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Luther-Luder? Commemorazione del Goethe-Institut, Conservatorio di Santa Cecilia

Post n°967 pubblicato il 05 Novembre 2017 da giuliosforza

Post 887

In questo declinare di anno, quinto anniversario della Riforma, si intensificano le iniziative per commemorare l’Evento. Io ho deciso di  partecipare a quella promossa dal Goethe-Institut di Roma in collaborazione col Conservatori di Santa Cecilia, collaborazione apparsami particolarmente originale poiché fra i discussi meriti di Lutero due ve ne sono non discutibili: quello di essere stato il vero fondatore della Lingua tedesca moderna, che con Goethe e Nietzsche avrebbe raggiunto il suo fulgore massino, e di aver promosso, mediante i Corali, quell’educazione musicale che ha fatto del popolo tedesco il custode più fedele e il più alto celebratore dell’arte di Euterpe. Nel programma era prevista quella che ora è invalso nell’uso chiamare (e la cosa mi fa ridere, visto il bando che al latino è stato dato nella cultura contemporanea dal deprecabile imperialismo della lingua di Shakespeare imbarbarita in bocca yankee da una parte, e, dall’altra, il conclamato rifiuto   dell’argumentum auctoritatis) lectio magistralis, sostanzialmente una chiacchierata erudita  dello storico della filosofia Marramao, appena …”emeritato” da Roma Tre; dal quale sul piano storico-filosofico, per non dire teologico, mi son trovato in più punti a dissentire (come apparirà nel breve post scripum), ma la cosa  qui è di poco rilievo. Sarebbe seguito, ma l’ora tarda mi impedì di parteciparvi, una serata musicale di Jazz e prosa secondo il ricco programma che qui trascrivo.   

“Galassia Luther, una serata di filosofia, jazz e teatro per i 500 anni della Riforma Protestante. 19 ottobre 2017

Il destino dell'Europa nelle parole del filosofo Marramao, le lettere luterane di Pasolini musicate per l'occasione da Paolo Damiani, una pièce teatrale che indaga le tante anime di Lutero, tutto in una sera che, dalle 18.30 fino alle 22.00, ruota intorno alla figura del monaco tedesco che lanciò la Riforma.

Il 19 ottobre 2017, in occasione dei 500 anni della Riforma, il Goethe-Institut dedica una serata speciale a Martin Lutero adatta ad ogni tipo di pubblico. L'appuntamento sarà, infatti, scandito in tre momenti di riflessione e intrattenimento pensati sia per un pubblico appassionato di filosofia sia per gli agli amanti del jazz e del teatro.

Galassia Luther prende il via alle 18.30 presso la Sala Accademica del Conservatorio di Santa Cecilia Via dei Greci, 18 Roma.

Qui, dopo i saluti della direttrice del Goethe-Institut, Gabriele Kreuter-Lenz, il filosofo Giacomo Marramao interverrà con una lectio magistralis dal titolo, Saeculum: l'eredità della Riforma e il destino dell'Europa. All'incontro seguiranno il concerto di Paolo Damiani, Silenzi Luterani e lo spettacolo teatrale Non un'opera buona della compagnia Il Servomuto. L'ingresso è libero.

Programma
18.30: Saluti e
Lectio magistralis di Giacomo Marramao
Saeculum: l'eredità della Riforma e il destino dell'Europa

Giacomo Marramao, filosofo di livello internazionale, è Ordinario all'Università degli Studi Roma Tre. Invitato presso diverse università europee, americane e asiatiche è membro del Collège International de Philosophie di Parigi. Tra i suoi libri, tradotti in diverse lingue straniere, Potere e secolarizzazione, Minima temporalia, Cielo e terra, Passaggio a Occidente.

19.30: Pausa

20.00: Concerto Jazz -Silenzi Luterani
Composizione originale di Paolo Damiani. Testi di Pier Paolo Pasolini e Martin Lutero
Il titolo di questo lavoro evoca le Lettere Luterane di Pier Paolo Pasolini. Anche Pasolini, come Lutero, si scagliava contro i mali della sua epoca. Le musiche di Damiani vengono liberamente interpolate con frammenti melodici scritti da Lutero e testi dello scrittore friulano, in un percorso ondivago tra suoni estremi e silenzi osceni, che rappresentano forse l'unica possibile risposta quando l'indignazione non basta più. Dice Paolo Damiani Il titolo del brano evoca le Lettere Luterane di Pier Paolo Pasolini, articoli scritti nel 1975 e pubblicati sul Corriere della Sera, pochi mesi prima della sua tragica scomparsa. Gli scritti stigmatizzavano profeticamente la mutazione antropologica del Paese e i vizi dell'Italia democristiana devastata da conformismo e corruzione: Luterane quindi in quanto anche Pasolini- come Lutero- si scagliava contro i mali della sua epoca: la televisione pervasiva e diseducativa, le collusioni dei potenti, il conformismo dei giovani...

