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grazie per il regalo

Post n°176 pubblicato il 10 Febbraio 2012 da aelle53
Foto di aelle53

 

Grazie per il regalo

 

Dovevo aspettarmelo

se da te ricevo

un regalo

è sempre

una mela

avvelenata

 

 

 

 
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Wislawa Szymborska

Post n°175 pubblicato il 30 Dicembre 2011 da aelle53
 
Foto di aelle53

Accanto a un bicchiere di vino

di Wislawa Szymborska

 

Accanto a un bicchiere di vino

di

Wislawa Szymborska

Con uno sguardo mi ha reso più bella,

e io questa bellezza l'ho fatta mia.

Felice , ho inghiottito una stella.

Ho lasciato che mi immaginasse

a somiglianza del suo riflesso

nei suoi occhi. Io ballo, io ballo

nel battito di ali improvvise .

Il tavolo è tavolo, il vino è vino

nel bicchiere che è un bicchiere

e sta dritto lì sul tavolo.

Io invece sono immaginaria,

incredibilmente immaginaria,

immaginaria fino al midollo.

Gli parlo di tutto ciò che vuole:

delle formiche morenti d'amore

sotto la costellazione del soffione.

Gli giuro che una rosa bianca,

se viene spruzzata di vino, canta.

Mi metto a ridere, inclino il capo

con prudenza , come per controllare

un'invenzione. E ballo, ballo

nella pelle stupita, nell'abbraccio

che mi crea.

Eva dalla costola, Venere dall'onda,

Minerva dalla testa di Giove,

erano più reali.

Quando lui non mi guarda

cerco la mia immagine

sul muro. E vedo solo

un chiodo, senza il quadro.






 
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le stirpi canore

Post n°174 pubblicato il 30 Novembre 2011 da aelle53
Foto di aelle53

 

Le stirpi canore -Da Alcyone di

GABRIELE D'ANNUNZIO

I miei carmi son prole

delle foreste.

altri dell'onde,

altri, delle arene,

altri del Sole,

altri del vento Argestes.

Le mie parole

sono profonde

come le radici

terrene,

altre serene

come i firmamenti ,

fervide come le vene

degli adolescenti,

ispide come i dumi,

confuse come i fumi

confusi;

nette come i cristalli

del monte,

tremule come le fronde

del pioppo,

tumide come le narici

dei cavalli

a galoppo,

labili come i profumi

diffusi,

vergini come i calici

appena schiusi,

notturne come le rugiade

dei cieli,

funebri come gli asfodeli

dell' Ade,

pieghevoli come i salici ,

dello stagno,

tenui come i teli

che fra due steli

tesse il ragno.

 
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Narcysso

Post n°173 pubblicato il 22 Novembre 2011 da aelle53
 
Foto di aelle53

 

Sta di fatto che.., alle prime, il baronetto bello e ben pettinato non dispiace. Homo bellus, perfettamente educato, discretamente colto, egli è per nascita, e per istinto si mantiene, al centro del sistema attivo (e conoscitivo) della county, du comté. Più forte di lui, la vanità ch’egli è cerca il su’ specchio nelle genti, nelle circostanti case, e lo trova. E riesce a tirare alla disperazione le ragazze, da tanto le noia, le fidanzate: l’una dopo l’altra.

I ragionamenti che lui gli fa l’è un soggetto unico per tutti, che sia palese od occulto, dichiarato o sottinteso: il pronome collo-ritto, il prima persona pronome, il beato fra le donne, l’eminente fra gli uomini: quello che di sé dice io. A un certo momento, d’altronde, vo’ vu’ sapete bene che l’amore l’è contrassegnato da un passaggio, da un deflusso: dall’io al tu. E intuire, entusiasmarsi: è un penetrare nel tu: nel te, se volete.

Quei ragionari all’io, all’io, all’io, e’ son talmente sedentari e compiaciuti, e così uggiosi a chi li ascolta, che le ragazze ne smagriscono: e venute al punto che gli è oramai svaporata la pazienza, lo piantano, per quanto e’ sia signore in castello. Il guaio è che intanto, oltre noiar loro, quelle interminate e intortigliate ragioni del loro baronetto ci rompon l’anima a noi pure: ed è il solo difetto di una tecnica audace, che potremmo chiamare «a sorpresa», cioè sorprendente, se la sorpresa non durasse quanto il corso del Mississipì.

Ché se ben la donna, poerina, l’ami affisare per lunghe ore l’amato, e carezzarlo ne’ capegli, e coccolarlo, e dirgli sì sì sì te tu se’ bello, te t’hai sempre ragione, e non c’è altro che dica più ragioni di te, santo Iddio!, a un certo punto l’ha pur bisogno di sentire che quell’Io-nume e’ si smove: almeno un poco: e dall’altare dell’amore, in dove s’è collocato per suo decreto medesimo, aspira infine e condescende al miracolo.

Quel restarsene a far da Io colassù, bloccato fermo sui su’ piedistallo di porfido, dentro le nuvole del suffumigio e d’una adorazione silente, ovvìa, non è da Santo, non è da Io che si rispetti. A un certo punto il Santo Io deve far segno, un cenno è bastevole, della sua santa facultà: deve dischiuder l’anima al consenso, all’assenso: permettere al sintomo di sintomare, deve sudar qualcosa di sua pelle, protuberare sua grazia. Deve smoversi. Deve dar luce e miracolo.

CARLO EMILIO GADDA -  I VIAGGI ,LA MORTE- NARCISSO

 
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Per Massimiliano Chiamenti

Post n°172 pubblicato il 12 Novembre 2011 da aelle53

 

 

Per Massimiliano Chiamenti

 

 

Era un poeta//

Era un uomo/ che sapeva amare//

Le due cose insieme/

Troppo// per un'anima fragile//

Gli dedico queste parole,

che / sono consapevole /

non gli sarebbero piaciute; //

ma altro non so fare.///

Da una semplice conoscente

che però stimava la sua testa/

e il suo cuore./

Che possa trovare / spero//

dall'Altra Parte,

pace, quiete e amore

che, qui, non ha trovato.

 

 

 
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