglio (Brunello, ovviously). Si riparte rifocillati e soddisfatti. Non sembra vero, dopo tutta la strada fatta, ma ci aspetta ancora un intero pomeriggio di cammino prima di raggiungere Sant’Antimo.

Il lato erotico di Sant'Antimo
La strada per Sant’Antimo si rivela in effetti molto intricata e lunga. Visitiamo uno splendido abitato etrusco del VII a.C., svalichiamo verso la Val d’Orcia e passiamo attraverso l’incantevole borgo di Villa a Tolli, dove c’è un agriturismo che ci sentiamo di consigliarvi. Poco prima della discesa finale sull’Abbazia ci imbattiamo in una grande colonna in cemento armato in cima alla quale, ormai in preda a stanchezza cronica, anzi, direi esistenziale, il Demiurgo vorrebbe ritirarsi in meditazione per il resto della vita, come gli antichi stiliti. Ma alla fine siamo a Sant’Antimo. Peccato per quella megafesta scout che si sta svolgendo tutt’intorno. Ormai è sera. Arriviamo alla locanda di Castelnuovo dell’Abbate dove alloggeremo. Ospitalità così così, ma è quello che passa il convento. La nota positiva è la bella ragazzina che serve ai tavoli. Ama la nostra compagnia, ammicca, fa battute, si spinge perfino a dispiacersi che ci fermeremo solo una notte. Il nostro orgoglio maschile è alle stelle, e l’ormone pure (parlo del mio, il Demiurgo non posso dire, che tiene famiglia..). Sarà il fascino degli uomini avventurosi? Mi viene il dubbio che sia solo gentilezza e disponibilità dovute al fatto che è il suo primo giorno di lavoro in locanda. Ma la frittata è fatta, ormai, ed avrò una notte agitata, solcata da improponibili sogni erotici.



Lungo la Francigena # 2 Buonconvento-Sant'Antimo at EveryTrailMap created by EveryTrail:Share GPS tracks

 
 
 

Pagine d'album: La Francigena (giorno 1)

Post n°72 pubblicato il 12 Maggio 2008 da Die972
 


25/4/2008 La lunga marcia di F1
Infine si parte! Appuntamento con F1 ore 8.30 alla mitica pasticceria Nannini di Siena. Io e il Demiurgo ci presentiamo con la fiammante maglietta ufficiale della camminata, che recita “Errare humanum est”. F1 sgrana gli occhi, non si sa bene se per la maglia o perché fino all’ultimo pensava fosse tutto uno scherzo e invece ci vede lì, pronti e combattivi, con zaino in spalla. Ripartiremo da Nannini con una ricarica zuccherina sufficiente per spingerci fino a Roma o ancora più in là. Passiamo una Piazza del Campo infiammata della luce mattutina, passiamo la casa di Mino Maccari e usciamo da Porta Romana. F1 non riesce a staccarsi da noi e ci segue, e noi ne siamo molto contenti. E’ come un padrone di casa che al congedo ci accompagna alla porta, anzi, molto di più. Un amico sincero che non si rassegna al distacco. Percorsa la strada della Certosa chiacchierando, a San Pietro Paterno, alcuni km fuori Siena, F1 comincia a dare segni di incertezza e si ferma. Ha deciso: torna indietro. Ci saluta, ha lo sguardo triste come quei cani che incontri per strada, e che dopo averti accompagnato per chilometri per chissà quale ragione a un certo punto annusano l’aria e decidono di rincasare. Anche noi lo lasciamo con dispiacere. L’aspetterà una buona oretta di cammino per rientrare in Porta Camollia. Ci metterà molto di meno. Me lo immagino tutto trafelato a rincasare a grandi passi, vestito di maglia, camicia, maglioncino e giaccavento. Io e il Demiurgo invece si punta a sud, in manica di maglietta. Prima di mezzogiorno arriva l’sms che ci conferma che è arrivato a casa. Dopo essersi procurato una berretta di lana.

I guardiani della Val d’Arbia: nutrie, cavalli e zecche

La strada corre veloce sotto gli scarponi. Si parla di libri che raccontano storie di viaggio. In primis Brizzi e Sabelli Fioretti. Lasciata la strada di Renaccio ci addentriamo in un sentiero che serpeggia tra colline e fossi. E’ di fatto il nostro ingresso nella verde Val d’Arbia. Alto, sulla sommità di un campo, uno stallone nero ci osserva impettito come per capire le nostre intenzioni. A me e al Demiurgo ricorda tanto quel grande toro nero che campeggia all’ingresso del territorio spagnolo. Solo che questo è fatto di carne.
L’ingresso a Isola d’Arbia è stata la prima vera difficoltà del viaggio. Traccia del sentiero scomparsa, e noi a improvvisare un percorso disagevole tra ferrovia e un corso d’acqua. Anche qui si palesano al nostro passaggio alcuni guardiani della Val d’Arbia. Il Demiurgo incontra una nutria. Io una meravigliosa zecca, ma me ne sbarazzerò prima che possa addentarmi la pelle. A ognuno i suoi incontri.

