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Il Palazzo. Merezkovskij. Alberto Magno. Freuden des junges Werters

Post n°927 pubblicato il 24 Novembre 2016 da giuliosforza

Post 856

Cinque volte credo d’aver varcato nella mia vita le soglie del Palazzo.

La prima fu negli anni Sessanta per assistere ad un dibattito parlamentare, e ne godetti. Era  l’epoca in cui il Parlamento era popolato da personaggi  d’uno spessore e d’una cultura politica oggi inimmaginabili, che avevano appreso nelle scuole del Fascismo (pochi di essi, anche di Sinistra,  quelli non provenienti  dai Littoriali della Cultura) o dell’Antifascismo , dai Togliatti  ai Longo ai Paietta ai Berlinguer ai Fanfani ai Moro agli Andreotti agli  Scelba ai Tambroni (non ebbi occasione di sentire De Gasperi e Croce, premorti),  ai Nenni ai Pertini ai Saragat  ai La Malfa ai Pacciardi agli Almirante, ai Michelini ai Romualdi ai Rauti ai De Marsanich ai Covelli ai Lauro agli Spadolini ai La Malfa… Negli anfiteatri di Montecitorio e di Palazzo Madama avevano luogo agoni dialettici, magnifici anche nelle invettive, non indegni delle epoche dei Catoni e dei Ciceroni.

La seconda volta mi recai a Palazzo Chigi per ricevere un premio letterario da me non sollecitato.

La terza, sempre a Palazzo Chigi, per onorare le spoglie di La Malfa ivi esposte (ai morti si perdona e noi, i pacciardiani, gli perdonavamo il tradimento della causa repubblicana mazziniana), e rischiai brutto : avevo nel borsello una pistola a salve appena comprata  e destinata a spaurire i cani randagi  durante le  mie passeggiate solitarie pei colli  le valli le selve della mia terra. Accortomi che la polizia ispezionava le borse, tentai di  uscir  dalla lunga fila per evitar l’imbarazzo delle spiegazione, ma fui fermato, e non vi dico la scena tragicomica che ne seguì. Allora ero capellone e barbuto, e fui scambiato per un terrorista. Dovetti inventarmi una bugia e dire d’essere atteso dal capo dell’Ufficio stampa, il dott.  I.  Non era vero, ma conoscevo il dottore. E tanto bastò perché mi si introducesse con mille scuse senza farmi fare la fila.

La quarta, qualche anno fa, per portare ad un mio amico direttore didattico, diventato consigliere d’un sottosegretario, i volumi delle mie poesie destinate alle biblioteche di parlamento e senato (sarei curioso di vedere se vi son finite!).

La quinta recentemente, invitato alla presentazione del libro Teresina Tua, l’angelo del violino, di Luca Bianchini e Anna Trombetta. L’incontro si svolgeva nella nuova sala dei gruppi parlamentari al ’74 di via di Campo Marzio. Non conoscevo la Tua, enfant prodige, vissuta novanta anni dal 1866 al 1966, concertista già dai cinque, osannata in tutto il mondo, lodata da Wagner, Liszt, Verdi, Bossi, Toscanini, andata sposa giovanissima prima a un Valletta, poi al conte Quadrio di Sondrio che le avrebbe alla sua morte prematura lasciato un patrimonio sconfinato, madre suicida, due gemelli morti in tenerissima età, dal ‘15 al ’40 insegnante ai Conservatori di Milano poi di Santa Cecilia, e dal ’40 fino alla morte suora, col nome di Suor Maria di Gesù, nel convento delle Adoratrici del Sacramento a Porta Pia. L’incontro era patrocinato dall’on. Bechis, giovane donna dimessa ed illetterata (diploma di istituto tecnico alberghiero)  ex cinque stelle, passata direttamente dalla guardiola di una portineria allo scanno di Montecitorio, il che le fa sommamente onore.