Con Daniele Tittarelli, sassofoni, solista ospite; Paolo Damiani, contrabbasso, musiche, arrangiamenti;
Daniela Troilo, voce, arrangiamenti; Marta Alquati, voce; Daphne Nisi, voce; Laura Sciocchetti, voce; Erica Scherl, violino; Lewis Saccocci, pianoforte; Francesco Merenda, batteria

21.00: Teatro
Non un'opera buona – Compagnia il Servomuto

A cinquecento anni dall'affissione delle 95 tesi al portone della Chiesa di Wittenberg, ancora non esiste un'opinione univoca sulla natura dell'uomo Martin Lutero. Partendo da fonti dell'epoca, documentali e iconografiche, da saggi e testi teatrali - come il più̀ famoso Lutero di Osborne - la drammaturgia originale prova a gettare luce su tutti quegli aspetti controversi di un uomo che, pur in un rapporto ambiguo con il peccato, si oppose strenuamente ad un Papato che aveva reso la Chiesa terreno fertile per il mercato di indulgenze e che affrontava in quegli anni la sua ora più buia. Il regista Mario Scandale: Durante il primo periodo di studio e ricerca ci siamo resi conto dell'esistenza forte discrasia sulle fonti, per la maggior parte di matrice cattolica anziché protestante e ci siamo continuamente interrogati sulle tante versioni diverse che vengono attribuite a quest'uomo, sul come tante anime possano conciliarsi in una sola. Abbiamo quindi deciso di mettere in scena proprio queste molte anime di Lutero.

Regia Mario Scandale, Drammaturgia Michele Segreto, Con Emmanuele Aita, Luisa Borini, Gabriele Genovese, Roberto Marinelli. Vincitore teatro del sacro V edizione”.

La parte musicale e drammatica è quella che più mi avrebbe interessato, per gli spunti di riflessione offerti alla mia curiosità, mai indifferente ai nuovi tentativi, più o meno riusciti, di sforzare, come direbbe il Vate, il mondo a esistere per opera dell’arte; ma l’ora tarda, proibitiva per i Vegliardi,  mi vietò di goderne e di conseguenza di poterne qui riferire. Riporterò quindi il fedele abrégé che dell’intervento di Marramao è riportato sul sito del “Goethe”, al quale farò seguire alcune riflessioni, riprese  dal mio testo La Funzione didattica, spunti per un discorso sul metodo come episteme,  dalle quali si potranno evincere i miei punti di dissenso dalle interpretazioni che fanno della figura di Lutero e della sua opera dei monumenti di progresso e di civiltà indiscutibili; non senza aver premesso un brano di una lettera di Goethe a Carl Ludwig von Knebel (Mit Goethe durch das Jahe, pag. 98), con testo a fronte, nel quale l’insospettabile Francofortese confidenzialmente si esprime con parole non certo lusinghiere nei riguardi del Grande Riformatore:

“Pfaffer und Shulleute quälen unendlich, die Reformation soll durch hunderterlei Shriften, verherrlicht werden; Maler und Kupferstecher gevinnen auch was dabei. Ich fürchte nur, durch alle diese Bemühungen kommt die Sache so in’s Klare, dass die Figuren ihren poetischen, mythologischen Anstrich verlieren. Denn, unter uns gesagt, ist an der ganzen Sache nichts interessant als Luthers Charakter, und es ist auch des Einzige, was der Menge eigentlich imponiert: Alles übrige ist ein verworrener Quark, wie er uns noch täglich zur Last fällt.” (Preti e gente di scuola rompono senza fine, la Riforma deve essere esaltata con centinaia e centinaia di scritti, e  pittori e incisori vanno anche oltre.  Io temo soltanto che attraverso tutti questi affannarsi una sola cosa emerga ben chiara, che i colori  della loro poetica, mitologica rappresentazione si stingano. Di fatti, detto fra noi, in tutta la faccenda, nulla v’è di interessante, se non il carattere di Lutero, che in fine  è anche la sola cosa che si impone  massa. Il resto non è che una confusa poltiglia, che anche a noi quotidianamente continua a pesare).    