L’epifania del quagliodromo

Si raggiunge la Cassia a isola d’Arbia e finalmente parte la scorribanda all’unico alimentari aperto. Si riparte, questa volta prendendo l’altro versante della valle e procedendo su e giù per la sommità delle colline. La nostra vista spazia da Montalcino a Murlo fino a Siena e i nostri animi si deliziano di questo. Rubiamo anche qualche scorcio da cartolina. Alla Grangia di Cuna, dopo aver chiacchierato con un paio di viandanti come noi diretti a Monteroni d’Arbia, addentiamo la finocchiona. Siamo solo a metà, realizziamo. Il pomeriggio si rivela lunghissimo, così come la strada ancora da percorrere. Si sprecano i moti di invidia verso i proprietari di certi casali che attraversiamo con passo sempre più stanco. Prima della discesa finale per Buonconvento (ma cattivi frati!!) ecco qualcosa che non ti aspetti: un cartello annuncia la presenza di un quagliodromo. Penso già ad un anello attrezzato con simpatici volatili, ognuno col pettorale numerato, che rombano intorno a un circuito tra box, segnali luminosi e bandiere a scacchi.. Il Demiurgo mi fa notare con la sua solita aria a metà tra il paziente e l’ironico che si tratta solo di un posto dove la gente va ad impallinare le quaglie. Un po’ rimango deluso, ma almeno realizzo cosa cazzo abbiano da correre tutte ste quaglie.
Arriviamo al vespero a Buonconvento, dove ci aspetta un affittacamete di ottimo (e insperato!) livello e una cena all’altezza del percorso fatto. Vale a dire circa 36 km. Avremo strafatto? Lo vedremo domattina…



Lungo la Francigena # 1 Siena-Buonconvento at EveryTrailMap created by EveryTrail:Share GPS tracks

 
 
 

Pagine d'album: la Francigena (la sera prima)

Post n°71 pubblicato il 09 Maggio 2008 da Die972
 


24/4/2008 Il cenacolo dei Franceschi
All’arrivo a Siena come previsto gli amici avevano organizzato una bella cena da Papei. Dopo aver lasciato la macchina del Demiurgo a bagno Vignoni (dove contiamo di arrivare in fondo alla nostra camminata) siamo giunti a bordo della mia Punto all’Ostello di Siena che era già sera. Giusto il tempo di buttare gli zaini in camera e via, al ristorante.
Da Papei troviamo la compagnia già con le ginocchia sotto il tavolo. Io ho sempre pensato che i senesi sono dei fuori di testa (S.P.Q.S. si legge in giro per la città), ma ogni volta che ci ho a che fare mi stupiscono sempre di più. Perché? Ad attendere me e il Demiurgo c’erano: Francesco, Francesco, Francesco e la ragazza di Francesco. Fantasia eh? L’ultima volta che ero venuto a Siena, ero andato dalle parti di Colle Val D’Elsa a cena. In macchina ero con Francesco, Francesco, Francesco e Francesco. E notare che solo 2 Franceschi corrispondono a quelli di prima. Aggiungo che purtroppo un amico non è riuscito a raggiungerci: Francesco.
Ma a parte queste coincidenze anagrafiche, questa serata sarà tramandata ai posteri (nei racconti, nei canti epici e nelle ballate) per il nuovo record personale di bistecca alla fiorentina. Ecco, una così proprio non l’avevo mai vista: 2 Kg e 2 etti. In sostanza un bue a cui avevano giusto mozzato corna e gambe. Ce la siamo spazzolati in tre, ma sarebbe stato meglio farlo in due visto il languorino che ci è rimasto. L’argomento vino è meglio non affrontarlo neppure.
Si è parlato del nostro viaggio di domani. Francesco (F1) ci darà il via a colazione da Nannini. Non so che idea si siano fatti di questo nostro viaggetto itinerante a piedi. Ne abbiamo parlato, abbiamo cercato di spiegarglielo.
“Non puoi dire di aver visto veramente un posto se non ci hai camminato”, dico, citando la massima scritta sul giubbotto di Michelangelo, grande guida escursionistica e amico impareggiabile.
“Non ti mettere in cammino se la bocca ùn sa di vino!”.
Con questa massima ben più prosaica, e con sguardo felice, Francesco (F1) ci riporta subito ad una dimensione a noi più consona.

 
 
 

Pagine d’album: la Francigena (antefatto)

Post n°70 pubblicato il 06 Maggio 2008 da Die972
 

23/04/2008
Mi perdonerete, ma per un po’ questo blog riprenderà la piega delle origini. Era luglio 2006 e questo luogo non era che un taccuino di viaggio. Partii senza esitazioni per il Cammino di Santiago con della terra bruciata dietro le spalle, un sentiero ignoto davanti al naso, e uno zaino pesantissimo fatto di dolori e disillusioni. Che strano, ma ripensandomi allora, avverto la tenerezza che si prova per un fratello minore. Ma questa è un’altra storia.
Ora parto più leggero. Non più da solo ma in compagnia dell’amico di sempre: il Demiurgo. Anche il viaggio è molto più corto: solo 3 giorni. Lo meditavo da tempo e alla fine, approfittando di questi ponti, l’ho fatto. Il Demiurgo l’avevo dato per perso. Lui ormai è accasato e con prole, insomma, ha messo la testa a posto. Eppure è stato lui a chiamarmi e a dirmi “ti seguo”. Che spettacolo, come ai tempi delle nostre giornate errabonde nel Cadore!!
Non so che dirvi, sarà una forma di rincoglionimento senile, ma il mio animo è sempre più proiettato verso un’esigenza di libertà. Una libertà fatta di campi aperti, di sagre paesane, di vagabondaggio, di fontane, di carte topografiche, di terra, di vesciche, di incontri occasionali. Trovo che camminare ti risucchi in una dimensione in cui le cose tornano ad avere il loro giusto peso. I pensieri si assottigliano, i sentimenti si nobilitano, le paure si stemperano, i dolori si smussano.
E’ una tre giorni solamente, ma la considero un antipasto per qualcosa che sta prendendo forma e che conto di realizzare in pieno agosto. Esatto, sotto il solleone, mbè? Ve l’ho detto che c’è del rincoglionimento senile in tutto questo. Ho qualche progetto, il cui mcm è errare tra le più sperdute feste paesane che l’entroterra appenninico offre in piena estate. Ma anche questa è un’altra storia.
Si parte per una sgambata di 3 giorni lungo la Via Francigena a sud di Siena. Scelta fatta non a caso. Le valli dell’Arbia, dell’Ombrone e dell’Orcia sono luoghi incantevoli, battuti si da tantissimi turisti, ma vederle a piedi è altra cosa. Inoltre nella città del palio ad attendere me e il Demiurgo, la sera del 24 aprile, ci saranno alcuni amici dell’Istrice che siamo certi celebreranno la nostra partenza con una mangiata memorabile da Papei (consigliato!), trattoria verace nascosta dietro il culo di Palazzo Pubblico.

