Creato da Alberto_Giannino il 03/03/2008

Alberto Giannino

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LA MAFIA NON E' INVINCIBILE!

Post n°225 pubblicato il 25 Novembre 2011 da Alberto_Giannino
Foto di Alberto_Giannino

"La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inerti cittadini ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni".
dott. Giovanni Falcone

 
 
 

Benedetto XVI: oggi l' unico e vero Maestro è Gesù Cristo

Post n°221 pubblicato il 13 Novembre 2011 da Alberto_Giannino
Foto di Alberto_Giannino

Benedetto XVI: oggi l' unico e vero Maestro è Gesù Cristo  

 

Benedetto XVI ci ha invitato sovente con grandissima fede, gioia, serenità, e pacatezza, nel suo magistero autorevole in questi sette anni di Pontificato, a porre sempre lo sguardo su Gesù, l'unico vero Maestro, a fissarlo, ad imitarlo, a convertirci (metanoia) e a metterci sempre alla sua sequela. Lo ha fatto anche all'Angelus di domenica 30 ottobre quando ha affermato: "Egli pratica per primo il comandamento dell'amore, che insegna a tutti, e può dire che esso è un peso leggero e soave proprio perché ci aiuta a portarlo insieme con Lui (cfr Mt 11,29-30)."

Benedetto XVI all'Angelus ci ha invitato a pensare ai maestri che opprimono la libertà altrui in nome della propria autorità (Augias, Pesce, Odifeddi, Mancuso, Hack ecc.) e a questo riguardo per replicare al loro pensiero debole egli ha citato San Bonaventura, se stesso, e il sacerdote filosofo Antonio Rosmini.

San Bonaventura dice chi è l'autentico Maestro, affermando: «Nessuno può insegnare e nemmeno operare, né raggiungere le verità conoscibili senza che sia presente il Figlio di Dio» (Sermo I de Tempore, Dom. XXII post Pentecosten, Opera omnia, IX, Quaracchi, 1901, 442). «Gesù siede sulla "cattedra" come il Mosè più grande, che estende l'Alleanza a tutti i popoli» (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Milano 2007, 89). È Lui il nostro vero e unico Maestro! Siamo, pertanto, chiamati a seguire il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, che esprime la verità del suo insegnamento attraverso la fedeltà alla volontà del Padre, attraverso il dono di se stesso. Scrive il beato Antonio Rosmini: «Il primo maestro forma tutti gli altri maestri, come pure forma gli stessi discepoli, perché [sia gli uni che gli altri] esistono soltanto in virtù di quel primo tacito, ma potentissimo magistero» (Idea della Sapienza, 82, in: Introduzione alla filosofia, vol. II, Roma 1934, 143). Gesù condanna fermamente anche la vanagloria e osserva che operare «per essere ammirati dalla gente» (Mt 23,5) pone in balia dell'approvazione umana, insidiando i valori che fondano l'autenticità della persona."

"Cari amici, - ha proseguito il Papa - il Signore Gesù si è presentato al mondo come servo, spogliando totalmente se stesso e abbassandosi fino a dare sulla croce la più eloquente lezione di umiltà e di amore. Dal suo esempio scaturisce la proposta di vita: «Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo» (Mt 23,11)."

Benedetto XVI, come si evince dal suo magistero, nelle Udienze Generali del mercoledi, nelle Omelie, nei Discorsi, nelle Giornate mondiali della Gioventù, negli Interventi nei Messaggi, nei Viaggi apostolici in Italia e all'estero afferma chi è l'unico e vero Maestro. E lo ha fatto anche nel recente passato scrivendo due libri su Gesù di Nazareth che, a dire del Papa, sono solo un contributo di un insigne studioso per conoscere Cristo e ha dichiarato che essi non fanno parte del magistero della Chiesa: sono due libri che ha scritto come teologo, ma non chiede di leggerli come se li avesse scritti il Vicario di Cristo sulla terra e successore di Pietro.

A questo punto, come credenti, dobbiamo porci la domanda: chi era Gesù? e qui la nostra fede esulta e afferma: è il Figlio di Dio fatto uomo; è il Messia che aspettavamo: è il Salvatore del mondo, è finalmente il Maestro della nostra vita; è il Pastore che guida gli uomini ai suoi pascoli nel tempo, ai suoi destini oltre il tempo, è la gioia del mondo; è l'immagine del Dio invisibile (Col. 1, 15); è la via, la verità, la vita (Gv 14, 6); è l'Amico interiore (Gv 15, 14-15); è Colui che ci conosce anche da lontano (Cfr. Gv 1, 48); sa i nostri pensieri (Lc 6, 8; Gv 2, 25); è Colui che ci può perdonare (Mt 9, 2), consolare (Gv 20, 13; Mc 5, 39), guarire (Lc 6, 19), risuscitare perfino (Lc 7, 14; Mt 9, 25; Gv 11, 43); ed è Colui, che ritornerà, Giudice di tutti e di ciascuno (Mt 25, 31),o nella pienezza della sua gloria (Ibid.) e della nostra eterna felicità. E questa litania potrebbe continuare, assumendo l'onda d'un canto cosmico, senza fine e senza confine (Cfr. Col. 2).

Ma esplosa la nostra anima in questo inno di gloria e di fede, possiamo noi dirci del tutto soddisfatti? o non rimane in fondo al nostro spirito un bisogno di conoscere meglio, di dire di più? Certamente, perché Gesù Cristo è mistero, cioè un Essere che supera la nostra capacità di comprendere e di esprimere; Egli c'incanta, ci inebria, e proprio così ci istruisce circa i nostri limiti e circa le necessità di studiare ancora, di approfondire di più, di esplorare meglio «quale sia la larghezza, e la lunghezza, e l'altezza, e la profondità» del suo mistero (Cfr. Eb 3, 13).

L'incontro con Gesù Cristo, è un incontro speciale dice papa Benedetto XVI. Cioè esso obbliga colui che lo celebra ad una riflessione radicale su la propria fede, su la propria opinione su Cristo, su la Sua definizione, su la sua Realtà. È questo un processo logico estremamente importante, quasi una necessità di pensiero, e non solo di pensiero speculativo, ma di determinazione totale del proprio modo di vivere, un epilogo interiore circa le questioni del rapporto fra noi e Cristo, rapporto da riconoscere e da perfezionare, come fanno i fedeli, ovvero rapporto da stabilire, in senso nuovo e positivo, come fanno, Dio li benedica dice Benedetto XVI, coloro che si « convertono », oppure in senso negativo, con terribile responsabilità esistenziale, coloro che vogliono rimanere indifferenti, estranei, ostili ad un rapporto, quale dev'essere, vitale e rinnovatore con Cristo incontrato sui molti sentieri sempre aperti della fede.

Si è parlato in questo periodo di cristianesimo, di agnosticismo e di indifferenza alla religione, in generale; poi si è parlato della novità del messaggio cristiano da riscoprire, della nuova evangelizzazione (per la quale Benedetto XVI ha creato nella Curia romana un Dicastero ad hoc affidato al teologo e arcivescovo mons. Rino Fisichella), cioè dell'avvento innovatore d'un sistema di pensare, di vivere, di comunicare con Dio e con gli uomini, sistema che possiamo includere nella formula di « regno dei cieli, o regno di Dio », di messaggio evangelico; poi abbiamo cercato la fonte di questo messaggio, e abbiamo riconosciuto in Gesù, che appariva in umili apparenze come un semplice artigiano, oriundo, agli occhi dell'opinione pubblica, di Nazareth, un uomo qualsiasi per l'occhio miope dell'osservatore profano; e ci siamo sentito ripetere dalle fonti, così dette, bene informate: « Non è costui il fabbro, il figlio di Maria? . . . » (Mc 6, 3), come Egli era di fatto; ma questa osservazione non esauriva la questione, perché, con meraviglia, la gente si interrogava donde mai Gesù attingesse tanta dottrina e come mai operasse miracoli. Era logico riconoscere in Lui un profeta, un maestro.

Benedetto XVI ha anche accennato al peso attribuito a questo titolo di Maestro, che Gesù stesso indicava quale prerogativa somma ed esclusiva all'atteso Messia, al Cristo. Ma questo stesso titolo di Maestro non diceva tutto di Gesù, il Quale lasciava capire essere Lui stesso il Maestro, il Messia, il Cristo, tanto atteso e tanto magnificato; così che, fin dall'inizio della sua entrata nella scena della vita pubblica, i primi discepoli intuirono che Gesù era un personaggio misterioso. Tra questi discepoli, ad esempio, Natanaele (Bartolomeo), all'incontro con Gesù, vistosi da Lui conosciuto con un infallibile sguardo introspettivo, esclamò: « Rabbi (cioè Maestro), Tu sei Figlio di Dio, Tu sei il Re d'Israele » (Gv 1, 49). La qualifica di Maestro non bastava quindi a definire Gesù; un altro titolo gli compete, quello di « Figlio di Dio », titolo difficile allora a spiegarsi, ma tale da amplificare la figura di Gesù, oltre quella del semplice Maestro e oltre quella del Messia, di statura semplicemente umana. Nello stesso quadro evangelico, verso le foci del Giordano nel Mar Morto, un'altra definizione di Gesù era risuonata: « Ecco l'Agnello di Dio », cioè la vittima privilegiata e predestinata ad un misterioso sacrificio (Ibid. 1, 29 et 36). La curiosità e la meraviglia crescevano, ,anche se Gesù, parlando di Se stesso, solo si qualificava abitualmente come « Figlio dell'uomo », altro titolo apparentemente modesto, ma pieno di reminiscenze bibliche e di significato profondo.

Parlare di Gesù, nello svolgimento del racconto evangelico, era diventata cosa attraente, impegnativa, inevitabile, ma nello stesso tempo cosa difficile e ambigua. Tanto che la questione: chi è Gesù? si prestava alle più varie risposte, e non era del tutto chiara anche nella mente dei discepoli quale dovesse essere. Fu allora - ci insegna nel suo magistero Papa Benedetto XVI - che Gesù stesso, andando con la piccola comitiva dei discepoli medesimi verso Cesarea di Filippo, al Nord della Palestina vicino al monte Hermon, pose una domanda esplorativa: « chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo? »; e dopo le risposte diverse e confuse, desunte dall'opinione pubblica, Gesù incalzò il discorso ponendo la domanda diretta ai suoi futuri apostoli: « E voi chi dite ch'io sia? ». E fu allora che Pietro, illuminato da Dio-Padre, rispose, certamente anche a nome degli altri, la celebre, invincibile definizione di Gesù: « Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente » (Mt 16, 16).

Ora non diremo di più sul contenuto e su la storia di questa rivelazione. Del resto, i credenti conoscono come nel seguito del Vangelo, specialmente nella narrazione dell'Evangelista Giovanni, la questione circa la identità misteriosa di Gesù prende la parte maggiore, e si fa drammatica per l'opposizione radicale dei Farisei, degli Scribi, dei Sadducei e per l'interesse crescente del Popolo (Cfr. Gv 12, 12); si fa poi ufficiale e tragica, perché proprio il titolo messianico e divino di Figlio di Dio, che Gesù, Figlio dell'uomo, nel suo duplice processo religioso e politico, rivendica a Sé, sarà il titolo per la sua condanna alla Croce. Gesù muore vittima e martire della sua misteriosa identità: di Uomo-Dio; e per tale Sua identità risorgerà al terzo giorno e sarà così il Salvatore del mondo.

Teniamo - come ci esorta l'Arcivescovo di Milano Angelo Scola - tutti ben fissa nel pensiero, nel cuore, nella vita questa verità certissima e ineffabile circa nostro Signore Gesù Cristo, unico nella Persona divina dell'unigenito Figlio di Dio; eterno nella natura del Verbo, incarnato nella natura umana in Maria per opera dello Spirito Santo. Ricordiamoci di questo mistero reale e incombente su tutta la storia e su tutta la sorte dell'umanità, il mistero dell'unica Persona del Verbo di Dio, vivente nella natura divina e nella natura umana di Gesù.

È dogma sovrano, che noi professiamo nella Messa d'ogni domenica e d'ogni solennità cantando il Credo; è la base della nostra fede cristiana e della nostra salvezza. Ricordiamoci tutti che abbiamo professato con esplicita adesione e con inesauribile felicità la confessione di Pietro con la sicurezza che è fondato sulla roccia apostolica (Mt 16, 18), anzi su la pietra angolare ch'è Cristo stesso (1 Petr. 2, 6; Mt 21, 42) l'edificio, ch'Egli, facendo di noi pietre vive (1 Petr. 2, 5), sta costruendo, e che non può crollare (Mt 16, 18), né col tempo che passa, né con la morte che tutto sembra distruggere: è la sua Chiesa, santa ed immortale, a cui noi abbiamo la fortuna di appartenere e da cui riceviamo Cristo medesimo, Pane di vita eterna (Gv 6, 51).

Qui la fede appare nella sua suprema importanza e necessità, nella sua origine, come dono attivo di Dio, e come umile ed onesta apertura soggettiva nostra alla Parola di Lui (Cfr. cfr. 1, 12; 3, 21; etc.). E con un atto di fede, cioè di accettazione di Verità divina, che trascende il nostro potere conoscitivo e sperimentale, salutiamo Gesù Cristo, ancora con parole di Simone Pietro: « Signore, a chi andremo noi? Tu hai parole di vita eterna. E noi abbiamo creduto e conosciuto che Tu sei il Cristo Figlio di Dio » (Gv 6, 69).