Ed ora la relazione di Marramao in sintesi:

 
“Lutero è un uomo della religione cristiana che ha avuto un ruolo decisivo nel cambiare il mondo, non solo la Germania”. Il professor Marramao apre così la serata e la sua
lectio magistralis, “le novantacinque tesi non sono solo la ribellione contro il sistema delle indulgenze, sono la ribellione contro quella che potremmo chiamare ‘l’industria del Sacro’ che sotto non aveva più nulla di sacro, la ribellione contro la mondanità senza spiritualità della corte pontificia”. E grazie Lutero, dirà più avanti, “la Fede è stata riaccesa in un mondo che dopo l’uscita dal Medioevo sembrava risucchiato in una spirale di mondanità priva di spiritualità”.

GERMANIA E ITALIA, NAZIONI INVENTATE DAI POETI

Marramao inquadra Lutero nel suo tempo, partendo proprio dal titolo della serata, che riecheggia il saggio di Marshall McLuhan Galassia Gutenberg. “Avete fatto bene a intitolare queste iniziative Galassia Luther, ad alludere alla Galassia Gutenberg, perché Lutero significa anche l’evento straordinario della traduzione, e della stampa, della Bibbia in volgare tedesco. Lutero traduce in volgare le cose più alte che si possano immaginare, esattamente come aveva fatto qualche secolo prima Dante con la Divina Commedia”. E parlando di Dante Alighieri arriva il paragone con l’Italia. “Politicamente Italia e Germania si sono unificate tardi rispetto alle altre grandi nazioni europee, ma sono state le prime nell’unificazione culturale. Le uniche dove la lingua nazionale è quella dei poeti e non, come per esempio è accaduto in Francia e in Inghilterra, quella dei re. Si può dire che la nazione tedesca e la nazione italiana siano state un’invenzione dei poeti”.

UN ATTO DEVASTANTE

La traduzione e la stampa della Bibbia, e la conseguente possibilità per tutti di accedere alle Scritture senza intermediari, è stato un atto devastante. Secondo Marramao ha determinato un’ondata che ha provocato una vera e propria frattura nel corpo della cristianità. “Il Sacro Romano Impero, la Res Publica Christiana, fino  a quel momento era un’area che malgrado i suoi confitti trovava il suo collante nel Cristianesimo. Con Lutero questo collante non c’è più. E da questa frattura vengono fuori dei processi storici enormi. Le guerre civili di religione, che sono state il laboratorio dell’Europa moderna, degli stati laici moderni. Perché la posta in gioco delle guerre di religione era che un’entità religiosa non accampasse diritti di egemonia sul potere secolare. Lutero divide i due ambiti, chirurgicamente”.

LA NASCITA DEL SOGGETTO MODERNO, IL “SOGGETTO LIBERO”

Da questa nuova realtà europea vengono fuori tutta una serie di fenomeni con cui abbiamo a che fare ancora oggi, fino al nuovo ruolo delle religioni sul versante dell’economia e della politica. “Il tema fondamentale di Lutero è la nascita del ‘soggetto libero’, che prima della Riforma non esisteva. Con la Bibbia stampata, e scritta in volgare, la religione viene in un certo senso democratizzata. Ognuno è libero di interpretare le scritture, nell’intimità del ‘foro interiore’ della propria coscienza, il tribunale individuale dove bene e male si confrontano. Vi è dunque un nesso diretto per Lutero tra il singolo e la trascendenza divina. Nasce così il soggetto moderno, libero da un’autorità che lo condiziona. È l’inizio di un processo che porterà ai tempi moderni. A partire da Lutero la persona diventa oggetto di un’attenzione nuova”.

SOLO UN UOMO

Le riflessioni stimolate da Marramao aleggiano a lungo nella sala anche dopo la conclusione del suo intervento. La fustigazione dei costumi dei governanti, la democratizzazione della religione, e conseguentemente anche dei canti liturgici, eseguiti in tedesco e non più in latino e affidati da Lutero al popolo e non ai celebranti, sono in un certo senso al centro anche di Silenzi luterani, la composizione di Paolo Damiani che segue l’intervento del filosofo. Silenzi Luterani mescola il raffinatissimo jazz del contrabbasso di Damiani, dei sassofoni di Daniele Tittarelli, dei preziosi impasti vocali di Daniela Troilo, Marta Alquati, Daphne Nisi, Laura Sciocchetti, del violino di Erica Scherl, del piano di Lewis Saccocci e della batteria di Francesco Merenda, alla lettura di alcune delle tesi del monaco tedesco e di passi tratti dalle Lettere luterane di Pier Paolo Pasolini, dando vita a una sintesi a volte straniante, ma di grande efficacia.
 