NOTA: i resoconti delle giornate saranno postati con alcuni giorni di differita (per l'impossibilità di farlo durante il cammino, per via di aggiustamenti tecnici vari e anche per la lentezza del sottoscritto), ma sono frutto di impressioni e considerazioni fatte “in presa diretta” durante il cammino. Sulla scia dell’ormai mitica coppia Lauro – Sabelli Fioretti, anche noi saremo osservati dall’occhio benevolo (?) di una manciata di satelliti americani, attratti dal segnale del mio ricevitore satellitare portatile Garmin. L’intenzione è quella di tracciare il nostro percorso. Sempre che sia in grado di usare quell’affare. E sempre che i nostri guardiani lassù non decidano di comandare un missile convenzionale sulle nostre teste, a causa delle inevitabili battute antiamericane che gireranno.

 
 
 

Essere Eroi, nei momenti difficili...

Post n°69 pubblicato il 28 Aprile 2008 da Die972

Cammino per un bosco di larici e ogni mio passo è storia; io penso: ti amo, Adriana, e questo è storia, ha grandi conseguenze, io agirò domani in battaglia come un uomo che ha pensato stanotte: ti amo, Adriana.
Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sula storia di domani del genere umano.
Certo io potrei adesso invece di fantasticare come facevo da bambino, studiare mentalmente i particolari dell’attacco, la disposizione delle armi e delle squadre. Ma mi piace troppo continuare a pensare a quegli uomini, a studiarli, a fare delle scoperte su di loro.
Cosa faranno dopo, per esempio? Riconosceranno nell’Italia del dopoguerra qualcosa fatta da loro? Capiranno il sistema che si dovrà usare allora per continuare la nostra lotta, la lunga lotta sempre diversa del riscatto umano?
Lupo Rosso lo capirà, io dico. Dovrebbero essere tutti come Lupo Rosso. Dovremmo essere tutti come Lupo Rosso. Ci sarà invece chi continuerà col suo furore anonimo, ritornato individualista, e perciò sterile: cadrà nella delinquenza, la grande macchina dai furori perduti, dementicherà che la storia gli ha camminato al fianco, un giorno, ha respirato attraverso i suoi denti serrati. Gli ex fascisti diranno: i partigiani! Ve lo dicevo io! Io l’ho capito subito! E non avranno capito niente, né prima, né dopo.
(...)
Domani sarà una grande battaglia.
Kim è sereno. Continua a pensare: ti amo, Adriana.
Questo, nient’altro che questo, è la storia.

da: Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno

 
 
 