La nuova sala dei gruppi parlamentari, ad anfiteatro, ha una architettura essenziale, con scanni assai scomodi (vi è difficile sonnecchiare e smanettare coi cellulari!) ma dotati di tutti i più moderni accessori elettrici ed elettronici. Un’aula dal tono francescano, senza alcuno sfarzo e alcun ornamento. Ma per accedervi (si era non più di quaranta invitati, per lo più vecchiotti), il solito cerimoniale che mi fa saltare i nervi: giacca e cravatta obbligatori (che risibile anacronismo!) uscieri bardati come ammiragli (e come ammiragli, mi si dice, remunerati), stretto servizio di sicurezza, controlli di identità, metal detector, check in...  Mancando registrazioni dell’Artista, una giovanissima violinista, la cui esibizione lasciava molto a desiderare, suonò qualche pezzo degli autori dalla Tua preferiti, mentre una attrice-doppiatrice di cui non ricordo il nome,con una impostazione eccessiva per la natura  dell’evento ne ripercorreva le tappe  fondamentali dell’esistenza dal violino sottolineate.

M’aspettavo assai di più. Qualcuno lamentava l’assenza della stampa, che a me invece piacque. La seconda giornata di celebrazioni si sarebbe tenuta nella cappella del Convento del Sacramento il sabato successivo, con la partecipazione, tra l’altro, dell’ottimo coro “ Entropie armoniche” . Ma l’ora tarda della manifestazione mi impedì di partecipare. Un  peccato?

*

Terminata la lettura del romanzo storico di Merezkovskij su Giuliano l’Apostata, che ho trovato persino più avvincente  del capolavoro di Gore Vidal;  e la ricomincerei, se non mi restassero da leggere altre mille cose per le quali potrei non aver tempo. Il tentativo di restituzione  di un paganesimo filosofico e religioso illuminato e tollerante operato dal nipote di quel Costantino le cui, e di sua madre Elena,  infinte crudeltà non impedirono che fosse annoverato, come  la madre stessa, fra i santi, era destinato a fallire; ma non  certo avrebbe, il colpo di giavellotto che giovanissimo come Alessandro lo trapassò, cancellato l’orma indelebile da lui impressa nella storia. Leggere i libri dell’Imperatore filosofo, di una attualità sconcertante, può fare immenso bene all’uomo di un secolo che intolleranza fanatismo  e oscurantismo minacciano di ridurre ad uno dei più bui della storia.

Fossi vissuto nei primi anni del cristianesimo paolino, e avessi partecipato ai primi accesi dibattiti teologici, fossi stato pusillanime mi sarei allineato all’arianesimo del sanguinario  Costanzo secondo, che non fece in  tempo ad eliminare il suo consanguineo Giuliano, contentandomi di negare la consostanzialità del Cristo col  Dio delle Trascendenze. Ma da non pusillanime mi sarei  spinto più in là e avrei già detto di Lui quel che adesso dico: Lui essere, con Lao Tse, Zarathustra, Buddha e pochi altri, uno dei più grandi, forse il maggiore,  degli Oltre-uomini (super-Uomini?),  in questo senso perciò “divino”; Lui, il Gran Ribelle, umiliato dai suoi seguaci ad allevatore di greggi.

*

Nel corso della mia breve passeggiata mattutina, per la seconda volta sono entrato nella chiesa parrocchiale del mio quartiere dedicata ad Alberto Magno, il grande filosofo e teologo di Colonia di cui per tre anni fu discepolo Tommaso d’Aquino, quel “bue muto” (così schernito, visti la sua stazza e il suo carattere, dai condiscepoli), il cui muggito, nelle previsioni di Alberto, avrebbe riecheggiato in tutto l’orbe terracqueo. Trovo la chiesa  orrenda, una di quelle chiese nuove di pessimo gusto, tra il garage e grande magazzino, che dovrebbero abbellire le periferie romane. Non male invece tre grandi  affreschi classicheggianti  e il piccolo organo a canne, le cui sonorità si usa oggi collegare, per accrescerne ricchezza e potenza, a quelle di un organo elettronico, con esito per la verità non disprezzabile. E orrende le via crucis in acquerello, ognuna replicata, non so perché, da   una sottostante sculturina , non ho ben capito se lignea o in terracotta dipinta, in grezzo stile etnico.