Chiude degnamente la serata lo spettacolo teatrale Non un’opera buona, della compagnia Il Servo Muto, progetto e regia di Mario Scandale, drammaturgia di Michele Segreto, con Emmanuele Aita, Luisa Borini, Gabriele Genovese, Roberto Marinelli. Con toni e personaggi a volte volutamente grotteschi, pensiamo al venditore di indulgenze o agli attori, spesso personaggi simbolici quanto indefiniti, in scena con indosso un passamontagna. Lo spettacolo si sofferma su Lutero come uomo comune, rappresentato ormai vecchio e dedito al vino, contraddittorio a suo modo. Che come tutti gli uomini comuni indulge in vizi e compromessi, senza però che questo incrini minimamente il valore del suo pensiero e della sua opera.
 
E la battuta finale di tutta la serata è forse la battuta finale di Non un’opera buona, con il Papa che riceve per un colloquio (ovviamente mai avvenuto) Filippo Melantone, braccio destro di Lutero. Dopo la morte di quest’ultimo, entrambi vorrebbero mettere fine alla guerra religiosa che dilania Germania ed Europa, cosa che non avverrà. Dice il Papa: “Ma in fin dei conti Lutero era solo un uomo”.

Qui finisce l’intervento di Marramao. Pur condividendo in buona parte le tesi in esso sostenute, alquanto diverso è il mio punto di vista su Lutero e la sua Riforma. Ecco cosa ne scrivevo brevemente in La Funzione didattica (“Il maestro protestante”, pag. 91-92):

“ Si usa normalmente parlare della rivoluzione luterana come di uno dei fenomeni più prettamente rinascimentali. E’ una opinione che discuto.

“Se è indubitabile che essa nasce da una esigenza di libertà e di autenticità e dalla volontà di eliminare qualsiasi intermediario fra la coscienza e Dio, è altrettanto indubbio che finisce per immiserire ed umiliare la figura dell’uomo, quale abbiam visto emergere nel Rinascimento, nella figura dell’uomo peccatore, dell’uomo solo, dell’uomo che ha nella Grazia e nella fede l’unica via di salvezza. In questa maniera il Protestantesimo finisce per stare al Rinascimento come la bruma nordica al sole mediterraneo. Lo vediamo lottare contro la cultura classica come sconsacrata: Lo vediamo eriger nuovi roghi e contrapporre indici ad indici. Che se non fosse stato per la grandezza d’animo e la lungimiranza del Magister totius Germaniae, di Melantone, che seppe moderare e correggere la furia iconoclastica di frate Martino e separare, nei di lui covoni, il grano dal loglio, i frutti della sua intelligenza geniale da quelli delle sue ansie nevrotiche, si sarebbe riproposto come una barbarie culturale peggiore di quella che presumeva combattere. E il maestro protestante, per voler esser maestro a tutti di autentico cristianesimo, guida alla lettura diretta dell’unico libro da salvare, la Bibbia, avrebbe finito per esser maestro di nessuno: strumento di un nuovo oscurantismo culturale, remora alla marcia avanzante del libero pensiero.

Ma infinita è l’astuzia della ragione.

 Lutero volle, con la scuola per tutti, consegnare alle masse gli strumenti adatti per la lettura del “Libro”. E consegnava, ahilui, gli strumenti per la lettura e la scrittura di tutti i libri: le chiavi di interpretazione della nuova civiltà: invitava gli uomini in massa a partecipare al banchetto della cultura. E così, senza volerlo, diventava uno dei più grandi benefattori, forse il più grande, del suo popolo, che stimolò a conquiste culturali che ancor oggi attendono d’esser dagli altri popoli eguagliate, ed un maestro di libertà per l’umanità intera”.

Questo mio punto di vista è chiaro e non piacerà ai dissacratori del fenomeno rinascimentale. Ma non dispiacerà a coloro che in Lutero non vedono solo un “deformatore, non un riformatore, che morì disperato”.

__________________

Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 

 
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