Y pensar que te adoraba ciegamente

Post n°68 pubblicato il 22 Aprile 2008 da Die972


Che erano belle quelle colline me lo ricordavo, ma così...
Lasciato il casello di Cattolica e puntato dritto il muso della Punto verso l'entroterra, per me è iniziato il giro sull'ottovolante. Non tornavo in questi luoghi da ben più di un anno, che per la verità a me è sembrato il trascorrere di una mattinata o poco più, ed ero pronto ad affrontare l'assalto di un'infinità di immagini più o meno sbiadite, reliquie di una fase della mia vita che ho battezzato La mia fase felice. Il pretesto è stato quello di consegnare un dipinto al grande Livio, una persona per bene che mi manca tanto, padre della mia ex.
Scrivo queste righe per raccontarvi come, il ricordo amaro di uno scenario che hai a lungo corteggiato e che non sarà mai, si può trasformare improvvisamente, e inaspettatamente, in un brivido dolce. Oggi mi sono aperto una breve parentesi colorata e mi sono goduto per un po' alcune persone a cui voglio molto bene, delle quali mi sono privato per troppo tempo vuoi per pudore, vuoi per paura di essere mal interpretato da qualche malpensante, vuoi perchè è giusto così. Scoprire che anche a distanza di tempo non c'è tempo che tenga, e che gli affetti sinceri sono come fiumi in risorgiva, ti riconcilia col mondo. L. è uomo della cui tenuta morale non puoi dubitare; come al solito dopo i primi saluti ha cominciato a caricarmi la macchina di bottiglie di vino, che io regolarmente accetto con la promessa di bere alla sua salute e a quella della sua famiglia. Non so perchè, ma ho la sensazione che gli manchi un fedele e convinto compagno di bevute. S. l'ho lasciata praticamente da adolescente ed ora è una mammina modello alle prese con un batuffolino rosso che a vederla ti fa schiantare. Buh! Buh! Non faceva altro che provare a spaventarmi.
Lucky appena mi ha visto da lontano faceva i salti alti un metro per cercare di uscire da suo recinto e saltarmi in braccio. Mi leccava le mani con tale avidità che sembrava fosse lì ad aspettarmi da allora. Lucky è un bastardino maculato bianco-nero, che deve il suo nome al proprio personale colpo di fortuna quando la piccola G., per puro caso, si accorse dai mugolii leggeri che quel piccolo cucciolo nato morto, abbandonato in una scatola di cartone, in realtà non era proprio morto. Io c'ero quel giorno e assistetti al miracolo.
Giunto sulla porta di casa ad accogliermi c'era proprio G. Oggi ha 15 anni e... piccola una cippa! Vedendola uscire dal cancellino per venirmi incontro è stato come averla lasciata un quarto d'ora prima, insomma ho toccato con mano che è sempre stata dentro di me. “Mi manchi Die” mi ha detto. Nonna A. non cambia mai. Sarà il caso ma le sono piombato in casa proprio mentre stava sfornando la torta di mele. “E' la ricetta di tua mamma” mi ha detto. Dopo averla assaggiata ho convenuto sull'origine della ricetta, ma le ho rimproverato di non aver aggiunto due cucchiai di grappa che danno aroma. Avere madri bergamasche ha i suoi lati positivi.
A. è un marcantonio di bimbo di 2 anni, biondo, occhi larghissimi, un po' schivo e intelligentissimo. Dopo un primo incontro ravvicinato ho realizzato che io e lui saremmo stati ottimi amici.
Non ho voluto fermarmi troppo oggi, per non indugiare ulteriormente in quella che io sento comunque come una invasione di campo. Di E. naturalmente non si è parlato, non ho accennato e non ho voluto sapere niente. Solo la piccola G. - che tanto le gaffes le ha nel DNA – si è lasciata sfuggire per un attimo un “S. Costanzo”. Da quello che ho capito da diversi mesi il mio cuore è a San Costanzo e io manco me n'ero accorto. Sdoppiamenti.
Mi sono ributtato in macchina preso dall'emozione, ma questa non è una gran notizia visto che state leggendo uno che è capace di piangere per il finale di Schindler’s List anche oltre la quinta visione. La vera notizia è che con gli occhi umidi avrei voluto scendere tra i campi gialli di maggese a ballare tra le note di una fisarmonica da festa campestre. Avrei voluto cantare a squarciagola sulle note gioiose di un complessino improvvisato il dolore del mi corazon, che certo non mi facilita la vita eppur mi è dolce. E’ diventata come una ragion d’essere la consapevolezza che l’essere generatore di sentimenti altissimi e nudi, onesti e coraggiosi, vale anche il pesante prezzo di un amore rifiutato o tradito.
Ho rimestato in un pozzo torbido, e da quel pozzo inaspettatamente sono riecheggiate le note di un'atmosfera felice che, almeno per oggi, mi è tornata familiare.
Rientrando c'era un sole infuocato e basso, profondissime nuvole plumbee, dolci colline maculate sole-ombra, proprio come Lucky, flussi di memoria incontrollabili e la musica della Bandabardò.

No te asombres si te digo lo que fuiste
Una ingrata con mi pobre corazón
Porque el fuego de tus lindos ojos negros
Alumbraron el camino de otro amor
Y pensar que te adoraba ciegamente
Que a tu lado como nunca me sentí
Y por esas cosas raras de la vida
Sin el beso de tu boca yo me vi

Amor de mis amores, alba mía, que me hiciste
Que no puedo consolarme sin poderte contemplar
Ya que pagaste mal mi cariño tan sincero
Lo que conseguirás que no te nombre nunca más
Amor de mis amores, si dejaste de quererme
No hay cuidado que la gente de eso no se enterará
Que gano con decir que tu amor cambió mi suerte
Se burlarán de mí, que nadie sepa mi sufrir

Y pensar que te adoraba ciegamente
Que a tu lado como nunca me sentí
Y con esas cosas raras de la vida
Sin el beso de tu boca yo me vi



Vedi che sapore che ti da... la vita...
Se ti avessi incrontrata, oggi, mi sarei presentato con un immenso mazzo di fiori gialli e blu.

 
 
 

Sabato di luna piena

Post n°67 pubblicato il 29 Febbraio 2008 da Die972

Per il terzo anno consecutivo l'ascensione in notturna al Rif. Lecco. Ho catturato qualche immagine per voi...

 
 
 

Ringrazio il dottore...

Post n°65 pubblicato il 23 Febbraio 2008 da Die972


Difficile dire come è andata, ma di certo posso dire che non ho buttato via il mio tempo.

Questo cortometraggio ambientato nell'alto Chiascio si apre con un distinto figuro che scivola, valigia in mano, tra le fiere facciate di pietra dei palazzi che si affacciano sulla via che si inerpica dritta verso Piazza Grande. I negozi stavano chiudendo, la notte si era appena affacciata, e da qualche bar risuonava il vociare allegro di qualche operaio che chiudeva la giornata bevendo e parlando di politica nel caratteristico grasso accento umbro. Mi sentivo in una terra amica, tutto di ciò che avevo intorno mi era familiare, l'aria tersa, le pietre chiare, il palazzo merlato che domina altissimo tutta la città, le botteghe artigiane, le ceramiche, i quadri di Crociani, il monte Ingino... insomma tutto. Anche quell'odore avvolgente di legna bruciata lo riconoscevo, e mi spalancava nella mente scenari passati di grande dolcezza, scenari futuribili che avrebbero potuto essere e non saranno mai, e scenari futuri di grande incertezza.

Avevo voglia di trattarmi bene per quella sera, l'indomani avrei avuto un paio di colloqui decisivi e non mi andava di confinare quel soggiorno in una semplice permanenza per affari. Certo, come da copione a cena ero circondato da coppiette con i cuoricini rossi distribuiti sul tavolo, eppure la cosa non mi ha dato nè fastidio nè imbarazzo. Normale.

