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Silone e Fontamara. D'Annunzio in TV. Eventi musicali a Tivoli

Post n°957 pubblicato il 20 Luglio 2017 da giuliosforza

 

Post 877

“Il primo di giugno dell’anno scorso Fontamara rimase per le prima volta senza illuminazione elettrica. Il due di giugno, il tre di giugno, il quattro di giugno, Fontamara continuò a rimanere senza illuminazione elettrica. Così nei giorni seguenti e nei mesi seguenti, finché Fontamara si riabituò al regime del chiaro di luna. Per arrivare dal chiaro di luna alla luce elettrica, Fontamara aveva messo un centinaio di anni, attraverso l’olio di oliva e il petrolio. Per tornare dalla luce elettrica al chiaro di luna bastò una sera”.

Strapaese.

Alla simpatica citazione dell’incipit di Fontamara, il capolavoro di Ignazio Silone, fatta  dall’amico Franco su fb, qualche malizioso ’morzaiolo’ (le Morze, al mio natio borgo selvaggio, sono un angolo della piazza, un angusto passaggio tra un antico fontanile e una casa, per il quale si  procede verso la montagna, e per estensione ognuno dei tre o quattro luoghi della ‘Pischera’ ove si fa capannello; e mi piace perciò far derivare il termine da morse, evocanti forche, forche caudine: dalle morse-forche caudine in cui sono appostati i morzaioli -e le morzaiole: all’avanguardia, almeno in una cosa, vivaddio, è il mio benedetto borgo nei confronti degli altri paesi del circondario: le donne hanno strappato agli uomini, il monopolio delle ‘Morze’, e giorno e notte vi s’appostano al fresco per le loro esilaranti chiucchiurlaie, e guai a chi incappa nella morsa-forca delle loro lingue, quasi come quelle degli uomini più taglienti di una spada) ha voluto veder sottesa una sottile ironia nei confronti dell’amministrazione a motivo dell’oscuramento fortuito di alcune zone di ‘Palaterra’ (il rione sud). A me, che malizioso non sono, la citazione ha offerto l’opportunità di ripensare a Ignazio Silone, uno di quegli illustri figli d’Abruzzo (da Ovidio e Sallustio a Delfico, a D’Annunzio, ai due Spaventa, a Croce a Flaiano, per non dire di Tosti e Michetti) che l’Abruzzo agricolo e pastorale han fatto ricco di altissima cultura; quell’Abruzzo al quale geograficamente e culturalmente, se non amministrativamente, la mia terra appartiene. Silone, ramingo come Ovidio, ‘socialista senza partito, cristiano senza chiesa’, e perciò ‘a Dio spiacente e a li nimici sui’, è un modello dis-educativo eccellente all’interno della mia teoria pedagogica della dis-educazione estetica, una teoria la quale al classico fine dell’educazione come ag-gregazione (reductio ad gregem) contrappone quello della liberazione dal gregge, della de-gregazione, appunto, principalmente attraverso la frequentazione, ma soprattutto l’esercizio, dell’Arte. Nel brano di Fontamara in questione è oltretutto una garbatissioma, in stile siloniano, difesa del chiaro di luna, contro la retorica futurista che ne proponeva,  nel Manifesto ungarettiano, l’abolizione; chiaro di luna finalmente, dopo tanto imperversare di luci artificiali, rivisibile e rigodibile per un provvidenziale infortunio tecnologico (non si dimentichi che Silone, come molti filosofi e letterati suoi coevi, diffidava della scientismo, della  religione cioè di una scienza e di una tecnica, della scienza figlia maggiorata, rischianti di procurare un trauma ontologico, con esiti, dopo un primo momento di infatuazione e di esaltazione, deleteri per l’umano equilibrio). Proporrei ai miei compaesani, così proclivi ai pellegrinaggi, un pellegrinaggio laico a Pescina presso la tomba che, nella roccia sottostante ai ruderi della rocca che fu mazzariniana, custodisce i resti mortali dell’Esule finalmente reso alla sua Terra. Non si adonterebbero la Madonna dell’Oriente a Tagliacozzo, il Sacro Volto a Manoppello, San Tommaso con le sue reliquie a Ortona, la sacra Teca con le testimonianze del miracolo eucaristico a Lanciano, San Gabriele dell’Addolorata  a Isola del Gran Sasso. Dio è grande.

