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Kant. Buttafuoco. Collalto. Congedo

Post n°926 pubblicato il 11 Novembre 2016 da giuliosforza

Post 855

Molti scrivono libri coi libri, pochi con la propria testa. Io son dei pochi.  Mi viene in mente questa celebre affermazione kantiana  scorrendo l’ennesimo libro di un “amico” dove si trova tutto quel che altri sull’argomento di cui egli dice han pensato, nulla di ciò che egli pensa. La dicono oggettività.

*

Pierangelo Buttafuoco, 53enne siciliano di Catania, è un giornalista, romanziere, saggista, opinionista assai  curioso e  farouche , in ogni accezione del termine. Da giovane l’abbiamo letto sul ‘Secolo d’Italia’, poi su ‘Panorama’, poi sul ‘Giornale’, poi su l ‘Foglio’, poi su ‘Repubblica’ poi su ‘Il Fatto Quotidiano’. Non può certo negarsi che sia uno spirito vivace ed irrequieto (o solo un versipelle?). Partito cattolico tradizionalista missino è finito musulmano, e in quanto tale,  si è scelto il nome di Giafar el-Siquilli, Giafar il Siciliano. Del mistico sufi ha l’aspetto, ma lo vedrei meglio come un derviscio danzante. Sotto la sua maschera affiorano un sorriso,  una serenità , finti o veri non saprei,  forse frutto della sua nuova fede. Ma non voglio dilungarmi sulle vicende private del personaggio Buttafuoco, anche se in lui ‘arte’ e vita coincidono.  Ne parlo qui solo per una battuta che ho udito dalla sua bocca in tv, che mi è molto piaciuta. Richiesto dal conduttore di una nota trasmissione de La7 di scegliere fra Trump e Ilary Clinton ha risposto sornione: non mi sbilancio, peggio di Trump c’è solo la Clinton. Non si tratta semplicemente di una battuta, di una risposta ad effetto. Io condivido in pieno.

*

Che io non sia un patito dell’Opera, a men che non si tratti di Beethoven e di Wagner, nei quali la voce non è a servizio della musica o viceversa ma strumento fra strumenti, sì da rientrare perciò totalmente nel gioco sinfonico, è notorio; ma ciò non significa che la disdegni. Ogni aspetto della complessa figura di Frau Musica mi alletta. Ma gli è che sono stato retto a battesimo dal Corrucciato di Bonn (donde il mio soprannome infantile ‘ ngrifone, -grifone, ingrifato?) che anziché bagnarmi il capo con acqua benedetta mi inoculò stille di suo sangue nelle vene. Dunque l’Opera non mi è aliena, soprattutto quella romantica, colma di tragiche e possenti  passioni, di tensioni, di aneliti, in altra parola di Sehnsüchte, irrisolte ed irrisolubili  se non dopo l’affogamento nella Notte novalisiana, nel gran mare dell’Assoluto wagneriano (isotteo  Ertrinken Versinken, Unbewusst, Höchste Lust!).

Queste considerazioni mi sono suggerite da una delle tante trasmissioni, più o meno divulgative, dedicate da Rai5 al fenomeno musicale in tutti i suoi aspetti. Fra di esse  una ve n’è ( si tratta di una serie curata dall’ex baritono spagnolo Ramon  Gener Sala, garbatissimo e informatissimo, che va in onda già da qualche stagione, di fronte alla quale molti barbassori accademici storcono il naso, dal titolo This is Opera) che, nonostante la mia concezione fondamentalmente esoterica del fatto musicale ed estetico in generale (vedrei la musica  volentieri vietata per legge, come celia il mio amico Antonino Riccardo Luciani, sicché solo noi  iniziati se ne possa celebrare in catacombe  i Misteri) apprezzo molto, e mi sentirei di condividerla. Come invito essoterico all’opera, come educazione all’ascolto per i non addetti la trasmissione di Gerner è fantastica. Poche di più efficaci ne ho trovato nella mia lunga esperienza nel campo. 

*

Le tante, troppe,  manifestazioni estive promosse da Comuni e Pro loco del contado, avviene raramente  che vadano oltre il mangereccio, che non depreco, naturalmente, ma che, non inserito in un più ampio contesto culturale, fine perciò a se stesso, non fa che vieppiù ingaglioffire chi s’accontenta del  “panem et circenses”. Lodevoli eccezioni, tra i paesi da me frequentati, Roviano, di cui ho già abbondantemente detto di recente , Arsoli, più volte ricorso in questo mio diario come uno dei centri della Valle dell’Aniene dove comune e proloco fanno a gara a chi organizza i migliori eventi, e Collalto Sabino, del quale voglio dire brevemente qui.

