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Due eventi musicali: al Lyceum club di Firenze ed all'Oratorio del Carovita a Roma. Gesta italiche

Post n°735 pubblicato il 14 Dicembre 2013 da giuliosforza

Post 696

 

Due eventi musicali  amo qui ricordare, tra i  più belli regalatimi da questo scorcio di autunno avanzato.

Ad Eleonora Negri, dotta responsabile della sezione musicale del fiorentino Lyceum club internazione che  ha sede in via Alfani nel nobile Palazzo Giugni, il merito di aver ricondotto il 21 Novembre alle luci della ribalta il nostro caro Antonino Riccardo Luciani, intimissimo di Frau Musika, più vivo e vigile che mai a dirci da par suo, con la chiarezza l’informazione la profondità che lo contraddistinguono, de La caduta dell’impero tonale. Il maestro Luciani, ultimo in ordine di tempo dei grandi discepoli di Rosario Scalero, ci ha fatto assistere, a partire dal Tristan und Isolde wagneriano e via via attraverso Satie, Ravel, Mahler, Strawinskji, Bartock, Webern, Schömberg, Berg  und so weiter, alla progressiva dissoluzione dell’impero della tonalità ed all’invasione dei “barbari”, le “avanguardie” certe, o solamente illuse?, di rinvigorire col loro giovane sangue le vene del gigante morente. Da Wagner a Stockausen  abbiamo assistito, con la guida di Riccardo, al tentativo di Frau Musika, non più solo puro ébranlement nerveux ma via privilegiata all’essenza, di aprirsi nuove strade all’interno di quell’assoluto che resta il suo regno, verso un novello polý pelogos tou Kaloù oltre la sua possibile, ormai fatale e forse auspicabile, ridissoluzione nell’Urklang da cui con Iddio prese l’abbrivo.

 

*

“Entropie armoniche”, il coro fondato e diretto da Claudia Galli, non cessa di stupire. Per concludere le celebrazioni del suo ventennale, il primo dicembre ha scelto un luogo prestigioso, quell’oratorio del Caravita che del complesso del gesuitico Collegio Romano è un gioiello; ed ha chiamato a con-festeggiare quattro cori amici: il “Cantering”  di Dodo Versino, il “Note blu” di Marina Mungai, il “Colacicchi” di Luciano Fontoni, succeduto al fondatore Domenico Cieri figura di spicco nel mondo della vocalità laziale, il “Claudio Casini”, dedicato al  grande musicologo e storico della musica, prof  a Tor Vergata e  troppo presto scomparso,  di Stefano Cucci. Cinque cori, cinque storie, cinque stili, cinque autodeterminazioni dello Spirito nel suo farsi lirico, cinque splendide realtà che onorano l’ancora ricca, nonostante tutto, cultura musicale romana. Tutti i generi sono stati rappresentati, dai più classici ai più moderni, dai sacri ai profani (ma tutto in arte, se è arte, è sacro) in esibizioni prima singole, poi di ciascun gruppo in coppia con “Entropie”, poi di tutti i gruppi insieme: spettacolo davvero emozionante l’intesa pressoché perfetta di cinque diverse realtà musicali, circa centocinquanta individualità, metafora d’una convivenza, che sarebbe piaciuta a Platone, in cui il singolo si esalta, non si annulla, nel gruppo, e questo di quello si sostanzia e nobilita non decadendo ad oclocratico dissonante vociante mucchio. Sono riuscito a godermi persino, e ho detto tutto, Bella ciao in elaborazione corale inglese; ho gustato alcune suggestive trascrizioni di brani piazzolliani e di autori baschi e sudamericani, ed un’Ave Maria di non so chi che i ragazzi di Dodo  hanno saputo trasformare in un inno panico alla Natura-Madre (tale il mio orecchio “pagano” l’ha percepita), oltre, naturalmente, a molti brani classici rinascimentali e barocchi  interpretati con perizia e pignoleria filologica.

Questo anticipo di inverno romano ci sta regalando serate davvero calde, grazie a Frau Musika. La quale sia ancora una volta e per sempre benedetta nei suoi fedeli amanti.