Alberto Giannino
email: alberto.giannino@gmail.com

 
 
 

La prostituzione in Italia e i gli aguzzini che riducono le donne in schiavitù

Post n°220 pubblicato il 13 Novembre 2011 da Alberto_Giannino
Foto di Alberto_Giannino

Il fenomeno della prostituzione, in Italia, negli ultimi anni, è aumentato notevolmente, in considerazione anche dei flussi migratori. Da 25 mila prostitute di qualche anno fa, siamo passati a 50 mila ( forse 70 mila) di cui 26 mila straniere di cui 2 mila minorenni. In prevalenza arrivano dalla Nigeria, dall’Albania, dalla Romania, dall’ex Jugoslavia, dal Sud America, dal Nord Africa e dai Paesi dell’Est. Tali donne esercitano la loro attività
liberamente o in maniera coatta ( per oltre 2000 di esse c'è la riduzione
in schiavitù) sulle strade, nelle zone appartate, negli appartamenti e nei
locali in cambio di denaro. Le donne che si prostituiscono in maniera coatta
(riduzione in schiavitù) sono quelle albanesi che sono gestite da un racket
feroce e barbaro, poi le ragazze dei paesi dell’Est che vengono in Italia
con l’inganno: i loro connazionali le promettono un lavoro e si ritrovano
sulla strada. Se si rifiutano sono botte e stupri di gruppo fino a quando la
donna diventa più docile. Poi abbiamo le cosiddette accompagnatrici che
lavorano in casa o le massaggiatrici che mettono annunci su riviste e
quotidiani e quelle che lavorano nei night. Le prestazioni sessuali cambiano
a seconda del prezzo. Si parte da 30/50 euro e si va fino a 500 euro per una
notte e anche più. E’ il denaro che regola i rapporti sessuali, il vizio e
il piacere venereo. E’ il denaro che disinibisce la ragazza fino al punto di
fare qualunque prestazione. Non l’amore. Non sappiamo nulla sulle
precauzioni sanitarie perché molte donne pur di fare soldi sono disposte a
fare a meno del profilattico con tutte le ripercussioni sui clienti che
incontra. Neanche l’Aids ha fermato il fenomeno prostitutivo e questo
comporta sicuramente gravissimi problemi sanitari per la popolazione.Ci sono
poi problemi di ordine pubblico: sono i travestiti brasiliani e peruviani e
i transessuali che danno scandalo nelle nostre strade con vestiti succinti
presentandosi mezzi nudi e urlano facendo schiamazzi per catturare
clienti, incuranti dei bambini e delle mamme che assistono a questi
spettacoli indecorosi. I clienti sono 9 - 10 milioni di italiani, di cui
500 mila donne che assicurano un business di 15 miliardi di euro all’anno
alla malavita e in parte alle prostitute. Le quali vengono da Paesi
poverissimi, dove c’è una miseria spaventosa, e svolgono questa attività
pericolosa per qualche anno fino ad mettere da parte un capitale per
acquistare una casa e dei titoli e per avere una sicurezza economica. Ma non
tengono conto né dei rischi né dei pericoli della professione. Tranne le
povere ragazze costrette a prostituirsi contro la loro volontà. Vediamo cosa
scrive la Caritas a tale riguardo: “Le modalità di arrivo in Italia e di
conseguenza di esercizio della prostituzione sono diverse a seconda delle
etnie.
Le ragazze *nigeriane* sono reclutate al Paese di origine con la proposta di
un lavoro in Italia; spesso sanno che è legato alla prostituzione, ma
certamente non conoscono né le modalità con le quali lo eserciteranno, né le
condizioni di vita alle quali saranno sottoposte. Al momento della partenza
sono eseguiti riti woodoo per soggiogare meglio le ragazze. All'arrivo in
Italia vengono "affidate" o "vendute" a "maman", spesso donne nigeriane
ex-prostitute , che sistemano le ragazze in alloggi, decidono il luogo di
lavoro e ritirano i guadagni. Potranno essere nuovamente libere ed
eventualmente riavere i passaporti solo dopo aver pagato un debito che
oscilla tra i 70 - 100 milioni di lire. Inoltre devono pagare l'affitto, il
vestiario, il cibo e anche il "joint" (il pezzo di strada su cui la ragazza
lavora).
In *Albania* le ragazze spesso vengono adescate da un "presunto" fidanzato,
che promette lavoro in Italia e successivo matrimonio; altre volte vengono
rapite o vendute da membri della stessa famiglia di origine. Sulla strada
vengono solitamente sottoposte a stretta sorveglianza da parte del
protettore al quale devono consegnare tutto il guadagno. Nel caso in cui non
"rendano" a sufficienza vengano punite con metodi estremamente violenti e
spesso vendute ad altri clan. Le ragazze non dispongono quasi mai dei propri
documenti di identità e nel caso li abbiano sono falsi. La rete criminale
albanese è molto violenta e vendicativa; le ragazze, quando riescono a
scappare con l'aiuto di polizia, clienti o unità di strada, hanno molta
paura ad affrontare l'iter della denuncia, anche per le reali possibilità di
violenza e ritorsione sulla famiglia in Albania ed in particolare sulle
sorelle minori.
Un'altra forma di reclutamento, utilizzata soprattutto con le donne
provenienti dai *Paesi dell'Est Europa e della ex URSS* si concretizza sia
tramite annunci sui giornali con promesse di lavoro come ballerine,
cameriere sia tramite contatti diretti con connazionali che organizzano la
prima parte del viaggio. Per arrivare in Italia attraversano diversi stati e
sono vendute/acquistate una /due o più volte soprattutto a Belgrado ed in
Albania. Le donne entrano in Italia con visti turistici ma più
frequentemente clandestinamente e una volta arrivate a destinazione vengono
espropriate del loro passaporto.
E' necessario aggiungere che le ragazze trafficate in Italia sono sempre più
giovani ed è in aumento il numero delle minorenni.” Infine ci sono i
problemi morali. Non tutte le donne povere ricorrono ad esporre il proprio
corpo e a venderlo, perché hanno dei principi che discendono dalla legge
morale naturale, la legge di Dio che dice “Non commettere atti impuri” e
difatti le donne filippine (solo per fare un esempio) non vanno sulla
strada, perché hanno un’altra morale, e un’altra formazione religiosa. Come
risolvere il problema della prostituzione che già nella Roma di Vespasiano,
di Adriano e di Diocleziano era un problema : c’erano qualcosa come 32 mila
prostitute, che si vendevano per l’equivalente di pochi euro di oggi nei
lupanari dei bassifondi, dove le stanze erano piccole e più simili a celle
che a un’alcova di piacere; sui muri, dipinti o scritte erotiche
solleticavano gli appetiti dei clienti e servivano come catalogo delle varie
prestazioni. Ci sono varie proposte giacenti in Parlamento che eviterebbero
lo spettacolo osceno e indecoroso dei transessuali, travestiti, e
prostitute che offendono la morale, il decoro, e la dignità dei quelle
persone. E tutela donne e uomini da malattie sanitarie, veneree e dall'Hiv.
Discutiamole,  senza perdere altro tempo.


Alberto Giannino
alberto.giannino@gmail.com

 
 
 

Matteo Renzi stia attento a non farsi rottamare dalle vecchie volpi argentate del suo partito

Post n°219 pubblicato il 13 Novembre 2011 da Alberto_Giannino
Foto di Alberto_Giannino

"Tra vent'anni non sarete delusi dalle cose che avete fatto, ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l'ancora, abbandonate porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite." (M. Twain)
Cosi la pensa il Sindaco di Firenze, Matteo Renzi, eletto nel 2009 con 104 mila voti ( su 370 mila residenti) a Palazzo Vecchio nelle ultime elezioni comunali.

Matteo Renzi, fiorentino, 37 anni a gennaio, sposato, 3 figli, laureato in Giurisprudenza con una tesi dal titolo "Firenze 1951-1956: la prima esperienza di Giorgio La Pira Sindaco di Firenze" (D'Alema, Veltroni, Cofferati, Susanna Camusso, Livia turco, Bassolino, e Filippo Penati), invece, pur facendo parte del gruppo dirigente al massimo livello, non hanno conseguito nessuna laurea ndr). Renzi, non solo è laureato contrariamente ai mammasantissima del suo partito, ma ha anche lavorato per qualche anno nell'azienda familiare come dirigente Non è, quindi, un professionista della politica che non ha mai lavorato come l'ha accusato ingiustamente l'altra sera a La 7 il signor Cofferati ex leader della CGIL per delegittimarlo il quale è stato paracadutato a Bologna per fare il sindaco. Renzi, quindi, ha studiato e, contemporaneamente, si è laureato e ora è legittimamente in aspettativa essendo un amministratore dal 2004. E scusate se è poco.

