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Messaggi del 03/06/2017

"Un immenso desiderio di festa"

Post n°947 pubblicato il 03 Giugno 2017 da giuliosforza

Post 873

Diario di tre giorni di Fuoco. “Desiderio immenso di festa”.

31 Maggio, ore 9

Dopo un anno il Wagner del foulard, come èdegli Immortali, ringiovanisce, io declino ma non mollo. Domani andremo dalVate (che, ne 'Il Fuoco', di luicelebrò da par suo morte ed esequie a Venezia) al Vittoriale a vivere un altrogiorno insieme, auspice l‘imaginifico’ Giordano Bruno Guerri.

(Questoconciso  messaggio, trasmesso, su fb, eraaccompagnato, di qui il suo senso, da una foto che mi ritrae con un foulardmusicale rosso, acquistato or sono trent’anni a Salisburgo, fermato da unanello  ritraente il Lipsiense. Senzaessa foto, che qui non mi riesce di riprodurre, il messaggio risulta criptico).

31 Maggio ore 21

"Non c'è via più sicura per evadere dal mondo chel'arte, non v'è legame più profondo con esso che l'arte". 
Così sul piedistallo di un bel bronzo moderno raffiguranteuna 'Venere sdraiata' situato lungo la gardesana occidentale di fronte al GrandHotel di Gardone, ai piedi del Vittoriale. Il detto è attribuito dallo scultorea Goethe, e nulla di più verosimile. Sto per salire dal Vate, per un incontrodi studi e d'arte ('Un immenso desideriodi festa') che si svolgerà al chiuso e all'aria aperta, nella magia di un giardinorestituito da Guerri a tutto il suo splendore, fino a notte alta nella quale lanuova illuminazione competerà col fulgore stellare.

1 Giugno ore 17

Leggo Jean D 'Ormesson (Au plaisir de Dieu) in un posto di cui presumo esistano pochi altrialtrettanto suggestivi al mondo:  unaveranda, la cui esistenza fino ad oggi m’era stata stranamente ignota, circondante il retro della chiesa di SanNicola, la parrocchia del Vate a Gardone alto, giustamente per tale motivo dalui detta, apprendo, più bella fuori che dentro.  A sinistra è il Vittoriale immerso nel verde,di fronte  il lago ‘fallico’ visibile daRiva fino a Sirmione, a nord il  monteBaldo dominatore. Gli ultimi turisti sono partiti, lo spettacolo è per me solo,solitario come un dio, e per una eterea fanciulla contemplante, solitaria comeuna dea. Che al confronto la piccola siepe leopardiana? L' infinito dilaga inme, si fa me, e non mi spaura.

1 Giugno, ore 20

Si riaprono i cancelli del Vittoriale, e lafolla irrompe a popolare il colle delle Arche che fan corona a quella di Lui, iclivi dolci che ne discendono, le vallette amene, i ruscelli canori  dell'’acqua savia’ e dell'’acqua pazza’, daMaroni convogliati, per volontà del Poeta, a formare il recuperato laghettodelle danze, i viali che fra breve si illumineranno di nuova luce, le stanzeesoteriche della Prioria. Dopo la 'cena al volo' che dovrò…sorvolare, inizieràla festa musicale, che, anch’essa, non mi potrò consentire. E’ tardi per ilVegliardo, e troppa per lui la folla. E mentre attraverso pensoso il piazzaledalmata nella mia foggia di lino bianco (coppola, pantaloni, lunga sciarpa) perrecuperare l’uscita , un bimbo, sulle spalle al babbo che s’avvia, invece, insenso inverso all’ingresso per la visita notturna,  indicandomi esclama: D'Annunzio! Gli sorridoaffettuoso e me ne esco con un banale: magari! Eppure non forse..."ex ore infantium veritas'?...

2 Giugno ore 9.

Son forse un bipolare? Dopo le esaltazioni ledepressioni, dopo il Vate, Giobbe: "putredinidixi: pater meus es; mater mea et soror mea vermibus”.

Questele brevi note di diario. Ma il programma previsto per la sera e la notte èricchissimo. Alle 18,30 acquisizione di documenti e  donazioni di opere pittoriche ispirate allafigura e all’opera d’annunziana da parte dei maestri Miki Carone, IginioIurilli, Mauro Poponesi. Particolarmente significativa la restituzione alVittoriale, da parte della Biblioteca di Torino, di opere e documentitrafugati  da uno dei Presidenti, di cuiGuerri si rifiuta di fare il nome, succedutisi alla guida della Fondazione.  A seguire “Magnifiche Presenze. GiovanniPascoli e Gabriele D’Annunzio” a cura di Alessandro Adami presidente dellaFondazione Giovanni Pascoli e di Marco Bonini sindaco di Barga.