Dopo cena mi avviai per l'appuntamento più importante di tutti: la città. L'ho girata a passo lento per molto tempo, guardandomi intorno o semplicemente annusando l'aria. Nella testa mi girava l'ultima canzone che avevo sentito nell'autoradio "Io lo so che non sono solo anche quando sono solo...", ma io sapevo che ero solo, perchè nelle decisioni che contano si è sempre soli. Inaspettatamente la sensazione predominante di quella serata fu il senso di vuoto. Non una macchina in giro - e meno male! - pochissime persone, ehm.. per lo più qualche coppia che usciva dal ristorante, in una delle quali riconobbi quella coppia di gay vestiti come Dolce e gabbana che a cena erano seduti al tavolo di fianco al mio. Si mettano il cuore in pace coloro che guardando Don Matteo vedono la città brulicante di belle ragazze e scossa da quotidiani fatti di cronaca nera/rosa/gialla. Gubbio sonnechiava, e con lei stava cominciando a prendere sonno anche l'entusiasmo per il mio possibile trasferimento. Rimaneva il fatto che quello era il mio posto del cuore, questo doveva pur contare qualcosa, e lo confermava l'emozione e l'intima sensazione di stupore che provavo ogni qual volta volgevo lo sguardo a una porta della città, ad un frammento di urna cineraria murata nella facciata di un palazzo, a un soffitto trabeato visibile attraverso una bifora accesa o alla vigorosa bellezza di Palazzo dei Consoli, che tutto domina come un nido d'aquila sopra la valle.

Negli incontri del giorno successivo tutto ciò che era incertezza stava cominciando a prendere fuoco in un'immagine più distinta del mio immediato futuro.

Insomma - ora smetto di parlare al passato perchè gli eventi di quel giorno si espandono fino a coinvolgere questo stesso momento in cui scrivo - per la prima volta nella mia vita ho tra le mani una chiamata per un'assunzione a tempo indetermiato. Anche questo conta. Mi hanno sempre detto che la mia laurea è un pezzo di carta senza valore, perchè senza possibili sbocchi lavorativi. Col tempo ho imparato che era tutto vero. Non posso volgere la faccia dall'altra parte, a maggior ragione in questo momento in cui la sicurezza e la stabilità sono diventate un'urgenza. D'altro canto ho avuto la fortuna di giocare le mie carte, e di farmi valere, in una cittadina romagnola dove alla fine ho ottenuto un incarico che è il coronamento dei miei studi nonchè delle mie aspirazioni e delle mie attitudini, seppur a tempo determinato. Lì ormai sto facendo crescere la mia vita da una quindicina d'anni, ho amici, ho coltivato consuetudini... ma senza mai piantar radici. La Romagna mi ha anche dato un amore, per poi riprenderselo frettolosamente.

Io mi ritengo un ragazzo fortunato. Però lasciatemelo dire, la vita è beffarda. Non è passato un mese da quando, dopo un'annosa rincorsa, ho iniziato a fare il mio mestiere, che da sud mi arriva questa allettante offerta. Come quel serpentello che scendendo dall'albero ha offerto la mela ai nostri progenitori, il destino mi colpisce dritto nel segno offrendomi di cambiate totalmente vita e di buttarmi a pesce dentro un sogno che parte da lontano.

Lo pensavo quella sera per le vie ciotolate della città umbra: la vita è come un grande gioco dei pacchi.

Prenderci non è facile, e sicuramente se la scelta è quella giusta lo si scoprirà solo col senno di poi.

Anche le rinunce possono essere un atto di coraggio. L'offerta mi tocca, è vero, ma voglio continuare per questa strada.

Ringrazio il dottore e vado avanti.

 
 
 

Die va verso sud

Post n°64 pubblicato il 14 Febbraio 2008 da Die972

Le grandi decisioni si prendono con razionalità e cuore. Questo ho realizzato in queste ore, anche grazie alle chiacchierate con amici e parenti, e agli spunti che mi avete regalato nel post precedente (ah, sono grato a tuitti voi, davvero!).
Per ora una decisione l'ho presa. Ho già la valigia in macchina, nel pomeriggio me ne andrò nella cittadina umbra e ci resterò fino a domani, quando avrò un incontro con il locale Assessore alla Cultura e con il dirigente del personale. Queste chiacchierate saranno determinanti per capire bene in contesto lavorativo in cui sarò inserito, ma soprattutto quali sono le intenzioni IN PROSPETTIVA dell'Amministrazione. Sul loro tavolo lascerò un dossier alto come un cavallo al garrese per far capire chi sono, cosa so fare, cosa VOGLIO fare, e cosa possono chiedermi di fare per avere da me il massimo. Non è detto che questo non comporti una riorganizzazione interna che mi permetta di giungere alla funzione a cui ambisco. Vedremo.
Ma non di sola razionalità sono fatte le scelte, ma anche di cuore ed emotività. Per questo sarò là già stasera e pernotterò in un bell'Hotel del centro. Voglio trascorrere la serata girando per le vie della città per sentirne gli odori, captarne i rumori, i movimenti. Sono là per annusare l'aria, insomma, e capire che effetto che fa. Anche questo sarà importante per me.
lkjhoyu
hjouy
nbvnlj
erytrrt
tryrtyrt
Non fateci caso. Queste sono le testate che sto picchiando sulla tastiera: stasera cenerò da solo in un bellissimo hotel dell'Umbria. Ed è San Valentino....
uoypoy
xzcvcx
qertqwet
dfgfsg
wertqert
iopyppu
utiopuio

 
 
 

Bivio

Post n°63 pubblicato il 12 Febbraio 2008 da Die972

Ecco, proprio quando non te l'aspetti più, ti succede. E' successo stamattina.
Una telefonata mi ha messo di fronte a un bivio determinante. Ora ho aperte davanti a me due ipotesi, e devo scegliere, anche alla svelta:
Ipotesi A) rimanere nella città in cui vivo (lontano comunque dalla mia famiglia) che NON amo particolarmente e che non sento come luogo dove vivere. Continuare a fare il mestiere che AMO (che fortuna poterlo fare!) con contratto triennale.
Ipotesi B) trasferirmi in una nota città d'arte dell'Umbria (il luogo dove da tempo sogno di vivere) e accettare un'assunzione a tempo indeterminato per un lavoro che non è quello per cui ho studiato e che non sento mio.
Si accettano consigli perchè io in questi giorni non dormirò..