Dopo la laurea è stato designato dal Pds- Ds Presidente della Provincia di Firenze e, scaduto il mandato, ha vinto le primarie per candidarsi Sindaco di Firenze. Nella città della Massoneria e nella Toscana il Pd ha un sindaco cattolico e questa è una novità nel panorama politico italiano che non fa dormire la notte i liberi muratori che con grembiulino, squadra, compasso, logge e gran maestri fanno affari come abbiamo visto con la P2, P3 e P4. Altra novità di Matteo Renzi, capo dei rottamatori del Pd, è che non ha capi corrente, non deve fare il loro usciere o il loro cameriere, non deve concordare con loro la linea, e, soprattutto, la sindacatura di Firenze avvenuta nel 2009 non la deve a nessuno dell'attuale Gruppo dirigente. Non è un leader che come Rutelli, Casini, Vendola, devono dire grazie ai vari Pannella, Forlani o Bertinotti. Il Renzi ha le idee chiare, programmi, progetti (i famosi 100 progetti per l'Italia li trovate nel suo sito web). Certo,  è ambizioso, gli piace il successo, la popolarità, ma ha anche i numeri e le competenze necessarie per essere un leader come il quarantenne Cameron premier nel Regno Unito. Nelle sue posizioni politiche si riconoscono già ben 10 deputati del Pd e tantissimi attivisti del suo partito. Solo Rosy Bindi che ha all'attivo ben 6 legislature ha avuto il barbaro coraggio di dire che le primarie per Renzi non sono scontate. Invece per lei e i suoi sodali vanno bene anche 10 legislature (sempre con proroga come ama dire la senese di Sinalunga di anni 60) e magari anche vanno bene tre pensioni contemporaneamente (parlamentare, consigliere regionale ed europarlamentare) e vanno bene quasi 1000 parlamentari a 15 mila euro al mese con benefit a parte.
Quest'anno, al Convegno di Matteo Renzi, che si è tenuto alla Stazione Leopolda di Firenze hanno partecipato oltre 10 mila persone e 300 giornalisti (di cui 160 accreditati, ci sono stati 500 mila streaming dai siti collegati, e oltre 15mila tweet. Il tutto in tre giornate. Fra i personaggi di spicco che hanno partecipato ci sono: l'ex Sindaco di Torino Chiamparino e il sassarese Arturo Parisi già ministro della Difesa nel governo Prodi. Sul palco si avvicendano in molti. Il più applaudito è stato Chiamparino che ha detto: "Le primarie aperte devono essere una scelta irrinunciabile per il partito democratico e sì, anch'io potrei candidarmi". Primarie aperte e nuova legge elettorale. Questa la proposta dell'ex sindaco di Torino. «Se fossi nella leadership del Pd - ha esordito Chiamparino - direi che bisogna andare a votare, ma non con questa legge elettorale, che fa un Parlamento di nominati, che non va bene perchè non riavvicina i cittadini alla politica. E farei la proposta di primarie aperte, le proporrei io, non starei a chiederle». Chiamparino si è detto anche "colpito da un recente sondaggio, che vede solo il 20% degli italiani dare la sufficienza all'opposizione. E' un dato estremamente preoccupante", ha sottolineato tra gli applausi della platea. "Chiamparino - ha detto Renzi- è una persona seria, che ha fatto benissimo il sindaco, io ho tanto da imparare da uno come lui. Felice che sia venuto a dare il suo contributo. È bello che abbia il desiderio profondo di continuare a fare del bene al proprio Paese". L'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino ha parlato anche di "iniziativa vitale per il Pd, perché porta una vivacità di idee e problemi" invitando la dirigenza del partito ad ascoltare le proposte lanciate da Firenze.
"Giusto il coraggio di Renzi, ora vada avanti", ha detto dal palco l'ex ministro Arturo Parisi. "E' il coraggio che ha portato Renzi a dire: ho una proposta. Noi siamo qui per ascoltarlo e per fare poi le nostre valutazioni. Qui sicuramente c'è vitalità: è una generazione che avanza, dobbiamo stare a sentire e valutare le proposte". E sulla eventuale candidatura di Renzi, Parisi ha aggiunto: "Alzare la mano è la prima cosa, ma bisogna sentire le proposte e confrontarle con le altre, in contraddittorio". "Il Pd - ha continuato Parisi - fa male ad avere paura di se stesso, del progetto per cui è sceso in campo: un progetto aperto che chiedeva non a Matteo Renzi ma a tutti di dire la loro" . Del resto la posizione di Matteo Renzi è chiara e non dà adito a equivoci:
"Il problema è che la generazione dei Pierluigi Bersani [...] non è abituata a dire "io sono qua, misuriamoci". Questa volta, però, devono. Mi dispiace dirlo, ma per loro è l'ultimo treno, l'ultima chiamata. Non funzionerà più il meccanismo del "sono a disposizione del partito, aspetto che me lo chiedano". Se lo devono togliere dalla testa. Anche perché, dopo di loro, non c'è il diluvio". E acora ha detto nel recente passato Matteo Renzi: " È così difficile comprendere che c'è gran voglia di una comunicazione e di soluzioni fuori dai vecchi schemi partitici, che sono logori e anti-moderni? ''Manteniamo il partito che abbiamo e cambiamo le facce dei politici''. Lo ha detto Matteo Renzi, a chiusura del 'Big bang', spiegando che ''non e' possibile che cambino continuamente i simboli dei partiti e restino le stesse facce''. Per Renzi, che insiste sulle primarie, il rischio e' che ''vinca un modello di partito per cui i dirigenti danno la linea agli eletti che poi sono chiamati ad andare dagli elettori a fare volantinaggio per spiegare, andava bene nel '900''. Il segretario Bersani replica con preoccupazione al giovane sindaco rampante: ''Attenzione a non scambiare per nuove idee che sono un usato degli anni '80''- Matteo Renzi chiude la sua Kermesse (costata 130 mila euro auto finanziati e recuperati con pareggio dlle spese) replicando ai suoi due critici Bersani e Vendola: «Sarebbe facile per me dire a Bersani che ha l'età di mio padre, sarebbe facile dire che Nichi Vendola e la sua sinistra radicale mandavano a casa Prodi e io mi disperavo perchè mandavano a casa una speranza e aprivano la strada all'inciucio che portò D'Alema al governo - dice Renzi - No, noi oggi dobbiamo essere capaci di produrre argomenti e una speranza. Non so se alla fine ci candideremo ma certo avremo fatto un piacere all'Italia restituendo dignità alla politica». Renzi quindi conclude con un intervento di 40 minuti alla Stazione Leopolda: "«Vorrei dire grazie a chi ha reso possibile questa cosa, questo evento alla Leopolda. Non siamo personaggi in cerca di autore, non siamo morsi dalla tarantola, noi abbiamo la consapevolezza che quello che stiamo facendo è una cosa che ci fa piacere. Noi siamo contenti di vivere la nostra esistenza quotidiana, non pacatamente, che sennò ci dite che siamo veltroniani. Abbiamo provato a far scorrere dei colori perchè quello che ci fa più paura è il colore della paura e della rassegnazione. Il colore della paura è quello di coloro che pensano che il nostro futuro sia peggiore di quello toccato alle generazioni precedenti. Io credo che il compito dei cittadini, il nostro compito è guardare in faccia la realtà e avere il coraggio di dire che noi reclamiamo il futuro con un principio base: il futuro non sia qualcosa su cui scaricare i nostri problemi. I nostri politici, i nostri predecessori sono andati al ristorante e ci hanno lasciato il conto da pagare». Matteo Renzi non delude la platea e parla del Pd: "La mia paura è che a fronte del fallimento del governo il centrosinistra non sappia reagire, risponda con degli slogan. Quello che non perdono a Berlusconi e a quella classe dirigente è l'idea di aver portato il nostro Paese nell'immaginario collettivo come sede della volgarità. Dobbiamo ripartire da capo. Vogliamo ripartire dai bambini, sono loro i soggetti della politica. Se sei uno statista non pensi alle elezioni, pensi a quei bambini, al loro futuro. E quei bambini non devono avere l'idea di un Paese di cui vergognarci. Alla Leopolda siamo venuti per ascoltare, per permettere agli altri di parlare, di proporre. Noi vogliamo essere un centrosinistra che ha come parola d'ordine la giustizia sociale". Dice Renzi ai suoi detrattori e avversari: "Qui abbiamo discusso di Europa e di imprese. Il centrosinistra non può dividere i lavoratori dagli imprenditori. Guardate - ha aggiunto - che se uno oggi ha i soldi non apre una fabbrica ma lavora e investe nella finanza ed è anche tassato meno. Bisogna tornare a dare valore a chi fa impresa. Noi prendiamo un impegno generazionale: non so se faremo estinguere i dinosauri. Ma dobbiamo estinguere i debiti, smetteremo di vivere di irresponsabilità". Le primarie - ha aggiunto Matteo Renzi - non sono solo un modo per selezionare in modo diverso la classe dirigente, sono un ribaltamento. Gli elettori scelgono e non con il casting». All'idea - ha continuato - che io debba prendere la linea economica di questo Paese da un signore che non prende nemmeno i voti nel suo condominio, io non ci sto. Un partito degno di questo nome, democratico, non fa burocrazia interna, ma si apre. Si apre andando a incontrare le persone. Se il Pd vuole vincere le elezioni deve provare a scrivere una storia nuova. E la storia nuova la scrivono i pioneri, non i reduci. Valorizziamo i militanti, i circoli, andiamo noi fuori, non portiamoli nelle nostre stanze".
Concludo. Matteo Renzi è il vero avversario di Nichi Vendola e soprattutto di Bersani. Il gruppo dirigente del Pd non lo ama e non lo perdonerà mai. Ha creato il dissenso, ha favorito il pluralismo, ha espresso il diritto di critica, e la libertà di opinione. Ha contestato tutto il gruppo dirigente. Solo Chiamparino e Parisi potranno salvarlo polticamente. Le vecchie volpi argentate del Pd che controllano il partito da sempre non hanno lavorato 40 anni della loro vita per lasciare il partito al sindaco di Firenze. Renzi, anche se la sua manifestazione ha avuto un grande successo, è odiato: se lo ricordi sempre. Faranno di tutto per espellerlo, per denigrarlo, o per non ricandidarlo alle politiche. Il consiglio che gli dò è quello di coltivare i rapporti con Chiamparino e Parisi, e di apparire sulla stampa e sulla Tv per contare politicamente. In questa società dell'immagine purtroppo un politico conta se appare. Non a caso in questi tre giorni il Pd ha organizzato altri convegni perchè Renzi il rottamatore e il suo seguito non apparissero sulla stampa. Ci hanno provato ma gli è andata male, ma continueranno in questo feroce mobbing politico. Non si faccia illusione Renzi. Rottamare un partito e cambiare le facce non ci sono riusciti i democristiani  onesti che erano in un partito democratico. Figuriamoci se Renzi può pensare di rottamare Violante, D'Alema, Veltroni, Penati, Prodi, Bassolino, la Bindi, la Bresso, la Turco, e la Toia in un partito che ha una struttura verticistica, che coopta dall'alto le persone e le tessere ai congressi non sempre sono trasparenti come ha rilevato Franceschini e Fioroni. Infine gli dò un altro consiglio: non si fidi nella maniera più assoluta dei cosiddetti giovani: Letta, Franceschini, Serracchiani e Civati. Vogliono il potere e comandare nel Pd facendo fare il "lavoro sporco" a Renzi. E Matteo Renzi, secondo questa cosiddetta classe giovanile, che è più anziana, più arrivista e più ambiziosa degli attuali anziani del partito, dovrebbe lavorare per il re di Prussia? Ma allora pensano che Renzi oltre al coraggio non abbia l'intelligenza e sia pazzo. I rampanti e i rampolli del Pd vogliono pedalare. bene comprino la bicicletta e pedalino da soli, non mandando allo sbaraglio Renzi. Comunque Matteo Renzi: eviti l'isolamento nel Pd, faccia alleanze interne, usi il dialogo anche con i vecchi del Pd (in fondo chi porta i capelli bianchi ha il dono della saggezza) e non prenda il machete per far fuori l'intelligente Massimo D'Alema capo del Copasir ( a proposito Renzi faccia bonificare tutti i suoi uffici e la sua casa con tutti gli uomini dei servizi che girano del Copasir ) che da buon politico navigato, anche se le portasse rancore, potrebbe rivedere le sue posizioni. Il capo del Pd, il leader maximo, come sa bene è lui, e non Bersani, la Finocchiaro, la Bindi, Scalfarotto, Letta o Franceschini. O D'Alema cade da solo, o si ritira politicamente e allora Renzi lei è favorito, ma fino a quando D'Alema non si ritira in pensione nella sua azienda agricola denominata "La Madeleine" di 15 ettari in Umbria ubicata tra Narni e Otricoli (acquistata con un "mutuo importante" per i figli nel 2009) non può pensare di rottamarlo. Questo lo pensa il popolo delle salamelle delle Feste dell'Unità, i dirigenti del Pd e gli intellettuali del partito che, come vede, sono tutti defilati compreso l'ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari (membro della Direzione del PD) che si occupa di Filosofia in una Università privata a Milano. E il silenzio agghiacciante di tutto il gruppo dirigente non depone a suo favore. Lavori per unire ciò vi unisce e fate un tratto di strada insieme, ma se lei scassa tutto alla fine i prepotenti del Pd travestiti da angeli l'avranno vinta e rottameranno lei. Si ricordi sempre i casi Pannella- Capezzone, Casini- Follini, Di Pietro-Veltri, Berlusconi e Fini, Bossi-Miglio e tanti altri dissidenti espulsi della Lega Nord.


PS: A proposito,  il 62 enne deputato  Massimo D'Alema,  ha promesso che venderà Ikarus II,  sloop di 60 piedi, disegnato da Roberto Starkel, costruzione in lamellare di mogano e carbonio in resina epossidica. Piano velico semifrazionato con albero in carbonio'. Un' imbarcazione per lunghe crociere veloci. Coperta in teak, attrezzature Harkenconwinchelettrici. Interni in ciliegio con 4 cabine, 3 bagni". Valorecommerciale : 1 milione di euro.Vedremo se il capo del Copasir manterrà la promessa. Ah, se fossi stato marxista e leninista, forse, anch'io avrei una barca di 60 piedi e un'azienda agricola di 15 ettari nella bellissima campagna umbra...

Alberto Giannino
alberto.giannino@gmail.com

[01 novembre 2011]

 
 
 

I nuovi angeli del volontariato e del fango 50 anni dopo l'alluvione di Firenze

Post n°218 pubblicato il 13 Novembre 2011 da Alberto_Giannino
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Gli angeli del volontariato a Genova e in altre zone d'Italia dove ci sono state alluvioni ed esondazioni dei fiumi,  tutti li abbiamo visti all'opera in questi giorni. Sono prevalentemente ragazze e ragazzi 20 enni e 30 enni, ma non mancano anche 40 enni, e anche 50 enni. Tutti attivati, allertati, e mobilitati per prestare soccorso gratuitamente alle vittime di questa tragedia in cui hanno perso tutto: i figli, la casa, il negozio, la macchina, e beni personali.

Li abbiamo visti nei vari Tg con le divise accanto alle uomini della Protezione civile, dalla Charitas, ai militari, ai poliziotti e ai carabinieri e ai finanzieri per aiutare anziani, donne, e bambini. Li abbiamo visti a spalare il fango, a pulire con i guanti i locali di scuole e di abitazioni con scope, spazzoloni, secchi, e stracci. Tutti si sono prodigati, si sono adoperati perchè la forza delle acque, solo in Genova ha apportato dalla piena circa decine di metri cubi di fango, ha distrutto ponti, reso inagibili molte strade, rendendo assai difficoltosa l'opera di primo soccorso.

Questi angeli del volontariato a Genova e in Liguria hanno svolto un'attività libera e gratuita svolta per ragioni private e personali, prevalentemente di solidarietà, di altruismo. L'Italia intera deve dire loro grazie. Alcuni esponenti della classe politica che sovente danno brutti esempi (corruzione, concussione, concorso in associazione esterna mafiosa, peculato, attaccamento al potere, arrivismo, sete di denaro) deve prendere atto che c'è anche un'Italia diversa e migliore. Che dedica le sue giornate libere agli ultimi, ai deboli, ai non protetti, ai non tutelati, e ai poveracci. Li dobbiamo ringraziare tutti, uno per uno, e riconoscere che la gioventù di oggi non è solo epicurea, edonista, materialista, libertina, drogata, o alcolista. Abbiamo anche un'altra gioventù che quando si verificano le calamità naturali e i disastri ambientali si dedica al prossimo, senza chiedere nulla in cambio. Senza chiedere fondi al comune, alla provincia e alla regione. Ci sono, infatti, membri di associazioni farlocche che chiedono continuamente soldi allo Stato e ai privati ma poi non li vediamo mai durante queste tragedie. E perciò invitiamo alla vigilanza tutti coloro che sono preposti ad erogare denaro pubblico.

Quei giovani che abbiamo visto in mezzo al fango con stivali e magliette sporche vanno ringraziati anche se la cronaca non parla di loro perchè non farebbero notizia. Invece la notizia c'è: i giovani sono disinteressati, puliti, onesti, e sensibili. Noi guardiamo a questi giovani con grande fiducia e speranza perchè sono la classe dirigente del futuro, perchè hanno dato un grande esempio alla casta politica, finanziaria, alle banche, ai manager pubblici con salari innominabili e a chi cumula tre pensioni già a 60 anni. Molti di essi sono disoccupati, precari, cassintegrati dell'Ilva. Hanno dato un bellissimo esempio di solidarietà a Genova come successe nel 1966 nell'alluvione di Firenze quando liberarono la città dal fango. Per le sei vittime di Genova esprimiamo il nostro cordoglio e la nostra vicinanza alle vittime e diciamo allo Stato semplicemente quattro parole: non dimenticatevi di loro. Agli eroi di Genova e della Liguria diciamo solo che l'Italia intera non dimenticherà mai le loro gesta eroiche e soprattutto il loro disinteresse. Grazie per la lezione che ci avete dato.

Alberto Giannino

alberto.giannino@gmail.com

[07 novembre 2011]

 
 
 

Renato Brunetta sconfessato dai suoi amici a Venezia

Post n°217 pubblicato il 13 Novembre 2011 da Alberto_Giannino
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Brunetta, il ministro veneziano sconfessato dai suoi amici  

 

Il ministro alla Pubblica Amministrazione, il veneziano Renato Brunetta, 61 anni, economista, esponente del Pdl ed ex socialista craxiano, sotto scorta da 28 anni per minacce terroristiche, lo scorso anno, si era candidato Sindaco di Venezia senza tuttavia essere eletto. La sua lista si chiamava (qui è proprio il caso di usare l'imperfetto del verbo chiamare) Lista Brunetta. Tale lista prese tre consiglieri comunali: Stefano Zecchi, Alessandro Scarpa e Renato Boraso. Su 46 consiglieri eletti a Ca' Loredan 3 appartenevano alla lista Brunetta.

Le elezioni le vinse il sindaco cattolico Giorgio Orsoni del centro sinistra ( ma senza tessera), 63 anni, sposato con tre figli, avvocato, ordinario di diritto amministrativo all'università di Cà Foscari, procuratore della Basilica di San Marco, Orsoni, ritenuto molto vicino alla Curia, era già stato assessore comunale al patrimonio dal 2000 al 2005 nella giunta di centrosinistra guidata da Paolo Costa. Tra le sue caratteristiche Giorgio Orsoni elenca al primo posto quella di essere "concreto e pragmatico", di affrontare i problemi senza pregiudizi, di essere "aperto al dialogo e al confronto". La sua corsa sembrava impossibile contro il più conosciuto, efficiente e vulcanico componente del governo. Lui l'ha vinta rivendicando i successi ottenuti dalla coalizione guidata da Massimo Cacciari ("Una persona straordinaria") rilevando altresi che "abbiamo lavorato seriamente, proposto un programma credibile, e la città ci ha dato fiducia".

