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"Ho sempre avuto un interesse per le farfalle e altre fugaci e caduche meraviglie, mentre non mi sono mai riuscite relazioni durature, solide e, per cosi' dire, sicure".

Hermann Hesse

 

 

C’era una casa molto carina…

Post n°67 pubblicato il 16 Marzo 2011 da arianna680
 
Tag: No tag
Foto di arianna680

Una settimana nel nuovo appartamento di Milano. Indescrivibile l’ebbrezza di dormire in una casa vuota, disabitata da anni e senza riscaldamento (il secondo giorno ci s’è schioppata la caldaia). 

Per fortuna ho scoperto due cose che mi ripagano di tutti i disagi:

1) Questo pregevolissimo orologio della Thun

orologio Thun


che cederò con piacere a chi per primo si offrirà volontario per verificare la teoria di John66 (scoprire se, scagliato contro il muro, fa davvero “thun”).

2) Accanto a me abita un comico di Zelig.

 
 
 

Bestiario belga: i colleghi

Post n°66 pubblicato il 26 Febbraio 2011 da arianna680
 
Foto di arianna680

Oltre al consistente ammanco finanziario, la perdita del lavoro in Belgio ha significato qualcosa di ben più grave: il distacco dai miei colleghi. Leggendo la descrizione, si capisce il perché.

Chris (da me battezzato 3MSV, tremetrisottovento, a indicare la distanza di sicurezza nelle conversazioni) era il perfetto stereotipo del belga descritto nel post n° 31: capelli radi, lunghi e unti, denti giallognoli e la temibile haleine de chacal (alito fetente come una fogna di Calcutta). Con mio sommo gaudio, pendeva leggermente per me e, contrariamente al belga standard, aveva una vista che gli permetteva di scorgermi anche a un chilometro, di spalle e nascosta dietro un pullman.

Franchon, detta Fan Fan (per ricordarmelo dovevo pensare a un ventilatore) era la versione femminile di Chris; unica variante, il colore dei capelli, rosso carota, adottato per fare pendant con quello dei denti. Aveva una camminata leggermente sbilenca, a causa di una placca di metallo che le avevano installato in una gamba dopo una caduta da cavallo, e accentuava questo difetto quando voleva che la aiutassero a portare la borsa o le cedessero un posto a sedere.

Patrick, capelli lunghi e pizzetto, sembrava un gentiluomo di Velasquez. Nonostante l’andatura ondeggiante, ho capito le sue tendenze sessuali solo il giorno in cui mi ha detto: “Sto girando un film. E’ la storia di un gay che non ha il coraggio di dire ai suoi genitori la verità, e…ti spiacerebbe suonarmi la colonna sonora? Ah, dimenticavo: il film è a budget zero”. Non ho niente contro i gay, ma le parole “budget zero” mi fanno l’effetto del grano ai celiaci. E scusate se volo basso, ma anche gli artisti tengono infanti da mantenere, e gli infanti mangiano (il mio poco, ma in compenso spreca). Si è scoperto che non ero l’unica ad avere quest’allergia: il progetto del film è saltato a causa delle troppe defezioni. Peccato, magari sarebbe potuto diventare il Brokeback Mountain belga.

Guy 1, detto “Guy le gros”, per distinguerlo dagli altri due, era un campionario vivente di tutte le malattie del globo. Le conversazioni con lui, del genere E. R., erano interrotte da scatarrate poderose, durante le quali temevo sempre di vedergli sputare un polmone. Miracolo che ne sia uscita indenne e non abbia fatto la fine della povera Violetta Valery.

E veniamo a Guy 2, detto “Guy le grand”, l’unico belga doc con cui sono riuscita a fare amicizia. Alto due metri, sorridente, intelligente, probabilmente da giovane anche belloccio, ma… volete che non avesse delle pecche? Primo, è venuto tutto l’inverno al lavoro con lo stesso paio di pantaloni, lo stesso pullover, le stesse scarpe e lo stesso giaccone. Dato che non ho mai visto insetti saltellanti o svolazzanti intorno a lui, ho ipotizzato che di ogni capo ne avesse una scorta, oppure che lavasciugasse il tutto la domenica.   Secondo, aveva il pallino di insinuarsi…coniugarsi…intersecarsi …… ingropparsi, oh! sistematicamente solo donne di colore. La lista di nazionalità delle ex copines era sorprendente: Burundi, Marocco, Senegal, Costa d’Avorio, una specie tour dell’Africa in 50 sco… , in 50 anni. Niente razzismo, per carità, ed è pure vero che gli opposti si attraggono, è solo che mi sembra un po’ fetish, come se io in vita mia avessi copulato solo con biondi dagli occhi azzurri.

