Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

Ultime visite al Blog

giuliosforzafantasma.ritrovatom12ps12patrizia112maxnegronichioooooannaschettini2007kunta.mbraffaele.maspericotichPoetessa9avv.Balzfamaggiore2dony686cassetta2
 

Ultimi commenti

Non riesco a cancellare questo intruso faccendiere che...
Inviato da: Giulio Sforza
il 20/11/2023 alle 07:25
 
Forse nei sogni abbiamo una seconda vita
Inviato da: cassetta2
il 01/11/2023 alle 14:32
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:38
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:34
 
Ciao, sono una persona che offre prestiti internazionali. ...
Inviato da: Maël Loton
il 18/09/2023 alle 02:31
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

Messaggi del 17/07/2016

Canicola ...algida

Post n°916 pubblicato il 17 Luglio 2016 da giuliosforza

Post 845

Irruzione improvvisa e assassina dell'inverno nel bel bezzo della canicola. Alla Peschiera soffia una tramontana simile a quella che nei giorni del forzoso riposo di Proserpina fra le braccia di Pluto nel suo talamo ctonio, dopo aver sorvolato i ghiacciai di Gran Sasso Velino Sirente e Maiella ed essersi ben congelata si precipita coi suoi algidi soffi a squassare alberi e persone e cose nella piazza e pei vicoli del mio borgo. Mi rifugio al caldo della mia cella nel romitorio del Frainile. E penso e penso e scrivo e scrivo, e dei lontani urli del vento di settentrione beatamente mi infischio. Caldo è il mio corpo, e ancor più calda è l'anima, arsa dai fantasmi che da mill'anni l'inabitano.
*
Sono un simbolista e non mi piace il realismo, in nessun tipo di arte. Ma leggere in Rome di Zola le pagine descrittive di un tramonto dal Pincio mi crea una tale emozione quale solo le migliori pagine dello specialista Gabriele sono capaci di procurarmi. Non c'è nulla da fare: dove è grande arte non è realismo simbolismo neorealismo surrealismo impressionismo che contino. Mi godo l'arte viva nella sua "totalità attuosa". Lascio ai notomisti della critica le loro vivisezioni.
*
A proposito di realismo
In una di queste notti ho rivisto, in mancanza di meglio, Ladri di biciclette di De Sica, un classico per antonomasia del genere. Non mi sono divertito ma in compenso ho rivissuto alcuni momenti della storia urbanistica di Roma di cui fui testimone. In una delle scene del film, per esempio, apparivano uno dei caratteristici camion a cilindro per la raccolta dell'immondizia gestita dall'impresa Tudini -Talenti, e uno dei caratteristici autobus Sira, sempre di Talenti, che collegavano Monte Sacro col nuovo quartiere di Monte Sacro Alto dal Talenti costruito, e che da lui prese il nome che tutt'ora vanta. Quando io andai ad abitarvi nel 1965 la zona era ancora tutta un cantiere. Fino ad allora non v'erano che isolate cooperative della polizia e delle ferrovie, il resto era ancora tutta campagna adibita a pascolo e ad uliveti. La Tudini -Talenti, poi solo Talenti, era in forte credito col Comune per il servizio di nettezza urbana e il Comune si era sdebitato concedendole migliaia di ettari di terreno fabbricabile compreso tra la Nomentana e la Bufalotta, fino alla Marcigliana, ora riserva naturale, e alla Cesarina. Ne nacque Il nuovo quartiere, con pretese di medio-alta borghesia, detto Talenti o Monte Sarto Alto, che crebbe velocemente attorno all'asse via Ojetti- via Renato Fucini che la tagliano a Croce, e Via Capuana e Via Romagnoli. che con via della Bufalotta lo delimitano ad ovest. Con l'andare del tempio il quartier si allargò e continua ad allargarsi a dismisura, fino a comprendere tutta l'area dell'ex IV Circoscrizione, ora terzo Municipio, che si estende ben oltre il GRA fino a lambire Mentana Monterotondo e più a ovest la salaria e il Tevere.
Nella zona dove ora abito, con le mie figlie piccole in lunghe passeggiate si veniva a raccogliere le olive da metter in salamoia e i fiori campestri da portare alla mamma. Dalla finestra dello studiolo ove in questo momento scrivo guardo i pioppi folti e svettanti, le acacie robuste e contorte e le vaste chiome ad ombrello dei pini, forse gli stessi alla cui ombra si faceva merenda, e che ora formano il piccolo parco delle tartarughe, con immenso amore curato dai volontari della zona. Poco distante era un bosco semi selvaggio, forse là dove ora l'ultimo orto coltivato s'è salvato dal cemento, nei cui anfratti ombrosi, in un piccolo spazio ove filtrava qualche raggio di sole, mentre le bimbe giocavano io leggevo Hölderlin Trakl Rilke. Per il piccolo parco delle Tartarughe ora darei tutto il celebrato nuovo parco delle Sabine, che le ditte costruttrici ancora non consegnano al Comune, e che già sembra avvertire la sorte di decadenza che è, prima o poi, il triste destino di tutti i giardini e parchi pubblici di Roma.
*
Fra tutto il chiacchiericcio umorale, punto politico e culturale, fatto intorno al Mein Kampf hitleriano in occasione della furbesca iniziativa sallustiana di pubblicarlo in allegato al suo 'Giornale', poche cose m'è accaduto di leggere che meritasse considerazione. Le cose più intelligenti m'è ancora una volta toccato di trovarle sul 'Sole 24 Ore' domenicale del 19 giugno, in un articolo di Armando Massarenti dal titolo Hitler secondo l'anarchico Feyerabend. Spero di far cosa utile riportandolo qui.