Cacciari invece commento' l'elezione di Orsoni, che guida una coalizione che va dall'Udc a Rifondazione, con le seguenti parole: "Un risultato abbastanza straordinario visto l'andazzo generale e le difficoltà del centrosinistra nel Paese". Il prof. Brunetta, esponente del centro destra e ministro, fu distanziato di ben 9 punti percentuali, fu sconfitto sonoramente e non riuscì a sedersi sulla poltrona di primo cittadino a Ca' Farsetti cui agognava da anni. Infatti 11 anni fa quando si candido' contro Paolo Costa e anche in quella occasione fu sconfitto. Anche allora Renato Brunetta fu bocciato dai veneziani. Adesso la novità è che Brunetta è stato bocciato dai suoi tre consiglieri comunali che l'accusano di essere assenteista, lui che ha fatto una carriera colpendo i fannulloni dello Stato con i suoi provvedimenti molto discutibili , le sue sue filippiche, e le sue invettive.
La lista Brunetta ha cambiato nome e si chiamerà d'ora in avanti Lista Civica impegno per Venezia, Mestre, isole e il capogruppo sarà sempre il professor Zecchi ordinario di Estetica presso l'Università degli studi di Milano e già assessore alla Cultura del comune di Milano dal 2005 al 2006 nella Giunta Albertini. "Il Gruppo consiliare "Lista Brunetta" - annuncia una nota firmata da Stefano Zecchi, capogruppo della stessa lista in Consiglio - ha deliberato di cambiare la propria denominazione in "Lista civica impegno per Venezia, Mestre, isole"".

"Questa decisione è stata assunta - precisa - considerando con rammarico l'assenza dalle iniziative relative al lavoro del Consiglio comunale dell'ispiratore e animatore della "Lista" originaria, nata per affrontare le elezioni del 2010 a Sindaco di Venezia". "Valutando la nuova situazione che non può valersi dei suggerimenti dell'onorevole Brunetta, basati su una profonda esperienza politica, nel desiderio di una sempre maggiore attenzione ai problemi di Venezia, Mestre e isole - scrive ancora l'ex Lista Brunetta - si è stabilito di modificare la denominazione del gruppo con l'intenzione di aprirsi e accogliere tutte le forze cittadine desiderose di lavorare per il bene della città e dei suoi abitanti".
Per Brunetta che è passato alla storia del IV governo Berlusconi come il segugio dei lazzaroni e degli assenteisti guadagnandosi la nomea di ministro anti fannulloni e di coloro che nella PA mangiano a sbafo, è un brutto colpo per la sua immagine. Secondo i suoi tre consiglieri lui sarebbe un "assenteista" che non si occuperebbe nè dei problemi del comune di Venezia nè dei bisogni dei cittadini.

Che dire? siamo esterrefatti, sbigottiti, e trasecolati. Da Brunetta non ce lo aspettavamo. Un uomo cosi rigoroso, zelante, e sollecito nel far rispettare le leggi e le regole nella PA e pronto a punire sempre chi sbaglia con durezza, intransigenza, e senza appello. I dirigenti della PA, grazie a Brunetta, possono licenziare i dipendenti magari dopo aver subito un mobbing spietato e violento. Vanno a finire in mezzo alla strada. devono trovarsi un avvocato e chiedere al Tribunale di essere riammessi e riabilitati. Ma lo sa Brunetta che alcuni Dirigenti sono i primi a non rispettare la legalità, a violare le leggi, a perseguitare e a discriminare i loro subordinati e tutto ciò per i motivi più disparati?

Ora il ministro anti fannulloni deve chiedere scusa a chi ha votato la sua lista civica alle Comunali di Venezia il 29 giugno 2011 e a tutto il Pdl che l'ha sostenuto come sindaco. Se non lo farà dimostrerà di essere poco serio e poco responsabile nei confronti dei suoi elettori e sarà sicuramente "trombato" per la terza volta qualora decidesse di candidarsi a sindaco di questa bellissima città. Con la Lega Nord o senza la Lega Nord. Manzoni, ministro Brunetta, soleva dire che "i guai vengono perchè ci si è dato cagione". Ha deluso i suoi estimatori, e i maligni diranno sottovoce: "quello li' predica bene e razzola male". Si, perchè il suo comportamento etico, retto, integerrimo, ormai è in discussione, soprattutto a Venezia dove i suoi amici hanno preso le distanze da lui. Sono infatti distinti e distanti, il che per un ministro ambizioso e candidato sindaco di una delle città più belle del mondo, non è un fatto che depone a suo favore. A proposito, Brunetta,  le ricordo un richiamo benevolo fattole dal cardinale Dionigi Tettamanzi. Non consideri tutti fannulloni, perchè poi nell'immaginario collettivo alla fine tutti sono fannulloni anche se sul posto di lavoro sono ineccepibili. Da ultimo le dò un consiglio: lei è un economista; si faccia dare la delega dal premier in carico un posto come sottosegretario  per colpire gli evasori fiscali (200 miliardi di euro sottratti alle casse dello Stato)  e forse dopo questa brutta storia tutta veneziana si riscatterà e verrà riabilitato.

Alberto Giannino
alberto.giannino@gmail.com

 
 
 

Il delitto eccellente dell'onorevole Franco Verga, ammazzato da un palermitano residente a Milano

Post n°216 pubblicato il 21 Ottobre 2011 da Alberto_Giannino
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L'onorevole Franco Verga nacque a Milano il 21 settembre 1929 da genitori che erano emigrati dalla Sicilia. Il papà di Franco Verga svolgeva un lavoro artigianale.

Franco Verga ebbe fin da giovane profondo interesse verso i bisogni dei poveri e si attivò nella comunità milanese collaborando con l’Azione Cattolica, le ACLI e le Parrocchie sul territorio, diffondendo, predicando un impegno cattolico e non solo, tra le genti della comunità di appartenenza.

Successivamente si avvicinò al Movimento giovanile della Democrazia Cristiana e con una intensa attività socio-politica si distinse fino a diventare Deputato nel Parlamento Italiano per lo stesso partito della Democrazia Cristiana (DC) nel 1963. 

Poco prima era stato fondato a Milano il C.O.I. – Centro Orientamento Immigrati – da parte di un gruppo di amici particolarmente sensibili ai problemi inerenti l’immigrazione interna (sud-nord), fenomeno di risalto in pieno boom economico.

Franco Verga venne nominato presidente del C.O.I. Il C.O.I. svolse attività come Centro Studi, organizzando seminari e convegni sul tema dell’immigrazione interna e dei migranti italiani all’estero, attivò corsi di alfabetizzazione e di cultura civica per i lavoratori immigrati, svolgendo nel contempo un’attività di lobby verso il Parlamento al fine di migliorare le norme e le disposizioni che riguardavano, in quegli anni,  gli italiani emigrati all’estero. 

Il C.O.I. è stato un importante centro di solidarietà e di assistenza per 150.000 immigrati. La missione dell’ente è stata definita prevalentemente dall’opera dell’On. Franco Verga, persona profondamente motivata alla difesa dei diritti umani dei migranti.

Franco Verga morì tragicamente  il 28 agosto del 1975. Il suo corpo fu trovato a Milano in una vasca d'acqua  di fronte alla Basilica di Sant'Antonio a Milano in Via Carlo Farini. Fu annegato (e non suicidato) prima in una vasca da bagno in un appartamento, poi, una volta morto, fu portato in Via Farini. Infatti oggettivamente non è possibile annegarsi nella vasca di via Farini. Dunque l'onorevole Verga fu ammazzato prima e qualcuno lo mise nella vasca per inscenare un improbabile  suicidio.  In ballo c'erano i miliardi  che il COI  aveva ricevuto dal governo e che gli esecutori del suo delitto hanno sottratto. Il delitto Verga fu un delitto di mafia deciso a tavolino. Chi scrisse un libro proponendo la tesi del suicidio fu Vincenzo La Russa di Paternò (Catania).  Il libro è intitolato "uno scandalo cristiano". No, signor La Russa, l'onorevole Verga è stato ammazzato come un cane e all'appello mancano i miliardi del COI. Sarebbe il caso che la procura di Milano, dopo 30 anni,  riaprisse il caso Verga. Tutti i dirigenti e i deputati della DC dell'epoca sanno molto bene chi sono i mandanti e gli esecutori del primo delitto di mafia di un deputato in Italia avvenuto a Milano. Ma non hanno mai fornito indicazioni per paura. Il mandante è un  palermitano, pregiudicato per tangenti, ragioniere (chissà dove ha preso il diploma), fa politica attiva, disponde di molto denaro (è strano dal momento che è arrivato a milano con la valigia di cartone senza arte ne parte)   ed è membro della Direzione nazionale di un partito. Cara Ilda Boccassini tu quest'uomo lo conosci già e molto bene: sei andata a parlargli in cella.  E' pericolosissimo, ma io non lo temo. Non temo le sue minacce e non temo nè le sue querele nè i suoi avvocati. Se vuole soldi da me, il ragionere della mafia casca male. Quindi mi lasci perdere, non mi rompa più le palle, e soprattutto non mi minacci: è peggio. Io non temo la morte e sono sereno. Spero che tutti gli ex   democristiani di Via Nirone 15 a Milano degli anni 70 parlino, se no parlo io. Hai capito ragioniere dei miei stivali? Comunque, per tutelarmi, ho già fatto un bel dossier su di te pronto per DIA, DDA, Procura nazionale Antimafia, Sco, Gico e Ros. E credo che avrai presto delle sorprese visto che non capisci che mi devi lasciare perdere dal momento che non sono un tuo picciotto. Anche il tuo ex capocorrente, ex detenuto eccellente di mani pulite, che ti consiglia male  potrebbe essere accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Lo stesso dicasi per il tizio che sedeva nel cda  dell'Aem e dell'Ospedale per il quale andavi a ritirare tangenti. A uno come te del resto come facevano gli imprenditori a dire di no? Senza contare l'onorevole defunto Egidio Carenini ex P2  il cui immenso patrimonio milionario era nelle tue mani che ho frequentato per tre anni consecutivi, ospite la domenica  nella sua azienda agricola a  Santa Cristina (Pavia)  solo per arricchire la mia personale documentazione  di alcuni fatti attraverso i nostri colloqui che duravano ore. Stranamente Carenini che cambiava spesso autista mi faceva cenno in macchina di parlare di cose generiche e generali, ma non di altro. Era controllato dal gruppo del ragioniere di Palermo e sarebbe interessante conoscere a chi è andata la sua immensa eredità. Al figlio adottivo? Puo' darsi, ma il ragioniere che l'ha tutelato per anni evitando sequestri e altro cosa si è preso? Le briciole del patrimonio Carenini? Lo escludo. Alla guardia di finanza il compito di controllare i vari prestanome e tutte le società riconducibili all'onorevole Carenini. tra parantesi il suo decesso l'ho appreso dopo alcuni mesi...

ag

 

NB: L'  ing. Gianni Verga, cugino del morto ex assessore al Comune, Regione e Provincia di Milano per anni, stranamente,  sulla sua morte non si è mai pronunciato e non ha mai stigmatizzato tale efferato omicidio.

 
 
 

Giuliano Pisapia: le nuove tasse, le consulenze d'oro, e il rinnovamento negli Enti

Post n°214 pubblicato il 20 Ottobre 2011 da Alberto_Giannino
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Giuliano Pisapia, è sindaco di Milano da appena 140 giorni, e il suo bilancio politico è,  per usare un linguaggio scolastico, appena sufficiente anche se, per essere obiettivi, bisognerebbe aspettare almeno gennaio 2012. Ma vediamo ora i primi provvedimenti adottati,  così ci facciamo un'idea sulla sua Giunta che è la più importante del Paese con quella di Roma, Napoli, Torino, Palermo, Bologna, e Venezia.   La sua Giunta ha trovato un buco nel bilancio di 180 milioni di euro. L' ex sindachessa Letizia  Moratti ha sempre negato tale buco perchè pensava di quotare in Borsa la Sea spa che avrebbe portato nelle casse comunali 124 milioni ma passando dall'84% dell'attuale proprietà del comune  di Sea spa al 51%.  E poi c'era il discorso dell'autostrada  Serravalle ( la Milano Genova) di cui il Comune voleva disfarsi totalmente vendendo la sua quota di minoranza portando altri soldi freschi. Ma nessuno si è fatto avavnti per l'acquisto e allora Pisapia e Podestà stanno studiando una soluzione alternativa che consenta di contemperare l'esigenza dei due enti locali di fare cassa (cosa di cui hanno estremo bisogno visto cosa hanno lasciato in eredità Moratti e Penati), l'esigenza di mantenere insieme il controllo della società e l'esigenza di coinvolgere un partner privato che consideri appetibile l'acquisto delle azioni in vista di una cogestione della società stessa e altri vantaggi di cooperazione imprenditoriale. 
 