 
 
 

Burocratese

Post n°62 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da Die972
Foto di Die972

[intervallo ludico]
Oggi ricercando nei vecchi fascicoli comunali ho trovato quello dedicato a una vecchia mostra su san Michele.
Si commenta da solo...

 
 
 

Pagine d'album: il Paese delle aquile #1

Post n°61 pubblicato il 04 Febbraio 2008 da Die972
 

(I monti naviganti)

Il traghetto puntava senza esitazioni verso est, come un treno che segue un binario immaginario steso lungo quello stretto braccio d'acqua che separa due città di mare così vicine ma così distanti: Brindisi e Valona.

In un misto di odore di salsedine, olio bruciato e sudore umano me ne stavo accucciato su una panca di legno del ponte di poppa, cercando di dormire almeno qualche ora prima che facesse alba. Mi ero scelto quella sistemazione dopo aver realizzato che dormire in una qualche sala interna mi sarebbe stato impossibile per via della massa di gente che già si era assicurata i posti migliori mentre io, che non mi voglio perdere mai niente, mi ero attardato ad osservare le luci di Brindisi che lentamente scomparivano all'orizzonte, buttate sempre più in là da una notte pesta e dal bianco tracciante di schiuma lasciata dietro dallo scafo della nave. Ma a dire il vero fu l'odore insopportabile di uomo e la visione non certo edificante di tutti quei corpi senza scarpe adagiati ovunque e in qualsiasi posizione a indurmi a starmene fuori sotto le stelle, giusto accanto ad un bocchettone di aria calda grazie al quale potevo sfidare con un po' di conforto la micidiale umidità notturna dell'Adriatico.

Accucciato avevo la sensazione di essere come un salmone, come uno che sta facendo qualcosa di controcorrente e che forse non c'è tutto con la testa. Ero su una grande nave chiamata Skenderberg - che a dire in vero mi suonava un nome molto germanico, ancora non sapevo (gnurànt!) che fosse l'eroe del paese delle aquile, e che si pronunciasse skenderbeu) - circondato da diverse centinaia di albanesi.

Albanesi. Che strano, erano passate solo poche ore e già avevo colto quello che si è rivelata essere la caratteristica più evidente degli albanesi: contraddizione. E pregiudizi. Mi venivano in mente le considerazioni di Livio, gran persona, intelligente e onesta, che però sua figlia non l'avrebbe mai data in moglie a un albanese. Ti rimpiango Livio! No, qualcosa non tornava. Sorridevo e scuotevo il capo ripensando a quando nel tardo pomeriggio ero in fila alla capitaneria di porto per imbarcarmi. Io e centinaia di albanesi in terra italiana, ma tutti parlavano in albanese e, naturalmente, si rivolgevano anche a me in albanese. Dopo aver capito che ero italiano tutti facevano una faccia a metà tra l'incredulo e il divertito, e soprattutto mi riempivano di domande perchè non potevano credere che ci fosse uno che dall'Italia stesse partendo in direzione Valona senza radici di là del mare da ritrovare, e con una macchina incolonnata là fuori sotto il sole senza che fosse stracarica di bagagli, figli e moglie. Sorridevo, quanto mi sono sentito idiota quando, in attesa del controllo documenti, mi tenevo stretta la sacca mentre tutti gli altri lasciavano con noncuranza le loro cose appoggiate in giro per l'imbarco. Io non mi fidavo di loro mentre loro si fidavano tutti a vicenda. No, qualcosa non tornava. Li osservavo. Ho visto giovani con le mani forti da operaio attendere impazienti di poter ritornare a casa. Ho visto padri di famiglia con la camicia bianca e le scarpe della festa ansiosi di apparire agiati - ma non lo erano - agli occhi dei loro cari che li aspettavano al porto di Valona. Ho visto ragazzine dai tratti balcanici ma vestite da protagoniste di una trasmissione della De Filippi o di un libro di Federico Moccia. Ho visto una coppia di anziani vestiti di nero, seduti pazientemente su una panchina. Lui con le mani appoggiate al bastone e con una sorta di berretto turco (scuro anche quello) sul capo, lei col foulard nero e le mani tenute intrecciate sul grembo. Entrambi avevano i volti solcati da rughe così profonde e fitte da sembrare la corteccia di un abete. Erano forse albanesi del nord, quelli che a Tirana sono visti con un po' di disprezzo, perchè ignoranti e mungitori di capre. Ma mi hanno colpito tanto la loro dignità e quel senso di rassegnazione agli eventi che sono propri della gente contadina.

Ancora cercavo di prendere sonno, inutilmente, ora lo posso dire, su quel sedile di poppa, e ripensavo con disgusto a quando, giunto il mio turno, passai la mia carta d'identità ad un poliziotto sudato seduto al di là di un vetro antisfondamento. Arrivare allo sportello mi era costato più di due ore di attesa, perchè le procedure di controllo dei passaporti albanesi e dei visti appariva molto ma molto macchinosa. Buttato un occhio alla mia carta d'identità chiusa appoggiata nella buchetta dello sportello, il ligio tutore dell'ordine mi fissò quasi per rendersi conto se veramente in mezzo a tutta quella gente ci fosse una faccia "italiana" poi, con un esplicito cenno di complicità - in quel momento ho creduto che quel cenno fosse quasi ostentato in modo da farsi notare da quelli che aspettavano dietro di me - la spinse senza aprirla verso di me dicendo "TU puoi passare".