Delle sette donne presenti componenti il pubblico cinque, assai anziane, occupavano il secondo banco  e due, di mezza età, il primo, accanto a un giovane prete, difficile dire se  italiano meridionale o  mediorientale, assai sciatto nei modi e nel vestire. Stavano recitando il Mattutino, la prima delle Ore canoniche. In ciò nulla di strano. Ciò che in un primo momento invece mi è apparso esilarante, divertente  e irriverente insieme è che degli otto oranti il prete e le due donne di mezza età smanettavano  col cellulare mentre ginocchioni recitavano i salmi. Pensavo: ma dove siamo arrivati? Nemmeno durante una funzione sacra si può fare a meno dell’aggeggio diabolico? Non avevo capito che il cellulare sostituiva il breviario, tutto il breviario essendo stato in esso scaricato. Potenza della figlia maggiorata della Scienza, la Tecnologia! Sacrilegio e miracolo della risoluzione del sacro nel profano e viceversa! Ché se il medium è il messaggio, come vuole il buon  Mc Luhan luminare, dopo la conversione al cattolicesimo,  della prestigiosa gesuitica  University of St Louis, nasce un grave problema epistemologico e insieme teologico: la liturgia del Libro divino può così semplicemente converti in quella laicissima della tecnologia digitale? Può apparire un falso problema di lana caprina, ma non lo è. Almeno per il trascendentista cattolico legato al concetto metafisico del Logos come arché.

L’arte di trarre profitto dai propri peccati, di un Autore che si rifaceva a Francesco di Sales, e l’Imitazione di Cristo del Da Kempis col suo terrorismo psicologico e culturale, furono solo due dei numerosi libretti con cui si tentò, senza riuscirci, per la verità, di avvelenare  la mia adolescenza, di oscurare l’alba della mia vita; quando ben altro avrei avuto bisogno di leggere, per esempio il Versuch über die Kunst stets frölich zu sein, Ricerca sull’arte di esser sempre felici di J. Peter Uz, l’ Ars semper gaudendi, l’Arte di sempre godere  di Alfonso De Sarasa, e magari il Freuden des jungen Werters, Le gioie del giovane Werter, parodia del Nicolai del Werter goethiano. Suggestioni venutemi dalla lettura de Gli elisir del diavolo di Hoffmann, che sto rileggendo con grande diletto: sembra la mia autobiografia.

 _______________________

Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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thirsenos1
thirsenos1 il 25/11/16 alle 00:54 via WEB
Eccomi di nuovo apparire. Buon giorno Professore, da ormai abbonato lettore le faccio un piccolo appunto: vogliamo mandare qualche strale , novello Zeus,ai contendenti delle fazioni del Si e del NO? Da buon spirito pacciardiano penso che un intervento dis-educativo sia necessario. Le truppe ascare e cammellate del novello Ricimero appaiono ormai ovunque , anche le sue Veneri cloacine imperversano sul piccolo schermo. Ci vogliamo "sforzare" per una filippica pro o contro? Con rinnovata stima ed affetto.
(Rispondi)
 
giuliosforza
giuliosforza il 27/11/16 alle 10:33 via WEB
Caro Thirsenos, intanto ben tornato.Mi ritrova ormai declinante e incapace di dare importanza,dai ...cieli in cui ormai navigo, ai 'vani affaccendarsi' degli umani su questa "aiuola che ci fa tanto superbi". Ma, spero nel prossimo post, mi "sforzerò" di uscire dal mio 'aristocratico'(!) silenzio e di dire qualcosa sul tema. Ma che dire di più e di meglio di quanto lei fa così bene intendere?
(Rispondi)
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