E cosi sarebbe stata costretta ad  aumentare il biglietto del tram e della MM che  ora costa 1,50 per una corsa (rispetto  a 1 euro della Giunta precedente) , il che per essere in un periodo di grave recessione economica  che il professor e assessore Boeri ha dichiarato al Tg3  che finirà nel 2017 è stata una scelta infelice, inopportuna e improvvida, anche se anziani poveri, famiglie con quattro figli, e altri bisognosi pare saranno agevolati. La Giunta Pisapia ha introdotto un'altra tassa per fare cassa che prima non c'era: l'addizionale Irpef. A pagare l’addizionale saranno  220.663 milanesi (il 30 per cento circa della popolazione), con una aliquota dello 0,2 per cento ( e molto probabilmente dal 1 gennaio passerà allo 0,8) e un introito stimato nelle casse comunali che si aggira sui 35 milioni. I 6 milioni e 400mila euro di minori entrate, rispetto alla prima ipotesi di far pagare i redditi sopra i 26mila euro, dovranno ora essere trovati "con riduzioni di spesa di pari importo", ha dichiarato  l’assessore mantovano al Bilancio, Bruno Tabacci. Il che significa con altri tagli alle spese dell’amministrazione, ma non ai servizi, assicurano. Pare che sarà inoltre introdotta l'Ici per le seconde case sfitte e i milanesi certo non apprezzeranno. E tra gli aumenti spunta anche quello della Tarsu, la tassa sui rifiuti. Con l'eliminazione del Cip6 che riguarda anche i termovalorizzatori, il costo dello smaltimento dei rifiuti è aumentato. Si tratta di recuperare una cifra intorno ai 40 milioni di euro. Quindi, tra gli scenari possibili, c'è anche quello dell'aumento della Tarsu per recuperare i soldi mancanti.
 
 
Dal primo gennaio 2012 scatta la congestion charge, da provvedimento anti-smog diventa tassa sul traffico,  e sulle tabelle discusse dalla giunta vengono considerati come motori puliti- e quindi con accesso gratuito sotto le telecamere- solo i veicoli elettrici, mentre pagheranno le auto a metano, gpl ed Euro 5. Una stangata. Soprattutto perché tra gli scenari c’è anche un ticket per tutti da quattro  euro. Diranno addio al centro invece i veicoli a benzina e diesel pre- euro e ai diesel euro 1, 2 e 3: hanno già il divieto di circolazione regionale sei mesi all’anno ma dal 2012 la Cerchia dei Bastioni sarà sempre off limits. Gli scenari, appunto. Sei sulla carta ma tre quelli su cui si concentrano sindaco e assessori con l’obiettivo di tagliare di circa il 20% il traffico nella ztl,migliorare l’aria, fare un provvedimento «di facile lettura per il cittadino»e-va sottinteso - che metta Palazzo Marino al riparo dai ricorsi. Per replicare all’opposizione che reclama l’abolizione del ticket l’Agenzia per la mobilità e l’ambiente ha considerato anche questa ipotesi, "ma sarebbe follia - afferma l’assessore ai Trasporti Pierfrancesco Maran- . Il traffico aumenterebbe del 18-19% e non ce lo possiamo permettere mentre ci sono i lavori in corso per la M5 e stanno per partire i cantieri della M4".Sul tavolo,ma senza crederci, il Comune mette anche un semplice inasprimento della pollution charge: far pagare anche i motori ecologici oggi esenti (2 euro) e alzare a 5 e 10 euro le altre classi. Tre le ipotesi su cui investe e che presenterà da qui al 30 ottobre, la deadline fissata dal sindaco, ai tavoli con rappresentanti di associazioni, sindacati, commercianti, artigiani, medici, consumatori, disabili. Con i partiti la discussione si aprirà nelle commissioni, ma la misura bypasserà il consiglio perchè è un test. Si parte con la congestion «secca», un’unica tariffa di accesso alla ztl: ingresso libero solo a veicoli elettrici e ibridi, i super-inquinanti non entrano più mentre i gpl, metano, auto a benzina Euro 1 e superiori e diesel Euro 4 e 5 pagano tutti la stessa tassa. Due le ipotesi: 5 o addirittura 10 euro. Nel primo caso si abbatte del 23-28% il traffico, del 23%il pm10,gli incassi si aggirano tra 31 e 34,8 milioni di euro l’anno. Con il super-ticket gli effetti sono ovviamente moltiplicati: dal 47 al 55% in meno del traffico, meno 30% di pm10, incassi tra 41,3 e 48,7 milioni (il 430% in più rispetto a quelli di Ecopass nel 2010). Il secondo scenario è un pedaggio differenziato in funzione della fascia oraria: sempre esclusi elettrici e ibridi, gli altri veicoli pagano 6 euro tra le 7.30 e le 11.30 e 3 euro dalle 11.30 alle 19.30. La riduzione attesa sul traffico è pari a 25- 28mila veicoli, l’incasso si aggirerebbe tra i 29,4 e 30,5 milioni. Infine, tassa stagionale, si paga il doppio(6 euro) quando le caldaie sono accese e 3 euro dal 15 aprile al 15 ottobre. Commercianti e centrodestra sono sulle barricate, Maran apre ad «abbonamenti per chi abita in zona 1, magari solo sulla prima auto, e ci confronteremo con negozi e categorie che non possono usare i mezzi, ma l’obiettivo è ridurre il traffico del 20%».

 
Il Sindaco giuliano Pisapia ha proceduto ad una serie di nomine e di consulenze d'oro, d'argento e di bronzo. Vediamole. Leggiamole e prendiamone atto che sono scandalose se pensiamo che ci sono anziani che a milano percepiscono al mese 450 euro e famiglie che non arrivano alla terza settimana del mese.  Giovanni Nani, ex capo ufficio stampa dei Verdi ed  ex portavoce del ministro  Pecoraro Scanio, promosso  Capo ufficio stampa a Palazzo Marino e residente a Roma, costerà alle case comunali ben 129 mila e 600 euro l'anno (353 euro algiorno). Marco Dragone, ex giornalista Adnkronos e attuale portavoce del sindaco con un contratto di 6 mesi prenderà 55 mila euro, se poi verrà riconfermato come è naturale altri 6 mesi prenderà 110 mila euro l'anno.  Maurizio Baruffi, ex studente liceale del Carducci,  ex radicale, ex verde, e ora finalmente approdato al PD, è attuale Capo di Gabinetto del Sindaco con con ben   189 mila euro di stipendio l'anno ( 514 euro al giorno); Davide Corritore, 53 anni, bocconiano, ex consigliere comunale del Pd,  attuale city manager del Comune di Milano con 284.770  mila euro l'anno (778 euro al giorno); Giovanni Confalonieri 58enne, professionista della politica di Besana Brianza, ex Democrazia Proletaria, senatore di Rifondazione Comunista oggi passato a SEL, nominato responsabile dei rapporti con la città di Milano che costerà ben 162.108 euro l’anno (443 euro al giorno) ; in sostanza la Giunta Pisapia ha nominato tre figure di tipo tecnico-politico che insieme costeranno al bilancio 2,5 milioni di euro per i cinque  anni di mandato. I consulenti sono tutti del ‘giro’ di chi aveva lavorato per i candidati sindaco e dei loro partiti.  Cifre scandalose per i milanesi che hanno già vissuto lo scandalo delle consulenze d'oro con la signora Letizia Moratti poi condannata dalla Corte dei Conti della Lombardia. Cifre vergognose per tutti coloro che sono precari, disoccupati, cassintegrati o ai margini della società. Evidentemente destra e sinistra sui soldi pubblici la pensano allo stesso modo: pecunia non olet ...
 
 
Non manca, inoltre, un ufficio stampa già tra i portaborse del Sindaco Filippo Penati, Ilaria Modanesi che guadagnerà il doppio di un dipendente medio, 41mila euro lordi l’anno. 42mila euro annui vanno a Luca Stanzione ex studente dell’ITC Besta di Cimiano passato da Rifondazione a SEL alla CGIL assunto alla segreteria dell’Assessora Tajani ( ex centro studi della CGIL). Il recordman, 64 mila euro annui ( quasi 4 mila euro netti al mese esclusi straordinari e varie) è il presidente del Circolo Vigentina del PD Cosimo Palazzo assunto direttamente come funzionario dal neo assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino, mentre Roberta Pezzulla al gabinetto del Vicesindaco Guida (responsabile dell’associazione no profit cattolica Ceas) guadagnerà 37 mila euro annui. 40 mila euro annui andranno invece alla dottoressa Amato assunta direttamente al Gabinetto del Sindaco. La stessa cifra guadagnerà Arruabarrena Ana Victoria del Comitato x Pisapia di zona 4 assunta a palazzo Marino, così come Antonio Bisignano assunto dal neoassessore alla mobilità Maran, entrambe inseriti senza aver sostenuto nessun concorso al livello di prestigio dell’organigramma comunale il D (ex 7mo livello). Posto e cash di prestigio anche per il consulente dell’ex assessora provinciale SEL Daniela Benelli oggi alle zone: Ermanno Tritto, ex direttore della libreria Tikkun. Lavorerà come funzionario per 57mila euro l’anno (il triplo di un dipendente), più di 3mila euro nette al mese. Ilaria Bartolozzi, ex ufficio stampa di Valerio Onida guadagnerà 46mila euro lordi come funzionario a supporto del Sindaco. Cazzanelli Claudio invece, che si occupa di carcere con una cooperativa no profit è stato assunto come tempo determinato part time (18 ore settimanali) per 18mila euro lordi l’anno.

 
Nello staff del Sindaco ci sarà anche Ginevra Battistini, direttrice del magazine multietnico Mixa, assunta per 46 mila euro lordi (escluse indennità e straordinari). Resta all’interno dell’ufficio stampa anche Gabriella Polifroni assunta per 5 anni solo come C (6 livello) per una spesa lorda di 41mila euro. In tutto queste nomine costeranno ai milanesi ben 2,2 milioni di euro l'anno.
Infine c'è il capitolo delle nomine negli enti e nelle municipalizzate. Giuliano Pisapia ha già rinnovato il Pio Albergo Trivulzio ente nel mirino della magistratura per appaltopoli ad alcune aziende controllate dalla  n'drangheta e per i privilegi di affittopoli a prezzi stracciati quando ci sono 1.000 sfratti per morosità e per finita locazione  e non ci sono case popolari. Ora il cda è rinnovato e possiamo contare sulla dottoressa Ferro come presidente di garanzia  e come Vice abbiamo un uomo della Regione e non già la solita Tiziana Maiolo che gira da un assessorato all'altro, da un ente all'altro senza garantire la necessaria continuità. Forse la signora  Maiolo non sappiamo che è dotata di straordinarie capacità manageriali e di proteiformi competenze e conoscenze che le hanno consentito di occuparsi negli ultimi 10 anni di ogni genere di argomento. Per quanto i contratti di collaborazione dei dirigenti del Pat della vecchia gestione che facciamo rilevare che dopo l'apertura di due mportanti inchieste della magistratura è opportuno e doveroso che il cda nominato risolva giuridicamente il rapporto di collaborazione con tali i dirigenti chiaccherati (anche se hanno amicizie romane o lombarde influenti) e individui nuovi dirigenti competenti dotati di un curriculum ineccepibile che possano prendere in mano la situazione che è dal punto di vista finanziario e gestionale molto delicata.
 
 
Altro rinnovo fatto dal sindaco Giuliano Pisapia riguarda il  cda della municipalizzata ATM (Azienda Trasporti milanese): la revoca del presidente Enzo Catania che percepiva due stipendi cumulando le cariche di (presidente, amministratore delegato e direttore generale).  Catania, ex Trenitalia, era Chief executive officer (Ceo) dell'Atm per dirla all’inglese. Doppia carica e doppia retribuzione. Catania percepiva 76.643 euro lordi all’anno per l’incarico nel cda. E 290.000 euro lordi all’anno per la carica di direttore generale. In tutto fanno 366 mila euro all’anno, la cifra da sempre cara a Catania, quella da lui stesso sempre dichiarata.
 Il supermanager non ama, invece, che nel conteggio si aggiungano i 120 mila euro annui percepiti come premio per i risultati conseguiti. Per l’esattezza le carte recitano: «Compenso variabile per risultato da zero a 120 mila euro». Se è vero - come rivendicato a più riprese da Catania - che sotto la sua gestione i risultati in Atm non sono mancati, la retribuzione annua del supermanager è presto calcolata in 486 mila euro annui lordi. Catania da solo valeva mezzo Consiglio d’amministrazione. Già, perché il totale dei compensi dei consiglieri ammonta a 936 mila euro lordi all’anno. Quasi un milione di euro, a colpi di doppi incarichi. Ma Catania non finisce in mezzo alla strada: può contare  su altre due poltronissime: quelle nel consiglio di amministrazione di Telecom (110 mila euro all’anno) e in Intesa San Paolo (150 mila euro all’anno).
 
 
Se nel dottor  Catania coincidevano le figure di amministratore delegato e direttore generale, Francesco Tofoni, uomo vicinissimo  al ministro di Paternò, Ignazio La Russa, era membro del cda e responsabile dei servizi diversificati per la società «Atm Servizi Spa». Una società che fa parte del gruppo e la cui missione sociale viene solo sommariamente definita: «È la società del Gruppo ATM Spa che gestisce il servizio di trasporto pubblico di area urbana e dei servizi connessi e complementari» si legge sul sito dell’Azienda. Sembra un doppione. Di certo valeva a Tofoni un doppio compenso: 45 mila euro annui lordi come consigliere e 120 mila euro annui lordi come responsabile di Atm Servizi. Ora la pacchia per i paternesi  è finita.
 
 
 Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha azzerato poi il Cda di Milano Ristorazione spa, controllata del Comune che gestisce le mense scolastiche e la preparazione dei pasti per le case di riposo. La revoca è andata a colpire i quattro componenti del Consiglio di amministrazione (Michele Carruba, Liliana Bognini, Simone Crolla e Alberto Regazzini) e della società che prepara 95mila pasti al giorno e 4 mila lettere di lamentele quotidiane  e il presidente Roberto Predolin ( fedelissimo di Ignazio La Russa) già  presidente di Sogemi spa (mercati generali).  Stesso destino anche per Adolfo Colombo, amministratore unico di Amat, la struttura tecnica creata per pianificare gli interventi su mobilita’ e ambiente, e Francesco Triscari, rappresentante di Palazzo Marino in Aler, l’azienda lombarda di edilizia residenziale.
 
