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Ancora di Bruno. Goethe e Lutero

Post n°935 pubblicato il 19 Febbraio 2017 da giuliosforza

Post 864

Non cesso di essere “vir desideriorum”, continuo  a presumere e ad abusare di me stesso. Bramavo Nola, gli amici di Nola e le loro Giornate Bruniane con ‘ansietato desiderio’, ma un improvviso dispetto dell’infausta vecchiezza me ne tiene lontano. I temi di quest’anno dovrebbero essere particolarmente affascinanti (non è della stessa opinione Guido del Giudice): ‘L’umorismo di Bruno nella lettura di Pirandello’, trattato da Pasquale Sabatino e Marco Palumbo della Fededrico II di Napoli e, nel corso della tradizionale‘Cena delle Ceneri, convivio letterario” di sabato 18,  ‘Bruno nella cultura dell’Europa del ‘500’ con interventi di  dieci brunisti rappresentanti di ogni parte del mondo coordinati da Nuccio Ordine.  Peccato, ma non me la prendo col destino.  Goethe diceva, e forse aveva ragione: siamo noi il nostro proprio diavolo, siamo noi a scacciarci dal Paradiso.

*

Venerdì 17 2017 ore 17, 417esimo del Rogo. Che bella sfida alla superstizione in nome del Mago della Conoscenza! Sono a Campo dei Fiori  a ‘tradire’, costretto, Nola. Ma che piacevole tradimento! A parte (o forse anche per) gli impacci  della presidentessa dell’Associazione italiana del Libero Pensiero [(rispolvero in barba ad Eco anche le parentesi quadre) mai associazione fu più priva di senso: può mai un libero pensiero associarsi senza autocastrarsi, ag-gregarsi, ingreggiarsi, e perciò  autonegarsi? (per questo non mi  proclamerò  un  libero pensatore, sì un pensatore libero, libero come Lui e come Lui da rogo:  Sagt es niemand, nur denWeisen, /Weil die Menge gleich verhönet: /Das Lebendige will ich preisen /Das nach Flammentod sich sehnet, non ditelo a nessuno, solo ai saggi, perché la folla è pronta a canzonare: io voglio lodare il Vivente che aspira alla morte nel rogo –Goethe, West-Östlicher Divan, Selige Sehnsucht, Divano occidentale orientale, Beata nostalgia)] che fra le varie amene perle che infila afferma essere Bruno uomo da Piazza (ha mai letto  qualcosa del Satiretto del Cicala, sa qualcosa dello sfottitore, come il suo fratello gemello Fritz di Röcken, di plebi osannanti?). A parte (o forse per) la …non rappresentanza del Comune di Roma, che ha inviato (provocatoriamente, alla Grillo?) un mutolo, statuario, dal sorriso straniato, inebetito (come si chiedesse: ma che ci sto a fare io qui, che roba è mai questa?) assessore al commercio (sic); a parte le strimpellate passabili della Banda municipale (ho gradito, figlio di garibaldino doc,  l’Inno di Garibaldi, o Inno italiano che è così raro udire, di Mercantini e del quasi anonimo Olivieri –fra le benemerenze di Genova è anche questa, di aver ospitato, una sera del 1858 in una villa delle sue alture, una riunione in cui Garibaldi stesso chiese ai due un inno per le sue truppe ); a parte questo ho rivisto con sommo piacere  l’ancora in gamba e lucidissimo Giuliano Montaldo, per la millesima volta narrante la genesi tribolata del suo famoso film sul Nolano con Volonté, e ho lodato, e ne ho goduto, la partecipazione, in  rappresentanza della Città di Nola, di una numerosa scolaresca, due sezioni di una quarta elementare curatrici di un progetto d’argomento bruniano, accompagnata dalle insegnanti e dall’assessora (e?) alla Cultura (Sindaco assente per lutto).

Paola, venuta appositamente dalla Germania, avrebbe voluto che leggessi la mia Seconda Filastrocca di Zarathustra. Ma ho fatto bene a rifiutare. Male invece ho fatto a rifiutare l’invito di un giovane prof di filosofia che era in attesa dei suoi studenti e che avrebbe voluto dicessi loro qualcosa (s’era fatto tardi, minacciava di piovere, e s’avvicinava l’ora delle mie liturgie serali. Ma non me lo perdonerò mai). 

*

Una cosa sola si impara dalla storia: che nulla si impara dalla storia, perché nulla v’è da essa da imparare. Cinismo hegeliano? Certo che no, solo presa d’atto non esser il passato a dar senso al presente, ma questo a quello. Coincidenza di storia e storiografia.