Collalto è con Nespolo l’estremo borgo del reatino ai confini con l’Abruzzo aquilano. Appartiene ad uno dei “borghi più belli d’Italia”, possiede un palazzo baronale ancora in ottimo stato, dall’alto dei suoi mille metri offre uno splendido panorama, dominando insieme la Valle del Turano col suo lago e la Piana del Cavaliere. A Collalto, la sera del 18 agosto, si tenne un “Gran Galà Lirico” dal titolo “La Musica es Vida”, un noto brano dell’argentino Rolando Nicolosi maestro concertatore ed accompagnatore al pianoforte dei pezzi d’opera e delle romanze e canzoni in programma, per lo più napoletane, cantate da Giada Bruni, Silvia Lo Giudice, ambedue soprani, Fabio Serani tenore, Cristian German Alderete baritono e Pietro Colucci tenore, in maggioranza del Nicolosi stesso allievi. I brani eseguiti quelli tra i più popolari di Verdi, Puccini, Rossini, una decina in tutto , e, nella seconda parte , assieme a un brano di C. Gardel elaborato per il piano dal Nicolosi, “El dia que me quieras”, di Bovio-Lama “Reginella”, di C. A. Bixio “Mamma”, di Furnò-De Curtis “Non ti scordar di me”, di Di Giacomo Tosti “Marechiaro”, di Leoncavallo “Mattinata”, ancora di Tosti “’L’alba separa dalla luce l’ombra”, di De Curtis-De Curtis “Torna a Surriento, di Di Lazzaro “Chitarra Romana”.

Vista la destinazione popolare del concerto la scelta non originalissima del materiale era del tutto giustificata. E meritatissimo ne fu dunque il successo. Ma anche l’orecchio più esigente del critico poteva ritenersi soddisfatto, per l’ attenuante rappresentata dalla difficoltà di una perfetta diffusione del suono all’interno di un cortile assai suggestivo ma non certo progettato per tale scopo. Particolarmente lodevoli le prove della bella soprano (“noi siam qui ninfe e nel ciel siamo stelle”, Purgatorio XXXI, 106), assai giovane di età, ma molto matura di voce e di stile, Silvia Lo Giudice, e del baritono Cristian German Alderete. Complimenti sentiti a tutti, dunque, agli artisti, agli organizzatori, ai ragazzi della Proloco ed alla neo Sindaca  prof.  Maria Pia Mercuri, che ebbi il piacere di avere allieva all’Università, della quale già, ad appena due mesi dall’insediamento, si avverte quel tanto di grinta e determinazione necessari  non solo per la salvaguardia dell’esistente, ma per una sempre sua maggiore valorizzazione, e per l’avvio di un nuovo ciclo che farà di Collalto, già modello  per le realtà circostanti, una perla sempre più rilucente della Valle del Turano.

*

CONGEDO

“Nulla esiste. E se qualcosa esiste non è conoscibile. E se qualcosa è conoscibile non è comunicabile”.
Con questo, per nulla sofistico e nichilistico, aforisma di Gorgia di Leontini chiudo una vita dedicata a quella comunicazione di niente a nessuno chiamata insegnamento, che a me peraltro ha consentito di esaudire l’innato bisogno di affabulazione, la narcisistica necessità di ascoltarmi nell’atto di creare, o di creare nell’atto di ascoltarmi: ché per me supremo atto creativo ha sempre rappresentato il discorso a braccio, e quelle poche cose che ho scritto per dovere professionale (non dico perciò dei miei diari, delle mie poesie e dei ludicoli musicali, mediante i quali mi divertii -Ihr steifen Weisen, mir ward alles Spiel, come al Dioniso dei Ditirambi - a tradurre liricamente in versi neoclassici la mia filosofica neo pagana visione del mondo) sono quasi sempre state di essi discorsi a braccio la trascrizione rielaborata, riveduta e corretta. 
Insomma, il grande dilemma, lascio o non lascio, è risolto. Lascio. Me ne convince un incidente fisico non nuovo e che spero non letale, mediante il quale prendo finalmente atto che il mio corpo è stanco, e che non mi è più consentito abusarne. Decido di lasciare sereno, salutando col Chàirete Dàimones e l’Es lebe das Leben, che riassumono il senso della nostra provocazione culturale, quanti mi hanno ascoltato, spontaneamente o per obbligo, lodandomi o vituperandomi, amandomi od odiandomi, dandomi del genio o del cialtrone, dell’ispirato o dell’esaltato. La mia voce (la cosa di me a me e non solo a me più cara) da oggi tacerà. Favète linguis, ché iniziano i riti…

 _______________________

 

Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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