 
Giuliano Pisapia dovrà rinnovare tanti enti, ma in particolare la MM spa, A2a spa e l'Ecodeco  spa  ( smaltimento dei rifiuti) ove si trovano tutti gli uomini vicini al costruttore di Paterno' Salvatore Ligesti interessato al business dell'Expo 2015 spa, Esposizione  dove c'è un altro consulente a lui vicino: Lucio Bergamaschi. Insomma il gruppo di Paternò tra Atm, MM spa, A2a spa, Ecodeco spa ed Expo 2015 spa  controllava il settore delle costruzioni, settore,  guarda caso, di cui si occupa proprio il siciliano Salvatore Ligresti nella cui holding, la Premafin,  c'è un altro La Russa, Geronimo, avvocato (esame rigorosamente  a Catanzaro come la Gelmini ndr) e figlio del ministro della Difesa. Geronimo, 31 anni,  è consigliere di amministrazione della della Finadin (Ligresti) e  consigliere di amministrazione della International Strategy (Ligresti).  Geronimo è anche vice presidente (gratis)  dell'ACI di Milano dove 65 mila persone sono iscritte e molte di esse  hanno stipulato una polizza con Sara assicurazioni. E di che cosa si occupa Fondiaria SAI del gruppo Ligresti di cui Geronimo è presente in ben tre spa? ? Ma è ovvio: di assicurazioni. Si tratta di coincidenza? Non lo sappiamo e non facciamo congetture, ma ne prendiamo buona nota. In fondo Geronimo sarà nell'ACi di Milano perchè si occupa  dell'Autodromo di Monza e non già per fare proselitismo di polizze assicurative scippandole per Fonsa. i
 
Pertanto, per ragioni di opportunità e per rispetto dei cittadini,  i consiglieri delle municipalizzate di Milano l'avvocato Vincenzo La Russa, originario di Paternò, consigliere anche di Immobiliare lombarda spa e di Fonsai  (nel 2010 il 73 enne Vincenzo ha incassato da Fonsai e dalle sue controllate ben 477 mila euro in consulenze ndr), il dottore commercialista  Francesco Randazzo originario di Paternò (consigliere anche di Immobiliare spa e già consigliere di Milano Assicurazioni spa sempre del gruppo Ligrest ndr)) e il consulente Expo Lucio Bergamaschi legato politicamente  a Vincenzo La Russa da oltre 25 anni,  devono lasciare il loro posto. Ci sono ragioni etico morali che lo  richiedono e  di trasparenza che il conflitto di interessi di Silvio Berlusconi con Mediaset, Il Giornale, Mediolanum, Mondadori,  non è nulla in  confronto a tanto business. 
Giuliano Pisapia prosegua nel perseguire la cultura della legalità per il bene della città e dei suoi cittadini. E con lui il presidente del Consiglio comunale di Milano, l'incorruttbile e coraggioso Basilio Rizzo che sa bene di cosa scrivo e puo' dare ogni delucidazione a Giuliano Pisapia e al suo capo di gabinetto.
 
Da ultimo il sindaco Pisapia  ha nominato senza un regolare bando di gara  il consigliere comunale della Lista civica "Milano al centro" Mariolina Moioli (nella nomina stranamente  risulta Maria Moioli...) consigliere d'amministazione alla Fondazione Welfare Ambrosiano di proprietà del comune di Milano. La Moioli che si è fatta nominare il 29 luglio in piena estate quando i suoi alleati del Pdl e della lega Nord erano in vacanza,  si deve dimettere,  perchè un controllato non puo' fare il controllore. Un consigliere comunale non può serenamente controllare una Fondazione del Comune. E Pisapia ci dovrebbe dare due risposte a questo riguardo che attendiamo da tempo se è quel sindaco che si è presentato in campagna elettorale con la faccia pulita  (  io l'ho fatto votare e ho contrastato la ibrida giunta Moratti con un'intervista su Libero in tempi non sospetti: sin  dal maggio 2006 e con centinaia di articoli) come sindaco di tutti col sorriso sulle labbra. Staremo a vedere se la sua era una recitauna maschera  o era la verità. Problemi per rispondere non ne ha visto gli stipendi più che onorevoli dei suoi collaboratori più stretti a cominciare dal trio Baruffi-Corritore-Confalonieri e dal duo giornalistico Nani-Dragone.

Alberto Giannino
 
alberto.giannino@gmail.com

 
 
 

GLI IMMOBILIARISTI DI SINISTRA

Post n°213 pubblicato il 04 Giugno 2011 da Alberto_Giannino
Foto di Alberto_Giannino

di Nicola Porro - Vice direttore de IL GIORNALE

Ha destato un certo clamore l’intervi­sta fatta dal finanzie­re Francesco Micheli al Corriere della Sera all’indomani della vit­t­oria di Giuliano Pisa­pia: Milano può di­ventare più bella «purché non la si la­sci in mano a immobiliaristi spregiudica­ti». La prima battuta che viene in mente è che in genere ad essere «spregiudicati» sono i finanzieri: quelli che, come Mi­cheli, scalano le società con ardite opera­zioni di Borsa. Ma si tratta di una battu­taccia: in fondo Micheli, oltre alla scala­ta di Bi-Invest, con Scaglia fondò Fa­stweb, che poi gli rese quasi un miliardo di euro, proprio nella città della destra italiana. Ma la curiosità nella Milano che conta è a chi si sia riferito il «finanziere non spregiudicato». È da escludere che Mi­cheli abbia potuto pensare per un solo secondo ai Ligresti. Sapete com’è, il ri­schio c’era: Ligresti nei salotti di sinistra non gode di gran fama. E poteva essere il candidato numero uno alla spregiudica­tezza. Ma come la mettiamo allora con il fatto che Micheli è socio di Ligresti? Lo era in Fondiaria Sai e lo è oggi in una Sgr che si occupa proprio di mattone: la Hi­nes Italia. Secondo indiziato per giro d’affari: Manfredi Catella. Sta costruen­do mezza Milano, con progetti e gratta­cieli tanto interessanti quanto contesta­ti dai Celentano-maniaci. Ahi, ahi, ahi. Anche qui le cose non tornano. Hines Ita­lia, dove sono partner Micheli e Ligresti, ha come socio forte proprio Catella. Che è appunto il numero uno di Hines. Diventa così ragio­nevole ritenere che Ligresti e Ca­tella, con cui Micheli fa affari, si­ano automaticamente esclusi dalla spregiudicatezza denun­ciata. Con loro siamo fuori pi­sta. Resta l’imbarazzante parti­colare (non proprio messo in evidenza dal Corsera) che Mi­cheli è più o meno socio dei più grandi progetti immobiliari che si stanno realizzando a Milano. Ma andiamo avanti e parlia­mo dei concorrenti di Micheli. Tra i più grandi c’è Citylife, il megaprogetto che dovrebbe da­re un nuovo volto alla ex Fiera di Milano. Anche qui però cadia­mo male: a menare le danze so­n­o i tedeschi di Allianz e Genera­li. Più che spregiudicati, sem­brano istituzionali. Poi ci sono i progetti per la riqualificazione delle aree da parte del ministe­ro della Difesa, per le caserme, e delle Stazioni da parte delle Fs: sai che furbacchioni. C’è Pa­squarelli di Euromilano con le coop rosse dentro: a lui si riferi­va Micheli? Nel qual caso è sem­plice: se la caveranno tra di loro. Forse i Cabassi, a cui è restato poco, ma che hanno il grande vantaggio di una coppia di fra­telli alla guida dal sapore biparti­san: uno legato al centrodestra e l’altro al centrosinistra. Così si fa. Di Beni Stabili (roba del pa­tron di Luxottica, Del Vecchio) e Paribas è meglio non parlare: sono al di sopra di ogni sospet­to. Ma chi sono dunque questi spregiudicati che dobbiamo te­mere? È possibile per un nano­secondo ritenere che Micheli si riferisse a Stefano Boeri, l’archi­star che con la sua anima pro­gressista ha opportunamente verniciato buona parte dei gran­di progetti di Milano. Ma anche in questo caso è difficile pensa­re a lui: eletto, anzi supereletto nella lista del Pd, è troppo vici­no a Micheli&Co. In effetti per­se le primarie contro Pisapia proprio perché la sinistra lo ac­cusava di connivenza con «il ne­mico». Gli rimproveravano quei progetti firmati per Catel­la. Ma soprattutto quelli siglati con lo «spregiudicato» Ligresti. Micheli quindi si riferiva a Boeri e non a degli immobiliaristi? Nooo. Da escludere. Il giro Ca­tella- Hines-Ligresti-Boeri e Mi­cheli ha troppi legami e interes­si reciproci: se ne azzoppi uno, cadono tutti. Gli è che a Milano l’edilizia è un business che fa gola. Miche­­li, che annusa bene l’aria come la Borsa, prima degli altri ha se­gnato il territorio. Gli immobi­liaristi­più che spregiudicati ap­paiono lesti nel cambiare casac­ca. Finalmente ci siamo liberati della Moratti, ma non dei suoi immobiliaristi sarebbe stato più corretto affermare. Sempre gli stessi continueranno a fare affari, ma saranno più verdi, più ecologici, più sostenibili, più giusti, più equi, più rispettabili e più solidali. Hip Hip Hurrà.

ps. A proposito di Fastweb. Nelle prossime settimane il gruppo di tlc controllato dagli svizzeri di Swisscom annunce­rà l’acquisizione, in più tranche, del 15 per cento di Metroweb. Si tratta della società che ha in pan­cia la rete di fibra ottica di Mila­no e che è stata recentemente comprata dal fondo F2i di Gam­berale e Banca Imi. Fastweb di­venta così sempre più appetibi­le per i nostri tre big del settore della telefonia mobile. Esclu­dendo Telecom (che per motivi antitrust ha dovuto anche rece­dere dall’intento di acquisire Metroweb) restano Vodafone e Wind. Quest’ultima è la candi­data numero uno all’acquisto di Fastweb, ma ad una cifra ben su­periore ai due miliardi circa di euro coi quali gli svizzeri l’han­no tolta dalla Borsa.

 
 
 

AIDS, IN ITALIA 22 MILA MALATI E 150 MILA SIEROPOSITIVI

Post n°212 pubblicato il 04 Giugno 2011 da Alberto_Giannino
Foto di Alberto_Giannino

Roma, 4 giugno 2011 - Domani saranno trent’anni dalla prima ‘ufficiale’ epidemia di Aids. Era infatti il 5 giugno 1981 quando negli Stati Uniti il Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta (Centro per il monitoraggio e la prevenzione delle malattie) identificò un’epidemia di pneumocistosi polmonare in alcuni omosessuali di Los Angeles.

Da allora la nuova malattia, poi ribattezzata come ‘Sindrome da immuno-deficienza acquisita’ (Acquired Immune Deficiency Syndrome, Aids), dovuta a un’infezione per il famigerato virus Hiv, ha causato la morte di almeno 25 milioni di persone in tutto il mondo.

Nella nella prevenzione, nella cura e soprattutto nella ricerca di un vaccino sono stati fatti grandissimi passi in avanti, ma si è ancora lontani dallo sconfiggere l’epidemia: secondo il Global Report 2010 dell’Unaids, nel 2009 le persone affette da Hiv nel mondo erano 33,3 milioni e rispetto al 2001 si registravano aumenti in Medio Oriente e Nord Africa, Africa orientale, Oceania, Europa orientale e Asia centrale e Nord America.

In Italia rispetto a venti anni fa è diminuito il numero di persone infettate (circa 4 mila all`anno) e grazie ai progressi delle nuove terapie antiretrovirali è aumentato quello delle persone sieropositive viventi: il Centro operativo Aids dell`Istituto superiore di sanità stima che nel nostro paese siano 150 mila le persone con Hiv e circa 22 mila quelle affette da Aids, ma il dato allarmante è che circa un sieropositivo su quattro non sa di essere infetto.

“Quando negli Usa vennero segnalati i primi casi di Aids, in molti non credevano che si trattasse di una nuova emergenza ed effettivamente passarono alcuni mesi prima che venissero identificati i primi casi in Italia: eravamo nel 1982 e si trattava di persone che avevano viaggiato, soprattutto negli Stati Uniti.

Solo dopo si scoprì che il virus da Hiv che causa l’Aids era presente fin dagli anni Trenta del secolo scorso in Africa e poi si è diffuso nei Caraibi e negli Usa”, racconta a TMNews Giovanni Rezza, in passato a capo del Centro operativo antiAids dell’Istituto superiore di sanità, ora direttore del Dipartimento di Epidemiologia dell’Iss.

“In Italia - continua Rezza - si è verificato un aumento del numero dei casi piuttosto deciso dal 1984, con oltre 14.000 nuovi casi l’anno: allora l’infezione si era molto diffusa tra i tossicodipendenti che di fatto hanno sostenuto l’epidemia nella sua prima fase. Il picco massimo c’è stato nel 1995, con oltre 5.500 casi. A metà del 1996, grazie alle nuove terapie abbiamo assistito a un rapido declino del numero dei nuovi casi, anche se gli effetti della prevenzione si sarebbero invece visti molto più a lungo termine. Negli ultimi anni le nuove infezioni sono declinate lentamente, fino a 3-4 mila nuovi casi l’anno”.

Meno casi, quindi, ma attenzione sempre alta, perchè da una parte si registra “un fenomeno rilevante di cambiamento delle persone con l’Hiv (prima erano soprattutto giovani, tossicodipendenti e italiani; ora sono 35/40enni, la trasmissione sessuale è preponderante e uno su tre non è italiano)”; dall’altra nella società c’è una “bassa soglia di percezione del rischio: il 60% dei sieropositivi non sapeva di esserlo prima della diagnosi di Aids per non aver fatto il test. Inoltre - ribadisce Rezza - il 20-30% delle persone sieropositive non sa di esserlo: si tratta di più di 35 mila persone, anche se sono stime da prendere con molta cautela”.