IlGemellaggio Barga-Vittoriale fu tenacemente voluto da Guerri nonostante la suaevidente anomalia: nulla di fatti di più distante, in apparenza, fra i duepoeti, fra il loro stile d’arte e di vita e le loro concezioni politiche. Dicoin apparenza, perché se il rapporto dialettico fra i due protagonisti avevamesso in evidenza, pur sempre nel grande rispetto e nella grande stimareciproci, le diverse concezioni estetiche, nell’opera altri aspetti emergevanoche li rendeva più che sodali consanguinei, vedi la dilatazione e l’affinamentodel linguaggio, il panismo naturalistico e cosmico, i temi della natura, predominantinel Poeta di Alcyone e in quello di Myricae, e, in politica, la identicaposizione circa le aspirazioni colonialistiche dell’Italia. Non irrivelante chefosse il mite Poeta di Myricae, il‘socialista dell’umanità’, a perorare a Barga la ‘sacrosante’ ragionidell’impresa libica col famoso discorso “Lagrande proletaria si è mossa”, antecedendo nei contenuti e nel tono ild’annunziano proclama interventista di Quarto dei Mille. Fu decisamente unpeccato che la prematura morte, sopraggiunta l’anno seguente, impedisse  al Poeta di San Mauro di Romagna di prenderposizione nel dibattito già in quegli anni accesissimo fra artisti eintellettuali circa la questione dell’interventismo. Pur se i doppi,tenerissimi, melanconici, nostalgici (sehnsüchtige)quinari de l’ora di Barga non sisarebbero, con tutta probabilità, trasformati in guerreschi decasillabi (s’ode a destra uno squillo di tromba / asinistra risponde uno squillo), probabilmente  una bella ode classica magari in latino, diquelle che gli fecero vincere più di un concorso internazionale e  gli consentirono di costruirsi Barga - Carmina … dant panem!)- gliel’avrebbededicata.

Secondoprogramma la serata al Vittoriale proseguiva, me assente, con la Cena al volo, l’accensione del secondotratto dell’illuminazione notturna e il Notturnaletener-a-mente che prevedeva, alle 22,30,sulla Regia Nave Puglia,l’esibizione della Banda Osiris (“Le dolenti note”), alle 23,30, alla Fontanadel Delfino, quella del pianista Andrea Vizzini (“Silent WiFi Concert), e alle00’30nell’Anfiteatro, quella di Cesare Picco, ospite Piné Cuardelli (“Cronology ofBach). Troppo alta per me la notte, per potervi assistere. Ma già da due ore,dalla finestrella del B&B Taverna prospiciente il lago, io confidavo alleonde placate del Benaco i miei notturni pensamenti, le mie senilimalinconie,  per una volta più pascolianoche d’annunziano. perché li recassero all’Ombra del Veronese ancora vagante, nel rimpianto di Lesbia, fra i ruderidella sua villa  di Sirmio, poene insularum  insularumqueocellus. E ripetevo ai silenzi i versi che mille anni orsono, in quellabenedetta scuola dalla quale l’esercizio della memoria (memoria minuitur nisi eam exerceas) non era esecrato e bandito,mandai a mente e che solo ora, alle soglie dell’Orco, posso veramente intenderee pacatamente gustare.

Almio cantuccio, donde non sento / se non le reste brusir del grano, / ilsuon dell'ore viene col vento /dal non veduto borgo montano: / suonoche uguale, che blando cade, /come una voce che persuade. / Tudici, E` l'ora; tu dici, E` tardi, /voce che cadi blanda dal cielo. / Maun poco ancora lascia che guardi /l'albero, il ragno, l'ape, lo stelo, / cosech'han molti secoli o un anno /o un'ora, e quelle nubi che vanno. / Lasciamiimmoto qui rimanere / fra tanto moto d'ale e di fronde; /eudire il gallo che da un podere /chiama, e da un altro l'altro risponde, / e,quando altrove l'anima è fissa, /gli strilli d'una cincia che rissa. / Esuona ancora l'ora, e mi manda /prima un suo grido di meraviglia / tinnulo,e quindi con la sua blanda /voce di prima parla e consiglia, / egrave grave grave m'incuora: /mi dice, E` tardi; mi dice, E` l'ora. / Tuvuoi che pensi dunque al ritorno, /voce che cadi blanda dal cielo! / Mabello è questo poco di giorno /che mi traluce come da un velo! Lo so ch'è l'ora, lo so ch'è tardi; / maun poco ancora lascia che guardi. /Lascia che guardi dentro il mio cuore, / lasciach'io viva del mio passato; /se c'è sul bronco sempre quel fiore, / s'iotrovi un bacio che non ho dato! /Nel mio cantuccio d'ombra romita / lasciach'io pianga su la mia vita! /E suona ancora l'ora, e mi squilla / duevolte un grido quasi di cruccio, /e poi, tornata blanda e tranquilla, / mipersuade nel mio cantuccio: /è tardi! è l'ora! Sì, ritorniamo / doveson quelli ch'amano ed amo. 

Dove sono ancheGabriele e Giovanni.


    ­­­_______________________

 

Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, emagnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima etabsolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)




 
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