parlodime

Bella e triste, però.... Ma la prima immagine, è un dipinto, vero?

E' una foto. Sicuramente di una persona che sa fotografare bene, quindi una bella foto. Il mare sa regalare degli scorci particolari e il cielo non è da meno, soprattutto prima della tempesta. Ma tu l'hai vista?

Sarà di sicuro una foto ritoccata. Ora, con tutte le app che ci sono, basta un semplice cellulare per tirar fuori effetti strabilianti. Bella però.... Se l'ho vista? Sai che non la ricordo....... Uhmmmmm.... Sto proprio invecchiando.

Penelope = Itaca = Fine del Viaggio , a dirla con Kavafis !!! Perciò non è che mi piaccia tanto sta cosa!!!

Per dirla tutta a me proprio il concetto di Penelope che aspetta non piace.
Probabilmente chi l'ha pensata in questo caso aveva lo sguardo rivolto al pescatore che è fuori e affronta le intemperie e ha sollievo al pensare che a casa qualcuno l'aspetta. Non credo abbia pensato a Kavafis.

A me piace poco la figura di Penelope solo perché è stat usata per indicare come le donne dovevano stare a casa, tessere e spettare NONOSTANTE che i vari Ulissi folleggiassero per tutto il Mediterraneo

E' lo stesso motivo per cui non piace a me. :))
Aggiungo poi che l'idea che l'eroe abbia bisogno di sapere che nonostante il suo folleggiare navigando esista, per lui, un porto sicuro, mi fa vedere il suddetto, tra l'altro, come una persona che non sa affrontare le conseguenze delle sue scelte e tanto altro che si può ben intuire. :)

Peccato che non esistono più le donne che sapevano aspettare, oggi non esiste nessuna Penelope, in compenso esiste libertà piena e divertimento in modo egoistico fregandosene degli altri. Chiedo scusa sia per l'intrusione che per lo sfogo. UN saluto, Vittorio

A me non sembra sia sempre così, poi certo ognuno si fa un'opinione in base alla propria esperienza personale cercando però di non generalizzare, nell'uno o nell'altro caso certo. Beh penso che essendo un blog pubblico ognuno possa dire quello che pensa. Grazie ciao

Bellissimo post. Dino

grazie. ciao

Bellissima immagine. Sull'aspettare di Penelope sorvolo :-))

;)))

Felice serata. Dino

grazie.

C’è una cosa particolare che osservo nella gente di mare, non importa di che latitudine o su quale orizzonte salato rivolga la prora: la gente di mare si assomiglia per indole o comportamenti; forse perché plasmati da quell’infinito liquido e potente che rende i costumi non troppo diversi o poco differenti i modi di vivere.
Prendere il mare è varcare la soglia di un universo parallelo, dove perfino le lancette regolate dell’orologio hanno cadenze incostanti ed incerte, come tutto il resto del cosmo che circonda: instabile, mutevole, impossibile da soggiogare, considerato il fatto che l’acqua per sua natura non è possibile legarla.
Chi vede partire una persona cara e lentamente osserva scomparirne le forme inghiottite dal segmento dell’orizzonte, si avvolge forte in quella promessa inevitabile di un ritorno, quasi fosse una sciarpa calda che difende dalle raffiche della procella. Ma per tradizione la parola del marinaio non è affidabile, non perché questi sia necessariamente un mentitore incallito, ma perché affida la certezza di un avvenimento futuro, ai capricci salati di un dio troppo potente e spesso indifferente ai desideri umani.
Forse per questo in ogni porto di qualunque mare ci sono donne che aspettano il proprio uomo, amici che aspettano le anime care, riemergere da quella linea di confine che separa i due universi; con fede e con amore che regalano un seme di speranza capace di resistere al tempo, ma non sempre questo succede. A volte la sfida agli elementi è troppo impari e quella vela attesa non comparirà mai più.
Io ho conosciuto il passo pesantissimo e lento di chi è costretto alla comprensione che quell’attesa non avrà soddisfazione e che il sorriso prezioso di un volto amico non tornerà a illuminare la terra ferma, perché è rimasto ad aspettare oltre quella linea scura che cuce cielo ed acqua fino a quando giungerà il momento di potersi ricongiungere, per riconfermare quella catena di affetto o di amore che non conosce la ruggine della salsedine.
Anche nel mio piccolo porto c’è un monumento a questa attesa, in questo caso un’attesa rimandata oltre il limite temporale della vita, è un bronzo dell’artista Umberto Corsucci, dal 2011 racconta di una donna che indica ai figli il punto dove è vorrebbe vedere riaffacciarsi quell’albero invelato che riporta a casa quanto di più prezioso e caro al cuore.
Buon Vento :)

Credo che ogni attesa porti con sè la paura del non ritorno e che il richiamarsi le parole, i giuramenti e gli sguardi sia uno scongiurare la paura che comunque c'è. Se all'incognita del ritorno aggiungi anche l'elemento del tutto arbitrario e volubile del mare che con la sua immensa potenza ti regala sì meravigliose visioni ma altrettanto maestoso inghiotte quello che trova è ben chiaro quello che c'è nello sguardo e nella testa di chi attende, come si vede nella scultura delle tue parti e altrettanto nelle canzoni che mi hai regalato nel tuo commento. Ho ricordato che noi di qui abbiamo la fama di gente che non parla , ha paura di aprirsi , di manifestarsi nella propria interiorità, di abituarsi all'altro che viene , forse perchè sappiamo che chi viene dal mare può scomparire da un momento all'altro anche solo per tornare nelle sue terre,lasciando il vuoto da aggiungere ad altri vuoti che la vita comunque regala.
auguro anche a te un buon vento e anche propizio. :)ti lascio un grazie particolare per le canzoni . ciao

Plaudo. A te, e anche al seno dritto, piccolo e perfetto.

Grazie da parte mia e da parte della gioventù della piccola Penelope :))