“In Italia è stato fatto molto sul trattamento dei malati, l’accesso alle cure e il trattamento universale è ormai accessibile e gratuito, tant’è che il numero dei nuovi casi di malattia conclamata continua lentamente a diminuire. Rimane il problema della prevenzione, che è importante, ma che vede il nostro paese comunque con dati comuni agli altri paesi europei: in tutto il continente - conclude l’esperto - la percentuale delle persone che scoprono di avere l’Aids senza aver fatto prima il test è in costante aumento”.



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LETIZIA MORATTI HA PERSO PERCHE' ALTERA, SUPERBA, E PESSIMO AMMINISTRATORE

Post n°211 pubblicato il 31 Maggio 2011 da Alberto_Giannino
Foto di Alberto_Giannino

Letizia Moratti farà il passaggio di consegne con il nuovo sindaco di Milano Giuliano Pisapia il pomeriggio del 1 giugno a Palazzo Marino. Dopo, la sua avventura politica milanese, si chiuderà avendo ella perso ben 70 mila voti rispetto al 2006 fallendo clamorosamente l'obiettivo politico della rielezione a sindaco. Un grosso smacco per lei che è sempre stata gelida, fredda, e distante dalle gente. Le rimane, comunque, l'incarico di Commissario governativo per l'Expo, ma dovrà dimettersi da Consigliere comunale perchè incompatibili. In questo modo, il vecchio consigliere del Pdl, Fabrizio De Pasquale (secondo dei non eletti) e vicinissimo al coordinatore lombardo del Pdl, il Sottosegretario sen. Mario Mantovani, potrebbe essere ripescato (solo se Berlusconi e Moratti si dimetteranno) e fare ritorno a Palazzo Marino  dove siede da 15 anni con la stima di molte persone per la sua competenza. La sconfitta della signora Moratti  risale al 16 maggio scorso perchè in 15 giorni ha recuperato solo 25 mila voti che sono quelli dell'Udc, del Fli e di qualche moderato. Questo significa che anche se Berlusconi non si è fatto vedere a Milano in questi giorni, anche se Albertini l'ha affiancata in campagna elettorale, anche se la Moratti  ha richiamato al fronte il signor Glisenti, non è servito a nulla. I milanesi hanno protestato e non sono andati a votare ritenendo che dalla Moratti non bisognasse acquistare nemmeno un'auto usata. Obiettivamente chi lo farebbe a Milano?  L'elettorato moderato ha preferito disertare le urne e non votare Letizia Moratti. La borghesia milanese ha puntato, invece, su Giuliano Pisapia uomo mite, competente,  e corretto.   In questi cinque anni la Moratti non ha fatto nulla per piacere ai milanesi. Altera, sicura di sè, superba ha privilegiato prevalentemente  i suoi interessi e non sempre quelli dei cittadini. Ha privilegiato gli interessi dei costruttori e dell'Expo girando per il mondo. Non ha mai ritenuto di ascoltare la Chiesa ambrosiana e il suo Pastore cardinale Dionigi Tettamanzi  o i cittadini, o le varie associazioni. Non ha mai aperto tavoli sindacali per dirimere controversie o contenziosi, ma ha servito il padrone di Arcore come fa  una brava serva;  ha fatto gli interessi dei poteri forti, e ha amministrato male la città. Le altre due sue liste civiche (Milano al centro e Giovani per l'Expo)non sono arrivate insieme neanche al 3%. Cio' significa che lei ha stanziato somme di denaro ingenti per obiettivi politici insignificanti. Questa operazione politica ha portato, infatti, solo all'elezione di Mariolina Moioli catapultata da Bergamo a Milano. La Moratti aveva iniziato la sua campagna elettorale già un anno fa creando la Casa di Letizia Moratti in V. Montebello 24 affidandone la presidenza prima all'avvocato Marcello Di Capua, poi al pranoterapeuta e veggente Mario Azzoni entrambi senza un'esperienza politica significativa (Di Capua una volta silurato è stato premiato dalla Moratti alla Presidenza della Fondazione AEM di Milano con uno stipendio favoloso).  I risultati sono stati deludenti nonostante le varie riunioni che si sono tenute al suo  quartier generale. Sta di fatto che la Moratti per sè stessa ha speso 6 milioni di euro e per la Lista civica della Moioli ben 1, 4 milioni. Cioè 7,4 milioni. Il marito, che ha materialmente pagato, non sappiamo se è contento di come siano stati spesi tutti questi soldi per conseguire un risultato negativo che resterà sui libri di storia. In conclusione, Letizia Moratti, ha preso 297 mila voti, Pisapia 365 mila. La differenza fra i due candidati è notevole e non lascia adito a dubbi. Letizia Moratti ha chiuso il suo mandato nel modo peggiore deludendo i moderati e settori rilevanti della pubblica opinione. Senza contare che un pubblico amministratore condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale è anche un pessimo amministratore la cui gestione pubblica non può non destare preoccupazione  fra i cittadini attenti e responsabili. Credo che il caso della condanna della Moratti sia il primo nella storia della città che riguardi un Sindaco di Milano e, questo fatto,  deve indurre tutti a una riflessione sulla questione morale che è stata volutamente elusa in questi cinque anni.  Milano, adesso, ha scelto di cambiare pagina. Diamo fiducia al nuovo sindaco Giuliano Pisapia che, sicuramente, ci aiuterà a dimenticare la signora Moratti e tutta la sua corte dei miracoli; corte  che ha fatto fortuna con incarichi e consulenze d'oro alla faccia dei milanesi e dei contribuenti onesti che  diedero fiducia alla Moratti  cinque anni fa e sono rimasti buggerati.
Fortunatamente in democrazia i cittadini possono mandare a casa gli amministratori che non hanno gestito la cosa pubblica con trasparenza e nell'interesse del bene comune.
Alberto Giannino

 
 
 

A MILANO LICENZIATA DAI MILANESI LA LOBBY DEL CEMENTO

Post n°210 pubblicato il 31 Maggio 2011 da Alberto_Giannino
Foto di Alberto_Giannino

Sulla città brechtiana dove tutto era permesso con il denaro, malgovernata da lustri dalle lobby neo-feudali incardinate nelle riunioni del lunedì ad Arcore, dove i vassalli collezionavano i pizzini del sovrano, ha soffiato il nuovo Vento del nord. Il vento che porta a palazzo Marino Giuliano Pisapia, aspirante tardo epigono del riformismo ambrosiano. “Adesso mi aspetto il 25 luglio 1943, la data del Gran Consiglio del Fascismo che disarcionò Mussolini”, esulta Piero Bassetti, primo presidente democristiano della regione Lombardia, che si è speso in campagna elettorale con il Gruppo del 51 (per cento), la cosiddetta borghesia illuminata rediviva, non solo contro la cricca spregiudicata che ha governato la città nel quinquennio del grande bluff di Letizia Moratti, ma per restituire a Milano il ruolo anticipatore di tutte le grandi svolte politiche del paese: il fascismo, la resistenza, l’immigrazione, il centrosinistra, il boom economico, il craxismo, infine il berlusconismo. «Quello che oggi pensa Milano — diceva Gaetano Salvemini — , domani lo penserà l’Italia». Sarà Bossi il Dino Grandi del Terzo millennio o il Pdl imploderà da solo? Quel che è certo è che si profila qui, come a Napoli, a Cagliari, a Trieste, un nuovo blocco sociale. «Non solo tra i borghesi e gli intellettuali, ma tra i giovani, i ceti popolari, i disoccupati, l’associazionismo, i cattolici, per ricostruire questa città e questo paese dati in appalto per troppo tempo all’affarismo coniugato con l’incompetenza al potere», preconizza il neo-sindaco, che festeggia a piazza Duomo, in una Milano estiva che stasera sembra liberata da una “introversione regressiva”. Così la chiama l’urbanista del Politecnico Matteo Bolocan, che denuncia l’anarchia urbanistica come l’unica cosa visibile di vent’anni di governo della destra. A poche centinaia di metri dai festeggiamenti per Giuliano, come tutti ormai lo chiamano, svettano gli scheletri dei grattacieli di Garibaldi, di fronte a quello già imbellettato eretto da Roberto Formigoni a eterna icona del potere suo e dell’affarismo di Cl e della Compagnia delle Opere. La nuova stirpe dei «grattacielari» senza un disegno, se non quello dello sfruttamento della “leva finanziaria”, cioè l’indebitamento con le banche, si è impossessata degli spazi lasciati vuoti dall’industria qui in centro e un po’ più in là, dove sorgeva la storica Fiera. Se la Moratti fosse stata rieletta sarebbero stati subito in ballo col nuovo Piano di Governo del Territorio altri 35 milioni di metri cubi, 100 nuove torri, o addirittura 341 secondo l’ambientalista Michele Sacerdoti. Si chiama “ridensificazione” la filosofia dell’assessore uscente Carlo Masseroli, 700mila abitanti in più vagheggiati per la città, con un tasso di densità che passerebbe da 7 a 12mila abitanti per chilometro quadrato, secondo il conto fatto dai tecnici di Milly Moratti, la cognata dell’ex sindaco. Peccato che non si venda o non si affitti un solo appartamento, i metri cubi si scambiano soltanto tra speculatori e banche come le figurine dei calciatori. Quando non sono grattacieli, sono loft negli ex capannoni industriali dismessi. Ce ne sono 70mila illegali, come quello dedicato a Batman dal figlio dell’ex sindaco Moratti, forse timorata di Dio e anche moderata, ma strumento malleabile nelle mani di un comitato d’affari con sede ad Arcore e con ciambellani del calibro di Bruno Ermolli, il Gianni Letta ambrosiano. La “Peste di Milano” l’ha chiamata in un suo libro Marco Alfieri, una peste fatta di affarismo, ciellismo, berlusconismo, leghismo, avventurismo e trasversalismo del malaffare, che non nega neanche Bobo Craxi, figlio dell’inventore della Milano da bere, che con Tangentopoli aprì le porte al berluscoleghismo, dopo anni di riformismo che aveva fatto di Milano la capitale morale del paese: ”Quando non c’è più la politica — dice — confliggono soltanto gli interessi”. I protagonisti sono sempre gli stessi: Ligresti, estensione d’affari della famiglia La Russa oberato da miliardi di debiti, ma che — ci si può giurare — non faranno fallire, i Cabassi, venditori dei terreni dell’Expo ed acquirenti delle aree della famiglia Berlusconi a Monza. L’oggetto le aree edificabili, i tunnel, le metropolitane, la sanità. «Un’intera oligarchia adesso travolta dal voto», secondo Nichi Vendola, che, liquidati gli affaristi ambrosiani, sbeffeggia «la volgarità dei raffinati intellettuali della Magna Padania». Poi, con i grattacieli e gli appalti, le fondazioni bancarie, la Scala, i musei, una cassaforte di 22 società partecipate, 70 altri enti e fondazioni con 3 miliardi di patrimonio e 13mila dipendenti, che si aggiungono ai 16mila comunali. Il gas, l’acqua, le fognature, i trasporti, la sanità. Migliaia di poltrone lottizzate tra Pdl, Cl e Lega in modo scientifico, come neanche erano riusciti a fare democristiani e socialisti. Milano in questi anni ha subito persino l’onta di Cesare Geronzi nella poltrona che fu di Enrico Cuccia, che anche la borghesia illuminata accettò senza battere ciglio. «Non faremo prigionieri», proclamò l’avvocato Cesare Previti dopo una delle prime vittorie elettorali di Berlusconi. A Milano di prigionieri negli enti non ne hanno lasciato neanche uno, salvo quelli — non pochi — che negli anni si sono autoreclusi, facendo il salto della quaglia verso il potere pervasivo del berlusconismo. Pisapia, pur dolce e gentile, non sembra che intenda fare prigionieri. Ma l’insipienza del berlusco-morattismo è stata certificata oltre ogni legittimo dubbio dalla vicenda dell’Expo 2015. Sono passati 1.160 giorni da quando Milano strappò a Smirne l’esposizione. Troppo pochi per il partito del “fare e dell’amore” che si è scannato pubblicamente in una rappresentazione fatta di dilettantismi, incapacità, tradimenti, imboscate, conquista di poltrone e prebende, sotto la regia dei signori del cemento, cui hanno assistito annichiliti i membri del Bureau International des Expositions. Il risultato è ad oggi zero. Del resto, la vicenda era nata sotto una pessima stella. L’azione di lobbying sugli altri paese del Bie, indovinate da chi era cominciata? Dalla Libia del colonnello Gheddafi e dall’Egitto di Mubarak, i due dittatori spazzati via poco dopo. Ai milanesi non piace farsi prendere per i fondelli, dopo vent’anni di promesse al vento e di fuffa che l’economista Marco Vitale considera offensiva: «I musulmani, la Moschea, gli attacchi al cardinale Tettamanzi. Hanno trattato i milanesi da deficienti». «Cinquecento sgomberi di Rom ha fatto il vicesindaco De Corato», ha calcolato il neo-sindaco. «Risultato: ha speso 7 milioni e non ha risolto, ma ha aggravato il problema». Nel frattempo, un negozio milanese su cinque paga il pizzo alla ‘ndrangheta, che ha già allungato le mani sugli appalti per l’Expo, nella sostanziale indifferenza della giunta, del Consiglio comunale e anche del ministro dell’Interno Maroni. Cacciare gli immigrati, del resto, «significherebbe tagliare il 10 per cento dell’economia e mandare definitivamente a fondo Milano, una sciocchezza senza pari», avverte Bassetti. Missione ardita per Giuliano, di fronte a quella che è stata definita la sindrome dello “sconfittismo di sinistra”. A piazza del Duomo, Vendola inneggia stanotte ai “fratelli musulmani”. Forse un lessico un po’ forte per una città che rimane moderata. Ma infiamma la piazza con le parole: «Ora prenderemo Palazzo Chigi».