Prima dell'alba ero già sul ponte di prua con gli occhi gonfi e la bocca impastata. Intorno a me qualche passeggero indolente e stanco. Davanti a me il profilo degli aspri monti dei Balcani, che non appariva azzurrino bensì di un blu pesto, come a preludere una terra diversa, aspra e carica di tensioni irrisolte. Li guardavo affascinato, colmo di curiosità e di ansia di scoperta ma anche con un velo di malinconia ricordando che proprio da quel profilo montuoso due anni prima vidi spuntare il sole, quando con la mia compagna di sempre andammo ad attendere l'alba sopra il faro di Capo d'Otranto. Man mano che si avvicinavano si rivelavano imponenti, quasi incombenti sul mare. Due, tre serie di catene montuose parcheggiate in doppia fila lungo la linea della costa. Erano i monti naviganti di Paolo Rumiz, uno che i Balcani li conosce bene. Più avanti, nell'imboccare l'immenso golfo di Valona, scoprii che alcuni di essi erano naviganti veramente. Era l'isola di Sazan, un vero e proprio guardiano posto a difesa della seconda città dell'Albania. Doppiata Sazan il porto era ormai a portata di occhio. Ero giunto nel Paese delle aquile e stavo per iniziare un settimana indimenticabile.


Quella che sto per raccontarvi è la storia di un viaggio che non ti aspetti, ma che sai che prima o poi rifarai. Una storia di persone per bene, di complessi di inferiorità, di povertà, di arroganza, di storia millenaria, di rifiuti, di spiagge incontaminate, di olive e formaggio di capra, di buche sulla strada, di matrimoni fastosi, di musiche balcaniche, di corrente che va e che viene, di cani e di asini. E' una storia di volti che non scorderai mai, di parole in italiano incerto, di piccoli gesti.

E' una storia d'amore sfiorato, perchè no, e come le più belle storie d'amore vi troverete una principessa di un piccolo e umile Paese balcanico, ma bella e gentile, elegante e passionale, discreta e spudorata, dai modi raffinati e dalle labbra capaci di alternare un accento irresistibile a un sorriso luminoso che accende ogni cosa.

E' una storia, semplicemente, che mi va di raccontare ora, con poche pagine d'album stenografate in punta di pennello.


[continua...]

Nell'aria si diffonde: Francesco de Gregori, L'abbigliamento di un fuochista

 
 
 

Nasce la Mastel Card

Post n°60 pubblicato il 24 Gennaio 2008 da Die972
Foto di Die972

Preso dal blog di un GENIO (http://dementemastella.blogspot.com):

Cari lettori, segnatevi sul calendario la data di oggi. Questo è un giorno importante per tutti gli italiani e per noi di dementemastella. Siamo orgogliosi di potervi presentare in anteprima mondiale la prima carta di credito emessa da un blog: la MastelCard. Si tratta di un prodotto innovativo, giovane e dinamico che permetterà a coloro che la richiederanno di usufruire di tutti, ma proprio tutti i privilegi del Ministro, gratis e senza spese di spedizione! Verrà distribuita in tre versioni: Basic, Gold e Platinum.

Basic:
Volo Roma-Milano con Airbus presidenziale + biglietto per il GP di Monza senza che ci sia nè danno erariale, nè dolo o colpa grave: 0 euro, con MastelCard.
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In più per ogni 1000 euro che sottrarrete ad un contribuente, in regalo per voi il divertentissimo gadget anti-intercettazione per il vostro cellulare.
Gold:
Tutti i vantaggi della Basic
Minacciare la Rai per far andare in onda quello che ti pare, quando ti pare: 0 euro, con MastelCard
Ricevere la pensione da giornalista senza aver scritto nessun articolo e dopo meno di un anno di lavoro: 0 euro, MastelCard
Platinum:
Tutti i vantaggi della Gold
Fare il sindaco nella vostra città con Forza Italia ed essere eletti in Senato con l'Unione: 0 euro, con MastelCard
Sei appartamenti sul Lungotevere: a 1/3 del prezzo di mercato, con MastelCard
Trasferire il magistrato che indaga su di te: 0 euro, con MastelCard
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Certe cose te le devi pagare per i cazzi tuoi. Per tutto il resto c'è MastelCard.

 
 
 

Solidarietà ad Antonella e Marco!! (segnalazione)

Post n°59 pubblicato il 21 Gennaio 2008 da Die972
Foto di Die972

Antonella e Marco gestiscono un bed&breakfast (www.bricioledi.com) a Santa Maria in Valle Porclaneta, nel Parco Regionale Sirente Velino, in Abruzzo. Io ho avuto la possibilità di vedere quel posto circa 3 anni fa, una meraviglia! Antonella e Marco pochi giorni fa sono stati vittime di un vero e proprio avvertimento mafioso: di notte sono arrivati vicino alla loro macchina, con alcuni grossi fuoristrada, hanno trascinato l'auto e l'hanno sbattuta violentemente contro un muro, fino ad accartocciarla completamente. L'auto ora è da rottamare. A parte il danno economico, pensate il tormento interiore di Antonella: "Che interessi ho toccato? A chi ho pestato i piedi?". Perchè Antonella e Marco sono impegnati anche nella lotta per la salvaguardia della chiesetta preromanica di Santa Maria, un capolavoro unico in Italia, che rischia scempi assurdi. Ma le voci di paese (nei paesi alla fine le voci arrivano...) portano le indagini in altra direzione: è ormai quasi sicuro che siano stati alcuni cacciatori, perchè Antonella e Marco sono impegnati contro la caccia, ed espongono davanti al loro casolare cartelli in cui invitano i cacciatori a non sparare per la sicurezza dei turisti presenti. Siamo all'interno di un Parco in cui è vietato cacciare!
I cartelli esposti sono un'iniziativa di "Vacanze senza caccia", a cui "Briciole di" aderisce: www.vacanzesenzacaccia.org
Vi invito a lasciare un segno di solidarietà in questo blog: http://www.camminarelento.it/post01.asp?id=210
Io farò di più.. mi sono ripromesso di andare nel loro b&b al più presto.
Die

 
 
 

Volver (Buon Natale, davvero...)