Vabbe’, lo so, c’è di peggio; collezionare le proprie unghie, ad esempio.

Piccola nota di folklore: ogni giorno dovevo vedere e salutare questi e altri siffatti personaggi, ed era abitudine darsi un bacio, uno solo, sulla guancia. A parte che, con alcuni, tipo 3MSV o Guy le gros, era abbastanza nocivo per la salute, il problema è che per due anni mi sono sentita in colpa, come se avessi un affaire con metà dei surveillants de bus della scuola e una relazione saffica con l’altra metà. A volte, soprappensiero, mi scappava il secondo bacio da riflesso condizionato, e il/la collega faceva un salto indietro, guardandomi come se fossi uno stupratore. Vaglielo a spiegare che da noi si salutano così la nonna, la zia, gli amici, e che un bacio solo significa ben altro. Drole de pays!

 
 
 

AUTISTA ARABO VS AUTISTA BELGA

Post n°64 pubblicato il 17 Febbraio 2011 da arianna680
 

 

Come si occupa il tempo quando ci si ritrova a fare un lavoro superfluo, tipo sorvegliare trenta allievi svedesi, il cui massimo atto vandalico è quello di gettare per terra una carta di caramella? Si cazzeggia, è ovvio. E dal cazzeggio della mia ex attività di surveillante de bus alla Scuola Europea, è nato questo glossario, rappresentativo di due opposti stili di guida:

GLOSSARIO DELL’AUTISTA ARABO E DELL’AUTISTA BELGA

CORSIA

A. arabo:quella dove si scorre meglio, indipendentemente dalla direzione da prendere.

A. belga:invariata dall’inizio alla fine del viaggio, che la coerenza è tutto nella vita.

CORTESIA

Termine del glossario dell’autista belga, non presente in quello arabo.

INDICATORI DI DIREZIONE

Aa:luci lampeggianti, usate per indicare la direzione che si intende prendere, cioè destra 

(indicatore destro) e sinistra (indicatore sinistro).

Ab: simpatiche luci intermittenti da usare secondo l’estro, particolarmente consigliate nel periodo natalizio.

INTERPRETAZIONE GESTI

Mano alzata con palmo teso:

Aa:“passo io, grazie”

Ab:“heil, Hitler!”

Mano oscillante a destra e sinistra

Aa: “vai, vai”

Ab:“ciao ciao!”

Dita aperte e chiuse alternativamente

Aa:“la freccia, conard!”

Ab:“delle cicaaaale, ci cale, ci cale, ci cale…” 

PARCHEGGIO

Aa:stazionamento della vettura in luogo atto allo scopo (non necessariamente quello previsto dal codice).

Ab:manovra di stazionamento della vettura, da effettuarsi solo in presenza di un marciapiede, previo stritolamento degli pneumatici contro il suddetto.

PRECEDENZA

Aa: di solito a destra, ma anche a sinistra se serve ad agevolare il traffico.

Ab:a destra sempre, dovunque e comunque, anche a costo di fare un frontale o di ritrovarsi in un ingorgo dopo due metri, come un wurstel in un hot dog.

SEMAFORO

Aa:verde = vai (veloce, se no scatta il giallo);

giallo = vai (veloce, se no scatta il rosso);

rosso = stop, ma innesta la marcia in attesa del verde.

Ab:rosso = stop;

giallo = stop, perché tra poco scatta il rosso;

verde = rallenta, può scattare il giallo da un momento all’altro.

VELOCITA’

Termine del glossario dell’autista arabo, non presente in quello belga.

*******

In sintesi: se volete prendere un aereo, vi sconsiglio l’autista belga; se siete in stato di gravidanza, evitate quello arabo.

Per amore di giustizia, devo dire che il semaforo giallo a Bruxelles dura molto meno che da noi. Inoltre NON C’E’ L’ABITUDINE MALSANA DI PARCHEGGIARE IN DOPPIA FILA.

E voi?
A quale dei due assomiglia il vostro stile di guida?

