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PRIVACY, ESISTE ANCORA NELL’ERA DIGITALE?

Post n°18 pubblicato il 29 Ottobre 2012 da digital.broker
 
Foto di digital.broker

In questo breve articolo Digital Broker si occupa di un argomento di grandissima attualità, la tutela della privacy. Molti potrebbero pensare che sia un tema ormai vetusto e che la legislazione in quest’ambito sia abbastanza sviluppata e collaudata da poterci far dormire sonni tranquilli… in realtà le cose non stanno proprio così.

Paradossalmente i principali responsabili delle “intrusioni” nei nostri dati privati e nelle nostre abitudini sono proprio quegli strumenti che, negli ultimi anni, sono diventati inseparabili compagni di vita: smartphone, tablet e social networks.

Recentemente a finire nell’occhio del ciclone è stato il famigerato iPhone 5; il device, che supporta iOS6, è stato aspramente criticato per la difficoltà con cui l'utente medio può raggiungere l'opzione del sistema operativo che permette di limitare il tracking, ovvero il tracciamento delle proprie informazioni, da parte di quelle applicazioni che veicolano contenuto pubblicitario, tematico e geolocalizzato.

Da notare che l’attuale protocollo di tracciamento (IFA) è già un passo avanti rispetto al precedente (Udid); quest’ultimo infatti non era disattivabile dal cliente, determinando così un’invasività assolutamente fuori luogo. Per evitare il tracciamento tuttavia bisogna aprire il menù delle impostazioni, poi “generali”, proseguire per “info” e “promozione” (quindi non nella sezione dedicata alla privacy).

Questa vicenda ricorda da vicino la brutta figura di Google, che attraverso il suo browser Safari tracciava i clienti, pardon, i navigatori, attraverso i cookies. Per tale ingerenza Big G dovette pagare alla FTC (Federal Trade Commission) ben 22 milioni di dollari.

Ma per quale motivo gli Over The Top sono così interessati alle nostre abitudini e preferenze? Semplice, perché queste informazioni fruttano milioni di dollari. Sono lo strumento per affinare banner e popup, rendere cioè la pubblicità mirata, addirittura chirurgica. Per dare un’idea del valore di cui stiamo parlando, è notizia di oggi che il fatturato di Facebook sia cresciuto del 32%, pari a 1,26 miliardi di dollari, di questi ben 1,1 miliardi derivano dalla raccolta pubblicitaria. Numeri da Legge di Stabilità di un piccolo stato.

A questo proposito Digital Broker vi propone un interessante strumento per arginare (almeno in parte) questo sgradevole fenomeno, si chiama PrivacyFix. E’ un utile plug-in che svela quali siti, più o meno social, ci stanno osservando e come porre rimedio.

In conclusione è indubbio che le aziende necessitino di sempre più informazioni per offrire servizi mirati e personalizzati, in un’epoca dove la concorrenza globale ha praticamente cancellato i prodotti di massa, tuttavia è bene rispettare sempre la legge ed i diritti dei consumatori.

Digital Broker, ancora una volta, si distingue: non ha elaborato un prodotto statico, che, inevitabilmente, non sarebbe mai stato “cucito su misura”, bensì ha dato vita ad un servizio di brokeraggio dinamico, che soddisfa il cliente telefonata dopo telefonata, garantendogli sempre il massimo risparmio, senza essere mai invasivo.

 
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