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Glorie d'Abruzzo. Pomilio e Paolucci. Lettera a Guerri. Il DNA del Vate

Post n°838 pubblicato il 14 Marzo 2015 da giuliosforza

Post 782

 

Il Tempo mi precipita addosso e con sé mi travolge. Non riesco più ad arrestarlo.

*

Isabella Inghirani è lo pseudonimo d’annunziano dietro cui si nasconde una donna versatile, docente e fine artista pescarese che arricchisce la rete con la qualità dei suoi interventi sempre in grado di tenere alto il tono dell’informazione e della comunicazione, nel rispetto di sé e del frequentatore del variegato salotto facebookiano. Ha annotato di recente: “di questi tempi l’Abruzzo è noto in Italia e nel mondo per tre personaggi, Razzi, Siffredi e Mezzopane. Per non arrossire corro  rileggermi Croce, Flaiano, D’Annunzio”.

Abruzzo “nostro” attonito, martoriato. umiliato,  vilipeso! Dove fuggirono le Ombre di Ovidio, di Mazzarino, di D’Annunzio, di Croce, dei due Spaventa, di Cascella, di Michetti, di Tosti, di  Croce, di Silone, di Flaiano. Di Mario Pomilio, di Raffaele Paolucci?… Davvero civitas Domini facta est deserta, Sion deserta facta est; Jerusalem desolata est, Domus sanctificationis tuae et gloriae tuae, Ubi laudaverunt te patres nostri!

*

A proposito di Mario Pomilio e di Raffaele Paolucci di Valmaggiore.

Ambedue di Orsogna, nel Chietino, ambedue ebbi modo di conoscere: il primo alla presentazione di uno dei suoi ultimi libri, Il Quinto Evangelio, che fu al centro di un animato dibattito, il secondo in più di un incontro di  ex alunni del Liceo romano San Leone Magno dove giovanissimo insegnavo. Medaglia d’oro al valor militare per lo storico affondamento della Viribus Unitis, il più duro colpo assestato alla flotta austriaca dell’Adriatico nella I Guerra Mondiale, era allora prestigioso chirurgo alla Sapienza e fra i medici personali di Pio XII. Era iscritto al Partito Nazionale Monarchico, diventato poi Partito Democratico Italiano di Unità monarchica, dopo una intesa tra la corrente di Achille Lauro e quella del Segretario Alfredo Covelli. Professare fede monarchica in quel periodo non era facile. Persona finissima e signorile, dotata di grande coerenza intellettuale e di spiccato senso morale, morì lasciando dietro di sé un universale rimpianto, come una delle figure più rappresentative di una Italia già sul punto di soffocare nelle volgari dispute partitocratiche il sentimento di una unità nazionale abortito in sul nascere.

 

*

Marpionerie.

 

Inviai il primo di marzo, anniversario della morte di D’Annzunzio, a Giordano Bruno Guerri il seguente messaggio:

 

Caro Presidente Guerri

Gli acciacchi della turpe vecchiezza e un malanno stagionale mi impediscono di essere oggi a festeggiare con voi al Vittoriale e a ringraziare Te di persona per quanto, con  cultura, attivismo, zelo encomiabili , da anni fai per il recupero, la salvaguardia, la valorizzazione del più bel complesso monumentale d’Italia, del suo più grande museo all’aria aperta. So che v’ha chi tale tuo attivismo si compiace scambiare per protagonismo parassitario: anime meschine,  menti “grosse”, da non curare. Io trovo semplicemente geniali molte delle tue iniziative, quale autore e amministratore, fra le quali l’ultima: quella d’esserti inventato di  trarre dai fusti degli svélti cipressi svèlti dal turbine una miriade di mandala lignei, simbolo di eternità, di resurrezione,  di immortalità

L’arte “sforza il mondo a esistere”

“Cosa bella e mortal passa e non d’arte”

Per Lui, con Lui e in Lui ti sei adoperato e ti adoperi perché ciò ancora sia

Che tu possa ancora farlo a lungo.

Saluti d’annunziani.

Giulio Sforza

 

Che  la mia lettera fosse sincera, persin quasi servilmente sincera, e che sinceri fossero  gli apprezzamenti in essa espressi, sarebbe offensivo dubitare. Eppure c’è chi l’ha fatto; qualche mio amico ha voluto vedervi una malizia che non c’è, e di cui non sono capace. Ha insinuato che io abbia inteso dare a Giordano Bruno Guerri del marpione, del furbacchione, del profittatore, nell’atto stesso di fingere di difenderlo dalle accuse che da  ben altra parte gli provengono.

Honny soit qui mal y pense!

Io dare del marpione a Giordano Bruno? Ma siamo pazzi?. Ecco come in rete un anonimo, attingendo a fonte non citata, riassume assai bene, risparmiando a me la fatica del cercare, il significato del termine:

Marpione è un termine attestato in italiano solo a partire dal 1950 e deriva dal francese marpion (1532), trasformazione di morpion, la piattola (Phthyrius pubis o Pediculus pubis), un termine che esiste tutt'oggi nel linguaggio famigliare dei Francesi, mentre in quello ufficiale è detta le pou du pubis, il pidocchio del pube. Marpion, ricostruito etimologicamente sulla base di morpion, significa mordi (da mords, imperativo di mordre) il fante (pion, il pedone, il soldato). Noi con marpione intendiamo una persona astuta e profittatrice, un furbacchione che sa abilmente avvantaggiarsi d'ogni occasione a lui favorevole. Attualmente, per dire marpione nel significato italiano, i Francesi usano i termini filou oppure loustic, dei quali non chiedetemi l'etimologia).

Dare del marpione a Guerri sarebbe stata da parte mia la più grande vigliaccata. Lo lascio fare ai suoi nemici.

*

P. S.

 

Mentre licenzio queste note l’Italia e il mondo sono…messe a soqquadro dalla notizia della scoperta del DNA del Vate ricavato dall’analisi del liquido seminale contenuto in uno dei preziosi fazzoletti donati alle sue amanti, in questo caso alla contessa veneziana Olga Levi Brunner dopo un incontro amoroso del 1916 e da questa donato con numerose lettere al Vittoriale. Per il riscontro ci si è serviti dell’analisi del dna del pronipote Federico D’Annunzio, imprenditore felicemente vivente.

Un’altra birbonata del Vate, che tramite il suo sosia Guerri continua a far parlare di sé e ad irridere la dabbenaggine dei suoi ancora numerosissimi fans? O un'altra delle diavolerie (delle marpionerie) del Presidente Guerri.?

La questione merita un approfondimento, non può non intrigare un d’annunziano doc come me, cum tabe originali (DNA!) nuntia conceptus!     

 

_________

Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 

 
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