Post n°58 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da Die972


Beh insomma si è capito, il mio concorso è andato bene! Sono ormai due settimane che festeggio ininterrottamente, cavolo il 31 dicembre prendo ufficialmente servizio e ancora non mi sembra vero!
Da qualche giorno sento però che questa cosa ha un risvolto che non mi aspettavo. La venuta meno di un senso. Insomma, da più di un anno a questa parte ho - per forza o per amor proprio - accantonato dalla mente qualsiasi cosa possa interessare la sfera sentimentale.. di conseguenza da tempo la mia "direzione", la mia "spinta", il mio senso è stato quello di puntare alla mia realizzazione professionale.
Oggi mi ritrovo con il ruolo che ho cercato fortemente e voluto da sempre e mi dico: e adesso?
Forrest Gump ha terminato la sua attraversata coast to coast degli USA, ed ora si ritrova fermo davanti alla costa californiana. E adesso? Sensazione inquietante, capisci che il senso della vita è avere un senso, nient'altro.
Fra tre giorni è Natale, approfitterò per riposarmi e per capire adesso che cosa voglio. Per ingannare l'attesa sto pensando di cambiare casa, andare a vivere da solo e, magari buttarmi in modo suicida su un mutuo a 95 anni. Vedremo.
In ogni caso farò come Forrest. Un'occhiatina al mare davanti a me poi, per forza di cose, mi volterò e ricomincerò a correre.
Dedico questa citazione che ho trovato a tutti i miei amici che ho conosciuto o che mi hanno conosciuto su questo blog. No, non necessariamente solo agli amici, ma anche ai passanti che hanno lasciato un loro segno su queste pagine:

"Se io potessi
vivere nuovamente la mia vita, nella prossima cercherei di commettere più
errori.


Non tenterei
di essere tanto perfetto, mi rilasserei di più, sarei più
stolto di quello che sono stato, in verità prenderei poche cose
sul serio. Correrei più rischi, viaggerei di più, scalerei
più montagne, contemplerei più tramonti attraverserei più
fiumi, andrei in posti dove mai sono stato, avrei più problemi reali
e meno problemi immaginari.


Io sono stato
una di quelle persone che vivono sensatamente, producendo ogni minuto della
vita. E' chiaro che ho avuto momenti di allegria. Ma, se potessi tornare
a vivere, cercherei di avere solamente dei momenti buoni. Perché
di questo è fatta la vita, solo da momenti da non perdere. Io ero
una di quelle persone che mai andava da qualche parte senza un termometro,
una borsa d'acqua calda, un ombrello e un paracadute: se tornassi a vivere,
viaggerei più leggero.


Se io potessi
tornare a vivere, comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell'autunno. Girerei più
volte nella mia strada, contemplerei più aurore e giocherei di più
con i bambini.


Se avessi
un'altra volta la vita davanti ......... ma, vedete, ho ottantacinque anni
e non ho un'altra possibilità."


(Jorge Luis
Borges)


Buon Natale, davvero..

Die

 
 
 
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IO

 

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PAROLE...

"Todo pasa y todo queda,
pero lo nuestro es pasar,
pasar haciendo caminos,
caminos sobre el mar.

Nunca persequí la gloria,
ni dejar en la memoria
de los hombres mi canción;
yo amo los mundos sutiles,
ingrávidos y gentiles,
como pompas de jabón.

Me gusta verlos pintarse
de sol y grana, volar
bajo el cielo azul, temblar
súbitamente y quebrarse...

Nunca perseguí la gloria.

Caminante, son tus huellas
el camino, y nada mas;
caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.
Al andar se hace camino,
y al volver la vista atras
se ve la senda que nunca
se ha de pisar.
Caminante, no hay camino,
sino estelas en la mar.
[Antonio Machado]

Tutto passa e tutto resta
ma il nostro destino è di passare
passare disegnando percorsi
percorsi sul mare.

Non ho mai rincorso la gloria,
nè voglio lasciare nella memoria
degli uomini la mia canzone;
io amo i mondi sottili,
in assenza di gravità e gentili,
simili a bolle di sapone.

Mi piace vederli mentre si dipingono
di sole e di rosso, volare
nel cielo azzurro, tremare
improvvisamente e svanire...

Non ho mai rincorso la gloria.

Viandante, sono le tue orme
il cammino e niente di più;
Viandante, non c’è una strada,
la si costruisce camminando.

Mentre vai si fa la strada
e voltandoti
vedrai il sentiero che mai
più calpesterai.
Viaggiatore,
non esiste una strada,
ma solo scie nel mare.


"Superba è la notte
quando cadono gli ultimi spaventi
e l'anima si getta all'avventura".
[Alda Merini]

"Le case abbandonate sono come gli uomini. Alcuni tengono duro, altri crollano. Dolore e solitudine fanno cadere uomini e muri."
[Mauro Corona]

 

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