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Fatti non foste a viver come bruti

"... Non vogliate negar l’esperienza
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza
"

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)

 

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Dibattito sul Problema Rom: Inclusione o convivenza? Traccia del mio intervento di Mercoledì 11 Luglio 2012

Post n°828 pubblicato il 12 Luglio 2012 da unamicoincomune
 

Se trovate il giusto equilibrio fra due culture diverse, a volte potete ottenere il meglio da entrambe. Randy Pausch

Ottenere il meglio da entrambe dovrebbe essere l'obiettivo e il giusto equilibrio non significa, necessariamente, inclusione dell'una nell'altra ma semplicemente tolleranza reciproca e rispetto. Rispetto degli uni verso gli altri e rispetto per i beni avuti in consegna. Già, ricordate il campo messo a disposizione dei nomadi dall’amministrazione cittadina? Un campo attrezzato, pulito e in ordine. Ciò che resta di quel campo è a tutti noto. Una cosa è certa, non sono di certo stato io a farne una bomba ecologica!

Ma torniamo al mito dell’inclusione sociale. Questa chimera dell'inclusione sociale non é altro che l'ennesima trovata dei burocrati europei, gli stessi che studiano le misure di banane e pomodori, che dall'alto della loro presunzione intendono codificare e burocratizzare tutti gli aspetti dell'umana realtà. La loro incapacità di comprendere le diversità li porta a elaborare teorie sociali che prescindono dalla realtà. Chi ha la cultura del Clan non accetta un’impostazione di vita diversa e le lamentele degli stessi Rom lo confermano. E’ possibile che alcuni componenti di una comunità decidano di abbracciare la cultura della comunità ospitante e quindi decidano di ricercare l’integrazione con la stessa. Questi individui lavoreranno per sentirsi parte di questa nuova comunità ed abbandoneranno usi e costumi di quella di provenienza. Pretendere che il processo di inclusione riguardi un’intera comunità è una mera follia, come la storia insegna, un disegno figlio della presunzione.

Questo atteggiamento presuntuoso e spocchioso trova facile sponda in quella parte politica che, forse per sentirsi meglio con la propria coscienza, ritiene doveroso occuparsi degli ultimi purché siano, ovviamente, stranieri o d'importazione. Ma qui mi fermo per non offrire il fianco ai benpensanti sempre facili e propensi ad individuare, in chi non la pensa allo stesso modo, il nemico razzista e xenofobo. Vi assicuro che lungi da me l’idea xenofoba e razzista. A questi e a tutti noi faccio solo un invito alla  riflessione, una riflessione fondamentale per ricercare equilibrio tra le due culture e tolleranza tra le stesse. Una riflessione che deve necessariamente partire da una domanda. Una domanda facile, facile alla quale è necessario dare una risposta per comprendere e garantire a tutti parità di trattamento. La domanda è: come si mantengono i rom? Come si procurano da vivere? Da dove traggono il loro sostentamento? E, soprattutto, qual è la loro Cultura, i loro usi e costumi, la loro peculiarità da tutelare e difendere? Ci vogliamo limitare ai formalismi provenienti dall’Europa (raccomandazioni, risoluzioni…) o vogliamo partire dall’esame concreto della realtà? Buona riflessione!

Ancora, credo che sia buona regola per l'ospite rispettare usi, costumi e norme della comunità ospitante e non viceversa. Questo atteggiamento dovrebbe essere il principio cardine della tolleranza tra culture diverse, il resto è solo imporre tolleranza alla comunità ospitante verso l’ospite. Non mi sembra che sia rispettato il principio della reciprocità. Come negli affari, l’affare si fa in due e quando lo fa uno solo non è più un affare.

Poi sarebbe il caso di definire e quindi capire se le popolazioni in questione debbano ancora definirsi nomadi o meno. Non credo visto che ormai li contraddistingue la stanzialità  e visti gli intendimenti dell’Unione Europea (Raccomandazione del 2002 n.1557 sulla situazione giuridica dei rom in Europa Raccomandazione n. 563 (1969), relativa alla “situazione degli Zingari e altri nomadi in tutta Europa”, che invita a fornire non solo terreni attrezzati per i nomadi, con fabbricati comunitari per l’istruzione, ma anche insediamenti stabili per chi li richiedesse). Quindi, per concludere, è certamente bene affrontare il problema Zingari ma va fatto con un’ottica diversa e con un esame a 360 gradi, senza pregiudizi verso gli stessi e verso coloro che non la pensano allo stesso modo. Tenendo ben presente, ovviamente, il principio della legalità che deve valere per tutti al di là di colori, etnie e origini!

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AL VERO GABBIANO JONATHAN

immagineLa maggior parte dei gabbiani non si danno la pena di apprendere, del volo, altro che le nozioni elementari: gli basta arrivare dalla costa a dov’è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano lì, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d’ogni altra cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.Ma a sue spese scoprì che, a pensarla in quel modo, non è facile poi trovare amici, fra gli altri uccelli.

 

SE

 

"Se" Se saprai conservare la testa, quando intorno a te tutti perderanno la loro, e te ne incolperanno; Se crederai in te stesso, quando tutti dubiteranno, ma saprai intendere il loro dubbio; Se saprai aspettare, senza stancarti dell'attesa, ed essere calunniato senza calunniare o essere odiato senza dar sfogo all'odio e, non apparire troppo bello, ne parlare troppo saggio; Se saprai sognare, e non rendere i sogni tuoi padroni; se saprai pensare, e non fare dei pensieri il tuo fine; se saprai incontrare il Trionfo e il Disastro, e trattare questi due impostori nello stesso modo; Se saprai sopportare di sentire quello che hai detto di giusto falsato dai ribaldi per farne trappola ai creduli o vedere le cose per cui hai dato la vita, spezzate e curvarti e ricostruirle con utensili logorati; Se saprai fare un mucchio di tutte le vicende e rischiarlo in un giro di testa e croce; E perdere e ricominciare da capo e non fiatar verbo sulle tue perdite; Se saprai forzare il tuo cuore e i nervi e i tendini per aiutare il tuo volere, anche quando essi sono consumati; e così resistere quando non c'è più nulla in te tranne che la volontà che dice loro: "reggete!" Se saprai parlare con le folle e mantenere le tue virtù e passeggiare con i Re e non perdere la semplicità; Se ne nemici, ne prediletti amici avranno il potere di offenderti, se tutti gli uomini conteranno ma nessuno conterà troppo; se saprai riempire il minuto che non perdona, coprendo una distanza che valga i sessanta secondi; Tuo sarà il mondo e tutto ciò che contiene e, ciò che conta, sarai un uomo,figlio! Rudyard Kipling

 

EINAUDI

"Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi." - Luigi Einaudi

 

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