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Goethe, Laforgue ed altro

Post n°904 pubblicato il 26 Marzo 2016 da giuliosforza

Post 835

 

"Persefone risorse e il mondo infiora

"Pan non è morto, non è morto Pan!" (G: S., "Canti di Pan e ritmi del thiaso")

 

Primavera panica con Goethe:

 

"Wie herrlich leuchtet

Mir die Natur!

Wie glänzt die Sonne!

Wie lacht die Flur!

 

Es dringen Blüten

Aus jedem Zweig,

Und tausend Stimmen

Aus dem Gesträuch.

 

3. Und Freud und Wonne

Aus jeder Brust.

O Erd', o Sonne!

O Glück, o Lust.

 

"Come divinamente di colori s'illumina per me la Natura, come splende il Sole, come Flora sorride! Spuntano fiori da ogni ramo, e mille canti da ogni cespuglio. E Gioia e Delizia da ogni petto. Oh Terra, oh Sole, oh Felicità, oh Voluttà!".

*

Non sarà un poeta per tempi primaverili e pasquali Jules Laforgue, morto di tisi appena ventisettenne nel 1887, per la malinconia il pessimismo e il disincanto che denotano la sua produzione poetica. Ma oggi, per far da contraltare a un Goethe  beniamino degli dei e della natura che della natura e degli dei avverte in ogni fibra del corpo e dell’anima i sussulti, mi va di riproporlo. Le tenebre del Parasceve gli si addicono. 

 

Avant-dernier mot

 

L’Espace?/  Mon coeur /Y meurt / Sans traces

En vérité, / du haut des terrasses, / Tout est bien / sans Coeur

La femme? / j’en sors / La mort / dans l’âme.

En vérité, mieux ensemble on pâme / Moins on est d’accord

Le Rêve / C’est bon / Quand on / L’achève.

En vérité / La Vie est bien brève, / Le Rêve / Bien long.

Que faire / Alors / Du corps / Qu’on gère?

En vérité, ô mes ans, que faire / De ce riche corps?

Ceci, / Cela, / Par-ci / Par-là…

En vérité, / En vérité, / Voilà /Et pour le reste, que Tout m’ait en sa merci.

 

*

 

Ricevo dal caro prof. Francesco Santoro, emigrato in quel di Brescia ad avvivare e scaldar quella terra  del suo bruzioaprutino sentimento, una cartolina augurale antica, una di quelle della mia infanzia incantata, con su dipinti a colori pastello mandorli ciliegi e peschi in fiore e snelli cipressi, poggi ameni con agnelli saltellanti (ignari della loro sorte cruda che li destina ai riti trucidi del sacrificio pasquale sui deschi degli umani). campanili rustici e rondini volteggianti a stormi attorno ad essi poi subito a razzo lanciate in voli incrociati a disegnare  arabeschi in un cielo d’un turchino sfumante tenuamente nel rosa.

Buona Primavera dunque e buona Pasqua antiche  per noi antichi. Per i giovani buona Pasqua e Primavera loro. Come da noi le loro, come da essi le nostre si percepiscano non è dato intendere. Le categorie mentali tra le generazioni, quelle che determinano la percezione, meglio la costruzione, del reale sono troppo diverse ormai. L’evoluzione della Specie avanza in questa sua fase in progressione geometrica; capirsi tra le generazioni mai è stato come oggi problematico, a dir vero impossibile. Non ci resta, tra antichi e nuovi, tra vecchi e giovani, che un possibile atteggiamento: quello di vicendevole stupito pudorato ‘venerante’ rispetto per il rispettivo Mistero e, se  possibile di amore.

 

Buona primavera e buona Pasqua a tutti, dunque, di venerazione e d’amore.

 

________________

Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 

 

 

 

 

 
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