 

 
 
 

Tv italiana vs tv straniera

Post n°63 pubblicato il 15 Febbraio 2011 da arianna680
 
Tag: No tag

Lo so che non è necessario abitare all’estero per farsi una cultura sulle tv straniere; però, aver avuto a disposizione Raiuno come unica tv italiana per cinque anni, aiuta parecchio. Solo poco prima che ce ne andassimo, hanno aggiunto al nostro contratto, gratis e senza richiesta, un paio di tv Mediaset, il che ha cambiato molto il nostro modo di guardare la tv…infatti ci siamo riversati ancora di più sulle reti straniere. L’arrivo di un certo Minchiolini, poi, ci ha tolto anche il piacere di guardare il telegiornale, diventato ormai un mix tra Porcaeva 2000 e il varietà del Fido fede. Come, non è un varietà, ma un TG? Ah ah, buona questa.

Comunque, scorrazzando tra i canali europei ho scoperto che:

Le reti francesi sono come i francesi, cioè scioviniste; tutto materiale autoctono, intrattenimento, film, fiction, pubblicità, con qualche dolorosa ma necessaria incursione nel cinema americano, ovviamente doppiato con cura; ma nel complesso è tutto un bla bla bla, mentre a me la tv interessa solo come mero surrogato del cinema, cioè per trasmettere film e basta.

L’unica tv spagnola in dotazione mi ha fatto un brutto effetto: colorata, chiassosa, caciarona come quella italiana. Un casino da Vucciria e un profluvio di tette e culi, donne bellissime con vestiti, trucco e pettinature eccessivi, dal sapore Kitsch tipico dei film di Almodovar.

A sorpresa, quelle che mi hanno dato le più belle soddisfazioni, sono le tv olandesi; devo ringraziare la loro tirchieria, che rende proibitivo il doppiaggio, se mi sono goduta diversi film in lingua originale, americani, ma anche italiani e francesi. Quelli russi e coreani, a parte il fatto che non mi interessano, sono un po’ difficili da seguire, con i sottotitoli in olandese. In cinque anni ho imparato che “verdomme” significa “merda”, e qui finisce la mia conoscenza del fiammingo.

Dalla BBC niente film, ma bellissimi documentari sul giardinaggio (in prima serata: pazzesco!). E proprio da questa rete viene il programma che mi ha sconvolto di più, perché mi sembra significativo del degrado della tv italiana: è un quiz, s’intitola “The weakest link” ed è totalmente privo di letterine veline  professoressine e patatine seminude. I concorrenti, presi dalla strada e sbattuti in video come so’ so’(studenti brufolosi con la maglietta usata per friggere le patate da Mac Donald, casalinghe senza un tocco di fondotinta né di pettine, pensionati con i pantaloni ascellari), si fanno un culo per tre quarti d’ora rispondendo a una raffica di domande di cultura generale; ad ogni manche il concorrente giudicato più debole, the weakest link, viene eliminato. L’ultimo che resta in gara si aggiudica il favoloso montepremi, oscillante tra le 2000 e le 3000 sterline. E se ne va tutto contento, come se avesse vinto un atollo in Polinesia. Che differenza con gli stronzi nostrani che escono  da un gioco con 20.000 euro in tasca, abbacchiati e  vergognosi perché nel loro pacco ce n’erano 200.000! A coronamento di tutto c’è una specie di spaventapasseri  nerovestito che funge da conduttrice  e che, oltre ad essere in età avanzata e poco attraente , è stronza come un crotalo incrociato a un aspide. E i perdenti, più samurai giapponesi che inglesi, dichiarano “mi dispiace non aver vinto, ma sono felice  di aver conosciuto Anne!”. Davvero, che gioia essere ciancicati come un osso davanti  a milioni di spettatori!

Mi sono chiesta: che  razza di audience avrebbe un gioco simile da noi in fascia preserale? Come un concerto di mottetti di Palestrina?  Una lezione sulle equazioni di secondo grado? Mi sono informata, è stato proposto una volta su Italia 1 ed è durato TRE SETTIMANE.

Prendo questo programma come modello e lo paragono ad un famoso quiz de noantri, quel troiaio dei pacchi cui ho accennato prima; per me rappresenta il peggio dei giochi a premi perché, oltre ad essere palloso come le estrazioni del  lotto, è diseducativo: inculca nella testa dei più piccoli e deboli che, per avere successo nella vita, non è necessaria nessuna abilità, solo un gran culo; è lecito rifiutare cifre stratosferiche perché “tanto è un gioco” e, ultimamente, quello sì è indispensabile, bisogna ESSERE GNOCCHE.

Ma guarda un po’!!

Di cosa si parlava, l’altro ieri?