"Dopo la recente affermazione della destra xenofoba in Austria, a un passo dal vincere le elezioni, ho ripensato a ciò che scriveva Paul K. Feyerabend nella sua splendida autobiografia, intitolata Ammazzando il tempo e uscita per Laterza nel 1994, anno della sua morte, a 70 anni di età. Esordiva fin dalle prime pagine avvertendo degli strani scherzi che può fare la memoria: quelli in forza dei quali magari oggi ci si stupisce del rinascere di certe idee che pensavamo del tutto tramontate.. Aveva deciso di scrivere quel libro nel 1988, durante il cinquantenario dell'unificazione tra Austria e Germania.

"Ricordavo che gli austriaci avevano accolto Hitler (che era austriaco di nascita, per chi l'avesse dimenticato nota mia) con straordinario entusiasmo, ma ora mi ritrovavo ad ascoltare condanne secche e toccanti appelli umanitari. Non che fossero tutti in malafede, eppure suonavano vuoti; lo attribuii alla loro genericità e pensai che un resoconto in prima persona sarebbe stato un modo migliore di fare storia. Ero anche piuttosto curioso. Dopo aver tenuto per quarant'anni lezioni in università inglesi e americane, mie ero quasi dimenticato dei miei anni nel Terzo Reich, dapprima come studente, poi da soldato in Francia, Iugoslavia Russia e Polonia".

Persino lui, Paul K. Feyerabend, dunque, già allora quello spirito libero che poi sarebbe divenuto famoso come l'epistemologo dell'anarchismo metodologico, aveva subito una forma di attrazione per il regime, e aveva anche meditato di entrare nelle SS,

"Perché? Perché un uomo delle SS aveva un aspetto migliore, parlava meglio e camminava meglio di un comune mortale: le mie ragioni erano estetiche, non ideologiche".

Finalmente un democratico, un libertario capace di non cadere nelle trappole dell'ipocrisia! Ho pensato ai tempi leggendo Ammazzando il tempo. E che ci fa capire meglio perché il nazismo potesse attrarre le giovani generazioni. Anche rivedere l'immagine stereotipata di Hitler era per Feyerabend un modo per capire meglio la realtà. Abbiamo visto mille volte spezzoni di documentari che ce lo mostrano come una macchietta in preda all'ira. Si tratta di una precisa scelta della propaganda post bellica. Feyerabend descrive invece così la sua arte oratoria:

"Hitler accennava ai problemi locali e a quanto era stato fatto fino ad allora, faceva battute, alcune abbastanza buone. Gradualmente cambiava il modo di parlare: quando si riferiva a ostacoli i inconvenienti aumentava il volume e la velocità del parlare: Gli accessi violenti che sono le uniche parti dei suoi discorsi conosciute in tutto il mondo, erano preparati con cura, ben interpretati e utilizzati con un umore più calmo una volta finiti; erano il risultato di controllo, non di rabbia, odio o disperazione".

Ancora oggi, se del nazismo cerchiamo di capire le ragioni interne, e magari non ci spaventiamo a rileggere il Mein Kampf, non sapremo mai perché esso ha appassionato così tante persone. E sarà anche più difficile difendere i nostri valori più cari: libertà, pluralismo, democrazia. Benché l'intelligenza critica di Geyerabnd fosse già piuttosto acuta, al punto di commentare la lettura di Mein Kampf (ad alta voce alla famiglia riunita) come un "modo ridicolo di esporre un'opinione, "rozzo, ripetitivo, più un abbaiare che un parlare", egli stesso, pochi giorni dopo, avrebbe concluso un tema scolastico su Goethe legandolo proprio a Hitler. Non solo la memoria collettiva può fare brutti scherzi: anche la nostra attenzione critica è qualcosa di quanto mai fragile. Ma lo è ancora di più se ci rifiutiamo di rileggere senza ipocrisia le pagine più buie della nostra storia".

_______________________
Chàirete Dàimones!
Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno
(Bruno Nolano)

 

 

 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963