*

Due tardive scoperte biografiche capaci di  farmi  cambiare prospettiva circa la mia lettura  di Sartre e di Proust. La madre del primo era cugina di Albert Schweitzer, il medico-musicista-filosofo-filantropo che, forse non a torto, fu detto il più grande uomo del Novecento, personificazione, nella concezione e nella pratica di vita, dell’antisartrismo; cugino acquisito del secondo fu Henri Bergson, il filosofo del tempo-durata coscienziale che ha più di una attinenza con la concezione proustiana della memoria.

*Il prof Luciano Pranzetti a commento delle mie osservazioni sul tomo di Esposito Selvaggi lettori ricorda un aforisma attribuito a Callimaco, méga biblìon méga kakòn, grosso libro brutto libro. Forse questo è il caso dei tomi di Esposito e di Albinati.

*

Dei molti anniversari ricorrenti quest’anno due, due cataclismi, non possono esser passati sotto silenzio e meriterebbero ben altro spazio che quello angusto di un blog: dico del quinto centenario della Riforma e del primo della Rivoluzione di Ottobre. Io spenderò una parola solo sul primo, non essendo il secondo né nelle mie competenze né, sinceramente nei miei interessi: ancora troppo accese sono le passioni, nonostante la caduta del Muro, e le situazioni anomale tardocomuniste cinese e cubana  . Di Lutero e delle sue tesi dissi qui già varie volte, soprattutto nel post 760, nel quale, citando un passo della mia Funzione didattica, osservavo:

Si usa normalmente parlare della rivoluzione luterana come uno dei fenomeni più prettamente rinascimentali. E’ una opinione che va brevemente discussa.

Se è indubitabile che essa nasce da una esigenza di libertà e di autenticità e dalla volontà di eliminare qualsiasi intermediario fra la coscienza e Dio, è altrettanto indubbio che finisce per immiserire ed umiliare la figura dell’uomo, quale abbiam visto emergere nel Rinascimento, nella figura dell’uomo peccatore, dell’uomo solo, dell’uomo cha ha nella grazia e nella fede l’unica via di salvezza. In questa maniera il Protestantesimo finisce per stare al Rinascimento come la bruma nordica al sole mediterraneo. Lo vediamo lottare contro la cultura classica come sconsacrata. Lo vediamo erigere nuovi roghi e contrapporre indici a indici. Che se non fosse stato per la grandezza d’animo e la lungimiranza del ‘Magister totius Germaniae’, di Melantone, che seppe moderare e correggere la furia iconoclastica di frate Martino e separare, nei di lui covoni, il grano dal loglio, i frutti della sua intelligenza geniale da quelli delle sue ansie nevrotiche, si sarebbe riproposto come una barbarie culturale peggiore di quella che presumeva combattere. E il ‘maestro’ protestante, per voler essere maestro a tutti di autentico cristianesimo, guida alla lettura diretta dell’unico libro da salvare, la Bibbia, avrebbe finito per essere maestro di nessuno: strumento di un nuovo oscurantismo culturale e remora alla marcia avanzante del libero pensiero.

Ma infinita è l’astuzia della Ragione.

Lutero volle, con la scuola per tutti, consegnare alle masse gli strumenti adatti poer la lettura del ‘Libro’. E consegnava, ahilui, gli strumenti per la lettura e la scrittura di tutti i libri: le chiavi di interpretazione della nuova civiltà; invitava gli uomini in massa a partecipare al banchetto della cultura. E così, senza volerlo, diventava uno dei più grandi benefattori, forse il più grande, del suo popolo, che stimolò a conquiste culturali che ancor oggi attendono di esser dagli altri popoli eguagliate, ed un maestro di libertà per l’umanità intera.” (pp. 92-93)

(Il Blättner, nella sua Storia della Pedagogia, Armando, Roma, 1968, pag. 53) si forza di vedere un legame, quasi una continuità, tra Umanesimo e azione luterana, dicendo che “l’Umanesimo sopravvisse come forma e non come contenuto: le lingue sono il fodero in cui è inguainato il coltello dello spirito”. Sottoscrive quanto affermato di Melantone, che “riforma la scuola nello spirito della fede e nello spirito del tempo  però assicura  la vittoria delle tendenze formali del Cristianesimo. L’affermazione blättneriana è in certo senso, e in parte, condivisibile).

 

 

­­­_______________________

 

Chàirete Dàimones!

 

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)  

 
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