 

di ALBERTO STATERA (REPUBBLICA)

 
 
 

LA MM SPA ASSEGNA A LIGRESTI LA LINEA DEL METRO. NEL CDA C'E' GUARDA CASO LA RUSSA

Post n°209 pubblicato il 31 Maggio 2011 da Alberto_Giannino
Foto di Alberto_Giannino

Accade tutto in questi giorni di campagna di fine mandato, ma forse è solo una combinazione. Fatto è che la gara per l’individuazione dei soci privati che concorreranno a costruire la linea 4 della metropolitana è stata finalmente aggiudicata, a cinque anni precisi dall’uscita del bando del Comune. I 15 chilometri lungo la tratta LinateLorenteggio verranno progettati, costruiti e gestiti da Impregilo, leader e mandataria di un gruppo di imprese formato da Astaldi, Ansaldo Sts, Ansaldo Breda, Atm e Sirti. Sconfitta l’offerta del raggruppamento Pizzarotti, Thales e Siemens. Costo complessivo: 1,7 milardi di euro, dei quali 786 milioni coperti dallo Stato, 512 da privati e 400 dal Comune che, precisa, ha già messo a bilancio la cifra. Impregilo e Astaldi saranno responsabili, con quote paritetiche, della realizzazione di opere civili per 870 milioni, mentre per Ansaldo Sts il valore del contratto ammonta a 255 milioni. L’inizio dei lavori è previsto per luglioagosto e dovrebbe concludersi in tempo per l’apertura di Expo. La concessione, si legge nel comunicato diffuso da Impregilo, avrà una durata complessiva di 30 anni di cui 6,5 anni per la progettazione e costruzione, e i restanti 23,5 per la fase di gestione. Ma fra sei anni e mezzo saremo a fine 2017, dunque a Expo ormai archiviato. Dunque, più verosimilmente, per il 2015 sarà realizzabile solo la prima tratta, da Linate a Dateo, stazione di interscambio col passante ferroviario. A meno che si ridiscutano i termini del contratto, come già prevedeva il bando, perché terminare significa lavoro in straordinario, assunzione di personale aggiuntivo e utilizzo di più mezzi. Sulle cifre grava ora la fretta: un tavolo di negoziazione tra le parti in causa sarà indispensabile se si vorranno accelerare i tempi, e nella suddivisione degli oneri aggiuntivi il Comune dovrà probabilmente stanziare nuovi fondi. Una volta terminata nel 2015, o nel 2017 secondo l’offerta iniziale, l’opera dovrebbe trasportare 86 milioni di passeggeri l’anno, pari a 3,69 milioni di spostamenti in auto in meno, secondo le stime fornite dal Comune. La nuova linea sarà ad automatismo integrale, senza macchinista a bordo. Nel progetto la linea collegherà Linate a San Cristoforo F. S. passando per il Policlinico, le stazioni intermedie saranno 21, verranno scavate due gallerie a binario singolo, una per senso di marcia, e verrà realizzato un deposito-officina. Il progetto della M4 ha origini lontane nel tempo. La giunta Albertini, nel 2005 aveva previsto una serie di grandi opere da realizzarsi grazie alla vendita della municipalizzata Aem. Ma tutto si arenò, passando alla giunta Moratti. La gara è stata bandita nel giugno 2006, l’iter si è concluso il 9 maggio con l’apertura delle offerte delle due concorrenti, fino all’aggiudicazione provvisoria, che diverrà definitiva dopo i controlli tecnici. Seguirà la stipula della convenzione di concessione, che verrà accordata entro il 30 dicembre di quest’anno. Per quell’epoca i lavori dovrebbero però essere abbondantemente in corso, almeno secondo il calendario annunciato dal sindaco.

LAURA FUGNOLI (Repubblica)

 
 
 

LE CAUSE DELLA SCONFITTA DI LETIZIA MORATTI

Post n°208 pubblicato il 30 Maggio 2011 da Alberto_Giannino
Foto di Alberto_Giannino

Letizia Moratti è stata sconfitta sonoramente dai milanesi: il 55,1%  dei consensi è andato a Giuliano Pisapia, mentre solo il 44,8% ha votato per il sindaco uscente. Un sindaco solo, impopolare, e poco amato. Milano ha cambiato pagina dopo 20 anni di giunte leghiste o di centro destra. Ora la città è ritornata libera. Non avremo più politicanti, immobiliaristi, costruttori, professionisti e amici degli amici che vanno a Palazzo  alla ricerca di consulenze o di posti, poltrone e prebende per denaro, successo e carriera, ma gente che lavorerà per il bene comune come l'avvocato Pisapia che è persona mite e perbene contrariamente a quanto ha affermato la Moratti che lo defini' a Sky  ladro d'auto dimenticando che Pisapia fu assolto con formula piena da quell'accusa infamante.  Abbiamo assistito, in questi anni,  ad un arrivismo e un egoismo che non trova eguali. Al punto che la Corte dei Conti della Lombardia  ha condannato, nel 2009, l'ex Sindaco Moratti e la sua Giunta per danno erariale per un importo di 261 mila euro complessivi di cui una multa di 80 mila euro solo per il sindaco. Il tutto per lo scandalo delle consulenze d'oro ( 11 milioni ) che ha fatto indignare l'Italia e i milanesi. Abbiamo visto, inoltre, il figlio del sindaco, Gabriele Moratti, 33 anni,  con la sua maxi abitazione di 447 mq in Via Ajraghi n.30,  indagato dalla Procura di Milano per violazione edilizia e per una brutta storia di una sanatoria poco chiara. Una casa  alla Batman  dove per il rampollo (laureatosi negli Usa in Psicologia e storia dell'arte?)  c'era di tutto: sala fitness di «200 metri quadrati con grande vasca idromassaggio, sauna, bagno turco, piscina salata e soppalco-palestra», «ponte levatoio che sale in un enorme soggiorno con cinema privato» e al piano superiore «immense camere da letto». L’effetto-Batman è garantito soprattutto da una «botola motorizzata» che porta in un bunker sotterraneo in cemento, con «ring da boxe» e «poligono di tiro insonorizzato». Due esempi: quello dello scandalo delle consulenze d'oro e quello della maxi abitazione irregolare che i milanesi che hanno a cuore la questione morale non hanno ancora dimenticato. Una nota che non ha giovato alla Moratti in questi anni è il suo carettere, la sua freddezza, il suo cinismo e opportunismo politico, e la sua durezza, anche se in Tv  dice che è timida.  La realtà è che ella non non ha appeal. Passiamo alla campagna elettorale di Letizia Moratti. Lo staff era quello del 2005 con l'aggiunta di uno strano  pranoterapeuta  veggente, tale Mario Azzoni, e un dirigente di San Patrignano: mancavano Paolo Glisenti e Roberto Pesenti (ripescati per il ballottaggio). A dirigere lo staff c'era la zarina Mariolina Moioli che deve tutto alla Moratti (rieletta con i voti di Comunione e Liberazione), qualche brava impiegata,  Red Ronnie (per la Tv),  Usai(portavoce),  la società di comunicazione di Fiorenzo Tagliabue di CL e una sondaggista licenziata dopo il primo turno. Questo era il suo comitato elettorale. Davvero modesto: una corte dei miracoli con nani e ballerine. Se la Moratti si qualifica imprenditrice europea e poi si avvale solo di questo comitato, incomincio a dubitare delle sue doti manageriali. Con questo comitato non poteva andare lontano e vincere: ci voleva ben altro signora Moratti!
Tutti l'abbiamo vista, oggi  pomeriggio, alle 17.30 in via Montebello n. 24 alla conferenza stampa di addio. Volto tirato, pallida, occhiaie profonde, gli occhi coperti da un velo di ombretto verde pisello come il colore dei suoi orecchini, un filo di rossetto rosso, pantaloni neri e una camicetta di seta bianca e nera a pois. In quella sede la Moratti ha promesso collaborazione alla nuova maggioranza, ha detto che intende riunire i moderati e ha fatto capire che intende guidare a Palazzo Marino  il Pdl e  la Lista Moratti (in tutto 12 consiglieri oltre se stessa). La Lega Nord con 4 consiglieri deciderà invece  il da farsi. La Moratti che ha perso tutto (gli è rimasto solo l'incarico governativo di Commissario per l'Expo) è probabile che intenda ri-partire da Milano per arrivare a Roma e sostituire tra due anni Berlusconi nel Pdl al posto di Alfano. Credo che  ambisca a guidare il prossimo governo o, quanto meno, fare il ministro. Magari anche  adesso:  quello delle Politiche Comunitarie lasciato libero da Ronchi ora del Fli. Oppure pensa alle prossime politiche: un seggio a Milano  non glielo nega nessuno specie ora che l'ex Sindachessa conosca dopo cinque anni  tutte le 9 zone della città. Ma sicuramente si batterà per occuparsi di Expo 2015. non dimentichiamoci mai che c'è un business di diversi milioni di euro. Solo in questo modo la signora dell'alta borghesia milanese cosiddetta illuminata ri-avrebbe visibilità, potere, e successo. Che ha perso nel peggiore dei modi, scaricando gli amici perbene e disinteressati, ascoltando  mezze calzette  opportuniste ed avide di denaro (meglio se pubblico)  che l'adulavano anche quando sbagliava. Che dire di fronte a questa batosta elettorale da cui è difficile rialzarsi? Chi è causa del suo mal pianga se stesso...
Alberto Giannino

 
 
 

PALAZZO MARINO: 2,4 MILARDI DI BILANCIO, 16 MILA DIPENDENTI E 240 POLTRONE

Post n°207 pubblicato il 30 Maggio 2011 da Alberto_Giannino
Foto di Alberto_Giannino

di ALESSIA GALLIONE

MILANO - Se vincerà Giuliano Pisapia, sarà la prima operazione che farà: guardare nei bilanci del Comune per capire realmente la situazione ereditata e con quali risorse mettere in moto la sua idea di città. Ma anche Letizia Moratti, nel caso venisse riconfermata, dovrà riaprire il libro dei conti. Per trasformare in realtà le ultime carte elettorali, dall'Ecopass ai parcheggi sotto casa gratuiti per i milanesi: introiti a cui dire addio. Fino alla promessa delle promesse: non aumentare le tariffe, garantendo gli stessi servizi.

Un'impresa non facile per chiunque si troverà alla guida. Tra i tagli sempre più feroci di Roma, le partecipate spremute per far quadrare entrate e uscite. E molte partite in sospeso, come la quotazione in Borsa della società aeroportuale, da cui dipendono le sorti economiche dell'amministrazione. Il futuro di "Palazzo Marino spa".
 
È una grandissima azienda, il Comune di Milano. E il sindaco, un manager. Non solo perché (tra 3mila vigili, 5mila educatrici e assistenti sociali, 1.100 impiegati, 154 dirigenti) dà lavoro a 16mila dipendenti e amministra un bilancio da 2,4 miliardi di euro di spese correnti ogni anno. Ma anche perché custodisce una vera cassaforte: 22 società partecipate e 70 tra fondazioni ed enti con altri 13mila dipendenti e un valore patrimoniale di oltre 3 miliardi. Realtà strategiche, che gestiscono 4 reti di servizio pubblico: dal gas all'acqua e le fognature fino alle metropolitane e ai trasporti di superficie. Fanno giocare all'amministrazione ruoli centrali su molti fronti, a cominciare dalla partita energetica in A2a. Un business. Ecco cosa dovrà gestire il prossimo sindaco: una galassia fondamentale per la città, spesso trasformata però in un fortino della politica, che distribuisce a ogni livello 240 poltrone.

È anche dalle partecipate, che il Comune ha tratto risorse per far quadrare bilanci ridotti all'osso. In tempi di crisi e con i trasferimenti statali in calo (la stessa Moratti ha parlato di 700 milioni in meno in questi anni) la giunta uscente ha risollevato i conti grazie ai dividendi delle sue società. Come Atm, l'azienda dei trasporti: "un bancomat", ha attaccato il centrosinistra. Ma il prossimo sindaco arriverà nel momento culminante di un'importante operazione varata per incassare un dividendo straordinario di 124 milioni di euro. È la quotazione in Borsa di Sea, che gestisce Linate e Malpensa e che in autunno tenterà la strada di piazza Affari. Il Comune si farà staccare il maxi assegno e, contemporaneamente, ridurrà la propria partecipazione oggi all'84,56%. In mezzo, però, ci sono le incognite del mercato e l'addio di Lufthansa a Milano. E se la quotazione non dovesse concludersi, la giunta si troverà una voragine nel bilancio. Conti già scarnificati: tra le spese correnti, molte sono fisse come i 630 milioni di euro per il personale. Altre voci significative sono i 670 milioni per il trasporto pubblico, i 245 per l'azienda dei rifiuti, i 250 per educazione e sociale.

Nel libro dei desideri, il Comune ha inserito anche la cessione del 18% della Serravalle (la società che controlla uno spezzone della Milano-Genova e le tangenziali) stabilendo in anticipo quanto pensa di incassare: 170 milioni. Un'altra incognita. Il prossimo, sarà anche il sindaco di Expo 2015. L'Esposizione dovrà far partire, dopo tre anni di litigi nel centrodestra, i cantieri: un budget di 1,7 miliardi di euro solo per il sito e un investimento globale di 11 per le opere connesse. Milano, poi, controlla con Brescia fette importanti di A2a e riveste una parte di primo piano nel complicato risiko dell'energia e del futuro di Edison, con il possibile divorzio dai francesi di Edf.

Finora, i problemi non sono mancati: Il Comune ha spesso dimostrato scarsa capacità di indirizzo strategico delle partecipate e una mancanza di controllo economico e finanziario. Un caso su tutti: il fallimento in un mare di debiti (22 milioni) di Zincar, la società che avrebbe dovuto proiettare la città nel futuro dell'energia sostenibile. Per mettere ordine in questo portafoglio, l'ex city manager Giuseppe Sala aveva ideato il progetto di una super holding. Tutto bloccato dai veti della politica. Anche se un piano analogo potrebbe rispuntare in caso di vittoria di Giuliano Pisapia.

(30 maggio 2011) © Repubblica

 
 
 
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