 

*

Gesta italiche

 

Virgines sunt qui cum mulieribus non sunt coinquinati. Son vergini quanti non si sono macchiati con donne. Così la Bibbia. Quasi vergine io sono per quanto riguarda quella donna pubblica che ha nome Politica, ma non posso ogni tanto non abbandonarmi al sottile gusto del voyeurismo, piacevole retaggio d’una mancata, e pessimamente recuperata, e poi mai perfezionata, educazione sentimentale.

La vicenda del Cavaliere disarcionato è una di quelle in cui è più piacevole stare alla finestra a vedere, attendendo gli sviluppi, sempre imprevedibili data la fantasia del protagonista.

Cosa vedo, e penso, dunque, dalla mia finestra?  

 

La cacciata di Berlusconi dal Senato (conseguenza, certo, d’una condanna definitiva da parte del potere giudiziario, mai come oggi Potere, ma pur sempre  “anomala” -a cacciare dal parlamento un eletto dovrebbe essere il popolo che ve l’ha mandato) fa esultare molti e gridare allo scandalo di una giustizia politicizzata e partigiana altrettanti. Io naturalmente me la rido, dal mio “regno che è nell’aria”. Nel frattempo per l’ennesima volta non posso non notare che da venti anni un imprenditore diabolicamente intelligente e tenace, che ha avuto il coraggio, al contrario dei suoi colleghi Agnelli. De Benedetti, Montezemolo, Tronchetti Provera, Caltagirone, Della Valle etc (i quali mandano in Parlamento a rappresentarli i loro assoldati manipoli o i loro parenti) di esporsi e di rischiare  in prima persona (per i suoi interessi, certo, ma non solo: una profonda passione e un grande orgoglio non possono non essere sottesi a cotanta ostinazione), continua a far parlare di sé, concentrando su di sé l’attenzione dei media di ogni orientamento e di ogni parte del mondo. Quasi che in questa “terra dei morti” (mi si passi l’“otraggiosa”, mai come in questi tempi giustificata,  espressione lamartiniana) egli solo sia vivo, tanto vivo da esser capace di celebrare il proprio funerale politico contemporaneamente dagli scanni del governo e dell’opposizione (ché la scissione pdl in fi e ncd questo appare e nient’altro, a chi non sia del tutto cieco; la sua ultima mossa spiazzante, il suo ultimo machiavellico capolavoro).

Io spesso mi sono espresso sul fenomeno del berlusconismo e la mia indipendenza di giudizio a molti colleghi intellettuali (anche a quelli, rarae aves, non salottieri, non progressisti dalla erre moscia, non radical chic) non è piaciuta. Anche ieri, ad un amico che scriveva: “questa cosa dell’attentato alla democrazia" mi fa sbroccare: ma perchè nessuno ricorda a questi probi cittadini tanto attaccati alla patria che il loro eroe HA FATTO CADERE UN GOVERNO comprando i voti in soldi contanti (in nero) ? presi da deputati rei-confessi ? cazzo quello fu UN VERO GOLPE !!!” ho replicato:

“Non condivido, e lo sai. Sua Maestà il re assoluto Umberto III, pardon l'autoproclamatosi nei fatti capo di una repubblica presidenziale Giorgio Napolitano, espressione di forze politiche che di presidenzialismo non hanno mai voluto sentir parlare, da quel distintissimo stalinista che non ha mai cessato di essere ha assestato un nuovo colpo alla libertà ed al liberismo non traendo, dal mutato assetto politico, le naturali conseguenze con lo scioglimento delle camere e con  la convocazione dei comizi elettorali. Non impunemente, spero. E in tutto questo Berlusconi è solo una scusa. A quelli poi che nel caso del Cavaliere parlano di demenza senile, ricordo che il signor Presidente della repubblica ha ben undici, dico undici, anni più lui. E questo non gli impedisce di fare, per opinione di molti, ottimamente il suo mestiere. In undici anni si può fare e disfare un impero”.

 

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Chàirete Dàimones!

 

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 

 
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