Ann Robinson

Anne Robinson, presentatrice di "The weakest link"

 
 
 

Just another ordinary day

Post n°62 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da arianna680
 
Tag: No tag
Foto di arianna680

Nel mio profilo c’è scritto che odio guidare, ma forse ancora di più odio alzarmi presto. Sono serotina, sono il tipo che a mezzanotte potrebbe sgangherare il mondo, ma alle 7 di mattina non sa nemmeno come si chiama. Ho avuto fortuna, ho sempre lavorato di pomeriggio e sera (quando ho lavorato), finché la nascita dell’infante mi ha strappato brutalmente alla mia vita bohemien e mi ha inserito nell’ingranaggio dei comuni mortali. Dunque il risveglio tipo di Arianna adesso è il seguente:

Ore 7.00: suona il mio fantastico videotelefoninosvegliafotocameraradioMP3 che fa tutto tranne il caffè. Con un ditino sfioro sul touch screen “posponi”, termine così brutto che già mi rovina la giornata. Mi alzo, accendo il riscaldamento e torno a letto. Come, non c’è il timer? Certo che c’è. Ma per programmarlo ti tocca studiare come per una tesi di laurea, e l’Arianna si sa che è tecnolesa. Dunque, mi rimetto a letto e aspetto che le stalattiti di ghiaccio formatesi durante la notte si sciolgano.

 7.15: risuona la sveglia, e stavolta strofino il dito su “stop”. Rimango lì a cogitare per un tempo variabile tra i 2 e i 10 minuti, per poi fare "sproing" fuori dal letto esclamando “Cazzo, è tardi”. Vado a svegliare l’infante che, avendo preso dal padre, per fortuna, si alza senza tante storie.

7.20 – 7.25: piazzo l’infante davanti a “Mr Bean cartoon” con MEZZA fetta di pane e Nutella in mano. Gli caccio nello zaino un brik di latte al cacao che berrà con (puah, che abbinamenti da Ikea) la focaccina salata che gli comprerò al forno.

7.30: salgo in camera a vestirmi, facendo cucù dalle scale ogni trenta secondi per urlargli: “MANGIA!”.

7.40: scendo con i suoi vestiti. La mezza fetta di pane è intonsa, o appena morsicata. Incomincio a smoccolare, non già perché l’infante è magro come un uscio, ma perché penso che io, non un misero tozzo di pane, ma una baguette intera con la Nutella, la manderei giù come un Actifed e, come sempre, in questo stupido mondo non c’è giustizia. Tra un moccolo e l’altro lo vesto, mentre lui con notevole abilità da giocoliere si arrabatta a mangiare, passando la fetta da una mano all’altra.

7.48: Mr Bean finisce e noi, salvo complicazioni, siamo pronti per uscire. Fin qui la tabella di marcia è precisa, da qui in poi i tempi sono variabili perché:

a) non trovo le chiavi;

b) piove, e non trovo l’ombrello;

c) sulla macchina c’è un crostone di ghiaccio che viene via solo dopo cinque minuti a forza di moccoli, riscaldamento a manetta, spruzzi d’acqua e raschiate selvagge ai vetri con tutti gli oggetti che mi capitano;

d) a +b, a+c.

Notare che la scuola è a 500 metri, sarebbe molto meglio andare a piedi ma, NO. Perché l’infante, più selettivo e rompicoglioni di un panda, si nutre esclusivamente di focaccia (noi la chiamiamo schiaccia), che va rigorosamente comprata fresca ogni mattina. Quindi è d’obbligo la tappa al forno; e il forno, naturalmente, è lontano. La durata della sosta -schiaccia è variabile, dipende dalla quantità di pensionati in giro e dalla loro intenzione o no di sfamare tutto il paese.

8.00- 8.02: deposito l’infante a scuola, provando lancinanti sensi di colpa per ogni singolo secondo di ritardo. Ché lo so che siamo in Italia, e c’è qualcuno che accompagna con calma la prole anche alle 8.10 – 8 e un quarto, ma non dimenticate che io ho subito la contaminazione belga per cinque anni, e per disintossicarsi ci vuole ben più di una doccia da "silkwood".

8.05: rientro a casa. Teoricamente non ho più una mazza da fare fino alle 13, e potrei anche tornare a letto. Ma, tra il freddo, gli smoccolii e le corse, naturalmente mi è passato il sonno, e così faccio colazione e do inizio alla mia ordinaria giornata di desperate housewife.

Che non sto a descrivere, posso solo dirvi che è eccitante come quella di un pesce rosso in una boccia di vetro.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: arianna680
Data di creazione: 21/12/2009
 

« VOTRE FRIGO EST PLUS REMPLI QUE VOTRE VIE ! »

(su un marciapiede di Bruxelles)

 

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