*

Tra gli inni e le sequenze della liturgia cattolica, sublimi ritengo, per dottrina e lirismo, i pentecostali "Veni Creator Spiritus" e il "Veni Sancte Spiritus". l'uno attribuito a Rabano Mauro di Magonza l'altro a Notker Balbulus di San Gallo, due prototedeschi, e non è un caso. Da lì all'hegeliano Geist della Phaenomnologie e al gentiliano Spirito come Atto puro il passo è breve.

*

Questo mio diario oggi registra un evento quasi miracoloso: ieri sera, e in replica oggi in mattinata, su Rai5 è stato trasmesso un programma dal titolo “L’Attimo fuggente” (titolo abusato e per la verità in questo caso improprio, a meno che non si voglia fare riferimento a quel passo del Libro Segreto ove è scritto “Questa è la mia certezza. non vale se non il momento, non importa nell'ordine dell'Universo se non il momento: quello che l'arte profonda esprime, che forse l'arte futura esprimerà convinta che tutto il resto è nulla"), un programma tanto inatteso da lasciar increduli. Per la prima volta sento dire in Rai del Vate come mai in passato, per oscurantismi e moralismi beceri, si era detto; sento dire dell’unicità dell’Uomo, del Poeta, del Guerriero dell’Amante d’Annunzio, restituitoci nella sua straordinaria complessità senza i cedimenti ai luoghi comuni, alle meschinerie, ai pettegolezzi  che già in vita, ma soprattutto in epoca postbellica, contornarono e deformarono la sua immagine. Da quel documentario su D’Annunzio e i suoi luoghi la straordinarietà di  Colui in cui  Iddio volle “del creator suo spirito /  più vasta orma stampar”, per dirla rubando a quel ‘tal Sandro, autor d’un romanzetto, ove si tratta di promessi sposi’, emerge in tutta la sua ineguagliabile ed inimitabile grandezza. Come abbiano potuto, gli autori di quel servizio, sfuggire alla censura subdola dei servi del potere e dei bigotti non so. Sta di fatto che questa volta l’Astuzia della Ragione ha fatto vendetta della meschineria degli invidiosi e dei pavidi e un primo barlume di verità sul Pescarese ha illuminato gli schermi. Un promettente inizio.

*

Tre eventi musicali di rilievo a Tivoli.

Il CDM (Centro Diffusione Musica) ha celebrato il suo quarantesimo anniversario con un bel concerto, tenutosi nell’aula magna del Convitto Nazionale ‘Amedeo di Savoia’, dell’orchestra dei giovani allievi diretti da Federico Biscione, di cui ho goduto soprattutto  ‘Danza degli Spiriti beati’ e ‘Danza delle Furie’ dall’Orfeo di quel Gluck di cui Miger giustamente scrisse «De l'art d'aller au cœur par des accords touchants/Nul autre mieux que lui n'a montré la puissance,/Et de tous ses rivaux c'est le seul dont les chants/Ayent charmé son pays, l'Italie et la France»[1]. Le ho particolarmente godute forse perché mi ricordavano l’harmonium di Provenza della mia adolescenza sul quale ne studiavo le trascrizioni. Al Tempio dell’Ercole Vincitore il complesso corale romano ‘Entropie armoniche’ si è esibito, con la sua solita bravura, nella cornice della Festa europea della Musica. E infine, ciliegina sulla torta, nella Chiesa di San Francesco il giovane ’ensemble “Les Petits Riens” (spiritosi i ragazzi!) formatosi durante gli studi specialistici al Conservatorio reale di Den Haag (L’Aia) (tutt’altro che piccoli nulla il Tiziano Teodori al flauto traversiere, la Sakura Goto al violino, la Garance Boizot alla viola da gamba, il Gabriele Lievi al clavicembalo!) ha eseguito raffinatissima musica barocca di Telemann, Bach, Händel. Tivoli si ri-muove, dunque, anche musicalmente, e sicuramente, dietro la spinta dell’assessore alla cultura Urbano Riario Sciarra Sforza Barberini, non si fermerà più.

Quod est in votis.

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Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)




 

 

 
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